Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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124c: Devo dire la verità, in questo film non riuscivo a staccare gli occhi da Rebecca de Mornay, veramente affascinante nei tailleur e nelle scarpe (coi tacchi a spillo) di un'agguerrita avvocatessa che deve difendere il fascinoso quanto misterioso Don Johnson dall'accusa di uxoricidio. Se lei è perfettamente sexy, Johnson continua qui a credere che facendo il figo, come nella serie Miami Vice dove ha recitato, il pubblico lo applaudirà comunque, risultando, al contrario, un gigione. Sempre bravo il compianto Jack Warden. Un film da due pallini.
MEMORABILE: Il confronto finale fra i due protagonisti.
Ale nkf: Lino Banfi torna sugli schermi televisivi con una miniserie targata Mediaset, la quale ho trovato abbastanza piacevole. Certo non ci saranno scontri armati, inseguimenti mozzafiato e via dicendo, ma il commissario Zagaria (vero cognome di Banfi) è ben caratterizzato, la sceneggiatura è discreta e i personaggi secondari ben inseriti nel contesto. Le battute non saranno delle migliori, ma per una serata in famiglia va benissimo.
Rigoletto: All'ultimo atto della tetralogia "piedonesca" la metamorfosi si può dire compiuta: del poliziesco del 1973 non resta praticamente più nulla, mentre l'elemento comico ha quasi del tutto preso il sopravvento. Poco male, risulta almeno più divertente del terzo capitolo, con un Cannavale ormai degnissima spalla capace di mettere in atto tutti i trucchi del mestiere (e del teatro napoletano) pur di assolvere ai suoi doveri. Con un Bodo del tutto "partenopeizzato", capace di burlarsi di Caputo in ogni circostanza, i sorrisi sono assicurati. **1/2
MEMORABILE: Caputo che chiama Bodo con la ricetrasmittente e riceve una pernacchia come risposta.
Markus: Ingenua commediola divisa in quattro episodi con attori e storie differenti ma che quasi nessuna riesce nell'intento di evadere dalla pochezza o dal già visto; tuttavia riconosco al regista una certa cura e senso del ritmo che in parte salva l'operazione. Non si ride molto, ma qualche buona battuta c'è ed è senz'altro merito della verve che talune volte fa capolino sulla bocca degli attori. Qualche tentativo di satira spinge verso il lacrimevole, ma fortunatamente l'impianto farsesco prende il sopravvento.
MEMORABILE: Giuliani, scoperto che la moglie (Cossio) girò in passato un porno-film con un cavallo dice: "Ecco perché al nostro matrimonio voleva la carrozza".
Reeves: Non ci si può non divertire di fronte a un Maciste ibernato, ai commenti dei saggi che fanno ipotesi sulla sua natura e alla pagnotta che il buon Kirk Morris addenta appena si sveglia, quasi fosse un muratore. Per il resto siamo nella media dei peplum, con i cattivi cattivissimi e i buoni senza macchia. Un cinema semplice, senza pretese, che si vede sempre volentieri.
Jurgen77: Pietra miliare del film bellico statunitense. All'inizio è un po' lento e pesante, cercando di ricostruire i fatti in modo più attinente possibile alla realtà. Il finale però e ricco di tensione e grandiosa è la ricostruzione del bombardamento dei giapponesi. Attori di seconda fascia, ma ben diretti e con molti mezzi a disposizione.
Ciavazzaro: Atroce, senza mezzi termini. Alessandro Gassman in particolar modo offre una pessima interpretazione. Salvo del cast solo la Merlini e Philippe Leroy in versione Yanez. C'è anche la Arcuri, che anche in questo caso come attrice proprio non convince. Scene assurde, plot mal scritto e confusionario, proprio brutto. Da evitare accuratamente.
Puppigallo: Action dalla sceneggiatura modello base, che non può neanche contare su due protagonisti validi (uno è inespressivo e l'altro, pur leggermente meglio, dovendo fare l'equilibrato e il quasi saggio non riesce comunque ad avere presa sullo spettatore). Le scene d'azione sono eccessivamente frenetiche; e più che a confezionarle bene, si è pensato a riempirle di mazzate e piogge di proiettili. Praticamente, l'unico motivo di minimo interesse che offre la pellicola è dato dalla sporadica presenza di un Rourke in versione psicopatico pontificante ormai quasi irriconoscibile.
