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Galbo: Due attori ignoti ai più assurgono ad improvvisa popolarità quando vengono erroneamente ritenuti morti. L'idea portante di questa commedia di Massimo Martelli è decisamente buona perchè sollecita riflessioni sul talvolta perverso meccanismo della notorietà. La buona idea viene però in gran parte sciupata da una sceneggiatura che non approfondisce, una regia impersonale e soprattutto da un gruppo di attori poco incisivi e che offrono una prova banale.
Lou: Clooney fa centro con un grande film di denuncia politica, che esplora abilmente gli spietati intrighi che si celano dietro una campagna per le primarie nell'Ohio. L'approccio realistico e la solida sceneggiatura hanno grande presa e il cast è di altissimo livello; in particolare Gosling, che riesce a incarnare con grande efficacia il freddo cinismo di chi vuole a tutti i costi stare al gioco.
Il Dandi: Il commissario Ambrosio nato dalla penna di Olivieri sembrava il pretesto migliore per riuscire a riabilitare un genere sostanzialmente finito come il poliziesco italiano, epurandolo dalla violenza e investendo tutto su un tono crepuscolare e letterario. Tutto (dalle panoramiche milanesi invernali alla musica per archi di Trovajoli) si sforza di imitare le atmosfere scerbanenchiane di Di Leo. Ma il ricco cast (a parte Delle Piane, ben valorizzato) è sprecato, il giallo riserva poche sorprese e un po' più d'azione non avrebbe guastato.
MEMORABILE: Teo Teocoli nei panni di un pusher violento... semplicemente ridicolo.
Pigro: Scopiazzatura dei Pugni in tasca, con tanto di superficiale simbologia esibita: il figlio della buona borghesia, ribelle e paralitico, replica stancamente una quasi inattuale rabbia generazionale. Al primo tempo dimostrativo ne segue uno che vira sul gioco morboso della sadica seduzione della zia, più originale e potenzialmente interessante. A rimanere è soprattutto l'insinuante musica di Morricone (c'è pure una filastrocca vietnamita!), qualche scena (la stupidella che canta con ritmo beat “Auschwitz” di Guccini) e una bella eleganza formale.
Alex75: Approdando sul Continente Nero, le avventure del Commissario Rizzo virano decisamente verso la commedia, assumendo due cliché tipici delle prove soliste di Bud Spencer (l’ambientazione esotica e il bambino al seguito) e traducendosi nell’episodio meno interessante del ciclo, malgrado la presenza inconsueta di Dagmar Lassander in un ruolo curioso. La cosa migliore del film sono alcuni brani suggestivi, firmati dai fratelli De Angelis, che ben s’intonano agli scenari africani.
Paulaster: La morte della moglie del console inglese provocherà la reazione emotiva del figlio primogenito. Grande delicatezza nell’affrontare il lutto in età acerba, pur arrivando a un finale straziante. Ben tracciati l’unione tra fratellini, la mancanza dell’affetto e il senso di abbandono. Senso di colpa paterno che fa riflettere dal punto di vista adulto. Piccola retorica in qualche frase a effetto.
MEMORABILE: La libertà di sbronza; Il cavallo “imbirizzito”; Il letto con di fronte il ritratto della madre; Il delirio dell’esercizio non finito.
Jena: Capolavoro di Siegel che fonda letteralmente il film poliziesco americano settantiano. Caposaldo del genere, difficilmente si farà di meglio e Callaghan assurgerà a vero e proprio personaggio-stereotipo, a cui si ispireranno decine di imitatori. E' anche l'unico film della serie che non sia Clint-dipendente ma che ha una sua propria grandezza. Bellissime le riprese notturne della città, splendidi i movimenti di macchina che avvolgono le scene, infallibile il ritmo. Eastwood, seppur poco espressivo, perfetto nella parte.
MEMORABILE: La rapina nel fast food; Gli appostamenti del killer; La cattura nello stadio; Lo scontro finale.
