il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO
le location esatte parte 1
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336841 commenti | 63620 titoli | 25205 Location | 12457 Volti

Location Zone

  • Film: Quella provincia maliziosa (1975)
  • Luogo del film: Lo studio fotografico ove Antonella (Well) posa per riviste osé
  • Luogo reale: Piazza Italia 3, Cologno Monzese, Milano
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  • Film: La primavera della mia vita (2023)
  • Luogo del film: Il palazzo dove abita Giuseppe Maria Scrollalancia (Piparo), ultimo discendente diretto di Shakespea
  • Luogo reale: Via Nino Bixio, Siracusa, Siracusa
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  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Vittorio Falzon

    Vittorio Falzon

  • Francesco De Caro

    Francesco De Caro

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Lupus73
Due episodi a tema streghe, fortemente concatenati, con personaggi in comune. Nella sceneggiatura a volte subentrano moventi fumosi e misteriosi, ma forse questo è propriamente voluto, o magari verrà svelato in un eventuale sequel (come sembra promettere il “to be continued”). Diciamo che la stregoneria qui mostrata crea effetti resi con montaggi mistico-psichedelici, a volte con aspetti inquietanti e quindi da questo punto di vista si può dire riuscito. Come prova però risulta ancora acerba, proprio per quanto riguarda i frangenti di sceneggiatura di cui sopra.
Commento di: Siska80
Quando Lubo Moser viene privato delle persone che più ama da parte di un'organizzazione che si occupa di eugenetica, organizza la sua vendetta. Interessante film dalle implicazioni inaspettate al quale qualche taglio qui e là in effetti avrebbe giovato al ritmo, purtroppo non sempre regolare: buona la ricostruzione dell'epoca (gli Anni Trenta), bella la fotografia, ben scelto il cast (sebbene tutto o quasi poggi sulle spalle del bravissimo Franz Rogowski, che dà corpo a un protagonista il cui sguardo mite nasconde risvolti inquietanti). Davvero buono e meritevole di visione.
Commento di: Lupus73
Versione parodica in salsa toscana della strega di Blair, ne riprende tutti i punti salienti rivisitandoli con piglio popolare nell’atmosfera del Mugello (tutt'altro che tetra, anzi molto solare) aggiungendo situazioni divertenti e le battute simpatiche dei tre protagonisti. La forma fa il verso al found footage ma non lo è, dato che alcune riprese sono chiaramente "esterne" a quelle della videocamera usata dai tre e spesso ci sono cali nella verve dell'operazione, che a volte appare sconclusionata. Divertenti le interviste, meno riuscita la parte finale.
Commento di: Rambo90
Lo spostamento del focus è il punto cruciale del film, l'idea per la quale risulta crudele da gelare il sangue fin dall'inizio della visione. I campi di concentramento dal punto di vista di chi li dirigeva, come un lavoro qualsiasi, riuscendo addirittura a considerare quella sistemazione come "privilegiata". Gran lavoro sul sonoro e da parte del cast, con una cura registica sui dettagli assoluta. Bisogna anche ammettere però che in più punti è lento e piuttosto noioso, ma vale la visione e non si dimentica.
Commento di: Ultimo
Pellicola horror di livello medio basso, a causa soprattutto di una sceneggiatura pressoché inesistente. Ci si aggrappa a dei richiami alla vicenda del Mostro di Firenze (vedere per credere l'automobile e lo sviluppo della seconda parte...) ma senza convincere a fondo lo spettatore. Meglio il secondo tempo, con momenti da horror puro che obiettivamente lasciano il segno e non si dimenticano. Nella norma la prova del cast, in cui i due protagonisti fanno il loro ma non danno vita a una prova indimenticabile.
Commento di: Puppigallo
Torna Becky, con tutto il suo carico di violenza, che riesplode a causa di fessi di una setta che, incautamente, se la prendono con lei ma, soprattutto, con gli unici due esseri che le sono cari. Non c'è praticamente alcuna differenza tra questo e il primo capitolo, se non l'ubicazione della mattanza. E, come in passato, anche questo risulta vedibile proprio grazie alla reazione della protagonista, unita all'idiozia delle sue vittime, che sottovalutano il potenziale di cattiveria e spietatezza della psicopatica. Comunque, resta un filmetto guarda e getta, stile kleenex.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

L'ultimo film prodotto da Andy Warhol è diretto dal suo compagno Jed Johnson e affronta il Male che alberga cinicamente nella casa newyorkese di cui è proprietaria la signora Hazel Haiken (Baker), estetista dal doppio lavoro inquietante: nell'ombra fa da intermediaria per l'uccisione di vittime spesso con qualche difetto congenito che i genitori vogliono eliminare. Un'attività ancor più spregevole di quella d'un normale sicario, che tuttavia frutta un bel po' e permette alla donna di vivere decisamente bene. In casa ospita la nuora - madre di...Leggi tutto un figlio down e sposata con un uomo che è sempre lontano per lavoro - ed è sempre in contatto con le sue ragazze (tra queste la ventinovenne Stefania Casini).

