Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

E’ ormai un po' che Pupi Avati cerca di ripercorrere la strada del mistero e della paura che aveva reso immortali i suoi primi lavori. Con L’AMICO D’INFANZIA ha provato a ripetere, senza purtroppo riuscirci, il successo del suo grande thriller LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO. L’ARCANO INCANTATORE è invece la riproposizione della strada horror di ZEDER, ma anche qui l'ispirazione è ben lungi dall'avvicinarsi a quella che diede vita al favoloso capolavoro dell'83...Leggi tutto. Peccato davvero, perché la storia poteva essere molto interessante e il ritorno in terra di Romagna prometteva nuove suggestioni. Invece, a dispetto di una fotografia molto elegante (pure se fosse troppo satura nelle colorazioni tendenti al rosso e giallo) e che riesce a far risaltare le figure anche nel buio quasi totale, L’ARCANO INCANTATORE si perde in una sceneggiatura scialba, interpretata male, priva di dinamismo. Le situazioni tendono a ripetersi e non si riesce a creare quel clima necessario di tensione indispensabile per un film di chiara impostazione horror (intellettuale quanto si vuole, ma sempre horror). Dispiace vedere Avati districarsi così male su di un terreno che un tempo rappresentava per lui un punto di forza (nessun altro suo film ha saputo raggiungere le vette della CASA e di ZEDER). Mancano la tensione, la magia; è scomparsa quell'aura di sottile perversione per far spazio a un formalismo di maniera, testimonianza vuota di un talento che pare al tramonto. C’è confusione nella sceneggiatura, claustrofobia inoculata a forza e di sicuro forzata. Qualche sprazzo di genialità. Pochi.

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Undying 24/04/07 00:54 - 3807 commenti

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Mette ancora i brividi, quel genio di Pupi Avati, mentre porta alla nostra conoscenza questa leggenda medievale, che si sviluppa nei dintorni di Medelana, Marzabotto: la porrettana, strada (dagli oscuri crocevia) è quella prediletta (e frequentata) dal regista. Un prete spretato isolato in una Chiesa che si dice maledetta ed un uomo di Chiesa costretto a lasciare Bologna in fretta e furia per i suoi rapporti con il gentil sesso. E' la storia, così verosimile, che prende alla gola, e ti attanaglia anche nel successivo sviluppo irrazionale...

Homesick 4/06/07 15:10 - 5737 commenti

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Rurale ed esoterico, riprende la vena horror del caratteristico gotico padano avatiano, sebbene non sempre riesca a sviluppare un’adeguata tensione e resti imbrigliato in un spesso asettico meccanismo “televisivo”. Cecchi è comunque grandioso e l’apparizione del fantasma in biblioteca non si dimentica facilmente; di grande fascino l’ambientazione appenninica. Se fosse stato girato vent’anni prima, sarebbe stato probabilmente un capolavoro.

Cotola 9/01/08 23:59 - 9061 commenti

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Dopo quasi tre lustri Avati torna ad un genere a lui molto caro: l'horror. Il risultato è sicuramente apprezzabile anche se non all'altezza dei precedenti lavori. Il film, infatti, può contare su una confezione molto raffinata che ha però il suo anello debole in una sceneggiatura un po' scialba e a tratti farraginosa che non convince appieno ma che, soprattutto, non crea la tensione necessaria ad avvincere lo spettatore. In ogni caso un lavoro godibile.

B. Legnani 18/04/08 23:18 - 5538 commenti

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Talora intrigante, talora logoro. Molto avatiano (colori, passioni...), ben girato (e ottimamente recitato, con Carlo Cecchi su tutti - c’è anche Vittorio Duse!), con richiamo, come in Eco, alla Biblioteca di Babele e con doppie epifanie femminili alla Shining... Abbastanza magico, ma con troppe porte scricchiolanti o troppi passi risonanti nei corridoi. Un po’ così l’inizio del secondo tempo. Le petrose rive del lago, ahimé, rivelano sùbito la sua artificialità (difatti è quello di Corbara...).
MEMORABILE: Notevoli il finale, l’arrivo al colle e il gioco con lo specchio.

