Discussioni su Diaz - Film (2012) | Pagina 1

DISCUSSIONE GENERALE

94 post
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  • Pigro • 15/04/12 10:39
    Consigliere - 1664 interventi
    In attesa che domani esca il commento che ho scritto, vorrei anticipare alcune riflessioni su questo film.
    Fortemente deludente.
    La cosa che mi ha più infastidito è che Vicari racconti nel dettaglio il massacro alla Diaz, senza contestualizzarlo e senza spiegare l'intricato reticolo di condizioni che l'hanno motivato (al di là dell'ovvia responsabilità della polizia). Mi chiedo cosa capirebbe un ventenne o comunque chi non conosce bene quel che è successo...
    Per esempio, non si capisce quale sia l'occasione di partenza: l'unica cosa che si vede è Berlusconi che stringe la mano a Bush, nessun accenno al G8 e ai temi affrontati. Parallelamente non si capisce perché ci siano tutti questi manifestanti e cosa vogliano: si vedono solo tanti giovani da tutto il mondo, che sono lì per manifestare chissà cosa. Conseguentemente non si capisce nulla del nocciolo chiave dei casini, e cioè la pessima gestione dell'intera faccenda da parte di chi doveva garantire la sicurezza, l'ordine, il diritto a mamifestare, a cominciare dalla fondamentale "zona rossa", cioè la chiusura della città. Si vede solo uno che attraversa un cancello: a malapena chi sa di cosa si parla intuisce che sia la zona rossa...
    I black bloc ci sono, invece: due. Uno decide di andar via prima dell'irruzione nella Diaz, l'altro ne rimane fuori per caso e alla fine - udite udite - sembra pentirsi!!!
    Ma la cosa davvero scandalosa che mi ha fatto indignare di più è che questa ignoranza che il film cerca di trasmettere è resa esplicita da una scena ricorrente e perfino dalla battuta di un personaggio verso la fine: tutta la vicenda della Diaz sarebbe stata causata dalla reazione della polizia al lancio di una bottiglia! Ma dico, chi stiamo prendendo in giro?
    Ah, ciliegina sulla torta: Vicari sostiene che tutto è documentato e dimostrato. Insomma fa capire che si tratta di un film dove tutto è vero. Peccato che inserisca tra i personaggi un giornalista (sulla cui utilità narrativa c'è comunque da discutere...), interpretato da Elio Germano, della redazione della "Gazzetta di Bologna". Che è un giornale che... non esiste! Perché inserire questa panzana? Beh forse una ragione c'è: come si legge nei titoli di coda, lo sponsor del film è "La Repubblica".
    Imbarazzante: meglio che mi fermi qui altrimenti mi pento dei due pallini che gli ho dato e abbasso il punteggio.
  • Gugly • 15/04/12 10:59
    Portaborse - 4710 interventi
    Mmmhh...vorrei andare a vedere questo film, e ho letto tali critiche da più parti: la violenza é molto realistica, ma nulla si dice delle "alte sfere".
  • Zender • 15/04/12 11:41
    Capo scrivano - 47900 interventi
    Sorry Pigro, Nando ti aveva preceduto, nonostante non l'avessi ancora autenticato. Ho trasferito il tuo commento alla sua scheda. Ogni tanto capita...
  • Ruber • 15/04/12 16:56
    Formatore stagisti - 9262 interventi
    Pigro ebbe a dire:
    In attesa che domani esca il commento che ho scritto, vorrei anticipare alcune riflessioni su questo film.
    Fortemente deludente.
    La cosa che mi ha più infastidito è che Vicari racconti nel dettaglio il massacro alla Diaz, senza contestualizzarlo e senza spiegare l'intricato reticolo di condizioni che l'hanno motivato (al di là dell'ovvia responsabilità della polizia). Mi chiedo cosa capirebbe un ventenne o comunque chi non conosce bene quel che è successo...
    Per esempio, non si capisce quale sia l'occasione di partenza: l'unica cosa che si vede è Berlusconi che stringe la mano a Bush, nessun accenno al G8 e ai temi affrontati. Parallelamente non si capisce perché ci siano tutti questi manifestanti e cosa vogliano: si vedono solo tanti giovani da tutto il mondo, che sono lì per manifestare chissà cosa. Conseguentemente non si capisce nulla del nocciolo chiave dei casini, e cioè la pessima gestione dell'intera faccenda da parte di chi doveva garantire la sicurezza, l'ordine, il diritto a mamifestare, a cominciare dalla fondamentale "zona rossa", cioè la chiusura della città. Si vede solo uno che attraversa un cancello: a malapena chi sa di cosa si parla intuisce che sia la zona rossa...
    I black bloc ci sono, invece: due. Uno decide di andar via prima dell'irruzione nella Diaz, l'altro ne rimane fuori per caso e alla fine - udite udite - sembra pentirsi!!!
    Ma la cosa davvero scandalosa che mi ha fatto indignare di più è che questa ignoranza che il film cerca di trasmettere è resa esplicita da una scena ricorrente e perfino dalla battuta di un personaggio verso la fine: tutta la vicenda della Diaz sarebbe stata causata dalla reazione della polizia al lancio di una bottiglia! Ma dico, chi stiamo prendendo in giro?
    Ah, ciliegina sulla torta: Vicari sostiene che tutto è documentato e dimostrato. Insomma fa capire che si tratta di un film dove tutto è vero. Peccato che inserisca tra i personaggi un giornalista (sulla cui utilità narrativa c'è comunque da discutere...), interpretato da Elio Germano, della redazione della "Gazzetta di Bologna". Che è un giornale che... non esiste! Perché inserire questa panzana? Beh forse una ragione c'è: come si legge nei titoli di coda, lo sponsor del film è "La Repubblica".
    Imbarazzante: meglio che mi fermi qui altrimenti mi pento dei due pallini che gli ho dato e abbasso il punteggio.



