Gli ultimi film di Hitchcock sono quasi tutti di grande livello. Per la cura con cui sono sceneggiati e con la quale Hitchcock li porta in scena, studiando ogni singola inquadratura, ogni incastro... FRENZY non fa eccezione: apparentemente parrebbe un giallo classico, con il solito serial-killer dalle abitudini bizzarre (strangola sempre le sue vittime con la cravatta), ma dietro si cela un intrigo non da poco, spiegato come consuetudine con chiarezza esemplare, alla quale tanti presunti geni del cinema d'oggi dovrebbero fare continuamente riferimento. Non c'è in FRENZY l'assassinio misterioso da cercare o il sospetto, l'ombra di un dubbio... Tutto è terribilmente esplicito...Leggi tutto (e infatti è il primo film in cui Hitchcock mette in scena la violenza), solare come le inquadrature di una Londra viva e interessante, ripresa sovente dall'alto con panoramiche e carrellate deliziose. La sceneggiatura, poi, è notevolissima, capace di mescolare con talento tipicamente inglese dramma e commedia. Non esistono cadute di tono e ogni colpo di scena si incastra perfettamente in una logica consequenzialità che non lascia tregua allo spettatore, affascinato da personaggi tanto ben definiti. Ognuno dei tre protagnisti (compreso il commissario, costretto a mangiare le "specialità francesi" della moglie) ha il proprio spazio e lo utilizza nel migliore dei modi. Hitchcock, ancora una volta, dimostra di saper dirigere un cast anche non di primo piano con un'abilità tale da poter candidare ogni suo attore per il rispettivo Oscar. Non c'è niente di particolarmente straordinario, in FRENZY: è semplicemente l'esempio di come tutte le componenti di un film, se portate ad un grado elevato, possano contribuire a dar vita ad autentici gioiellini.
Non indimenticabile film del Maestro. Si guarda con piacere, diciamo pure con diletto (e con delitto), ma la trama, fine, con risvolti che muovono al sorriso, è lontana dagli esiti più celebrati di Sir Alfred. Siamo a buon livello, ma non vicini ai riconosciuti capolavori. Cast mediamente non eccelso. Forse dico uno sciocchezza, ma un poliziotto che dice solo una battuta è doppiato dal grande Cesare Polacco.
Buon giallo di Hitchcock, ma non da annoverare tra le sue prove migliori. Certo Sir Alfred dirige magistralmente e la Londra Anni Settanta è tutta da vedere, ma la trama non è certo un mostro di originalità e gli interpreti sono decorosi e nulla più. Rispetto agli altri film diretti da Hitch, "Frenzy" si fa notare per la presenza di scene piuttosto violente.
Ultima grande "zampata" del maestro del brivido, "Frenzy" è la storia di un serial killer, ma anche qualcosa di più: il regista torna a girare a Londra, cogliendone perfettamente lo spirito di icona pop dei tempi (primi Anni '70), ricca di vitalità, ma ambientandovi per contrasto una storia di morte, in cui, al di là della vicenda, è centrale l'approccio psicologico ai personaggi. L'identità dell'assassino è sùbito chiarita e il film si pone dalla parte dello spettatore, cui somministra magistralmente un sentimento di inquietudine.
Penultimo, splendido thriller girato da un Hitchcock giunto quasi al capolinea. Scritto dall'ottimo Anthony Schaffer (autore dell'indimenticabile The Wicker Man, la versione del 1973) e basato sul romanzo di Arthur La Bern, Hitchcock costruisce un thriller gelido implacabile, con alcune scene di una violenza insostenibile (tipo quella del killer che strangola una donna; o quella del killer che spezza le dita ad un cadavere), non senza comunque rinunciare ad un tocco di sano humor nero. Ottimo il cast, con McGowen e Foster su tutti. Cult.
MEMORABILE: I pranzi che prepara la moglie all'ispettore; lo strangolamento di una donna; le dita spezzate.