Galbo 13/12/08 07:44 - 12402 commenti

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Pupi Avati ritorna alle atmosfere gotiche dei suoi esordi, utilizzando lo sfondo medioevale e un paesaggio che conosce molto bene (l'Appennino), per raccontare una storia di esoterismi e ritualità. Atmosfere ed ambientazione sono però la cosa migliore dell'opera, insieme alla recitazione di Carlo Cecchi. La sceneggiatura del film è infatti piuttosto oscura ed ingarbugliata, talora francamente inconcludente ed anche la prova del resto del cast non è ottimale.

Bruce 11/12/08 09:30 - 1007 commenti

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Altra magia narrativa di Avati nel campo del thriller, questa volta di tono medievale ed esoterico. Splendide le inquadrature, la fotografia, le luci, la scenografia con una perfetta ricostruzione degli ambienti e dei paesaggi dell’epoca, per una storia tutta interna alla Chiesa ma a strettissimo contatto con il maligno. L'interpretazione di Cecchi rende eccellente il film.

Spectra 30/12/08 10:28 - 84 commenti

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Pupi Avati si ripresenta con il thriller esoterico con scarsi risultati. Buone le inquadrature e la fotografia, ma la sceneggiatura regge poco e il film ne risulta spoglio di elementi di vera tensione. Peccato, perché Avati era stato in grado con pochi mezzi di creare buone ambientazioni.

Deepred89 3/01/09 23:07 - 3709 commenti

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Piuttosto deludente questo horror di Avati, riuscito molto bene dal punto di vista della regia e della fotografia (molto cupa ed inquietante) ma piuttosto carente a livello di sceneggiatura. La storia è stiracchiata e poco coinvolgente e la tensione non riesce a raggiungere livelli accettabili. Cast di medio livello, con un protagonista (Stefano Dionisi) neanche così malvagio. Un'occasione sprecata.

Dilinger 26/07/09 21:48 - 2 commenti

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Che dire, Pupi Avati non si smentisce neanche in questo film: ottima ambientazione a lui consona per questo genere e bella anche la trama, Il film cattura per il crescendo narrativo ed ambientale, che aumenta man mano che si avvicina il finale. Un apprezzamento agli attori che hanno saputo imprimere la giusta drammaticità quasi teatrale alla vicenda. Consiglio a tutti la visione!

Brainiac 9/08/09 16:38 - 1083 commenti

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Pupi Avati ha un gusto originale per l'horror, un tocco del tutto personale che sa affascinare con scelte inusuali e barocche (la nenìa macabra, il paravento con le fessure per gli occhi). Qui non tutto torna, però. Avati paga il dazio imposto da una struttura vetusta, con la recitazione parlata di Dionisi, tra l'altro ottimo come presenza, troppo sussurrata e alla fine fastidiosa. Il sibilo macabro delle registrazioni del pittore de La casa dalle finestre che ridono non viene eguagliato, quindi, e la tensione latita costantemente. Bolso.

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Aal 20/09/09 01:17 - 321 commenti

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Avere alle spalle capolavori come Zeder e La casa dalle finestre che ridono gioca a sfavore di Pupi Avati poiché ogni suo passo nei territori dell'horror viene giudicato confrontondalo con le glorie che furono. E in quest'ottica "L'arcano incantatore" delude, anche se ha dalla sua una trama interessante, ottime atmosfere e una fotografia che vira su toni caldi per mettere in risalto gli ambienti ed i volti illuminati dalle candele. Mancano la continuità e uno sviluppo più approfondito di tematiche affascinanti. Grande Cecchi comunque.

Lupoprezzo 27/03/11 20:06 - 635 commenti

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Questo ritorno ad un certo cinema per Pupi Avati è senza infamia e senza lode. Dal lato registico il buon Pupi si fa sempre valere e in più di un'occasione azzecca qualche trovata (la fotografia gli dà sicuramente una mano). Il problema è che non si crea la giusta atmosfera, il mistero rimane in superficie e il finale è poca cosa. Gli attori non brillano, soprattutto Stefano Dionisi. Peccato, speravo meglio.