MEMORABILE: Rourke parla dell'Uccello del Paradiso che ha nella gabbia "L'ho trovato in una fogna"; Il protagonista mostra il medio, si distrae e vola dalla moto.
Galbo: Un Totò ormai al crepuscolo artistico e della vita (morirà pochi anni dopo) impegnato in una parodia del celeberrimo Lawrence d'Arabia ma che prende via via la strada della satira dei film di spionaggio. L'unico motivo per consigliare la visione della pellicola sono proprio le performances dell'interprete principale in grado ancora di reggere ottimamente la scena. Per il resto il film è davvero poca cosa.
Ronax: La provvidenziale brevità, consequenziale alla elementare linearità della vicenda, rende sopportabile questo modestissimo peplum girato quando ormai il genere era giunto al capolinea. Più che alla storia, grondante di incongruenze e assurdità a tutto spiano, si gustano le scene di battaglia condotte con una discreta disponibilità di mezzi, anche se alcuni spezzoni sembrano insertati da altre pellicole. Poco incisivi i due eroi principali, meglio i consumati caratteristi come Pazzafini e Aureli. La deliziosa Maria Grazia Spina è al centro dell'inevitabile sottotrama sentimentale.
Ultimo: Buon film di Marco Risi ambientato in una caserma in Friuli ove un gruppo di reclute svolge il servizio militare. Appartiene al filone delle commedie "giovanili" di Risi, ove il regista vuole analizzare il rapporto tra giovani soldati e "anziani" prossimi al congedo e la relazione fra i soldati e i superiori. Nel cast segnalo un ottimo Amendola e un convincente Dapporto, per tre pallini pieni.
Markus: Una graziosa commessa (Guill) di un negozio di abbigliamento dell'Ohio viene notata da un'imprenditrice newyorchese (Fox) che la vorrà a Manhattan a dirigere il suo negozio. Il cambio di vita non sarà facile, ma ci scapperà un amore compensatorio con un bel giovanotto (Bendavid). Commedia sentimentale di grana grossa destinata a un sano disimpegno corroborato da una favoletta che viaggia su binari ampiamente collaudati. La piattezza dei contenuti è in parte compensata dal ritmo della vicenda e dall'onestà del prodotto.
Il Gobbo: I Comanches hanno rapito alcuni bianchi, l'operazione-recupero vede cavalcare insieme (appunto) uno sceriffo cinico e esperto e un giovane ufficiale idealista. Western più psicologico che d'azione, con un'esplicita esposizione di punti di vista anche ruvidi (per l'epoca) sul tema razziale già affrontati in Sentieri selvaggi. Il contrasto fra i due protagonisti (ottimi) funziona bene, ma il film sembra più lungo di quanto non sia. Un Ford minore: sempre un Ford (inchino), ma minore.
Jandileida: Operazione non del tutto biasimevole che cerca di sottrarsi agli eterni ritorni di molte commedie italiane odierne, ovverosia il remake e la ciabattosa sdolcinatezza. C'è certo qui la soda presenza di Dumas padre e gli spettri dei millemila film dedicati ai 3+1, ma c'è anche un tocco di personale, come ad esempio nella decisione di mostrarceli invecchiati, questi familiari moschettieri. Il quartetto d'attori va di mestiere e non delude, addirittura l'accento posticcio di Favino passa da ridicolo a spassoso. L'intrigo è abbastanza accessorio ma il risultato finale non delude.
Capannelle: Premier belga costretto a uccidere la presidentessa americana per salvare la propria famiglia. Nella prima ora l'idea regge, ma la costruzione appare televisiva, sfilacciata. Poi circa mezz'ora di tensione dovuta al colpo di scena che però porta a un epilogo ancora meno credibile delle premesse. Non è da buttare, fa il verso a varie pellicole a stelle e strisce ma più attenzione nella scrittura era doverosa.