Come in altri film di Hitchcock (basti pensare al capolavoro Delitto per delitto), abbiamo un innocente incastrato e costretto alla fuga ed un colpevole che risulta però più intrigante e simpatico del protagonista. La regia perde qualche colpo (alcuni passaggi risultano frettolosi, gli attori non sono granché), ma non mancano virtuosismi tecnici (la "discesa" della cinepresa a ritroso dal luogo del delitto fino in strada) e alcune scene magistrali, mentre le parentesi ironiche sono riservate soprattutto ai guai coniugal/gastronomici dell'ispettore di polizia.
MEMORABILE: La sequenza in cui il maniaco "lotta" col cadavere dell'ultima vittima nascosto in un camion carico di patate, per riprendersi un indizio rivelatore.
La storia di un serial killer di donne a Londra è l'occasione per Hitchcock di misurarsi apertamente con la nuova era pop, più scanzonata dei decenni precedenti. Ma grattando sotto l'allegria della capitale del trend Hitch trova l'indicibile, e ne viene fuori uno straziante e livido film dalle nuances macabre e brutali come non mai. Quel che perde in genialità (del suo periodo d'oro) lo acquista in amara pensosità, senza perdere la capacità di giocare con suspense e ironia (che convergono nell'impareggiabile scena del cadavere fra le patate).
Uno dei thriller più classici e lineari del maestro. Siamo in un'epoca dove già in Italia uscivano lavori derivati da Hitchcock (Argento, Lenzi, Bazzoni, ecc. ecc) e come da copione il nostro Alfred non continua nel filone psicologico ma vira verso la storia di un serial killer con prevedibile scambio di persona. La storia scivola via che è un piacere, i dialoghi (tradotti) sono un po' il punto debole, i siparietti comici del commissario a cena con la moglie sono deliziosi. E' sempre un piacere vedere film del genere.
Uno degli ultimi film del maestro inglese, che si rivela leggermente inferiore alle aspettative ed alla sua fama, ma in cui comunque Hitchcock conferma la sua maestria, trattando con grande ironia alcuni temi fondamentali del suo cinema. A difettare è la tensione che invece generalmente è una caratteristica principale dei suoi film. In ogni caso è uno spasso e sarebbe auspicabile che anche oggi si girassero pellicole così...
Impedire alla vittima di urlare è un bel problema; a trovare un rimedio, all'annosa questione, ha ben pensato Rob Rusk (Barry Foster): in mancanza di armi più idonee si può utilizzare una cravatta per spezzare la carotide alla vittima, che sarà uccisa così mediante raffinata arte (silenziosa) dello strangolamento. Il Maestro, ormai sul finire della carriera, rinuncia a una sceneggiatura più curata e maniacale in favore d'un thriller più convenzionale, forse in questo suggestionato dal montante fenomeno dei gialli "metropolitani", nati sulla scia dei capostipiti baviani e argentiani.
Ottimi attori e una vicinanza all'Inghilterra di Carter, nell'illustrazione della sua implicita sordidezza che le mode di quel decennio misero in luce in gran parte del pianeta. Ma nonostante ciò si rimpiangono i fasti delle opere maggiori e nemmeno gli interpreti fan il miracolo, benchè bravi. Diciamo che grazie sempre all'epoca Hitch mette in luce con più libertà il suo sadismo.
Sebbene Sir Alfred il meglio lo abbia già dato da un pezzo, "Frenzy" rimane un gran bel risultato. Mai così violento, mai così sessualmente esplicito, mai così commistionato di tensione e humor, è il prodotto del grande regista forse più estremo. Si rimane comunque nell'ambito di una pellicola di stampo classico, girata come sempre splendidamente, con una trama tanto semplice quanto interessante e con attori misconosciuti ma bravi. Anche qui le scene cult sono assai, permeate dalla inconfondibile virtuosistica immediatezza dell'immenso cineasta.
Bel canto del cigno del Maestro, che torna a Londra per il suo penultimo film. Una Londra animata e chiassosa, i raptus di sadica follia di un maniaco omicida, delle cui gesta è ingiustamente sospettato un innocente particolarmente simpatico e sfortunato. Molta azione, ritmo a tratti quasi convulso, humor molto british che ha un fondo di malinconia, di disincanto. E alcune sequenze memorabili, come il fortunoso recupero di un indizio, sequenza che si svolge... tra dei sacchi di patate! Sadico e bilioso, bello.