Max92 12/06/11 12:58 - 104 commenti

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C'é poco da dire: questa volta il grande Pupi Avati ha proprio toppato. Non tanto per la sceneggiatura (che è una delle poche ottime trovate del film), ma per come questa viene sviluppata, in un modo delirante ed incomprensibile che sfocia nell'ermetismo più impenetrabile. E gli attori, a partire da Dionisi, non recitano e si perdono in interminabili vaneggiamenti soprannaturali. Viceversa, sinistra e di grande fascino l'ambientazione umbra. Cupo e funereo. Peccato, perché un bersaglio mancato come questo lascia veramente l'amaro in bocca.
MEMORABILE: L'apparizione dello spirito dorato: di grande suggestione.

Ryo 31/08/11 14:29 - 2169 commenti

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Molto intrigante la scneggiatura, che senz'altro tiene incollati allo schermo in attesa di una qualche rivelazione su ciò che è successo al protagonista in penombra. Ma, nonostante il film raramente annoi e scorra piacevolmente (grazie anche alle stupende scenografie fotografate con uno stile polveroso che calza a pennello) alla fine lascia perplessi. Sembra di aver assistito ad una storia incompleta che poteva essere molto di più di quello che dà. Gli attori sono tutti perfetti e il doppiaggio è magnifico.
MEMORABILE: L'indimenticabile nenia che accompagna tutto il film "Rosa di rose, fiore di fiori, donna di donne, signora di signore..."

Lucius 9/12/11 01:16 - 3015 commenti

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Arcano, suggestivo, dalle sinistre anche se diurne atmosfere gotiche e che, nonostante una certa discontinuità narrativa, risulta fascinoso per il tema trattato. Un seminarista si ritrova suo malgrado a sostituire un collega morto in circostanze misteriose e si ritrova in una storia più grande di lui. Una pellicola che racconta in immagini la suggestione del maligno, un lungo flashback esoterico... E se il collega non fosse realmentre deceduto? Criptico e ancestrale.

Bergelmir 28/03/12 16:12 - 160 commenti

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Una storia di fantasmi emiliana, girata in penombra fra case diroccate e boschi abbandonati, come nella migliore tradizione gotica. Mancano gli attori, le ingenuità sono tante e certi effetti speciali erano già vecchi negli anni '30 (il pipistrello!), tuttavia come spesso accade con Avati i veri protagonisti del film diventano i luoghi, depositari di una memoria ancestrale e colti nelle loro sfaccettature più inaspettate e sorprendenti. La storia non è granché, ma ciò che ci sta attorno è davvero ben fatto.

Von Leppe 24/03/13 18:11 - 1262 commenti

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Notevole dal punto di vista delle location, delle atmosfere e per la fotografia dai toni caldi. Di grande fascino sono gli interni del castello con l'enorme libreria che si sviluppa verso l'alto. La trama è purtroppo la parte debole; nemmeno la solitudine che dovrebbe comunicare è riuscita del tutto, anche se a tratti è suggestiva. Ottime trovate qua e là come la voce che parla attraverso il gufo, i fantasmi e il personaggio dell'arcano incantatore. Colpo di scena finale poco incisivo e deludente.
MEMORABILE: Il lampadario tirato su per la libreria.

Caesars 3/04/13 14:08 - 3797 commenti

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In questo ritorno all'horror, Avati alterna momenti positivi ad altri meno riusciti. Tutta la prima parte scorre un po' lentamente e non convince più di tanto, anche per il fatto che la sceneggiatura presenta qualche lacuna; la trama riesce ad essere più coinvolgente nella sua parte finale che risolleva parzialmente le sorti della pellicola. Buona la fotografia, molto meno le interpretazioni (si salva solo Cecchi). Le apparizioni delle due ragazze ricordano Shining. Certo la magia de La casa dalle finestre che ridono è lontana. **!