    Per la serie vi avevo avvertito.... Io non sbaglio mai, quando ho il sentore che un film sia fatto male solo per fare curriculum al regista, checchè gli altri utenti mi dicevano il contrario. E tutta un operazione politica da parte del regista, e sono contento che diversi utenti nonchè diversi critici tv come a Cinematografo ieri mi hanno dato ragione, io non dico mai cose campate per aria. Il film e altamente sproporzionato a favore dei manifestanti, come avevo previsto pur non avendo visto alcun trailer se non quei pochissimi secondi delle pubblicità tv.
  • Galbo • 15/04/12 17:35
    Consigliere massimo - 3992 interventi
    Ruber ebbe a dire:


    Per la serie vi avevo avvertito.... Io non sbaglio mai ......, io non dico mai cose campate per aria.



    è meraviglioso, beato te....
  • Didda23 • 15/04/12 17:46
    Compilatore d’emergenza - 5796 interventi
    Perchè è stato messo quel titolo?
    Se prendiamo Imdb è solo Diaz, sugli altri siti è riportato Diaz - Non pulire questo sangue..
    Perchè il titolo in inglese? sulle locandine al cinema non c'è.
  • B. Legnani • 15/04/12 19:09
    Pianificazione e progetti - 14985 interventi
    Didda23 ebbe a dire:
    Perchè è stato messo quel titolo?
    Se prendiamo Imdb è solo Diaz, sugli altri siti è riportato Diaz - Non pulire questo sangue..
    Perchè il titolo in inglese? sulle locandine al cinema non c'è.


    In effetti, me lo chiedo anch'io. Non è che ci adeguiamo alla scemenza del Politecnico di Milano che bandirà l'italiano dalle lezioni?
  • Cotola • 15/04/12 20:21
    Consigliere avanzato - 3851 interventi
    B. Legnani ebbe a dire:

    Non è che ci adeguiamo alla scemenza del Politecnico di Milano che bandirà l'italiano dalle lezioni?


    Ah!!! Finalmente qualcuno che, oltre De Mauro,
    la dice tutta. Buono la penso come te. Anche se
    non c'entra nulla con il film.
  • Pigro • 15/04/12 22:44
    Consigliere - 1664 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Sorry Pigro, Nando ti aveva preceduto, nonostante non l'avessi ancora autenticato. Ho trasferito il tuo commento alla sua scheda. Ogni tanto capita...