Rigoletto: Tempi duri alla corte di Erode il grande, in pericolo mortale per aver schierato le sue truppe al fianco di Antonio nella contesa con Ottaviano e per gli intrighi di palazzo orditi dal figlio Antipatro. Chi pensa che le vicende qui narrate siano incastonate in un contesto biblico farà bene a tenersi alla larga, sebbene, pur nella sua lentezza, non la si possa definire una pellicola noiosa. Purdom ci mette cuore e anima, ma il film (non senza difetti, come nel finale) finisce nel dimenticatoio.
Capannelle: Se Ed Wood ha saputo guadagnarsi una certa empatia nel mondo cinematografico per la grande passione che lo spingeva, madame Florence ha un'aggravante nell'aver avuto dalla sua denaro e raccomandazioni che quello si sognava. Tuttavia Frears è bravo a mascherare questo fatto e a mettere su un piedistallo la Streep e Grant, autori di belle prove. Anche il resto del cast funziona ma sulla trama c'è poco da inventarsi e la serata passa godibile ma non memorabile.
Deepred89: Bei paesaggi ben fotografati, discreti (quando va bene) attori, un finale non malvagio: qui terminano i lati positivi di questa pellicola. Molto più consistenti i lati negativi: storielle vacanziere trite e ritrite peraltro terribilmente tirate per le lunghe, personaggi fiacchi, utilizzo banale e fastidioso della colonna sonora (basata, tanto per cambiare, su hits di successo). Inferiore al già non entusiasmante primo capitolo, ma nel complesso si guarda fino alla fine, se non altro grazie ai pregi elencati a inizio commento. Quasi sufficiente.
Nando: Una ex spia siriana ritiratasi in Canada viene a sapere del rapimento della figlia e dovrà tornare nella sua terra d'origine per salvarla e fare i conti con il proprio passato. Film abbastanza scontato in cui le scene d'azione sono poco memorabili e lo sviluppo narrativo banale, con la presenza di vecchie amicizie e vecchi amori. Talvolta alcune situazioni appaiono addirittura contorte e poco attinenti alla narrazione. Cast che annovera tra gli altri anche la Tomei, qui alla sufficienza risicata.
Puppigallo: Western che si fa apprrezzare soprattutto per gli scambi verbali, con un protagonista ironico, solo apparentemente malleabile, che risulta invece astuto e deciso al momento giusto. La storia in sé non è particolarmente originale (sotto mentite spoglie). Ma il discreto ritmo, le pistole, che ogni tanto si fanno sentire, le mani che prudono e una serie di personaggi più o meno striscianti, fanno sì che si segua la vicenda fino alla resa dei conti, dove si "giocherà" a carte scoperte.
MEMORABILE: "A quante donne avete detto di amarle?". "A tutte". "E come ve ne liberate?". "Glielo dico sull'uscio di casa". "Mi amate?". "Andiamo sull'uscio".
Nando: Ennesima insulsa commediola che evidenza la scarsità di idee di un certo cinema italiano che ha fatto della beceraggine il suo marchio di fabbrica. Qui addirittura si punta sul sociale cercando di evidenziare il dualismo tra americani ricchi e snob ed italiani poveri ma di cuore. Risultato penoso, cast come al solito stancamente ripetitivo con l'aggiunta degli inutili Fichi d'India.
Graf: La terza puntata della fortunata serie iniziata da Comencini viene girata da un giovane Dino Risi e la vicenda spostata dal paese di montagna di Sagliena alla rivierasca Sorrento. L’orizzonte umano e psicologico non muta di molto ma l’atmosfera del racconto si fa più effervescente. La fiammeggiante e quasi selvaggia bellezza della pescivendola Loren, a ragione chiamata “la smargiassa”, ma anche il fascino un po' scontroso della ancora piacente zitella Donna Violante (Lea Padovani) danno al film un’aria più allusiva e un pizzico di pepe in più.
MEMORABILE: Antonio Cifariello "povero ma bello" (un ottimo attore che il destino ci ha presto sottratto); Vittorio De Sica e Sophia Loren nella scena del Mambo.
Anthonyvm: Troupe di filmmaker viene invitata in una sorta di comune New Age per girare un documentario, ma l'aria si fa presto tesa e misteriosa. Quello che potrebbe inizialmente sembrare un sottoclone di The sacrament (a partire dall'espediente del found-footage), apre a un tratto le porte all'horror lovecraftiano, svelando un concept dal buon potenziale, ma inficiato dall'uso maldestro del format prescelto. Durante la prima metà non accade nulla e il crescendo di inquietudine non si fa avvertire; al momento dei "big reveal" la noia ha già avuto la meglio e il realismo non è di casa. Peccato.