Ultimo 30/06/13 19:03 - 1656 commenti

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Il ritorno di Avati all'horror. Il risultato non è certo quello de La casa dalle finestre che ridono, ma è sicuramente godibile. Atmosfere cupe, tetre (le location, su tutte il castello del monsignore, paiono perfette). Buona l'interpretazione del giovane Dionisi, magistrale quella di Cecchi. Finale "aperto", classicamente avatiano. Tre pallini meritati!

Nicola81 11/06/14 23:25 - 2862 commenti

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Ci voleva un bel coraggio per provare a rilanciare l'horror gotico italiano negli anni '90. Avati raccoglie la sfida e firma un film di grande fascino visivo, in cui le suggestive atmosfere e le azzeccatissime location vengono esaltate da una stupenda fotografia. Purtroppo la storia risulta eccessivamente dilatata e quanto a coinvolgimento emotivo, siamo ben lontani dalla Casa e da Zeder. Peccato; il potenziale per ripetersi ad alti livelli c'era tutto, ma stavolta Avati si è fermato a metà percorso. Non male, comunque.
MEMORABILE: La voce attraverso il gufo; Lo spettro dorato; Il finale.

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Lythops 10/05/15 19:41 - 1019 commenti

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Horror gotico caratterizzato da un'atmosfera cupa e disperata cui contribuiscono soprattutto la scenografia con l'allestimento degli interni del rifugio dell'incantatore e una fotografia in grado di far risaltare anche gli ambienti esterni. Peccato per il finale, a mio giudizio eccessivamente aperto, che rende difficile spiegare il rapporto tra la narrazione in terza persona e l'ambiente relativo. Chi lo sa, forse per questo è un prodotto superiore alla media.
MEMORABILE: La filastrocca: chi l'ha scritta è un genio.

Jena 23/06/15 18:48 - 1561 commenti

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Avati, oltre ad aver fatto molto altro, risulta l'unico autore horror gotico italiano, anzi padano. E' l'unico che è riuscito a trasformare i solari ambienti dell'Appennino emiliano in luoghi oscuri, tenebrosi, pieni di fantasmi e orrori "gotici" (si veda il capolavoro La casa delle finestre che ridono). Qui filma un altro ottimo gotico appenninico, mostrando uno splendido gusto pittorico. Pur poi non ricorrendo a effetti grand guignol, ci regala anche qualche buon brivido. Avesse un po' più di ritmo... Ottimi Dionisi e Cecchi.
MEMORABILE: L'apparizione del fantasma "dorato".

Maik271 17/03/16 13:26 - 436 commenti

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Pupi Avati frequenta nuovamente il genere con questa pellicola misteriosa. Il film è ben confezionato e i due protagonisti sono ottimi così come bravo è il regista a rappresentare in maniera convincente le ambientazioni lugubri dell'eremo di un monsignore scomunicato dalla chiesa. Pur non raggiungendo alti livelli come nei precedenti film di genere del regista il risultato è interessante.

Gab 12/09/16 21:47 - 4 commenti

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Thriller dell’occulto di tensione sottile, in crescendo con il proseguire degli esperimenti spiritici del monsignore esiliato (l’ottimo Carlo Cecchi). Il maggior pregio è dato dall’ambientazione tra i luoghi dell’Appennino bolognese e, soprattutto, dalla dimora isolata: una biblioteca sterminata e inquietante. La fotografia, soprattutto del notturno, è efficace e ne valorizza l’atmosfera cupa ed enigmatica. Peccato per qualche buco di sceneggiatura che indebolisce il pacchetto complessivo.
MEMORABILE: L’apparizione del fantasma in biblioteca e dello spettro infuocato e crepitante; Il finale.

Gugly 5/10/16 22:47 - 1190 commenti

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Inizia bene, l'atmosfera è quella giusta, il periodo storico poco frequentato (il XVIII secolo, secolo dei lumi ma non per tutti), i luoghi pure... purtroppo il film sconta una trama francamente contorta e a tratti incomprensibile e a nulla vale la presenza del carismatico Cecchi ben coadiuvato da un giustamente dimesso Dionisi: dopo molta carne al fuoco l'epilogo lascia ben poca soddisfazione; resta il tentativo coraggioso di riesumare il gotico padano ma non è abbastanza. Rimandato.
MEMORABILE: La filastrocca della fattucchiera; Il sin troppo enigmatico finale.