Forse il film più malato del grande regista, con protagonista uno psicopatico che, in un’ipotetica gara, non sfigurerebbe (anzi) con Norman Bates, simbolo di tutti i deviati mentali assassini. Anche l’innocente sospettato se la cava piuttosto bene. Certo, osservando attentamente si nota che la sceneggiatura non è così articolata e piena di guizzi registici come Hitchcock c’aveva abituati. Ma resta notevole e con un ispettore, garbato, pacato e eroico (quando tenta di affrontare il pasto cucinato dalla moglie) che completa il britannico quadretto. Occhio a patate e rigor mortis.
MEMORABILE: La scena con la proprietaria dell'agenzia matrimoniale, dove la tensione è tangibile e l'assassino gioca con la vittima, dandole false speranze.
Della serie: "Hitchcock minore sarà tua sorella"; finalmente il Maestro esplicita quei temi che nei suoi film erano onnipresenti ma mai evidenti. Sesso e violenza qui la fanno da padroni, in una sequenza di ben congegnati colpi di scena sorretti da un umorismo unico e da una regia vivace. Un film che tiene incollati alla sedia (nonostante si sappia subito chi è il colpevole) grazie anche alla costruzione perfetta dei personaggi e ai soliti matematicamente perfetti dialoghi. Insomma, Hitch lascia, letteralmente, ancora senza fiato.
Penultimo film di Hitchcock, è anche uno dei più espliciti. Le sequenze degli omicidi, davvero violente, si alternano a dei curiosi inserti culinari. I momenti di tensione non mancano di certo (basti pensare all'impressionante sequenza dello strangolamento), ma per colpa di una sceneggiatura non sempre equilibrata, il film non riesce a piazzarsi al livello delle sue opere migliori. Rimane comunque un'unione di giallo e ironia indubbiamente apprezzabile.
MEMORABILE: L'ispettore alle prese con una zuppa di pesce dall'aspetto decisamente poco invitante; l'assassino alle prese con un cadavere occultato fra le patate.
Ultimi guizzi di Hitchcock, il penultimo per essere precisi. La trama è lineare, nessuna audacia, intreccio né acrobazia narrativa del suo periodo aureo, tuttavia la cura delle inquadrature e quella micragnosa passione per i dettagli, alcuni dei quali davvero arditi e fuori dalla sua consueta sobrietà (in alcuni casi potrebbero sorgere paralleli estetici con il giallo di Bava e Argento), finiscono per completare una pellicola davvero intrigante, stilisticamente inconfondibile.
A mio giudizio gli ultimi lavori di Hitchcock sono tra i peggiori della sua carriera. Non tanto per gli spunti delle sceneggiature quanto per i mezzi con cui questi vengono portati avanti, seguendo cioé un ritmo prolisso e verboso che complica la visione. E "Frenzy" risulta stucchevole, sempre in bilico fra il gioco al massacro e la commedia sofisticata. Accetabile, ma niente di più. Bravissima Vivien Merchant, improbabile "chef" che propina al marito piatti tanto elaborati quanto immangiabili.
E anche sir Hitchcock firma il suo capolavoro. Ho sempre trovato il suo cinema bolso e datato, ma qui (saranno i tempi) ci dà giù con efferatezza e cattiveria. Le ragazze strangolate, con la cravatta, dal killer, hanno veramente un'espressione post morte terrifica. Cinismo, follia, permeati da momenti di insostenibile crudezza e sadismo. Finch, poi, è lontano anni luce dagli "eroi" classici hitchcockiani, sfigato e messo in mezzo suo malgrado. Straordinaria la panoramica circolare sulle scale e luciferino da brividi Barry Foster. Imprescindibile.
MEMORABILE: Il cadavere di una ragazza uccisa, in rigor mortis, dentro il sacco di patate: per occultare una prova bisogna spaccarle le dita! Brrrr...
Parte titubante ma poi trova un suo percorso ben delineato, specie nei caratteri dei protagonisti. Il tono saltella da accenti umoristici (le specialità gastronomiche della moglie del commissario, la coppia che dà rifugio al ricercato) ad altri più sadici (la proprietaria dell'agenzia) e l'intera sequenza "cadavere con patate" è da ricordare come un piatto particolarmente riuscito. Un po' legnosi alcuni momenti del film, ma la classe di Hitchcock c'è ancora.
