"Breathless": un remake in negativo?

14 Aprile 2008

La pratica del remake a Hollywood è sempre stata presente fin da tempi non sospetti, l'operazione di riattualizzare una storia di (relativo) sicuro successo è un'usanza tipica dell'industria cinematografica che si ripete ciclicamente. Non solo film della propria cinematografia. Anzi, spesso è proprio fuori dai confini americani che si guarda per attingere da fonti in grado di garantire un richiamo potenziale di spettatori. I grandi successi europei sono stati infatti di sovente saccheggiati, e tra questi non poteva non avere rilevanza la cinematografia francese, di cui, ad inizio degli anni ottanta, vi fu una fiorente rielaborazione, da parte della cinematografia americana, di film che in un qualche modo ebbero un richiamo internazionale.
 

Tra questi si situa anche ALL' ULTIMO RESPIRO (Breathless) di Jim Mc Bride, remake di un caposaldo della cinematografia francese, nonchè titolo di punta di tutto il movimento della nuovelle vague, ovvero FINO ALL'ULTIMO RESPIRO (A bout de souffle) di Jean-Luc Godard. Tentare di riappropriarsi di un titolo così mitico, che ha letteralmente cambiato la storia del cinema, era, sin dalla partenza, un' operazione suicida. Infatti il remake, oltre ad essere stato un sonoro flop in patria e altrove (in Italia si piazzò comunque al ventottesimo posto degli incassi relativi alla stagione cinematografica 1983-94), fu anche stroncato da quasi tutta la critica mondiale. Sembra quasi che il film sia stato vittima di un accanimento eccessivo (e a priori) da parte di tutti, specialmente da coloro (critici e non) che consideravano il film originale un titolo intoccabile e perfetto, a cui nulla si poteva aggiungere o togliere. Ad inficiare ulteriormente la situazione si aggiungeva anche il fatto che il remake di Mc Bride sconfinava spesso nel genere erotico (la protagonista femminile divenne in seguito, per qualche anno, un'autentica starlette del cinema erotico francese), sconfinamento dovuto anche al suo interprete principale, Richard Gere, il quale, in quel particolare momento della propria carriera, era spesso protagonista di scene decisamente hot sullo schermo. Il pubblico aveva ormai bocciato in toto un film che, partito da un grande classico del cinema mondiale, si era trasformato, a detta di tutti, in un softcore qualsiasi a basso-medio budget. Oltre ad essere stato vittima di tale ostracismo, è interessante notare come il film sia finito presto nel dimenticatoio: tuttora non ne esiste un'edizione, perlomeno in Italia, in dvd, e anche sul piccolo schermo sono ormai anni che la pellicola è scomparsa (questo è forse dovuto anche, come si diceva prima, al carattere erotico di alcune sequenze, le quali comunque riviste oggi risultano meno audaci di altre che passano tranquillamente in televisione).

E' mio parere che suddetto film meriti, se non una sua rivalutazione, almeno un esame più accurato, perchè all'interno di esso vi sono alcune caratteristiche autoriali degne di nota che lo pongono una spanna sopra a quel B-movie erotico che la  maggior parte degli spettatori crede che sia.
Innanzitutto partiamo dal suo autore. Chi è Jim Mc Bride? Mc Bride è un regista che muove i primi passi nel cinema sperimentale e undergrond americano (il suo David's Holtzman Diary, girato con gli stilemi del cinema verità, ha una certa fama tra gli appassionati), e già questo risulta soprendente, visto che una delle accuse che si possono più facilmente muovere al suo remake è quella appunto di aver normalizzato la struttura sperimentale del film di Godard. Altro fatto degno di nota è che il film non è nato da un'operazione di marketing di qualche studios hollywoodiano, bensì è scaturito proprio dalla penna del suo autore, il quale ne scrisse una sceneggiatura molto autobiografica che ebbe anche piena approvazione da Godard in persona. Successivamente lo script finì al vaglio di diversi studios, tra cui l'Universal che sembrò intenzionata a realizzarlo. Come registi si fecero i nomi prima di Franc Roddam e successivamente di Michael Mann, e come attore principale si parlò addirittura di Robert DeNiro. Poi tutto sfumò: la Universal si ritirò dall'operazione, il film rimase fermo per alcuni anni, finchè non spunto fuori il nome di Gere come protagonista e tutto si rimise in moto. L'Orion, piccola casa di produzione, subentrò al progetto e la regia venne infine affidata a McBride stesso. E il film fu così realizzato.