La novità, in un tran tran assolutamente folle, è rappresentata dall'arrivo del giovane L.T. (King), piazzato, attraente e strafottente come nella tradizione warholiana (un perfetto “sostituto” di D'Allesandro, in poche parole). Viene da Los Angeles, dove non era soddisfatto, e ha già un bel curriculum da killer alle spalle. La "signora omicidi" non pare molto convinta di lui (ha sempre lavorato con donne), ma gli trova una stanza e in breve lo affianca alle altre, che nel frattempo vediamo comportarsi da vere farabutte: intasano i water dei bar, incendiano le sale dei cinema... ma come sappiamo non è nemmeno quello, ciò di cui devono vergognarsi. Cosa dovremmo pensare ad esempio di P.G. (Casini, presenza fissa di molti film della factory warholiana), che solleva un neonato dal suo lettino e lo scaraventa giù dalla finestra di un alto palazzone lasciando che si schianti al suolo?

Sono scene decisamente forti, che indubbiamente colpiscono e caratterizzano un film per il resto piuttosto convenzionale. Se non fosse per gli intermezzi occupati dalle odiose malefatte compiute quasi sempre ai danni di persone indifese, l'opera sarebbe decisamente più anonima delle precedenti prodotte dal grande artista americano, con Carroll Baker che passa il tempo in casa rispondendo al telefono accettando nuovi incarichi, le altre a bighellonare per la città e L.T., unico maschio del cast che abbia una certa rilevanza (se si esclude il detective corrotto che perseguita Hazel e che conosce molti aspetti della verità), impegnato a sorridere sardonicamente e a sfruttare il proprio sex-appeal. A lui spetterà di stravolgere l'agghiacciante routine della casa dopo essersi reso protagonista di un'altra azione nefanda ai danni di un ragazzo autistico (di nuovo una scena che girare così oggi sarebbe impensabile, se si considera il gelido realismo, che nulla nasconde, con cui viene messa in scena).

Una buona direzione del cast e una regia che senza strafare si limita a sbrigare la pratica con discreta perizia, permettono di seguire la storia agevolmente, cogliendo l'insolito appeal di alcuni personaggi (la nuora di Hazel in primis, alla quale è la stessa suocera a dire di svegliarsi perché suo figlio non tornerà tanto presto), l'immutata bellezza della Casini con la sua tipica aria un po' svampita che le si riconosce in buona parte dei film di Warhol e un finale crudo in linea con la scelta di raccontare "piattamente", con fotografia e stile non certo da thriller, affiancandosi in questo a certo John Waters anche nel toccare argomenti forti stemperandone l'impatto cupo con l'inserimento in un contesto quotidiano di scialba ordinarietà. Più interessanti, di rottura e viscerali i film di Morrissey con D'Allesandro...

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Da una graphic novel di Gipi un film cupissimo, ambientato nel solito futuro distopico in cui una gigantesca calamità ha ridotto gli uomini a vivere in minuscoli gruppi e in condizioni di indigenza immediatamente riscontrabili in abiti stracciati degni dei più classici postatomici. Ogni oggetto, luogo, persona comunica una sensazione di prossimo disfacimento: ruggine, scrostature, sporcizia diffusa...

L'azione comincia nella laguna veneta, sul delta del Po, dove vivono un uomo (Pierobon) e suo figlio (De la Vallee). Si spostano in barca sulle acque immote... Il ragazzo...Leggi tutto cattura un cane che suo padre dice di voler scambiare con tale Ringo (Ferracane) per ottenere un po' di cibo, che scarseggia drasticamente, ma l'incontro con quest'ultimo mette in scena la sgradevole ruvidezza nei rapporti interpersonali che diverrà il leitmotiv del film. Quando il padre muore, il figlio se ne parte in barca per raggiungere la strega cieca (Golino) vicino alla chiusa, elemento separatore che li divide da un mondo sconosciuto e pericoloso. Spera che la donna possa leggergli (diceva di saperlo fare toccando solo le parole sulla pagina) il diario lasciatogli da suo padre perché lui è analfabeta, come quasi tutti quelli della sua età. Quando la cosa si rivela inevitabilmente impossibile, il ragazzo varca la soglia della chiusa e si avventura nel mondo sconosciuto, dove lo attenderanno incontri con bifolchi di ogni sorta. Come i due contadini (Donadoni e Ravera) presso i quali si stabilirà per qualche giorno facendo la conoscenza di una coetanea (Roveran) che quelli tengono rinchiusa in una gabbia in attesa di poterla chissà quando scambiare con del cibo.