Cotola: Thriller psicologico che nonostante una certa cripticità ed incompiutezza (si veda in entrambi i casi il finale, ma non solo) ha un notevole ed indiscutibile fascino. Si viene, infatti, avvolti da uno script che mantiene abbastanza alta la tensione e l'interesse dello spettatore, per giungere ad una chiusa spiazzante che si presta alle più svariate interpretazioni. Alla fine si tratta di una visione intrigante ma anche difficile nella lentezza dei suoi ritmi e nei suoi simbolismi. In definitiva: sconsigliato a chi si aspetta un thriller tradizionale in cui alla fine tutto fila e viene svelato.
Corinne: Le selezioni per un reality con partecipanti "all'ultima spiaggia" è il pretesto per assemblare quattro episodi alquanto eterogenei e per niente memorabili. Si ride a tratti, e pur nella sua prevedibilità la seconda parte del film intrattiene, quantomeno; ma della buona commedia all'italiana con spunti di attualità in cui il soggetto faceva sperare, c'è ben poca traccia, confinata perlopiù nelle macchiette tra un episodio e l'altro.
Caesars: Film di buon impegno civile, che ripropone una pagina storica degli States. Ottima l'interpretazione di Matthew McConaughey, che riesce a dare un valore aggiunto alla pellicola. Per il resto bisogna dire che la storia soffre di un ritmo eccessivamente lento che la appesantisce molto, sopratutto nella seconda parte. Una mezz'oretta in meno, avrebbe giovato alla resa finale. La parte che si svolge ottantacinque anni dopo i fatti narrati, pur interessante, non aggiunge valore al prodotto.
Pigro: Riuscirà la dottoressa bandita dalla comunità scientifica a salvare la bambina caduta in coma? Imperdonabile pastrocchio, con una sceneggiatura piena di falle (clamorosa nel finale, dove ci si dimentica addirittura di chiudere un filone narrativo), in cui si mescolano in maniera cialtrona echi di altri film, a cominciare da The cell, combinando soprannaturale e horror in una cornice pseudoscientifica e in un brodo familistico da telefilmetto. Si vola davvero basso per il pressappochismo della storia e una visionarietà de noantri. Bocciato.
Ultimo: Pellicola tutto sommato non brutta, che si inserisce nel filone dei "mafia-movie" a carattere parodistico. Herbert Ballerina se la cava piuttosto bene nella parte del ragazzo ingenuo che non riesce proprio a capire nulla di quel che lo circonda e di fatto il film si aggrappa a lui, tra qualche risata e qualche momento evitabile. Non un grande film, non completamente riuscito ma passabile. Se non piace il genere meglio evitarlo. Sufficiente.
Il picchio: Pellicola molto ben valutata. A ragione, in quanto tratta in modo sufficientemente interessante un argomento che potrebbe accomunare molti, a una certa età. Due solitudini che si incontrano e scontrano, un film vero i cui dialoghi potrebbero rispecchiare gli stati d'animo di molti. In tema il mestiere di fotografo giramondo di lui, tipica la solitudine di lei, azzeccato il contesto. Meno riuscite le interpretazioni secondarie dei figli di lei.
MEMORABILE: "Alla mia famiglia ho dato tutta me stessa... a Robert voglio dare quello che resta di me".
Ruber: In questa miniserie Banfi ripropone il ruolo del commissario che già anni addietro gli aveva portato fortuna. Tuttavia il commissario Zagaria esiste solo nel titolo, perché le mimiche e alcune situazioni fanno invece riferimento a Lo Gatto e al commissario Auricchio di Fracchia la belva umana, con evidenti collegamenti. Discreto il cast ma incolore la figlia Rosanna. Buone trama e sceneggiatura, anche se alcuni momenti sono troppo macchinosi e un po' pasticciati. Comunque scorrevole e condito da discrete gag. Ottime le location salentine.