Quindi il film non nacque da strategie di marketing e il suo autore non era un semplice mestierante da studios. Allora perchè ne è uscito un remake così nella norma, considerando il referente illustre? Narrativamente McBride segue quasi alla lettera lo schema narrativo del film di Godard, ma in esso vi sono numerose modifiche relative ai personaggi, alle loro battute, alle loro azioni e al contesto in cui essi si situano. Riguardo al contesto è abbastanza ovvio il perchè di tali differenze: si è semplicemente trapiantata la vicenda dai territori francesi a quelli americani. Le maggiori differenze riguardano perciò i personaggi e la forma del film. E' mio parere che Mc Bride prima di tutto volle allontanarsi dalla struttura innovativa dell'ipotesto iniziale (e quindi dal film stesso); del resto sarebbe stato inutile riproporre un film nello stesso modo in cui era stato realizzato 23 anni prima. Partendo da questo punto è probabile che il regista abbia pensato di concepire il film come una sorta di remake in negativo del film originale: struttura quindi normalizzata tesa al riassorbimento diegetico a discapito della frammentazione godardiana; l'uso del colore (con un rosso caldo dominante) contro il bianco e nero originale; esplicitazione dell'erotismo contenuto nell'opera di partenza (rimarchevole è anche il fatto che nel 1974 Mc Bride avesse davvero diretto un softcore in piena regola, Hot Time, e che in futuro la componente erotica sarà sempre molto presente nei sui lavori, come The Big Easy); ribaltamento della nazionalità e nome del protagonista (Gere qui ovviamente interpreta un americano, ma il suo nome non è Michel Poiccard come nell'originale bensì Jesse Lujack; fatto ancora più significativo, il nome originale viene trasferito alla protagonista femminile, la quale di chiama appunto Monica Poiccard, passando quindi dal sesso maschile a quello femminile (ulteriore indizio dell'ipotesi negativo-speculare alla base dell'intero film).

Oltre a queste varianti principali, vi sono alcune modifiche al personaggio principale, modifiche probabilmente dovute a ragioni autobiografiche del regista stesso: intuitivamente si può pensare che l'autore del remake sia stato così fortemente colpito dal film di Godard tanto da esserne spinto a riscriverlo di suo pugno, riadattandolo alla sua vita personale. Ed è da qui che secondo me nascono le varianti relative a Jesse Lujack: l'amore folle nei confronti di Jerry Lee Lewis (che prende il posto di Bogard del film originale) è lo stesso amore che ha il regista per il musicista (ricordiamo infatti che il titolo originale del film, Breathless, è anche il titolo di una nota canzone di Lewis a cui McBride dedicherà anni dopo un interessante biopic, Great Balls of Fire); e qui si potrebbe fare un'ulteriore diversificazione dell'ipotesi iniziale del film in negativo: cinema vs musica, immagini vs suoni; l'inserimento del mondo del fumetto (e il film è molto fumettistico) con le apparizioni (spesso extradiegetiche) di Silver Surfer; il cambio della meta che possa garantire la salvezza (il Messico al posto dell'Italia).
Un'altra spia dell'ipotesi "speculativa" del film potrebbe essere estrapolata anche dal peritesto dei due film: l'originale, è noto, comincia con una dedica alla Monogram Picture, piccola casa di produzione americana di film di genere gangster-noir, successivamente vi è il titolo del film in caratteri cubitali (A BOUT DE SUOFFLE) e subito dopo la prima immagine del film, in bianco e nero. I titoli di testa finiscono qui, non ci saranno nemmeno quelli di coda (nell'edizione originale almeno). Il film di McBride invece inizia col logo della casa di produzione-distribuzione (Orion Picture), di seguito parte il film, con le prime immagini (a colori) e i relativi titoli di testa completi e convenzionali, come d'uso di tutte le produzioni cinematografiche contemporanee. Questo potrebbe benissimo essere causa di mere ragioni produttive, ma ci si potrebbe chiedere perchè Mc Bride non abbia inserito anch'egli solamente il titolo del suo film (BREATHLESS) senza far seguire i titoli di testa, aggiungendoli semmai a fine film insieme a quelli di coda, qui invece presenti a differenza dell'originale. Credo che questo espediente possa essere un altro indizio sulla tesi del film costruito in negativo rispetto al referente originale. Si noterà altresì che nel remake non vi è alcuna dedica iniziale, tuttavia vi compare il logo della Orion, la quale è anch'essa una casa di produzione minore di film di genere cinematografici. Tutto ciò potrebbe essere un altro slittamento di senso voluto dal regista, il quale dedica implicitamente il film alla casa di produzione che ha creduto in lui e gli ha permesso di realizzare il suo progetto personale.

Sempre riguardo ai titoli di testa, si noterà come essi siano riprodotti coi tipici caratteri delle pubblicazioni fummetistiche americane, specie quelle riguardanti supereroi targati Marvel. Anche questo fatto è molto importante per inquadrate il film: da una parte lo pone subito nell'ambito di un genere, il fumetto, a cui esteticamente e tematicamente si rifà, dall'altra permette anche di inserire nel film stesso la figura del supereroe solitario Silver Surfer, il quale per il protagonista è una specie di guida spirituale a cui rivolgersi nei momenti di difficoltà. L'inserimento del superore Marvel, un alieno fuori dal mondo, proprio come Jesse, viene inserito spesso nel film fermando di fatto la narrazione del film, ponendo brevi momenti di pausa, nei quali il protagonista ha i suoi momenti d'introspezione. Sarà proprio da questo personaggio di carta che Jesse capirà che è arrivato il momento di fuggire, ma anche lui, come il suo supereroe, sceglierà invece di restare per amore, pronunciando una delle frasi simbolo di tutto il film: "L'amore è il potere supremo".
Il personaggio di Silver Surfer quindi è usato per inserire nel film delle vere e proprie citazioni, così come era pieno di citazioni il film di Godard; ma mentre per esso erano citazioni più colte, per Mc Bride le citazioni utilizzate fanno parte della cultura "bassa" (il fumetto, la musica rock) o comunque un'ibridazione tra cultura alta e bassa (i murales, ci arriveremo tra poco). Anche qui si nota come il regista abbia voluto ribaltare lo statuto della citazione colta di Godard (dal quale comunque non mancano citazioni da cultura bassa, ma sono pur sempre inferiori rispetto a quelle relative alla cultura alta) in un simile sistema di citazioni da cultura bassa o per lo meno più popolare rispetto al regista preso come punto di partenza.

A queste modifiche si aggiunge anche il tema dell' architettura, relativo alla protagonista, la quale nel film ne è appunto una studentessa (il tema dell' architettura tornerà anche nel successivo The Big Easy). Sempre relativo a questo settore vi sono anche i murales di Jane Golden, visibili nella scena, probabilmente la più riuscita di tutto il film, in cui la polizia dà la caccia a Jesse e Monica tenta di sviarne le tracce facendosi appositamente pedinare per le vie di Los Angeles. Qui, grazie alla ripresa frontale dei murales durante il movimento della protagonista, si raggiungono interessanti effetti di trompe l'oeil. Architettura che si fonde appunto nell'arte pop dei murales creando un affascinante effetto di reale-irreale, che aumenta la dimensione visivamente fumettistica del film (notare che nella scena analoga dell'originale Belmondo mostra alla camera delle comic strips tratte da un quotidiano) la quale fa sembrare davvero la scena come se attraversassimo le vignette di un fumetto.