Ennesimo film di altissimo livello sfornato dal grande Alfred Hitchcock. Come al solito il regista inglese riesce a trasmetterci, via via che scorrono le immagini del film, una tensione unica e continua. Innumerevoli sono i momenti da citare e che rimangono indelebilmente nella memoria dello spettatore (su tutti l'assassinio dell'ex moglie del protagonista e il viaggio di Rusk nel camion di patate). Un film d'altissimo livello che dimostra come Hitchcock riesca in ogni singola inquadratura a emozionare.
Tra i migliori film di Hitchcock. Un maniaco strangola signore con una cravatta. In una Londra old fashion, quasi provinciale, dove tutti i personaggi si conoscono tra di loro, dove in tutti i pub non si fa che parlare dell’assassino, Hitchcock mette in scena un mondo dove dominano le coincidenze più deterministiche e dove il Fato può essere vinto solo se si ingaggia contro di esso un’eroica lotta senza respiro. Perversione sessuale, pulsione erotica, violenza omicida: Hitchcock riesce a dominare con intelligenza e senso della pietas la delicata materia.
MEMORABILE: Certe inquadrature, certe angolazioni, certe panoramiche ricordano da vicino il cinema espressionistico di Murnau.
L'ho rivisto dopo tanti anni e mi è ancora piaciuto, forse con un po' più di nostalgia per la Londra che stava scomparendo: Londra ancora con il suo Covent Garden, le sue viuzze, i pub... è uno dei protagonisti. Niente di spettacolare e nessuna "star", e questo è un pregio. Gli interpreti sono assolutamente credibili e non ci vedo James Stewart, Grace Kelly o altri calibri del genere al posto degli attori che Hitch scelse. Forse qualche ripresa sul posto è un po' affrettata, con la macchina tenuta in spalla dall'operatore, ma sono sciocchezze.
MEMORABILE: Chief Inspector Oxford: "Mr Rusk, you are not wearing your tie..."
Film assolutamente bilanciato ed estetico come la fotografia che lo permea ovunque. L'interesse non si focalizza su chi sia l'assassino, ma su come questo incomba su un protagonista decisamente poco simpatico. Il film esalta la legge della sopravvivenza: protagonista e assassino non si devono far prendere, le vittime ingaggiano una lotta impari, l'ispettore deve uscire indenne dagli immangiabili piatti della moglie e non far condannare un innocente, il tutto condito con effetti notevoli per l'epoca e le felici inquadrature dirette dal maestro.
Thriller giallo avvincente, sudaticcio e ossessionante, dall’intreccio notevole e limpido, in cui le gesta misogine e le devianze psichiche di un serial killer sono questa volta brutalmente sbattute in faccia anziché suggerite. Ne esce un ritratto votato al nero, pessimista, immerso in una Londra caotica e cinica. Solita, mirabile capacità di alternare registri e di rendere umoristiche sequenze macabre e viceversa. Guizzi visivi e tecnici da capogiro. Interpreti tutti in parte su cui spicca il bravissimo Barry Foster. Davvero notevole!
MEMORABILE: Il magistrale fuoricampo del ritrovamento del cadavere della titolare; Altro funambolico fuoricampo “in discesa”.
Quando un thriller riesce a tenere alta la tensione pur svelando fin da subito l'identità dell'assassino significa che è fatto veramente come si deve. È il caso del penultimo film di Hitchcock, che non ha nulla da invidiare ai suoi lavori ben più celebrati. Il merito va ripartito equamente tra una regia di classe, un plot tutto sommato semplice ma brillante e un cast senza stelle ma sfruttato al meglio. Più esplicito e morboso dei precedenti (i tempi lo permettono), ma senza rinunciare a punte di ironia e humor nero.
MEMORABILE: L'ispettore alle prese con i piatti della moglie; La coppia che ospita il protagonista; La lotta col cadavere sul camion carico di patate; Il finale.