MEMORABILE: I continui battibecchi con l'assistente De Simone/Ghiani.
Homesick: Pseudo sequel del celebre I cannoni di Navarone. La regia del bondiano Hamilton – ne cast ci sono pure la Bach e Kiel, vecchie conoscenze dell’Agente 007 – imprime ritmi e crea situazioni più da spionistico-avvenuroso che da film bellico, ricorrendo altresì ad una massiccia dose di ironia che non abbandona mai il protagonista Shaw: l’esito è decisamente più leggero e fruibile rispetto ai classici della guerra, spesso lunghissimi e indigeribili.
Ogre: Film che divaga pesantemente allontanandosi dall'elemento più interessante dell'operazione ovvero gli "animali fantastici" sacrificando al politically correct personaggi che avrebbero meritato ben più che una bozza di caratterizzazione. Ormai siamo abituati ad accettare sceneggiature deboli confusi dagli effetti speciali. Davvero pessima qui la recitazione della scheggia impazzita "Ezra Miller".
124c: Riuscirà il pistolero arrapato Ryo Saeba, in arte City Hunter, a proteggere la bella Sayaka, giornalista dell'emittente Mega City News? È questo l'interrogativo che ci si pone, guardando questo film animato sull'eroe di Tsukasa Hojo. I colpi di scena non mancano, come non mancano i "Mokkori moments" e le super-martellate di Kaori. Special animato diviso, come spesso accade nelle storie televisive dell'eroe, in due parti: la prima brillante-sexy e la seconda dinamica, romantica e drammatica. Decisamente più riuscito del film con Jackie Chan.
MEMORABILE: I siparietti con il transessuale "innamorato" di Ryo Saeba, la rivalità fra Ryo e Falcon e la vera identità del cattivo.
Rigoletto: Povero maggiore Benson, ingabbiato dai suoi superiori perché incapace di relazionarsi al di là delle regole con i suoi uomini e spedito a fare da maestrino in una scuola militare. Quale dottore potrà mai curare un tale paziente? Commedia leggera e gradevole, venata di quel sano umorismo mai volgare (ricordandomi subito Un poliziotto alle elementari). Ottima prova del cast: Heston dimostra di sapersi destreggiare anche in un ruolo lontano da quelli abituali e la Adams, brava e bella, riesce a essere splendida spalla. Ottima colonna sonora.
MEMORABILE: Il giovanissimo Sal Mineo dimostra già una bella personalità.
Jurgen77: Pietra miliare del film bellico statunitense. All'inizio è un po' lento e pesante, cercando di ricostruire i fatti in modo più attinente possibile alla realtà. Il finale però e ricco di tensione e grandiosa è la ricostruzione del bombardamento dei giapponesi. Attori di seconda fascia, ma ben diretti e con molti mezzi a disposizione.
Markus: Cinema senile, che alla mancanza di originalità sa donare un'ora e mezza di spensieratezza con qualche inevitabile concessione alla malinconia per via dell'età dei tre mattatori. Si organizza un colpo in banca per rientrare nelle spese e spendere gli ultimi anni della propria vita in agiatezza economica, ma la storia convince complessivamente meglio nella prima parte con momenti di sagacia e un ritmo insperato, rispetto alla seconda, decisamente fiacca. La riuscita della pellicola, come facile ipotizzare, sta tutta nella verve dei tre protagonisti.
Faggi: Le parodie, si sa, vampirizzano film di successo; qui Lawrence d'Arabia è incrociato con James Bond: gli esiti sono trascurabili. Lo si segue, fa anche sorridere ma è un mezzo disastro. Il grande Totò regge la scena (in fin dei conti tutta la baracca è sulle sue spalle) e qua e là incanta; ma l'insieme è pressappochista e poco coinvolgente. È un oggetto routinario ma vale come documento dell'arte magnetica del Principe quasi a fine carriera; e per la presenza di belle donne d'antan che conferiscono colore locale.