    Sì sì, ho intuito: assolutamente no problem.
  • Pigro • 15/04/12 22:48
    Consigliere - 1664 interventi
    Didda23 ebbe a dire:
    Perchè è stato messo quel titolo?
    Se prendiamo Imdb è solo Diaz, sugli altri siti è riportato Diaz - Non pulire questo sangue..
    Perchè il titolo in inglese? sulle locandine al cinema non c'è.


    Il sottotitolo è rigorosamente in inglese, perché riprende una scritta su un foglio che fu appeso da una ragazza dentro la palestra dopo il massacro.
    Nei titoli di testa compare esattamente il titolo Diaz: Don't Clean Up This Blood, proprio perché ci si riferisce a quel dettaglio (che nel film, ovviamente, si vede). Magari qualcuno avrà pensato che il titolo inglese era stato fatto per il mercato straniero o per i festival internazionali e avrà pensato di tradurlo in "Non pulite questo sangue", ma è un errore. Il solo titolo Diaz è un'abbreviazione, anche se ovviamente (anche nei titoli di testa) ha il rilievo maggiore.
  • B. Legnani • 15/04/12 23:51
    Pianificazione e progetti - 14985 interventi
    Un attimo. Se quello è un sottotitolo, mica dobbiamo metterlo. Anche sui giornali il film è DIAZ e basta. Il sottotitolo mettiamolo negli aka.
    Ultima modifica: 15/04/12 23:51 da B. Legnani
  • B. Legnani • 15/04/12 23:54
    Pianificazione e progetti - 14985 interventi
    Non è chiaro, però.
    Sui poster solo DIAZ. Per l'ANICA, invece, con la scritta in inglese.
    Mmmmmmmmmh...
  • B. Legnani • 15/04/12 23:57
    Pianificazione e progetti - 14985 interventi
    Alla fine dei conti metterei DIAZ e basta come titolo e quello che ora appare come titolo negli aka.
    In ogni caso il titolo lungo appare scritto in modo errato. Prima dei due punti NON ci va lo spazio.
    Inoltre ANICA scrive
    Diaz - Don't Clean Up This Blood
    Ultima modifica: 16/04/12 00:00 da B. Legnani
  • Didda23 • 16/04/12 00:02
    Compilatore d’emergenza - 5796 interventi
    Si metterei solo Diaz e "Non pulire questo sangue" e " Don't clean up this blood" come aka.
    Ripeto Imdb lo cataloga come "Diaz".
  • Zender • 16/04/12 08:03
    Capo scrivano - 47900 interventi
    Io lascio solo Diaz visto che così compare nelle locandine e nelle informazioni generiche sui giornali, però tra la dicitura italiana e quella inglese Pigro spiega bene quale sia la più corretta e perché. Ad ogni modo metto tutto negli aka.
    Ultima modifica: 16/04/12 08:03 da Zender
  • Markus • 16/04/12 19:38
    Scrivano - 4775 interventi
    Il commento di un mio amico (extra Davinotti) sul film in questione che abbiamo in visto insieme:

