Perfetti sconosciuti - Film (2003)

Film che divide pubblico e critica? Non credo; anzi, "Perfetti sconosciuti" mette insieme quegli elementi che fanno mal digerire una storia. Ambientazione e interpretazione (sopra le righe, sembra più segno di svogliatezza che di effettiva cifra stilistica) lasciano molto perplessi. Invece per me "Perfect Strangers" è un piccolo sogno, che non può diventare incubo. In fondo la Nuova Zelanda è il paese più lontano dall'Italia...

Lo sconosciuto rimorchiato durante una serata briaca è misterioso e affascinante (Sam Neill con sopracciglio diabolico e sorrisetto lascivo), ma è pure fuori come un balcone. La principessa sul pisello rapita, passata la sbronza e la momentanea infatuazione (il tizio ha pure un'isola privata, sono cose che fanno un certo colpo), passa al contrattacco e mena, poi si pente, però... A salvare il film dall'essere semplicemente brutto e noioso è il finale, tanto assurdo che può essere solo onirico.

All'inizio il film sembra un buon thriller psicologico poi, all'improvviso, la storia prende una piega inaspettata cadendo nel grottesco e nel ridicolo involontario. Spiace vedere coinvolto Neill in un film del genere, perché in fondo la sua recitazione è buona e forse la storia non sarebbe manco tanto malvagia se non fosse per la pessima regia e per il ritmo sonnolento.

Un incontro in un locale, un quasi colpo di fulmine e... Il resto della storia non è privo di qualche sorpresa all'inizio spiazzante ma che risulta poi mal sfruttata e viene subito a noia. E così tra il tedio, una lungaggine qua ed una lungaggine là, si arriva ad un finale anch'esso strano e di non facile interpretazione. Ma prima di arrivarci il sonno avrebbe potuto avere la meglio. Decisamente al di sotto della mediocrità.

La neozelandese Preston torna al thrilling femmineo dopo il mediocre Il buio della notte, ottenendo risultati anche più deludenti. Colpa di uno script pretenzioso messo su pellicola con un senso dell'arthouse poco affinato: si comincia con una rivisitazione insulare de Il collezionista di Wyler, si prosegue con una specie di Swiss army man ante-litteram virato al dramma psicologico e si termina con una straniante love-story criminosa che, per onirismo degli ambienti costieri e resa passionale persa fra il tedio e l'imbarazzo, pare il precursore ad alto budget di Terror island. Meh.