Minitina80 5/11/16 09:23 - 2986 commenti

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Avati affonda le mani nel folklore italico per suggerire e mai mostrare, paure ataviche di diavoli e antiche superstizioni corrosive per l’integrità morale del settecento. Parrebbe un gotico, benché realizzato fuori del suo periodo e il vecchio maniero immerso nelle campagne è il teatro ideale in cui trova collocazione la storia. La narrazione scelta è semplice, ma pur sempre personale, decidendo di non scendere nei particolari e rimanere sul superficiale, com’è giusto che fosse. Convincente Cecchi, mentre Dionisi, forse, andava doppiato.
MEMORABILE: Il Maligno non si fa servitore, se non per essere Maestro!

Pinhead80 4/01/17 12:07 - 4776 commenti

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Se c'è una cosa che sa fare alla grande Pupi Avati è quella di sviluppare horror angoscianti in atmosfere puramente nostrane. Non fa eccezione L'arcano incantatore che, senza mostrare scene cruente, riesce a calare in un incubo dove le luci delle candele sono l'unica fonte di calore che richiamano all'umanità. Nei meandri dell'esoterismo si vaga da un mondo all'altro senza punti di riferimento in balia del male che guida e sconforta conducendo in un abisso dal quale sarà impossibile tornare indietro.

Ira72 12/10/18 12:49 - 1313 commenti

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Il connubio Avati/thriller è ricco di fascino e di stile nella semplicità, come dimostrato egregiamente con Zeder e La casa dalle finestre che ridono. "L'arcano incantatore" non è agli stessi livelli, ma ha sempre quel quid in più rispetto ai tanti altri lavoracci del periodo. Ottime - ça va sans dire - le atmosfere, gli ambienti e l'inquietudine che permea l'intero film (sembra sempre debba accadere qualcosa). Poco incisiva, nel complesso, la recitazione (troppo teatrale Cecchi, dizione migliorabile per Dionisi). Da rivalutare (incursione del pipistrello esclusa).

Rufus68 13/07/19 16:18 - 3846 commenti

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Il ritorno nella provincia profonda quale incubatore gotico dell'Italia (un'intuizione geniale che occorre riconoscergli in pieno) stavolta non funziona. Per colpa di una sceneggiatura alquanto debole e farraginosa, incapace di evocare il mistero e di interpreti inadeguati (quelli giovani) che indulgono al bofonchiamento strascicato invece che nella dizione (oltre a mancare strutturalmente della "presenza" attoriale). Suggestivi, invece, i luoghi umbri e certe scene notturne.

Rigoletto 15/10/19 10:05 - 1787 commenti

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Avatiano sino al midollo, resta un prodotto non privo di difetti e, ahinoi, troppo abbottonato. Rapinosamente affascinante nelle sue atmsofere da horror gotico e nella prova del cast, non va di pari passo invece con la macchina emotiva che non viene mai realmente lasciata sfogare. Poteva essere un capolavoro? Forse sì, il regista lo gira con lucidità, ma gli manca una passione bruciante che lo verghi per tutta la durata.

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Lupus73 18/12/19 22:36 - 1499 commenti

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Dopo anni di assenza dall'horror padano, Avati torna con questo gotico tutto italiano e curatissimo. 1750: un novizio che ha ingravidato una giovane, per sfuggire alla punizione della curia si reca in una edificio dove si stringono strani patti e in cambio viene condotto come aiutante nel luogo di esilio di uno spretato (con strane inclinazioni esoteriche). Affascinante fola esoterica con scenografia e fotografia stupende, dall'atmosfera gotica e spettrale e dagli inaspettati esiti. Molto teatrale Carlo Cecchi. Un gioiellino.
MEMORABILE: Le notti in cui il monsignore e il suo assistente attendono segnali da qualche presenza invisibile e la preparazione; Il colpo di scena finale.