    "Diaz" è un pugno nello stomaco. Violento da spezzare il fiato, difficile da assorbire, eppure estremamente salutare. Sì. salutare, perché il film di Daniele Vicari, uscito la settimana scorsa nelle sale italiane, apre brutalmente gli occhi a chi ancora si crogiolava nella comodità delle versioni ufficiali, squarcia il velo del silenzio, non tanto e non solo su un evento tragico che è stato ampiamente documentato sia dalle riprese effettuate sul posto all'epoca, sia dalle risultanze dibattimentali dei vari processi, quanto su cosa sia realmente stata la realtà italiana politica e informativa nei primi anni di questo secolo. Una realtà amara, ora lo si può dire, un regime democratico parziale, con i media fortemente condizionati e impossibilitati a dire fino in fondo tutta la verità su certi argomenti scottanti.
    VERITA' NUDA E CRUDA - Chi siano stati i responsabili di tutto ciò, lo dirà (e forse in parte lo ha già detto) la storia. Non è questa la sede per discuterne. Di certo c'è che in quella notte fra il 21 e il 22 luglio 2001, a Genova, prima nella scuola Diaz e poche ore più tardi all'interno della caserma di Bolzaneto, si sono consumati momenti degni di una dittatura sudamericana degli anni Settanta. Di quelle ore, lo si detto, esistono immagini, video, testimonianze, processi. C'è Amnesty international che ha parlato di quei giorni come della "più grave sospensione dei diritti democratici in una democrazia occidentale dopo la seconda guerra mondiale". Ecco perché "Diaz - Don't clean up this blood", pur raccontando un "già visto e già vissuto", spiazza e devasta le coscienze di chi ha ancora la forza di indignarsi di fronte a tali scempi: perché ciò che la pellicola mostra è la verità storica dei fatti, nuda e cruda, per nulla edulcorata (anzi), con pochissime forzature narrative.
    "Diaz" è forte di una scrittura assolutamente rigorosa, che ben poco spazio concede a fantasiose derive romanzesche. La ricostruzione filmica lascia a volte il passo alle immagini autentiche dell'epoca, quelle dell'irruzione notturna nella scuola e dei soccorsi immediatamente successivi, in mezzo a ettolitri di sangue. Viene mostrato tutto ciò che dev'essere mostrato, senza sconti: le percosse ai limiti dell'uccisione, le chiazze rosso vivo sui muri e sul pavimento, l'indignazione della stampa, le false prove (le bottiglie Molotov), la cappa di piombo su Bolzaneto, le violenze fisiche e psicologiche sui fermati. Per chi ha vissuto più o meno da vicino i fatti dell'epoca, e dopo ha avuto il coraggio e la volontà di documentarsi, nulla che già non si sapesse; per chi ha nascosto per dieci anni la testa sotto la sabbia, qualcosa che forse non è facile da accettare, ma che deve essere visto.
    CRITICHE - C'è chi ha parlato di una ricostruzione troppo schierata dalla parte delle vittime del pestaggio, di uno spazio troppo esiguo e marginale dato al ruolo dei Black bloc in tutta la vicenda G8, indubbiamente complessa: è una scelta artistica e ideologica che si può condividere o meno, e la critica suddetta non è del tutto campata per aria; da parte mia penso che parlare un po' di più dei teppisti (terroristi autentici) del "blocco nero" non avrebbe cambiato la rappresentazione di quella realtà che il film vuole descrivere, la realtà di una mattanza che nessuna provocazione precedente nei confronti delle forze dell'ordine, nessun gesto violento di una parte di manifestanti, potrà mai giustificare: e sarebbe forse stata, anche, una ennesima concessione a quella "par condicio" che ha annacquato e impoverito il dibattito politico italiano dagli anni Novanta in poi, quella regola in base a cui dove c'è chi dice bianco dev'esserci per forza anche chi dice nero. E no, signori: questo film ha detto bianco, ora attrezzatevi voi, girate un altro film o montate un altro documentario che dica nero, poi avremo modo di discuterne l'efficacia narrativa e la veridicità di rappresentazione.
    FILM POLITICO? - Si è anche detto che "Diaz" lascia fuori la politica. Beh, forse "letteralmente" è vero: non compaiono personaggi politici (se non le poche immagini degli otto grandi dell'epoca riprese dai telegiornali di quel 2001), non si parla di scelte e di decisioni politiche. Ma credo che questo film sia, in realtà, profondamente "politico", se politica vuol dire anche impegno e coscienza civile, volontà di portare alla luce del sole drammi, brutture, vergogne del nostro tempo. E' talmente "politico", "Diaz", che non a caso esce solo oggi, oggi che si sta cominciando ad alzare il velo, senza più reticenze, su una fase storica del nostro Paese che forse sarebbe stato meglio non ci fosse mai stata. Dopodiché, il compito di cercare e condannare i responsabili è della vita reale, non dell'arte filmica.