Ottimo thriller diretto ancora magnificamente dal Maestro. Personaggi perfettamente caratterizzati e scene girate con astuzia e mirabile tecnica. In una Londra fascinosa vista con gli occhi del regista si muove un serial killer psicopatico che non resiste ai suoi impulsi sessuali. Le vittime saranno strozzate con una cravatta. Componente che non fa certo da contorno è il rapporto che il regista ha col cibo, sempre presente e in stretta correlazione con gli eventi. Di alto livello il cast. A mio parere uno dei sui film migliori.
Hitchcock entra nei frenetici (Frenzy) tempi moderni; lo fa con coerenza (alla misoginia e allo humor nero ci aveva abituati) ma anche con sobrio e distaccato disgusto: oltre alla resa (finalmente) esplicita di sesso e violenza, la vera innovazione è l'abbandono dei set ricostruiti in studio, facendo del film anche un malinconico atto d'amore per la sua natale Londra. Barry Foster interpreta uno dei serial killer più indimenticabili di sempre: il protagonista è sì innocente, sì sfortunato, ma anche dannatamente più mediocre e antipatico di lui!
Penultimo film e autentico gioiellino nella filmografia del maestro. L'intreccio è limpido, tutto è fin da subito persino troppo chiaro ma la bravura sta proprio qui. Un film fatto di tempi perfetti, tutto è studiato e preciso. I colori di Covent Garden e alcune scene memorabili fanno il resto. Con una trama così "ossuta" solo Hitchcock poteva fare un grandissimo film.
Ultima zampata del maestro del brivido, qui particolarmente cinico, spietato e ispirato nella messa in scena dei delitti. Notevoli idee sono l'arma del delitto (una cravatta!) e soprattutto l'uso del cibo come ironico trait d'union delle vicende mostrate. Non brilla particolarmente invece l'intreccio giallo (un po' troppo simile a quello di Delitto per delitto). Complessivamente un film davvero buono, ma a mio parere non al livello dei veri classici del regista inglese.
MEMORABILE: Le dita spaccate per recuperare il fermacravatta; Il sadico gioco psicologico di Rusk con la prima vittima.
Hitch torna a girare nella sua città natale e ci regala un piccolo capolavoro. Sfruttando ancora una volta il tema del sospettato ingiustamente e spruzzando qua e là il suo tipico humour, confeziona un gioiello avvincente sino all'ultima inquadratura. Piani sequenza d'autore (e c'è pure l'omaggio a Psyco).
Niente di sconvolgente il penultimo film di Hitchcock. Non che il maestro della suspense abbia perso confidenza con la macchina da presa - alcune sequenze magistrevoli lo confermano - né che siano assenti colpi di scena e incastri. Tuttavia, mancano i due elementi che hanno reso le sue pellicole capolavori: l'introspezione psicologica e, in particolar modo, la (continua) suspense. Senza ciò, Frenzy si dimostra un film poco più che sufficiente, sorretto da una trama non banale ma neanche mozzafiato. Inoltre, i momenti di comicità stonano.
Un grande giallo che conferma anche nell'infamante fase delle cosiddette “ultime cartucce” l’eccellenza di Hitchcock. Se è vero che il pezzo forte della pellicola è il volto da simpatica canaglia di Barry Foster e un’insana commistione tra pruriginoso e delinquenza, c’è anche una Londra sporca e bisunta Anni ’70 divisa tra antico e moderno che assicura una cornice che si fa presto valore aggiunto. In tutto questo c’è anche il tempo di sorridere grazie a felici intuizioni comiche che non interferiscono col dramma proposto.
Nonostante Hitchcock sia invecchiato, è ancora in grado di realizzare pellicole di alto livello. Siamo di fronte a un thriller inedito, ambientato in una Londra inquinata e grigia, che odora di crimine: qui si innesta la vicenda del terribile assassino della cravatta (che il maestro inglese non nasconde nella sua vera identità, sin dall'inizio). Accanto a scene crude di una violenza mai vista prima da parte del regista inglese, si accompagnano momenti quasi umorisitici. Bellissimo.
MEMORABILE: Il commissario costretto a mangiare dalla moglie cibo di dubbia bontà; L'assassino cerca di recuperare il fermacravatta (scena da antologia).