Un altro cambiamento che balza subito agli occhi è il film nel film citato da entrambi i film. Nell' originale i due protagonisti si isolano e si rifugiano in un cinema dove proiettano un western (Westbound), nel remake invece i due entrano sempre in un cinema, ma dal retro di esso, in cui proiettano un altro film, La Sanguinaria (gangster noir che ha attinenza con la storia raccontata). Essendo situati nel retro del cinema, i due vedono perciò lo schermo dal di dietro, quindi ribaltato secondo la visione normale di un film; lo vedono come se fosse, appunto, riflesso in uno specchio, per cui tutti i parametri spaziali relativi alla direzione (destra e sinistra) sono invertiti. Vedono insomma un film che è al contempo lo stesso film ma è anche diverso in quanto cambia l'orientamento visivo. Non è un po' come quello che sta facendo Mc Bride con noi, facendoci vedere un film che è un film già noto a tutti ma allo stesso tempo non è quel film ma un film differente? E non è anche l'esplicitazione del suo metodo di lavoro per la costruzione del suo remake, un film appunto in negativo e speculare al film di partenza?
 
Altra modifica sostanziale, infine, è quella effettuata nella scena della conferenza stampa, scena che è notoriamente famosa nel film originale per la presenza di Melville, il quale veniva intervistato dalla Seberg. Qui McBride inserisce una conferenza di architettura (di nuovo) e fa interpretare la parte di Bordreaux (cioè Melville nell'originale) ad Eugène Lourié, misconosciuto autore di B movies (Gorgo) più noto forse come art director e creatore di effetti speciali, che lavorò anche con Chaplin per Luci della ribalta. E forse nella figura di questo autore, evidentemente particolarmente importante per McBride (a giudicare del cameo offertogli), si può tentare di istituire un parametro di giudizio per Breathless. Come Lourie ha bazzicato sia film autoriali, di serie A , che oscure pellicole di serie B, ponendosi quindi in una via mezzana tra cultura alta e cultura bassa, anche Mc Bride ha seguito tale strada nel costruire il suo personalissmo remake di A bout de souffle, situadosi a metà tra film d'autore e prodotto dozzinale. Nel film vi è una tale commistione di cultura alta e cultura bassa da porre il film in quella particolare branca di prodotti postmoderni che hanno forti analogie con la tematica del pulp. Infatti, non è un caso che un film del genere sembri proprio un film pulp di recente pubblicazione. Anzi, si potrebbe dire che in tal senso fu un film avanti coi tempi se non precursore germinale di tutta una rivisitazione, rivalutazione e riattualizzazione futura. E non è un caso che questo remake sia uno dei film preferiti di Tarantino, autore che ha dato avvio a tale pratica di riscoperta.

Cos'è quindi ALL' ULTIMO RESPIRO?
Di sicuro non è un capolavoro com'era il film di Godard, ma nemmeno, abbiamo visto, voleva tentare di esserlo. Breathless è innanzitutto un film molto personale, una variazione sul tema, a suo modo d'autore, di un grande classico; non è (solo) un film pensato e distribuito per fare cassetta (o meglio non lo è subito, certamente lo diventa dopo nel momento della sua realizzazione e distribuzione); è forse un brillante tentativo di far convivere esigenze commerciali alle forti suggestioni personali che hanno segnato la vita del riadattatore del film originario. E' un film divertente, che offre molti spunti di analisi e riflessione ad una sua visione più attenta. E' un film che anticipa pratiche e intuizioni che verranno rielaborate e ridefinite da altri autori in futuro. Forse non è un film bellissimo, ma è un film interessante che merita una visione non superficiale. E, in ultimo luogo, è uno dei pochi film che ci abbia guadagnato col trascorrere del tempo (e questa non è cosa da poco).
 
ARTICOLO INSERITO DAL BENEMERITO G. GODARDI

Articoli simili

commenti (3)

RISULTATI: DI 3
    Matalo!

    17 Giugno 2010 17:45

    Beh Mereghetti non ne parla male, anzi...è assurdo prendere la trama di questo film di Godard, full immersion nei clichè del noir per decostruirli e decostruire il cinema, e "normalizzarlo". Però McBride ha avuto una vena di follia che riscatta il film dalla morte da remake.
    Lucius

    6 Marzo 2011 19:19

    Per me resta un buon film, che vive di luce propria.
    Caesars

    18 Maggio 2011 10:43

    Bravo Godardi, un approfondimento davvero interessante anche per chi, come me, non ha mai visto questo remake. Sicuramente invoglia la visione.