MEMORABILE: La OST elettronica; Il teschio di tirannosauro che emette uno strano ronzio; Il malessere generale; Il sogno comune; L'ultimo filmato della grotta.
Lovejoy: Divertente commedia sexy, una delle ultime del ricco filone, ben diretta da Martino e con un ritmo assai elevato. Alcune gag sono memorabili e il cast è ben assortito. Banfi è mattatore assoluto. Ed è ben affiancato da una splendida Bouchet e un esilarante Pippo Santonastaso, dal Boss Ugo Bologna e da un Teocoli molto divertente. Insomma, non sarà un capolavoro, ma per novanta minuti riesce nell'impresa di divertire. E non è roba da poco.
Bruce: Un improbabile gruppetto di ergastolani cattivoni e metaumani viene incaricato di proteggere gli Stati Uniti da super poteri nemici. Questa l'esilissima trama sulla quale si sviluppa, non senza difficoltà, il film. Il resto è abbastanza confuso, con alcuni personaggi molto azzeccati, su tutti la splendida Harley Quinn interpretata da Margot Robbie, altri appena abbozzati. Musica giusta e tamarra, buone sequenze d'azione, ritmo adeguato. Non ci si annoia.
Mickes2: Sentita e intensa pellicola di Zemeckis che con coraggio e bravura rifugge i mezzi retorico/ricattatori che una vicenda simile potrebbe avanzare, tentando la strada del silenzio riuscendo così a abbracciare lo spettatore e a scalfire la superficie per entrare nel cuore dell’uomo, solo in mezzo al Nulla; l’isola come mondo a sé dove reinventarsi le leggi della (propria) vita e del tempo che scorre; il presente (incerto) e il futuro (dolente ma aperto a più vie) tra la paura di morire e l’amara consapevolezza di aver perso l’amore di una vita.
Redeyes: Un allenatore in palle a.k.a. una palla di film. Pur comprendendo di esser dinanzi al solito panettoncino per infanti, non si riesce a trovar una parvenza di divertimento in questa ennesima boiata di Lawrence. I clichè del caso ci sono tutti, dalla banda di brocchi sfigati alla mamma bonazza e in cerca dell'amore con l'A maiuscola, al coach redento. Non si tralasci il finale all'insegna del "Volemose bene". Noiosissimo...
Patrick78: Biennio 1916-1918. Prima guerra mondiale vista con gli occhi di un ex soldato di fanteria (Peppard bravissimo) che si arruola nell'aviazione tedesca unicamente per fregiarsi della croce azzurra, il più alto riconoscimento dell'esercito del Kaiser. Seguiranno battaglie aeree da mozzare il fiato e che risultano il vero vanto di questa ottima pellicola diretta da un Guillermin in stato di grazia. Menzione per il grandissimo James Mason nel ruolo del luciferino generale senza scrupoli. Non nuoce al risultato finale la lunghezza un po' eccessiva (2h30min.).
MEMORABILE: Le sequenze aeree.
ALLE ORE 21:15 su Cielo
Nota bene: In assoluto per la prima volta in Italia essendo, da noi, rimasto inedito fino ad ora.
Giacomovie: Film francese sulla vita all’interno di una casa chiusa diretto da un regista (Bertrand Bonello) a cui sembra caro il tema del sesso (è suo anche Il pornografo). Si nota una certa classe negli ambienti e nei costumi, un erotismo per lo più efficacemente rozzo e un tentativo di denuncia indiretta fatta emergere dalla vita che conducono le ragazze e dalle stranezze dei clienti. L’andamento è monotono e ciò appesantisce le 2 ore di visione. L’ultima inquadratura mostra delle prostitute in strada per indurre al confronto tra ieri e oggi.
Vanessa: Certamente, da una struttura di base così buona, si poteva realizzare un prodotto decisamente migliore senza per forza imboccare le solite ed ormai consuete strade... Performance più che sufficiente per tutti gli attori, dalla piccola Dakota Blue Richards fino alla bellissima Nicole Kidman, ad eccezione del mediocre Daniel Craig. Regia di Chris Weiz molto attenta all’aspetto scenografico. Nel complesso film gradevole ma senza pretese!
