Abbastanza terribile, e noiosetto. Peccato perchè lo spunto di partenza poteva essere promettente, Carotenuto al solito si tiene a galla, il solitamente fastidioso Silvio Bagolini indovina la caratterizzazione del cinese, Margaret Lee è una beniamina gobbica. Ma al film mancano nerbo e ritmo, e anche i due grandi sono un po' contratti. Pochino da salvare.
Niente male, specialmente per via di una prima mezzora fra le cose migliori, in assoluto, di Franco e Ciccio. Si parte da una lezione universitaria lombrosiana, col docente che mostra all'aula il "Tuberculum deficientiae" sul capo di Franco. Agus è uno strepitoso avvocato malandrino, mentre Carotenuto è perfetto come notaio giapponese che cita saggi proverbi orientali, ma intanto guarda le gambe della Lee. È poi grandissimo nel presentare ai due la loro casa. Poi il film cala non poco, ma riserva ancora qualche guizzo. Uno spettacolo Ceccarelli che fa il samurai.
Nonostante gli strafalcioni in tema di cultura orientale e una visione dell'esotismo pacchiana, questa buffonata in smagliante Eastmancolor mi divertiva molto da ragazzino (non solo perché c'è la mia adorata Margaret Lee, qui purtroppo doppiata da una voce che l'invecchia, quella di Valeria Valeri). Arrivo a dire che secondo me è uno dei migliori Franchi & Ingrassia in assoluto (concordo comunque con chi ha già rilevato che è meglio la prima parte e poi la pellicola si perde un po' per strada).
Riuscito film col celebre duo comico, questa volta alle prese con un eredità che potranno intascare solo al termine di un duro corso di arti marziali. Benché in alcuni punti sopraggiunga un po' di tedio, ci si diverte guardando questa pellicola che colpisce soprattutto per l'impeccabile confezione e i colori accesi derivanti dall'utilizzo dell'Eastmancolor. Franco e Ciccio dispensano, come sempre, battute a getto continuo e sono spalleggiati da un simpatico Carotenuto e dalla Marilyn Monroe d'Inghilterra, la bellissima Margaret Lee.
Fra frizzi e lazzi il tempo passa e perlomeno molte volte ci si può divertire per le battute della coppia, abbastanza brillanti. Il ritmo diventa però fiacco verso il prevedibile finale a causa di inutili riempitivi musicali che appesantiscono la pellicola, già sorretta da un esile soggetto. L'ambientazione è sempre cartolinesca, ma non importa. Stranamente i comprimari italiani sono anche divertenti, mentre le scenette affidate agli attori cinesi (quella al commissariato) fanno davvero cadere le braccia. Ironico ma con molti difetti.
Il carisma e la spontaneità del duo comico emerge, sempre e comunque, anche in un contesto pauperistico in cui si avverte la mancanza di un copione degno di sufficienza. La noia predomina incontrastata perché le poche idee vengono tirate per le lunghe, risultando spesso sfiancanti (parliamo degli allenamenti per diventare samurai e dei tanti proverbi pronunciati da Carotenuto con flemma asfittica). Nel grande calderone che costituisce la loro filmografia difficilmente riuscirebbe a trovare un posto nei piani alti della classifica.
Rossella Como HA RECITATO ANCHE IN...
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All'interno del commissariato di polizia in Giappone (!), quella appesa al muro è la cartina della città di Roma (anche se in qualche modo s'è cercato di coprirla): facile riconoscere l'andamento del fiume Tevere che taglia in due la città: