Il castello di Balsorano

13 Marzo 2008

Nota: IL CASTELLO DI BALSORANO FA PARTE DEI LUOGHI COMUNI DEL CINEMA ITALIANO (vedi Approfondimento relativo), ovvero di quelle location pluriutilizzate dal nostro cinema (di genere e non).


Uno dei titoli più famosi del cinema di genere tricolore è, piaccia o non piaccia, Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno. Il film è girato in molte delle sue parti al castello Piccolomini di Balsorano (a partire dalla scena iniziale, con Cantàfora che ritrae Piera Viotti), una delle location più diffuse del cinema italiano, addirittura a partire dagli Anni Trenta (Iochisono segnala L'antenato del 1936, diretto da Guido Brignone).

Il castello di Balsorano (comune abruzzese solitamente raggiungibile dalla statale che proviene da Sora, la patria di De Sica) si affaccia  a mezza costa sulla Valle del Liri, con cospicua imponenza. La denominazione Piccolomini  deriva dalla famiglia che lo possedette fino al 1700 circa. Dopo vari successivi passaggi, appartiene ora ad una società. È stato anche albergo e ristorante. Ora non è costantemente aperto, ma alcune sale vengono usate per pranzi e per ricevimenti.

La sostanziale vicinanza con Roma, capitale cinematografica italiana, e la passata possibilità di pernottarvi, hanno reso il castello di Balsorano una delle località più usate dal nostro cinema. La strada per raggiungere il castello è addirittura immortalata in Farfallon, con tanto di fontana sottostante, ingresso nel cortile, interni adibiti alle cucine del monastero...
 
La splendida struttura, il cui nucleo originale dovrebbe risalire al 1200, si presta in effetti a vari tipi di situazione, anche in virtù del parco circostante. Ecco perché lo troviamo in vari generi di pellicole. Un elenco completo è impossibile ma, saltando da genere a genere, senza un ordine preciso, possiamo citare il musicarello (in Lady Barbara, con Renato dei Profeti e la Tedesco, è una residenza nobiliare), l’erotico colto (Radley Metzger ci ha girato Esotika, Erotika, Psicotika), il decamerotico (Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno e il suo sequel), l’horror (Il Boia scarlatto), il giallo (La sanguisuga conduce la danza), il Franco&Ciccio (nel citato Farfallon è il convento la cui badessa è una fantastica Gina Rovere),
la commedia a episodi (il sordiano Il comune senso del pudore), il film di cappa e spada (I Masnadieri) eccetera. Vi hanno girato in tanti: da Camillo  Mastrocinque (La cripta e l’incubo) a Renato Polselli (Riti, magie nere e segrete orge nel Trecento), da Giuseppe Vari (Suor Emanuelle) a Giorgio Capitani (Bollenti spiriti) e via dirigendo.

Con l’esaurirsi del cinema di genere, il castello ha continuato la sua attività, illuminato da luci scarlatte. Qui, infatti, ha debuttato Moana Pozzi (Erotic Flash) e qui ha a lungo spadroneggiato Rocco Siffredi (Amleto ecc. ecc.)...

• Film in cui compare il castello di Balsorano e le cui immagini trovate nelle tavole:
La cripta e l'incubo (1964) - Il boia scarlatto (1965) - Esotika, erotika, psikotica (1970) - Pensiero d'amore (1969) - Riti, magie nere e segrete orge del Trecento (1973) - Il plenilunio delle vergini (1973) - Continuavano a mettere lo diavolo ne lo inferno (1973) - Farfallon (1974) - La sanguisuga conduce la danza (1975) - Il comune senso del pudore (1976) - Malabimba (1979) - Il marchese De Sade (1994) - Decameron X (1995) - Hamlet (1995)

• Altre segnalazioni di film in cui compare il castello di Balsorano (le foto sono subito sotto):
Genoveffa di Brabante (1964) - La settima tomba (1965) - L'avventuriero della Tortuga (1965) - A come assassino (1966) - Sette donne contro due 07 (1967) - Trappola per sette spie (1967) -  Assassino senza volto (1968) - Lady Barbara (1970) - Riuscirà il nostro eroe a ritrovare il più grande diamante del mondo? (1971) - La figlia di Frankenstein (1971) - Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno (1972) - Canterbury n. 2 - Nuove storie d'amore del '300 (1972) - Suor Emanuelle (1977) - Baby love (1979) - C'è un fantasma nel mio letto (1981) - Bollenti spiriti (1981) - Ator 2 - L'invincibile Orion (1984)





























































ARTICOLO INSERITO DAL BENEMERITO B. LEGNANI 

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