Hackett: Ancora una volta la ruralità americana viene usata come pretesto per ambientare una vicenda fatta di strani rituali, credenze antiche e creature abominevoli che vivono tra noi. Troppe cose già viste, dalla famiglia felice che scappa dalla città al rapporto morboso dei paesani nei confronti confronti del medico venuto da fuori. Alla fine la vicenda non convince molto ma, soprattutto, non spaventa.
Pinhead80: Un uomo in procinto di sposarsi viene assalito dal dubbio di aver fatto il passo più lungo della gamba. La vita però è pronta a giocargli un brutto scherzo quando si troverà a dover rivivere lo stesso giorno in panni e situazioni completamente diverse. L'espediente del loop temporale è ormai logoro ma funziona sempre bene, soprattutto quando c'è una bella storia da raccontare. In questa commedia fantastica si possono apprezzare la leggerezza e il cast, che si trova decisamente a suo agio sia nelle parti comiche che in quelle drammatiche. Un piacevole intrattenimento.
Enzus79: Una famosa scrittrice va in crociera insieme a due amiche e il nipote a ritirare un premio. Ambientazione monotona (almeno per gran parte) per questa dramedy in cui Soderbergh si è dato a un'altra sperimentazione, l'improvvisazione del cast sul set. Farcito di dialoghi, che in storie del genere hanno una valenza importante se scritti bene, il film risulta sorprendentemente non noioso.
Nando: Modestissimo action in cui Stallone interpreta una parte minore per uno sviluppo narrativo scontatissimo e oltremodo noioso. Quasi interamente girato in una stanza, eccezion fatta per un piccolo inseguimento e una sparatoria, mostra tutti suoi limiti e incarna il classico B-movie realizzato a budget economico. Il finale annuncia, ahimè, un seguito.
Nando: Pellicola che riprende il primo capitolo della saga tralasciando il mediocre secondo. Rapimenti e detenzioni in pseudo carceri inviolabili e il solito Stallone che libera tutti. Prima parte verbosa, mentre nella seconda si assiste all’assalto che appare un mero compitino di facciata. Il resto del cast è monolitico e recita col pilota automatico. Stallone serve solo per attirare spettatori.
Lovejoy: Mediocre commedia a episodi, tra i quali il migliore rimane quello con un grande Marty Feldman (una guardia del corpo davvero opprimente). Il peggiore quello della Ralli e Lionello. Nel mezzo un episodio con un irriconoscibile Milian e una splendida Fenech. Chiude Maccione in compagnia della Rome: divertente ma non troppo. Martino non si spreme più di tanto e di conseguenza il film si dimentica alla svelta.
Marcolino1: Il titolo punzecchia Dante e coinvolge gli astri ai quali s'incolla un vezzeggiativo, frutto di scarsa elaborazione mentale, del primo amore: e l'insieme vacilla. La scuola diventa sede psicanalitica dove gli alunni parlano incantati dal flauto del politicamente corretto suonato da una strizzacervelli: e il crollo è assicurato. Niente eros perché la morale impone che non può sussistere a prescindere dall'amore. Le navi dei cinefili si spingano verso i rigogliosi lidi del passato, dove vagonate di film sull'adolescenza delizieranno le avide pupille.
Il Gobbo: Film di immensa quanto immeritata fortuna, ma fra i fondamentali nella definizione e (oggi) nella raffigurazione di una certa estetica degli Anni Ottanta: non a caso, la sua duratura influenza si sente non al cinema, ma nella pubblicità. Trama di esemplare banalità, gran colonna sonora in cui spicca la celebre Maniac di Michael Sembello.
Mco: Seguito del già non memorabile The cell con J. Lo, si incentra sulle vicende di una sopravvissuta alla terribile "Cuspide", la quale di quella esperienza conserva il dono di potervi entrare nella mente. Prescindendo dalla scemenza dell'assunto di base e dalla voce off strillata nell'incipit (che fa tanto trailer di William Castle memoria), si è dalle parti di un gioco senza effettacci, cioè del tipo "vorrei ma non posso". Il finale poi chiede vendetta... Appena sufficiente.
