Catturati da cinque delinquenti, Diabolik e Ginko si ritrovano faccia a faccia nella stessa cella e il primo racconta al secondo la sua storia. Al terzo film su Diabolik, i Manetti Bros. calano l'asso delle origini dell'anti eroe e, in un certo senso, vincono. Il film sembra in effetti un albo a fumetti in live action, mescolato agli sceneggiati Tv della anni' 70, da cui si prende spunto anche per i vestiti. Finalmente più scene per Monica Bellucci, che convince maggiormente come contessa Altea, mentre Miriam Leone resta una garanzia, come Eva. Non male, dopotutto.
MEMORABILE: Il flashback delle origini, centellinato in diverse parti; Il giovane Diabolik di Lorenzo Zurzo; Paolo Calabresi, un King in stile Christopher Lee.
La trasposizione cinematografica di questo celebre albo, fedele all’opera delle sorelle milanesi, avviene con una serie di flashback, inseriti in un film raccontato dal punto di vista di Diabolik. I personaggi principali sono affiancati da validi coprotagonisti: a tutti loro va il merito di aver contribuito ad arricchire la trama sotto il profilo psicologico presentando personaggi credibili, a tutto tondo, che raccontano incarnando la società e le tensioni del periodo
Il terzo capitolo pare abbia finalmente ingranato la marcia, pescando a dovere dai film anni '60 e '70 per riproporne l'estetica sopra le righe. Se la forma è ben curata, continua a non convincere del tutto il ritmo, con alcuni squilibri disseminati lungo la storia e dei climax piuttosto scarsi in quelle che dovrebbero essere svolte importanti per la trama. I migliori si confermano il Ginko di Mastandrea (non male anche la sinergia con la Bellucci) e la Eva Kant di Leone, vera protagonista della trilogia.
MEMORABILE: Il gioco di appostamenti nel motel; Il King di Calabresi.
La terza puntata che i Manetti Bros. dedicano a Diabolik risulta leggermente superiore alle due precedenti, grazie a una migliore sceneggiatura (in fondo deriva da uno degli albi più iconici, tra quelli dedicati al re del male). Purtroppo la recitazione è nel complesso terribile (si salva solo qualche personaggio secondario), ma se si riesce a sorvolare su questo "piccolo" particolare si potrà gustare abbastanza piacevolmente la storia narrata. Buona la regia, che ricorre spesso allo split-sceen per richiamare l'effetto fumetto.
Alla terza prova, i fratelli Manetti ottengono il miglior risultato aiutati anche dal fatto che la storia in questione è molto interessante e ricca di sfaccettature, capace soprattutto di esaltare l'Altea interpretata benissimo da Monica Bellucci. L'estetica è tipicamente anni Settanta e i criminali contro i quali per una volta si uniscono Diabolik e Ginko sembrano proprio usciti dal cinema di quegli anni.
Nonostante le musiche troppo invadenti, per lunghi tratti è il migliore della trilogia: confezione ancora impeccabile, storia coinvolgente (ricavata da uno degli albi più iconici della saga), omaggi al poliziottesco, persino un approfondimento psicologico dei personaggi superiore al consueto. Nell'ultima parte però la sceneggiatura sbanda (perché Altea chiede l'aiuto di Eva anziché rivolgersi alla polizia? Che fine ha fatto la moglie del rapinatore?), tradendo lo spirito del fumetto e anche la verosimiglianza. Sempre bravi Leone e Mastandrea, in crescita Gianniotti e la Bellucci.
MEMORABILE: La rapina; La doppia sorveglianza; Lo spogliarello integrale (impensabile nel fumetto); Il flashback delle origini.
Arrivati al terzo episodio, la domanda è sempre la stessa: a cosa serve realizzare per il cinema prototipi di film TV, per giunta ormai seriali come le fiction di un tempo, tipo Maresciallo Rocca? Certo, quest'ultima confezione è migliore e più curata delle precedenti, al netto però di una recitazione sempre molto forzata e spesso insufficiente (discreti comunque Gianniotti e Mastandrea). Difficile capire se i Manetti stiano cercando di trasferire su schermo ritmo e figuratività del fumetto o se la loro intenzione è di farne vero cinema. Nel dubbio ci si annoia.
Antonio Manetti HA DIRETTO ANCHE...
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Il titolo ( come da locandina e da titoli di testa e di coda del film) dovrebbe essere corretto in "Diabolik chi sei?" , quindi senza trattino tra Diabolik e chi.
DiscussioneZender • 12/03/24 07:58 Capo scrivano - 47812 interventi
Sì ma il trattino spessissimo non è messo nelle locandine o nei titoli di testa, che possono spezzare titolo e sottotitolo con una differenza di font (come in questo caso), di grandezza di font (di nuovo come in questo caso) e artifici che in un titolo tutto uguale non possono essere divisi in altro modo che col trattino.
Sì ma il trattino spessissimo non è messo nelle locandine o nei titoli di testa, che possono spezzare titolo e sottotitolo con una differenza di font (come in questo caso), di grandezza di font (di nuovo come in questo caso) e artifici che in un titolo tutto uguale non possono essere divisi in altro modo che col trattino.
Scusa Zender se torno a "rompere", non me ne volere... Nelle schede dei 3 Diabolik i registri appaiono solo coi loro nomi e cognomi, mentre negli altri film compare sempre tra parentesi anche Manetti Bros. Visto che si firmano così, non sarebbe opportuno uniformare, in tal modo una ricerca con il loro pseudonimo potrebbe il risultato corretto. Grazie
DiscussioneZender • 14/03/24 08:06 Capo scrivano - 47812 interventi
Ma no, quale rompere dai, non scherziamo... Hai ragione e hai fatto ovviamente bene a dirlo, solo che era sbagliato prima: non possiamo lasciare un nome tra parentesi legandolo poi solo a un nome, va tolto.