    PREGI E DIFETTI - Sul piano più squisitamente tecnico, che per una pellicola del genere ha valore relativo, sostanzialmente condivisibile la scelta di non caratterizzare in modo troppo approfondito la gran parte dei personaggi, perché scopo del film è quello di mostrare una visione globale e documentaristica della vicenda, con poche ma significative digressioni su vicende personali, come quelle di Alma, giovane manifestante tedesca picchiata nella scuola, maltrattata in caserma e disperatamente cercata dalla madre, o di Luca, giornalista della Gazzetta di Bologna capitato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Funziona solo a tratti il gioco di flashback temporali, estremamente efficace quando mostra l'assalto alla scuola visto di fuori, dalle forze dell'ordine, e da dentro, dai manifestanti, mentre in altre fasi genera un po' di confusione e difficoltà nel seguire la ricostruzione. Fra gli attori famosi del cast, troppo esigua la parte affidata a Mattia Sbragia, alto esponente della polizia che parla poco ma sembra essere il deus ex machina di tutta l'operazione, a cui sovrintende con freddezza, quasi come se stesse sbrigando pratiche d'ufficio. Azzeccata la figura di Anselmo, anziano militante Cgil interpretato da Renato Scarpa con semplicità e leggerezza, anche lui vittima della barbara furia della polizia.
    SANTAMARIA - E a proposito di polizia, ben poco credibile risulta invece la figura del vicequestore romano Max: Claudio Santamaria, certo, ne fornisce una interpretazione tutto sommato convincente, ma a non essere convincente è il personaggio, il poliziotto posto al comando dell'irruzione che entra per ultimo nella scuola e, a massacro ormai quasi compiuto, mostra il volto disgustato, urla ai suoi di smetterla (con grande ed efficace autorità, va detto: quando volta le spalle quelli continuano a manganellare a volontà...), arriva addirittura a chiedere scusa a uno dei pochi ragazzi malmenati che non hanno perso i sensi (ottenendo in cambio l'inevitabile sguardo carico di odio e livore) e poi, una volta uscito, si sfoga con un superiore per l'eccessiva violenza della squadra a lui affidata. Insomma, una specie di poliziotto "buono", o se non altro "pentito", ma che in realtà piange solo lacrime di coccodrillo di qualità purissima. Figura patetica che in un film di così alto profilo non avrebbe dovuto trovare cittadinanza, così come non vi era assolutamente la necessità di infilare nel mezzo della pellicola l'inevitabile scena di sesso (o meglio, di... post sesso, con un esponente del Genoa Social Forum e la sua ragazza sorpresi dalla cinepresa nudi nella penombra di una stanza). La domanda è: perché? Perché cedere alla tentazione del pruriginoso, sebbene breve e solo accennato, anche in un'opera che trova realizzazione e compimento, che centra perfettamente il bersaglio attraverso altre vie? E' proprio necessario infilare il sesso in ogni film, dal comico al tragico, dal thriller al documentaristico? Inutile e fuori luogo, infine, la presenza caricaturale di Paolo Calabresi, compagno di lavoro di Max - Santamaria.


    Il suo blog:

    http://notedazzurro.blogspot.it/2012/04/le-mie-recensioni-diaz-dont-clean-up.html?spref=fb
    Ultima modifica: 16/04/12 19:39 da Markus
  • Buiomega71 • 16/04/12 19:39
    Consigliere - 26092 interventi
    A quanto mi sembra di capire una specie di Fragole e sangue dei giorni nostri, in terra patria...
  • Didda23 • 16/04/12 19:50
    Compilatore d’emergenza - 5796 interventi
    Sicuramente interessante l'intervento del buon Carlo.
  • Capannelle • 16/04/12 20:07
    Scrivano - 3554 interventi
    Che alla diaz e alla bolzaneto siano accadute cose vergognose senza punire i responsabili mi sembra acclarato.
    Parlare di sospensione della democrazia qui in italia come se in francia, gb, usa non esistano casi simili mi sembra esagerato e partigiano.

    Il problema specifico sono l'impunità delle forze di polizia e il silenzio dei media ma non accetto che si dica che sono problemi solo italiani o peggio la generalizzaizone che considerano tutti i poliziotti come sadici torturatori (tra le righe del lunghissimo commento si legge questo).
    Ultima modifica: 16/04/12 20:08 da Capannelle
  • Zender • 16/04/12 20:15
    Capo scrivano - 47900 interventi
    Io devo prima vederlo, in effetti.