Ale nkf: Ridley Scott dirige un notevole film ai tempi di Riccardo Cuor di Leone. Il cast è altrettanto buono: un Russell Crowe in ottima forma e una Cate Blanchett che dopo il successo di Elizabeth sembra l'unica attrice in grado di interpretare una donna seriosa, ma di buon cuore, vissuta secoli fa. Gli effetti speciali e il sonoro sono ottimi. Da vedere.
Galbo: Bella ricostruzione storica della disfatta personale e politica di uno dei più grandi dittatori della storia. Il regista tedesco Oliver Hirschbiegel ha il coraggio di prendere di petto le vicende del suo paese attraverso una messa in scena molto curata e veritiera del clima tragico e insieme surreale del bunker di Hitler e insieme di una Berlino devastata dagli attacchi russi. Valore aggiunto del film la straordinaria interpretazione di Ganz.
Nando: Pacino che ha paura del giorno ed un cattivo sempre buonista come Williams. Una pellicola tirata che mostra le capacità camaleontiche di Robin, non sempre a suo agio nella parte. Tuttavia il ritmo è serrato, nonostante l'arcano sia presto comprensibile, la fotografia è maestosa. Il finale cinematografico.
Kekkomereq: Gli americani ci avevano abituato con Sex and the City: donne belle, ricche e costantemente arrapate. Qui invece abbiamo un gruppo di donne bruttine ma simpatiche. Commedia molto graziosa e divertente, che si rivolge sopratutto ad un pubblico femminile. Il cast è eccezionale, ma la migliore è la vulcanica Melissa McCarthy, che ruba la scena a tutte le sue colleghe.
Rambo90: Il tentativo di ricostruire in parte lo schema di Perfetti sconosciuti, con un pizzico di cinismo e di gusto del grottesco in più, fallisce miseramente. Bologna non riesce a costruire una sceneggiatura altrettanto incalzante e arguta, ma anzi fa perlopiù oziare i suoi personaggi con dialoghi qualunquisti e banali, nel tentativo di rappresentare gli italiani medi. Il cast prestigioso ovviamente ci mette una pezza, soprattutto Haber e la Ferrari, ma per la maggior parte del tempo ci si annoia. I tocchi trasgressivi poi sono molto miseri.
Mickes2: C’è un tempo per crescere e uno per dimenticare. Impreziosito da scorci autobiografici e i luoghi della memoria, è un malinconico racconto disteso fra le pieghe del tempo che scorre e cristallizzato sui legami famigliari e le scelte di vita indotte dal destino. Hou, prima di Città dolente, pone lo sguardo sull’iniziazione dei giovani della generazione “di mezzo” mettendo a confronto la provincia taiwanese e l’urbanizzata Taipei, ponendo altresì l’accento sull’attaccamento alle origini e la necessità d’intraprendere strade diverse per affermarsi.
Reeves: Alessandro, nipote di Roberto Rossellini, traccia l'eredità del grande regista e racconta come hanno vissuto i suoi tanti figli avuti da piu matrimoni. Il racconto sorprende perché ci si aspetta un'esaltazione e invece si raccontano senza peli sulla lingua i tanti problemi che ciò ha comportato. A partire proprio da Alessandro, che racconta con grande ironia anche problemi notevoli come il suo periodo di tossicodipendenza. Gran bel viaggio dentro una grande famiglia, per fortuna senza alcuna retorica.
MEMORABILE: Il materiale di repertorio, usato con grande intelligenza a partire dai funerali di Roberto.
Capannelle: Premier belga costretto a uccidere la presidentessa americana per salvare la propria famiglia. Nella prima ora l'idea regge, ma la costruzione appare televisiva, sfilacciata. Poi circa mezz'ora di tensione dovuta al colpo di scena che però porta a un epilogo ancora meno credibile delle premesse. Non è da buttare, fa il verso a varie pellicole a stelle e strisce ma più attenzione nella scrittura era doverosa.
Daidae: Se escludiamo la bellezza delle giovani attrici (su tutte la Poggi), in questo film c'è davvero poco da salvare. La trama è alquanto assurda, le scene erotiche poche e mal realizzate, tuttavia le ambientazioni sono belle (un palazzo principesco) e le musiche passabili. Il finale è un po' a sorpresa. Non bruttissimo come si può immaginare, ma certo non un film memorabile.
