Cassandro - Film (2023)

Quella di Cassandro, luchador amatoriale omosessuale, rappresenta di certo una figura rivoluzionaria nel mondo del wrestling, in cui ha sempre imperato un evidente machismo. Mix ben dosato di humour e dramma, il film (accompagnato spesso da un'esilarante cumbia) fila liscio come l'olio potendo contare sulla bravura del suo protagonista, un Bernal che riesce a trasmettere sin dalle prime battute simpatia, voglia di fare e una eccentricità accattivante. Gli incontri sul ring non godono di coreografie eccelse, con il probabile intento di offrire uno spettacolo leggero e disimpegnato.

Stanco di essere El Topo destinato ad essere battuto su ring di terz'ordine, il lucador Saul si toglie la maschera, esce allo scoperto come "exotico" e ne rivoluziona l'immagine di eterno perdente scalando le vette del successo a forza di carisma, costumi sgargianti e acrobazie... Biopic dedicato a un vero campione di lucha libre, il wrestling messicano, una storia di riscatto attraverso lo sport piuttosto convenzionale nella forma ma apprezzabile per l'invito a far valere la propria diversità sconfiggendo i pregiudizi oltre che ottimamente interpretata da Gael García Bernal.

La convenzionalità della solita storia (vera) americana dell’aspirante campione, che alla fine ce la fa, grava negativamente su un film peraltro ben composto e interpretato da un Bernal al top. Di nuovo c’è l’ambiente (la luche libre messicana) e il protagonista, un wrestler “exotico” (cioè in drag), che fa del suo essere gay il punto di forza vincente nel gioco. Insomma, è il valore aggiunto queer che giustifica la visione e l’apprezzamento, senza che peraltro riesca a potenziare un racconto che ha tutto sommato ben poco di interessante.

Attraverso la storia personale e la carriera di un lottatore di wrestling messicano, il regista offre una panoramica di un settore sportivo fantasmagorico e seguitissimo nell'America Latina, da un angolo visuale insolito che include un aspetto giocoso e trasgressivo all'interno di un machismo dominante. Un biopic che incuriosisce per la singolarità di un costume sociale poco conosciuto, diretto con misura e discrezione, evitando situazioni pruriginose o moralistiche, facendo leva sulla spettacolarità kitsch degli incontri e sulla fragilità emotiva del protagonista (un ottimo Bernal).

Film che introduce lo spettatore al mondo (ai più poco noto) del wrestling messicano (la lucha libre); il regista realizza un film biografico che rispetta senza grandi personalismi i canoni del genere. La storia tuttavia è meritevole di essere raccontata e con essa il suo significato, nell'attribuzione al protagonista di un sentimento di rivalsa che vale in generale per quanti soffrono per l'emarginazione dovuta e motivi sociali o sessuali. Il film, che non contiene sequenze sportive di grande significato, si fregia dell'ottima interpretazione di Berna di una buona ambientazione.