L'obiettivo resterà per tutto il viaggio sempre lo stesso: riuscire a farsi leggere il diario del padre per scoprirne i segreti. E’ un obiettivo singolare, in qualche modo fonte di una qualche originalità per una storia che ne ha in sé pochissima ma sfrutta con una certa intelligenza gli scenari del Polesine sottolineandone la desolazione e l'abbandono anche attraverso una fotografia plumbea e una colonna sonora che ha indubbiamente qualche buon momento. La regia di Cupellini non riesce tuttavia a dare la giusta dinamicità all'avventura e - soprattutto nella prima parte - arranca nel vano tentativo di trovare un'identità autoriale raggiunta solo in rare occasioni.

Il personaggio migliore, cui dà il volto un Mastandrea al quale manca il naso e che si copre con una maschera da sub col vetro rotto, arriva solo nella seconda parte e dà finalmente un certo senso all'operazione, fin lì autoindulgente nell'indugiare troppo sui paesaggi o i primi piani (spesso scarsamente espressivi) dei due ragazzi. Banale nella messa in scena, poco efficace nel racconto, il film non può nemmeno dire di riservare per il finale un messaggio particolarmente significativo. Restano una buona direzione del cast, il fascino di luoghi che si prestano a specchiare la povertà umana che fa da comune denominatore, la buona resa di un futuro senza scampo vissuto lontano dalle città e dal rumore.

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C'è un pericoloso killer in città: il medico assassino! La sua fissazione è il trapianto cerebrale ma non gli riesce granché bene: ha provato a innestare il cervello di un gorilla in un uomo e ne è uscito Gomar, una specie di scimmione idiota che grugnisce e fa poco altro. Il medico si è allora dedicato al sequestro di ragazze per avere una materia prima migliore su cui lavorare, ma anche in questo caso gli è andata buca. Non sapendo quindi che pesci pigliare raccoglie il curioso suggerimento del suo assistente: forse i trapianti riescono meglio...Leggi tutto se il cervello è quello di donne intelligenti... Spedisce così un gruppo di suoi scagnozzi guidati dal rozzissimo Gomar (per l'occasione rivestito di un equipaggiamento speciale antiproiettile) a rapire una solerte chimica per farsela portare nel proprio laboratorio segreto dove opera con un comodo cappuccio bianco e toga di identico colore... Chissà se è per l'impaccio di abiti simili che gli esperimenti falliscono regolarmente… Fatto sta che anche la dottoressa crepa sul tavolo operatorio. Càpita.

Quello che il medico pazzo non sa è che la donna era la sorella di una celebre lottatrice, Gloria Venus (Velàzquez), che all'inizio del film avevamo visto combattere sul ring insieme alla sua partner abituale, Golden Rubi (Campbell). Le due, in accordo con altrettanti bizzarri figuri dei servizi segreti, si troveranno in breve a contrastare il famigerato (quanto misterioso) medico assassino, che sembra nel frattempo aver perso anche quel poco di lume della ragione che gli era rimasto.

Il solito film messicano di lottatori, con la differenza che in questo caso i nostri sono femmine e che il "Medico asesino" è uno dei wrestler della prima ora, poco presente al cinema, cosa che per gli appassionati dona al film una certa importanza. Qui ha un ruolo assai singolare: non combatte e sulle prime indossa come detto tunica e cappuccio bianchi, lanciando il suo uomo-gorilla all'attacco abbigliato con una ridicolissima maschera di cartone in faccia (di quelle con l'elastico dietro a sorreggerle) e un maglione a quadri che dovrebbe rappresentare una sorta di armatura antiproiettile. Non contento, per vendicarsi di Gloria Venus che l'ha sfregiato, le lancia contro la wrestler Vendetta, che si preoccupa lui di presentare agli organizzatori dell'incontro vestito - questa volta sì - con la maschera bianca caratteristica che i suoi fan ben conoscono.

Gli incontri femminili sul ring non mancano, e anzi vengono ripresi piuttosto a lungo (sempre con Gloria Venus e Golden Rubi sugli scudi), ma a divertire sono ovviamente le follie piazzate nella storia, prove di ogni vaga credibilità, con personaggi involontariamente caricaturali (i due agenti dei servizi) e il patetico tentativo di nascondere quanto più a lungo possibile l'identità segreta del medico assassino nemmeno fossimo in un giallo. Il tutto confezionato come sempre al risparmio, con battutine di commovente ingenuità e un alto grado di “weird”. Giudicarlo un buon film è impossibile, ma qualche sorriso lo fa fare ed è già tanto...

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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