Il ferrini: Altro gioiellino di Billy Wilder con la straordinaria coppia Lemmon-MacLaine, già vista nel capolavoro L'appartamento. Colpiscono soprattutto i dialoghi, assai distanti dal tipico puritanesimo americano tuttora presente nel cinema. La prostituzione, qui, non viene affatto attaccata dai soliti moralismi ma solo dalla gelosia del protagonista, peraltro bravissimo in entrambi i ruoli (fidanzato e ricco cliente). Spassoso.
MEMORABILE: "Mi hanno chiesto di fare le cose più strane, ma mai di smettere di fumare".
Cotola: Spaghetti-western men che mediocre a causa di un intreccio troppo labile e scontato per poter davvero interessare ed avvincere. Molte cose già viste, un po' di noia, tantissima inverosimiglianza che raggiunge nella parte finale livelli parossistici.
Eppure è proprio l'epilogo che rappresenta lo scarto che lo differenzia lievemente da altre pellicole di genere cui somiglia sotto molti aspetti.
Giùan: Rapsodico e dilatato come tipico dello stile del regista ma intrinsecamente più impervio e "cinese" dell'universale e fruibile Al di là delle montagne. Appare evidente in particolare come il non possedere alcune coordinate storico-economiche ma anche elementi tematici della precedente filmografia di Zhangke renda complesso orientarsi nel tessuto narrativo di un film sorretto comunque da una messinscena di rigoroso controllo. Notevole la crescita (perfino in termini empatici) del personaggio di Zhao Thao, di impassibile intensità emotiva. Spaesante.
MEMORABILE: La mdp che si alza sull'urbanizzazione del Datong; Gli espedienti di Qiao per tirare a campare uscita di prigione.
Ciavazzaro: Insomma. Commediaccia poco divertente a mio avviso. Brendan Fraser cerca di impegnarsi in modo quasi sufficiente, ma per il resto c'e davvero poco da vedere e non serve la diavolessa Hurley a rendere il film appettibile (anche se le sue curve...).
Paulaster: Musicista non considerato avrà una rivincita sfruttando le grazie della moglie. Trama non banale che invece di buttarla sul pruriginoso pone l'accento sulla frustrazione maschile. Il mezzo sono autoscatti e voyeurismi (in un'epoca ancora acerba) con brevi accenni alla psicanalisi. Buzzanca riesce a essere misurato per il suo ruolo, la Antonelli è bellissima anche quando imita un violoncello. Finale coraggioso.
MEMORABILE: L'orchestra in camera da letto; La Antonelli nella custodia; I giornalini all'edicola.
Claudius: Terribile pastrocchio a metà tra dramma e sentimentale che ha come lati positivi il bravo Venturiello (che fa quello che può) e l'ambientazione sarda; la Simoncioni offre due scene di nudo (riesce a stuzzicare lo spettatore) ma quanto a recitazione lascia qui a desiderare. Alla fine della visione (arduo arrivarci) non si capisce dove si voglia andare a parare. Da vedere per curiosità, ma si può benissimo perdere.
Nando: Una ex spia siriana ritiratasi in Canada viene a sapere del rapimento della figlia e dovrà tornare nella sua terra d'origine per salvarla e fare i conti con il proprio passato. Film abbastanza scontato in cui le scene d'azione sono poco memorabili e lo sviluppo narrativo banale, con la presenza di vecchie amicizie e vecchi amori. Talvolta alcune situazioni appaiono addirittura contorte e poco attinenti alla narrazione. Cast che annovera tra gli altri anche la Tomei, qui alla sufficienza risicata.
Pigro: L'arte d'arrangiarsi è il tema di una pellicola realizzata sul finir della guerra, al confine tra cinema d'evasione e necessità di descrivere la realtà: è comunque questa a sfondare prepotentemente sullo schermo, con le immagini di Napoli bombardata, del condominio popolare, dell'orfano raccattato da chi fa borsa nera. Non siamo ancora al neorealismo, nonostante un'intenzione suggestiva: prevale semmai l'atmosfera da commedia, con sketch (pure canori) e un pittoresco mélange dialettale che vuole riunire l'Italia nel suo grido contro la miseria.