Nicola81: Pellicola senza infamia e senza lode da parte del trio, che stavolta si cimenta in una parodia del genere gangster movie che, a sorpresa, funziona benissimo proprio nella ricostruzione ambientale della New York d'epoca. Funziona meno bene la storia, che alterna momenti genuinamente divertenti ad altri del tutto superflui, risultando più lenta del previsto. Decisamente inatteso il colpo di scena conclusivo, degno di una pellicola dai contenuti più seri. Comprimari come Maccione e Marescotti avrebbero meritato uno spazio maggiore.
Gottardi: Dopo il meritato boom del primo film della trilogia questo sequel viene girato un po' in fretta e furia per sfruttarne l'onda lunga ma perdendo in freschezza e originalità. La scrittura infatti è meno scoppiettante e i medesimi personaggi del primo film sono indotti dalla sceneggiatura a calcare un po' troppo le schermaglie amorose che costitiscono riduttivamente il corpo del film, ma lo salvano grazie alla loro abilità. Al punto che la produzione sentì il bisogno di far precedere il film da un cartello "pistolotto" censorio al fine di precisare e salvaguardare l'integrità dell'Arma.
MEMORABILE: La Lollo che balla una tarantella indiavolata.
Paulaster: Maggiordomo e governante si ritrovano anni dopo aver lavorato insieme. Raffigurazione formale degli Anni Trenta in cui le importanti connotazioni politiche vengono toccate marginalmente rispetto alla storia dei protagonisti (dopotutto si parla già di leggi razziali). Hopkins, in una grande interpretazione, è più maschera che uomo di classe e tende a dimostrarsi più ottuso che diligente. La Thompson ha il compito di umanizzare i vari rapporti emotivi e rimane penalizzata dalla giovane età rispetto allo stesso Hopkins. Ottime le ricostruzioni ambientali.
MEMORABILE: Reeve che accusa di parlare a dei dilettanti della politica; La Thompson comunica il suo progetto di matrimonio; Le due cameriere ebree licenziate.
124c: Robin Hood non è il primo eroe ad avere un prequel. L'hanno avuto, prima di lui, Simon Templar detto il "Santo", trasformato in un "Diabolik all'americana" da Val Kilmer, il mutante Wolverine di Hugh Jackman, il Batman di Chris Nolan ed il James Bond di Daniel Craig. A volte funzionano, a volte un po' meno. Questo, nonostante i rimandi a Il gladiatore e a Salvate il soldato Ryan funziona, anche se io ho storto parecchio la bocca. Le firme di Ridley Scott e Russell Crowe, però, non garantiscono più sicurezza e genuinità. Rispunta William Hurt.
MEMORABILE: Lady Marian: Io dormo col pugnale. Se oserete sfiorarmi, vi taglierò la virilità!
Luchi78: Commedia sentimentale che coglie un po' dal classico un po' dal moderno, sconfinando un po' troppo in quest'ultimo quando accosta al protagonista degli amici dai tratti oltremodo imbecilli. Il ritmo è comunque buono, qualche scenetta divertente strappa la risata, alcune altre sono di una banalità insopportabile (la telefonata erotica tra la Barrymore e Long è una delle cose più brutte mai viste in questo genere di film). Scontato al 101%, consigliato solo per una visione a tempo "molto" perso.
Puppigallo: Deludente seguito con motociclisti, sparatorie, morti, esplosioni, scazzottate e mitragliate verbali logorroiche. In mezzo, se si guarda bene, dovrebbe esserci un film, ma purtroppo la sceneggiatura è solo una palese scusa per rimettere insieme la coppia peggio assortita mai vista, che però non ha più la verve, unita all’originalità della situazione, del fortunato primo capitolo. Sa troppo di prodotto commerciale e artificiale. Inoltre Murphy è assai meno sopportabile mentre Nolte, almeno, è sempre uguale (duro e faccia di pietra). Evitabile.
