Liberi tutti - Corto (2015)

In poco meno d'un'ora la storia delle tv private in Italia. Dai ripetitori artigianali per diffondere Telemontecarlo alle vere tv locali, dall'arrivo dei primi produttori al Berlusconi prima di Milano2 e poi del suo network. Colpiscono, al di là dei big che si lanciarono nell'impresa (Bongiorno, Costanzo, Baudo...) le apparizioni di personaggi oggi celeberrimi, come Magalli o Marina Frajese. Testimonianze dei pionieri. Ampia visibilità per Pupo De Luca (Telemare) e Renzo Villa (Antenna 3 Lombardia). C'è pure il "gattone" di Maurizio Seymandi...

Pregevole lavoro di Rea sull'epopea anarchica e ruspante delle televisioni locali negli anni '70, con stuzzicanti reperti d'epoca, facce notissime e dimenticate, l'alto e tragico (il filmato originale della scoperta del cadavere di Moro) mescolato al trash più impenitente come era del resto nella natura delle tv libere. Un solo difetto: la brevità!

Rapida cronistoria della nascita delle TV private italiane raccontata con una percepibile passione e nostalgia nei confronti di un modo di fare televisione oggi impensabile e inevitabilmente imparagonabile a quello odierno: inutile ogni accostamento alla pletora di canali fioriti con l'avvento digitale terrestre. A inframezzare il racconto di Rea, autore e regista del documentario, vi sono le testimonianze dei protagonisti di quell'irripetibile periodo e numerosi filmati di programmi televisivi, tra cui spiccano le interviste di Pupo De Luca ai passanti.

Non c'è quanto, videoarsenale alla mano (vedi teletrasporto), col suo excursus sul fenomeno più garibaldino libertario e indisciplinato dell'etere, Rea fa fare al nostro miocardio vere e proprie olimpiadi dei tuffi, inumidendoci gli occhi di minuto in minuto e ridestando sia la nostra memoria bambina sia anni di televagiti in cui tutto era possibile e il possibile ancora ingovernabile. Una colata d'oro fuso per l'occhio nostalgico, peccato che l'operazione sia sommaria e proceda per essenziali macronuclei compressi a volo d'aquila escludendo syndication epocali-apicali come Euro Tv.

"Documento" ben costruito, seppur con la necessaria sintesi per potere essere contenuto nello spazio predisposto. Personaggi famosi al loro esordio televisivo e tensione nello sviluppo e nella messa in onda dei programmi, in canali TV spesso dotati di una estetica “sgangherata” ma anche dall’anima profonda e significativa. C’è dell’oltre, nello spettacolo, perché si parla di “commerciale” e per certe zone d’Italia è stata una “manna” di sviluppo. Rea parla della sua passione e mostra immagini emozionanti, soprattutto per chi le ha vissute, già guardando, a quel tempo, la televisione.

Bella retrospettiva/celebrazione di un fenomeno puramente folle e anarchico (almeno agli albori), unico al mondo: la tv privata in Italia tra gli anni '70 e '80, che tuttavia si rivelò tristemente (anche se il documentario non ne parla) la pietra tombale del nostro cinema di genere. In compenso portò nelle case degli italiani di tutto e di più per davvero, altro che il celebre slogan della TV di stato: dalle irrilevanti notizie naïf di quartiere a tragedie epocali come il ritrovamento del cadavere di Moro, dagli spogliarelli alle bizzarre televendite. Poi, nulla sarà più come prima.