Un giallo davvero notevole e ben congegnato, capace di coinvolgere in un crescendo di curiosità nell’attesa di conoscere l’esito finale. Lascia la porta aperta a una seria riflessione: anche quando gli indizi sembrano palesi e inequivocabili non è sicuro che conducano alla verità e la possibilità di commettere clamorosi errori giudiziari non è così remota. È probabile che punti anche a questo per tenere con il fiato sospeso.
Un Hitchcock minore, se non addirittura sottotono, penalizzato anche da una trama troppo lineare e prevedibile nei suoi sviluppi. A rendere merito al regista ci sono comunque una buona confezione, la bella colonna sonora e alcune sequenze degne della sua fama (come quella dell'assassino che cerca di recuperare disperatamente la sua spilla). Buoni gli sprazzi di humor nero, bravi i protagonisti, meno in parte le attrici.
Ultimo grande film di Hitchcock, che torna a Londra riprendendone gli anfratti più lerci, con una narrazione più esplicita del solito (nudi, strangolamenti, perversioni) senza rinunciare all’ironia (le sfortune del protagonista e soprattutto le orrende delikatessen della moglie dell’ispettore). La suspense regge fino all’ultimo, malgrado l’assassino sia noto da subito. Il "tocco del maestro" è inconfondibile e si vede nella grande cura tecnica e dei dettagli. Attori poco noti, ma solidi.
MEMORABILE: I volti delle vittime; L’omicidio “invisibile”; La lotta col cadavere nel camion di patate; La cucina di Mrs. Oxford; Il finale.
Uno degli ultimi film di Hitchcock ma non per questo meno interessante. Qui c'è di mezzo un serial killer che uccide le proprie vittime strangolandole con la cravatta e un innocente incastrato al posto suo e costretto a scappare. L'intreccio stavolta cede il passo alle atmosfere: le morti sono violente, le situazioni più cruente del solito. Un Barry Foster assai credibile nei panni dello psicopatico. Da vedere.
MEMORABILE: La donna in rigor mortis dentro il sacco di patate alla quale il killer deve spaccare le dita per recuperare una spilla.
Truffaut disse che Hitchcock girava più volte lo stesso film, ma a proposito di Frenzy disse anche che sembra girato da un ragazzino, segno che nonostante l’età il vecchio Alfred riuscì a ritrovare lo smalto degli anni migliori perso dopo Marnie. Infatti, a parte una prima mezz’ora di routine, si comincia ad avviluppare un giallo che si tinge di venature horror e di uno humour nero che non solo smorza la tensione ma che a volte si inserisce nel pieno delle scene tese. I diversi riferimenti sessuali alimentano il tema del rapporto tra Hitch e il sesso.
In una Londra costruita con i suoi ricordi giovanili, Hitch disegna un giallo dalle tinte torbide ed esplicita la violenza come mai aveva fatto prima, sbattendola in faccia allo spettatore cadavere dopo cadavere. Non ci sono donne sofisticate alla Kim Novak o Grace Kelly ma ragazze semplici, freddamente strangolate, con il volto tumefatto e la lingua di fuori, gettate nude nel Tamigi o in un cassonetto come scarpe vecchie. Cupo, realistico e ironicamente macabro. Perfetto il tema dell'innocente in fuga. Una gemma assoluta.
MEMORABILE: La fuga in camion dell'assassino; La cena dell'ispettore Oxford con la moglie.
Probabilmente il miglior Hitchcock dell'ultimo periodo grazie alla modernità delle tematiche e alla maestosa messa in scena (un paio di sequenze sono più che memorabili). La sceneggiatura gioca bene le soluzioni a disposizione, mantenendo un equilibrio perfetto fra tensione emotiva e alleggerimenti ironici (in questo senso le scene fra l'ispettore e la moglie ne sono un chiaro esempio). Non raggiunge la perfezione per la prova di Finch, attore non certo eccelso e per qualche scelta che allunga il brodo inutilmente (l'amico che offre rifugio contro la volontà della moglie).
MEMORABILE: Il modus operandi del killer; La spilla; Il fattorino dell'hotel.
