Bellissimo e toccante, immerso in un paesaggio glaciale fatto di piccole vite e miserie quotidiane.
Una provincia americana come l'avrebbe raccontata Ken Loach, dove si tira avanti a stenti, vivendo in una baracca che cade a pezzi e con il terrore che ti pignorino il televisore non ancora pagato
Questa è Ray Eddy (una sofferta Melissa Leo che avrebbe meritato senza dubbio l'Oscar), con le unghie nere, le mani screpolate, il viso solcato dal freddo e dalla sofferenza, il corpo non più giovane segnato da alcuni tatuaggi
Il marito se lè filata con i risparmi bruciati al gioco, lasciando indietro lei (e i suoi due figli) senza il becco di un quattrino
L'incontro con una nativa americana Mohawk (l'intensa Misty Upham, deceduta pochi mesi fà) anch'essa diseredata che vive in una riserva in una fetida roulotte, cambierà per sempre la sua vita in una svolta imprevista e criminosa...
Intenso, emozionante, femmineo, quasi un
Thelma e Louise del sottoproletariato, dove Courtney Hunt si dimostra una regista sensibile, attenta ai particolari della vita quotidiana, sottolineando momenti davvero pregnanti, fino al commovente e struggente finale (la decisione di Ray, l'arrivo della casa prefabbricata dei sogni)
Impreziosito dalle musiche penetranti di Shahzad Ali Ismaily e dalla fotografia di Reed Dawson Morano, un racconto di disperazione e sopravvivenza, di solidarietà femminile, di donne decise e risolute che non hanno paura di nulla
Una diversa rappresentazione del "border movie", con momenti che sfiorano l'humor macabro (il neonato pakistano nella borsa: "
Non vorrai riportaglielo congelato"), ad altri di pura emozione (l'inseguimento con la polizia nel pre-finale notturno sul lago di ghiaccio che si stà rompendo e con le due clandestine cinesi chiuse nel baule), con un interrazialità di fondo quasi antropologica (clandestini cinesi, pakistani, nativi americani contrabbandieri di esserei umani, loschi boss francocanadesi gestori di squallidi night)
Bellissima, poi, la sequenza (a montaggio alternato) di Ray che trasporta clandestini pakistani nella notte della vigilia di natale, mentre il figlio adolescente (a casa) scopre i tubi dell'acqua ghiacciati e ha la malaugurata idea di usare la fiamma ossidrica...
Cinema indipendente, ficcante e realistico (che non solo è piaciuto a Tarantino ma avrà fatto innamorare anche i fratelli Coen), che regala emozioni vere e per nulla ruffiane, l'altra faccia di un america che sembra sempre più una landa post atomica.
Una regista di cui sentiremo ancora parlare, spero, al più presto.