Hackett 26/04/20 11:49 - 1867 commenti

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Anni dopo la sua ultima incursione nel mistero, Avati torna con questo racconto nero dai risvolti esoterici nel quale i temi a lui più cari, dalla religione alla credenza popolare, si fondono per dar vita a una vicenda inquietante, intrigante e come sempre incorniciata da location suggestive e incantevoli. Il regista dosa i silenzi, i sussurri e le atmosfere con sapienza e pur con qualche effetto un po' posticcio (il pipistrello) porta a casa un altro imperdibile tassello di quel micro-puzzle horror che ha movimentato la sua carriera.

Occhiandre 30/04/22 20:30 - 158 commenti

I gusti di Occhiandre

L'ambientazione nella biblioteca caratterizza alcun produzioni italiane come Il nome della rosa o Inferno, ma mentre là si cercava di essere fedeli alla realtà, qui sembra che Avati abbia voluto dare corpo a una sua fantasia perché colpisce molto la realizzazione di questo scenario. E' un film diverso dagli altri del regista perché più immaginifico; Avati sembra volerci trasportare in questo suo luogo ideale dove farci catturare dalle inquietudini legate al soprannaturale, preparandoci lungamente e creando tensione. Dionisi qui ha un volto delicatamente espressivo e intenso insieme.
MEMORABILE: L'isolata buia dimora coi suoi anfratti che sembrano nascondere uno spavento a ogni passo; Dionisi che vi si aggira col candeliere; I suoni naturali.
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  • Discussione Joker • 12/12/08 11:24
    Disoccupato - 11 interventi
    Facendo una semplice ricerca sono riuscito a scoprire che forse la storia di questo spretato non è vera: innanzitutto dal film sappiamo che Achille Ropa Sanuti (Carlo Cecchi) è stato per un certo periodo del '700 parroco di San Bartolomeo a Bologna........questa basilica è diventata parrocchia solo nei primi anni dell'800. Prima era una chiesa retta dai padri teatini i quali nei loro archivi non hanno nessun prete con quel nome.
    Non parliamo poi di Giacomo Vigetti (Stefano Dionisi), seminarista......egli è costretto a fuggire da Bologna per aver ingravidato una ragazza e averla costretta all'aborto......il nonno di Pupi Avati si chiamava Carlo Vigetti ed era un donnaiolo......
    Peccato però, speravo che parte della storia fosse verità.......tuttavia sono ancora convinto che un fondo di vero c'è.....magari lo spretato non si chiamava così ed è stato allontanato dalla chiesa nell'800 e non nel XVIII secolo. Inoltre, dalle parti di Medelana c'è un lago....non grande come quello che si vede nel film, però c'è!!
    Che interesse avrebbe avuto Pupi Avati a dire che le vicende di questo spretato sono documentate??
  • Discussione Zender • 12/12/08 18:46
    Capo scrivano - 47814 interventi
    Joker nella sezione curiosità ha detto:
    Facendo una semplice ricerca sono riuscito a scoprire che forse la storia di questo spretato non è vera: innanzitutto dal film sappiamo che Achille Ropa Sanuti (Carlo Cecchi) è stato per un certo periodo del '700 parroco di San Bartolomeo a Bologna........questa basilica è diventata parrocchia solo nei primi anni dell'800. Prima era una chiesa retta dai padri teatini i quali nei loro archivi non hanno nessun prete con quel nome.
    Non parliamo poi di Giacomo Vigetti (Stefano Dionisi), seminarista......egli è costretto a fuggire da Bologna per aver ingravidato una ragazza e averla costretta all'aborto......il nonno di Pupi Avati si chiamava Carlo Vigetti ed era un donnaiolo......
    Peccato però, speravo che parte della storia fosse verità.......tuttavia sono ancora convinto che un fondo di vero c'è.....magari lo spretato non si chiamava così ed è stato allontanato dalla chiesa nell'800 e non nel XVIII secolo. Inoltre, dalle parti di Medelana c'è un lago....non grande come quello che si vede nel film, però c'è!!
    Che interesse avrebbe avuto Pupi Avati a dire che le vicende di questo spretato sono documentate??