Keyser3: Evidentemente non pago del lungometraggio del 2003, Bellocchio torna sul luogo del delitto con una serie TV, la quale approfondisce e allarga lo sguardo sui tristi fatti del '78. L'espediente di utilizzare più punti di vista (Cossiga, il Papa, eccetera) contribuisce alla creazione di un bel mosaico, algido nella forma ma recitato con forza, sofferenza e passione (Gifuni/Moro gioca in casa, Alesi/Cossiga grandioso, Servillo può fare qualsiasi cosa). Alla fine non tutte le tessere vanno a posto, ma solo perché la storia nella sua integrità ci è stata e forse ci sarà per sempre negata.
MEMORABILE: La Via Crucis di Moro; La Faranda che esulta alla notizia del rapimento.
Brainiac: L'inizio è di una goffaggine così epica che potrebbe risultare "artistica" (una voce, neanche fosse Fahrenheit 451, scandisce il titolo a mo' di trailer). Il budget di questo blando thriller è quello di una serie Tv, ma non quelle da-prima-serata-sul satellite, quanto da-fascia-pomeridiana-sul-digitale-terrestre. L'unico pregio del film è di entrare risoluto negli eventi, senza lentezze di sorta, ma il brutto è che questi eventi (il solito serial killer con la voce contraffatta Vs la bellona sensitiva di turno) non si è minimamente invogliati a guardarli.
MEMORABILE: Gli insoliti titoli di coda, con i trascurabilissimi dietro le quinte delle modeste scene d'azione.
Ziovania: La giovane Alex (Jennifer Beals) ispira tenerezza e simpatia e si vorrebbe fare il "tifo" perché i suoi sogni possano realizzarsi. Il castello che le è costruito attorno è però di una superficialità tale che tutta quella freschezza e gioia di vivere tipici della sua età sembrano sprecati. Epidermico.
Siska80: Romeo e Giulietta in versione carica di luoghi comuni (tra ricchi snob e borghesi ci di buon cuore) in cui il simpatico cast non riesce a salvare la pochezza della sceneggiatura, fatta di situazioni squallide e gag banali. Purtroppo il duo dei Fichi d'India viene male utilizzato mentre la Barbera è sprecata, limitandosi a ripetere il personaggio di Sconsolata che l'ha resa celebre (e che non riesce a scrollarsi di dosso).
Daniela: Un capitano di navi mercantili fa una scommessa con un amico: sposerà la prima donna che varcherà la soglia del caffé dove si trovano. La fortuna sembra dalla sua parte, perché Lizzy è una giovane donna molto bella e affascinante, disponibile ad accettare la sua proposta di matrimonio... Film formalmente molto curato e con due protagonisti in parte ma che fatica a tenere desta l'attenzione soprattutto nella parte centrale, in cui il protagonista è macerato dai sospetti e dalla gelosia. Bello e romantico però l'epilogo.
Puppigallo: Action adrenalinico, come del resto tutti quelli della serie, ma con un Cruise più invecchiato, nonostante le corse, i voli e le varie acrobazie. Il tempo passa; e la sua credibilità come super agente tuttofare tarantolato inizia a venir meno. Gli altri, invece, visti i ruoli, sguazzano ancora bene in questo mare di trappole, inganni e battute. Specialmente il nero, sempre più enorme; e colui che sembra un pesce fuor d'acqua (ex topo da scrivania), ma che, all'occorrenza, sa rendersi utile, pur rischiando il collo, nel vero senso della parola. Qualche sforbiciata avrebbe comunque giovato.
MEMORABILE: "Come va con la bomba?". "Qui è pieno di fili...non ho abbastanza mani"; L'inseguimento con l'elicottero e l'epilogo ("agganciato").
Pigro: L’esile e claudicante trama (il poliziotto che si infiltra nel quartiere off limits per disinnescare una bomba) è solo un pretesto per cucire insieme quante più scene d’azione possibile, peraltro girate con gran senso del ritmo e della spettacolarità muscolare. Meglio dimenticare l’eco lontana di 1997 Fuga da New York: manca una vera caratterizzazione della banlieu, dei personaggi, il senso di claustrofobia urbana, e invece si esagera con un velleitario sfondo social-politico innestato artificiosamente sul nulla. Doppiatrice inascoltabile.
Galbo: Vorrebbe essere una rilettura del lavoro di George Cukor, ben oltre mezzo secolo dopo la sua realizzazione; il film della regista Diane English finisce per essere una commedia poco riuscita forse addirittura meno moderna ed arguta della precedente. Limita la sua riuscita un cast di protagoniste poco affiatare, in testa la Ryan decisamente poco in parte. Meglio le comprimarie come Cloris Leachman. La sceneggiatura inoltre è scarna e rappresenta personaggi poco autentici e troppo stereotipati.
Galbo: Regista con un passato piuttosto glorioso nell'action, Renny Harlin ha proseguito su questa strada, con sempre minore fortuna commerciale. Questo 12 Round è il classico "revenge movie" nel quale l'eroe di turno (un poliziotto) viene sottoposte ad ardue prove per salvare la compagna prigionera del sadico di turno assetato di vendetta. Benchè ricco di momenti poco plausibili o francamente inverosimili, il film (grazie all'esperienza del regista nel genere) non è mal realizzato (anche se il cast non è memorabile) ed offre alcuni momenti di svago.
Teddy : Non possiede né il tratto socio-paranoide dell’originale né l’impeto horror del remake. Questo insipido e televisivo rifacimento del duo Hirschbiegel/McTeigue si esaurisce laconicamente in una irritante parabola familiare, tra madri iperprotettive e figlioletti fastidiosamente emancipati. Bravina la Kidman, totalmente inespressivo Craig. Fantascienza sì ma per modo di dire.
Redeyes: Dopo gli eccellenti poliziotti i nostri tornano nell’eterna sfida padre/papà. La commedia è ben cucita sulla comicità di Ferrel, ma Wahlberg dimostra la sua vis comica ancora una volta e così, seppur la storia appaia banale, si finisce per divertirsi. Una comicità mai sguaiata che anche quando cede il passo al volgare (la scena dall’andrologo, il campione di sperma, gli aneddoti di Holt) non disturba affatto. Si potrebbe accusarla di esser frutto di soli singoli sketch, ma le risate spazzano via queste spicce polemiche.
MEMORABILE: Il cagnolino che porta a casa Dusty; Griff e il "razzismo" di Brad; Brad ubriaco alla partita dei Lakers.
Hackett: Inguardabile accozzaglia di gag stiracchiate e dialoghi asfissianti legati da un'improbabile trama che sfocia presto nella noia. I due figli d'arte (un po' degeneri) protagonisti si alternano in un'estenuante e assordante sproloquio, urlando e dimenandosi per tutto il film, nel tentativo di apparire divertenti. Da mal di testa.
Galbo: Raschiando il fondo del barile i "cinematografari" americani non hanno trovato di meglio che un film basato su una famosa serie di giocattoli, operazione già felicemente (dal punto di vista commerciale) tentata in Transformers. Il risultato è un film da guardare con il cervello deconnesso. Zero psicologia dei personaggi e una serie di sequenze d'azione tutte pericolosamente simili le une alle altre. Poca fantasia e a quanto sembra magri incassi.
Deepred89: Film d'azione (con ampia digressione carceraria centrale) particolarmente ben girato, con una coppia di star decisamente affiatata (azzeccato pure Palance come villain), che soffre però di un soggetto piuttosto debole e scontato, mero pretesto per mettere in scena scontri, sparatorie ed esplosioni. Fortunatamente la sceneggiatura è scritta con arguzia e arricchisce il convenzionale susseguirsi di scene rocambolesche con dialoghi brillanti e spassosi. Scorrevole e divertente ma decisamente poco memorabile.