    sarebbe bello capire cosa c'è di vero e cosa no in questa storia. Se ha fatto come con la casa dalle finestre che ridono, Pupi ha preso una specie di leggenda metropolitana del posto e l'ha modificata a suo piacimento.
  • Discussione Don Masino • 13/12/08 14:26
    Galoppino - 279 interventi
    Ottima l'integrazione di Joker devo dire (le foto sono quelle segnate con la J credo), utilissime a completare lo special. Congratulazioni.
  • Discussione Joker • 13/12/08 22:36
    Disoccupato - 11 interventi
    Grazie Don!!
    Sì ma io mi chiedo: perchè, perchè, perchè proprio San Bartolomeo?????????????? Di tante chiese che ci sono a Bologna, proprio una che è diventata parrocchia cinquanta anni dopo l'ambientazione della storia doveva scegliere?!? Forse di questo errore neanche lui ne sa niente...nella sua autobiografia ha dichiarato che tutte le leggende che ha messo nei suoi film "di paura" le ha sentite dalle sue zie di Sasso Marconi....forse l'errore è di chi gli a narrato la storia!! Pochissimo tempo fa ho incontrato Pupi a Roma, in via del corso...volevo chiedrgli questo chiarimento ma ho pensato che facevo la figura di chi rompe...ho fatto una caxxata????
  • Curiosità Joker • 13/12/08 23:43
    Disoccupato - 11 interventi
    Ricordate Elenella? La suorina che verso l'inizio del film viene dichiarata dalla sua governante una "miracolata" per essere resuscitata dopo giorni di febbre perniciosa? Pupi Avati ha inserito questo piccolo episodio in questo film, ma non è frutto della sua fantasia! E' accaduto a sua cugina Sultana, proprietaria di un bar a Sasso Marconi, durante gli anni giovanili di Avati. Moribonda, Sultana pesava 32 chili, le viene portata dalla madre di Pupi l'acqua della Madonna di Loreto, viene segnata sulla fronte e Sultana alle tre del mattino si sveglia dicendo di aver voglia di tagliatelle! Sultana (a detta di Avati) è stata ufficialmente dichiarata una miracolata. E' morta pochi anni fa.
  • Discussione Zender • 14/12/08 09:54
    Capo scrivano - 47814 interventi
    Joker ebbe a dire:
    Grazie Don!!
    Sì ma io mi chiedo: perchè, perchè, perchè proprio San Bartolomeo?????????????? Di tante chiese che ci sono a Bologna, proprio una che è diventata parrocchia cinquanta anni dopo l'ambientazione della storia doveva scegliere?!? Forse di questo errore neanche lui ne sa niente...nella sua autobiografia ha dichiarato che tutte le leggende che ha messo nei suoi film "di paura" le ha sentite dalle sue zie di Sasso Marconi....forse l'errore è di chi gli a narrato la storia!! Pochissimo tempo fa ho incontrato Pupi a Roma, in via del corso...volevo chiedrgli questo chiarimento ma ho pensato che facevo la figura di chi rompe...ho fatto una caxxata????

    Secondo me avresti potuto tranquillamente chiederglielo, ti saresti tolto una curiosità. Credo come già detto che Pupi sfrutti le storie che ascolta senza preoccuparsi troppo di restituirle fedelmente. A lui interessa lo spunto, più che altro, poi ci inventa sopra.
  • Homevideo Herrkinski • 3/10/09 15:12
    Consigliere avanzato - 2632 interventi
    Fascetta originale della VHS Filmauro:

    Ultima modifica: 16/07/19 17:04 da Zender
  • Musiche Lucius • 9/12/11 01:26
    Scrivano - 9051 interventi
    Soundtrack suggestiva del maestro Pino Donaggio.
    Sarà mai stata editata?
  • Musiche Zender • 9/12/11 08:45
    Capo scrivano - 47814 interventi
    No, mai uscita. Qui qualche informazione in più:
    http://www.sudovestrecords.com/a_l/arcanoincantatore.html
  • Curiosità Buiomega71 • 7/01/23 12:17
    Consigliere - 26032 interventi
    Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flano cinematografico di L'arcano incantatore:

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images63/arcano.jpg[/img]