Puppigallo: Quello che si dice un buon film, con un Hanks in parte, supportato da uno scheletrico nemico assai motivato (scagnozzi compresi), in grado di tenergli testa, confermando che spesso l'apparenza inganna e che si rischia di sottovalutare chi si ha davanti. La descrizione della vicenda è piuttosto accurata; e sia l'abbordaggio, che le conseguenze del gesto, vengono resi bene, creando la giusta tensione. Il vero neo è nell'ultima parte, che sembra non terminare mai (si finisce addirittura per domandarsi a cosa serva veramente la marina militare U.S.A. con i suoi costosi mezzi). Merita la visione.
MEMORABILE: "Tutto andrà molto bene"; Gli ultimi minuti (lo shock).
Modo: La serie inizia ad avere il fiato corto ma quest'ultimo lungometraggio si contraddistingue per l'ottima ambientazione e un discreto livello di suspense. Sicuramente meno divertente del primo, nel quale si erano già sparate tutte le cartucce riguardo le battute comiche. Si è così pensato di puntare più sull'azione che sulle smorfie del protagonista. Tra i tre film di Eddie Murphy girati con John Landis questo è sicuramente il meno riuscito, nonostante non sia poi così male. Cameo simpatico di George Lucas.
Orson: Soldini si adegua ai tempi e realizza un film ben confezionato e recitato, dalla fotografia notturna di Ramiro Civita fino all'ottimo cast. La storia avvince e prende, anche se sa inevitabilmente di già visto: corna e adulteri sono all'ordine del giorno nei canovacci del cinema italiano "due camere e cucina". Però il film è fatto con impegno e si segue tutto con apprensione, a parte qualche lungaggine nella parte finale (il viaggio in Marocco). Molto meglio dei retorici e moraleggianti Ozpetek e D'Aalatri. Realistico.
Rufus68: Uno dei primi film italiani a testimoniare platealmente la sovversione all'interno della coppia matrimoniale operata dalla frustrazione dell'anonimato sociale. La rivincita per interposta persona (la bellissima Antonelli, che dona una elettrizzante costante erotica all'insieme) trova accenti piacevoli (bravo Buzzanca) anche se mai si raggiungono autentici toni grotteschi o drammatici. A suo modo, tuttavia, rileva quale documento epocale. Lodevole anche il contorno (Toffolo e Tedeschi).
Daniela: Quando la figlioletta entra in coma a seguito di un incidente, i genitori si rivolgono ad una dottoressa che sta sperimentando una nuova terapia di stimolazione sensoriale alla Cell...Fritto misto fra dramma familiare, paranormale, scienza alla kazzinger, sprazzi horror, interpretato con scarsa convinzione dal cast (Garcia catatonico più della bimbetta), sceneggiato in maniera pedestre, con personaggi e spunti affastellati senza costrutto che vanificano l'interesse potenziale del soggetto. A parte qualche sequenza (il salvataggio notturno), anche la confezione appare mediocre.
124c: Riuscirà il pistolero arrapato Ryo Saeba, in arte City Hunter, a proteggere la bella Sayaka, giornalista dell'emittente Mega City News? È questo l'interrogativo che ci si pone, guardando questo film animato sull'eroe di Tsukasa Hojo. I colpi di scena non mancano, come non mancano i "Mokkori moments" e le super-martellate di Kaori. Special animato diviso, come spesso accade nelle storie televisive dell'eroe, in due parti: la prima brillante-sexy e la seconda dinamica, romantica e drammatica. Decisamente più riuscito del film con Jackie Chan.
MEMORABILE: I siparietti con il transessuale "innamorato" di Ryo Saeba, la rivalità fra Ryo e Falcon e la vera identità del cattivo.
Galbo: Sequel di Big Mama, vede ancora protagonista l'agente FBI Turner travestito da tata, per badare ai bambini del principale indiziato di un indagine. Sulla falsariga della precedente, un'altra mediocre commedia nella quale Martin Lawrence "gigioneggia" in modo insopportabile sfoderando tutti i clichè del film "en travesti", con più di una similitudine narrativa nei confronti di Mrs. Doubtfire ma una sceneggiatura decisamente più debole. Purtroppo Lawrence non è Robin Williams, né ci si avvicina.
Dusso: Probabilmente tagliato con pesantezza dalla censura, questo decamerotico di Tosini (curiosa la presenza di Gino Cervi) opera una spiccata critica al mondo clericale - pur se si tratta chiaramente di un pretesto per mostrare quello che lo spettatore dell'epoca voleva - risultando discreto, per il genere. Ben doppiato (si pensi a Antonio Guidi che doppia l'Aretino di Blanche).
Pessoa: A Brescia manca la cura per i dettagli dei grandi registi (complici gli scarsi mezzi) ma non certo il mestiere. Il thriller in questione, location americana (ma girato quasi tutto a Roma), non aggiunge nulla all'epopea dei B-movie nostrani degli anni '70, ma si lascia guardare con rispetto. Palance e Montefiori sapevano a memoria dove volevano arrivare, Jemmy Tamburi più intensa del solito, la storia intrigante quanto basta. Non è Hitchcock, ma a suo modo è anche questo cinema d'autore. Il nome dell'assassino si scopre davvero alla fine...
MEMORABILE: Il dialogo muto fra Nello Pazzafini e Jack Palance, mestiere puro.
Galbo: Una non tanto velata critica al sistema economico e sociale americano (e non solo), con le banche che sfruttano spregiudicatamente i risparmi dei loro clienti, è alla base di una commedia alquanto innocua ma che in fondo merita la visione per la professionalità e il carisma del terzetto protagonista. Caine, Arkin e Freeman reggono da soli un film più efficace nella prima parte (in cui si delineano i caratteri dei protagonisti e le loro relazioni) che nella seconda, sorta action annacquato. Gli attori avrebbero meritato un copione migliore.
Daidae: Se escludiamo la bellezza delle giovani attrici (su tutte la Poggi), in questo film c'è davvero poco da salvare. La trama è alquanto assurda, le scene erotiche poche e mal realizzate, tuttavia le ambientazioni sono belle (un palazzo principesco) e le musiche passabili. Il finale è un po' a sorpresa. Non bruttissimo come si può immaginare, ma certo non un film memorabile.
124c: Agente segreto viene coinvolto in una serie di disaventure da una donna misteriosa. Ennesimo spy movie con l'ennesimo baldo e robusto attore nei panni dell'agente segreto di turno. Il regista è quello di Totò contro Maciste, Fernando Cerchio, che si diverte a demolire ciò che era stato costruito, con ingenti capitali, da Sean Connery e dai produttori inglesi di James Bond. Notevole solo per la presenza di Magda "Satanik" Konopka nei panni della simpatica spia femminile doppiogiochista.
Giùan: Meno composto, stilizzato ed ellittico rispetto ad altri omologhi apologhi ferreriani (La cagna, Dillinger è morto), è un film stridententemente perturbante nel suo contrasto tra una forma lividissima (la fotografia mortifera di Tovoli, le scenografie sepolcrali) e gli "svarionamenti" umorali dei protagonisti (i "capricci" di Depardieu, la "cocciutaggine" di una Muti assieme carnale e marziana). Indubitabilmente indigesto nella sua messa a nudo (fin troppo letterale) dell'istituzione familiare ancorpiù che del rapporto maschio/femmina. Imperdibile Pierino.
MEMORABILE: Depardieu, Ornella e Pierino a farsi le coccole nudi sul letto.