Pensi a un killer delle cravatte e subito ti viene in mente la magnifica scena con Volontè e Randone sotto il porticato del Pantheon in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Al di sopra di ogni sospetto sembrerebbe essere anche il serial killer di quest'opera di Hitchcock, commerciante distinto, che con incauta mossa ci viene presentato come tale quasi subito, in un bell'omicidio particolarmente efferato. Molto debole l'intervento dello humour (che definire nero è forse esagerato).
Londra, grigia e frenetica, è la perfetta cornice di questo "teatrino degli orrori" condito da un'abbondante dose di cinismo britannico. Straordinari i momenti che vedono impegnato il capo della polizia con l'adorabile mogliettina intenta a cucinare improbabili piatti francesi; memorabile e persuasivo invece il diètro front del piano sequenza nella casa dell'assassino. Hitchcock, con più sadismo visionario del solito, dimostra ancora una volta di possedere un'incredibile quanto ineguagliata carica morbosa.
Ex pilota in bolletta viene incastrato da un amico strangolatore seriale. Sceneggiatura che incastra perfettamente i suoi tasselli e in cui Hitchcock sa ancora piazzare spaventi o momenti di tensione. Location londinese che aiuta per l'utilizzo dello humor locale; non vengono risparmiati piccoli intermezzi macabri o con nudità. Cast non particolarmente brillante come scelta e senza l'uso di bionde appariscenti come al solito.
MEMORABILE: La frase finale; L'inquadratura che scende dalle scale; I grissini come le dita spezzate; I siparietti casalinghi di cucina; Lo strangolamento.
Un Hitchcock molto minore, seppure comunque buono, ma che ha il grave difetto di non far riconoscere la mano dell'autore. Non perché la regia non sia magistrale, chiariamoci (quella carrellata all'indietro...), ma perché Hitchcock stesso non ha nelle corde il thriller moderno e quel linguaggio sporco: quei nudi in un suo film finiscono per spersonalizzarlo e farlo sprofondare nella media. La confezione è eccellente e la storia buona, ma sembra un giallo all'italiana di uno dei tanti bravi autori del periodo, senza infamia e senza lode.
Uno dei thriller più avvincenti del maestro inglese che ritorna nella nativa Londra per il suo film più esplicito e violento. I temi preferiti sono messi in scena con un realismo mai visto nelle sue opere più celebri e i protagonisti sono lontani dal glamour fascinoso dei suoi personaggi prediletti. Anche l’ambientazione è più concreta del solito prediligendo location squallide e sozze come i mercati generali, i pub e viuzze secondarie strette e buie. Barry Foster entra di diritto tra i migliori serial killer cinematografici di sempre.
MEMORABILE: L’omicidio di Brenda; Le cene alla francese dell’ispettore Oxford; Il recupero della spilla; “Sig. Rusk come mai non porta la cravatta”.
Cura e semplicità fanno di questo film un gioiellino che merita assolutamente la visione. Ove il dramma viene stemperato dalla commedia (tra il cinico e l'amaro) e la commedia da macabri delitti, talvolta al limite del grottesco. Il tutto, così sapientemente dosato e diretto, da risultare davvero godibile. Non mancano dialoghi raffinati e interpretazioni convincenti. Dunque ennesimo lavoro notevole del grande Maestro che sa plasmare e rendere intrigante qualunque debolezza umana, rendendola unica grazie a uno stile inimitabile.
Alfred Hitchcock torna a Londra dopo tanti anni per girare il suo penultimo film, che presenta alcuni aspetti non troppo usuali per il suo cinema ma in cui la sua magistrale bravura nel creare tensione è particolarmente ammirevole e sembra non invecchiare mai. C'è qualche passaggio a vuoto di sceneggiatura ma anche tanta intensità e mistero e un ottimo ritmo. Non tutti riusciti i personaggi. Simpatici i siparietti del commissario con la moglie pessima cuoca. Da riscoprire. Bizzarro.
Un uomo deve smascherare il vero colpevole dopo che è stato incriminato ingiustamente per aver ucciso delle donne. Thriller degno del suo nome, ricco di suspense e tensione e con quel pizzico di ilarità che non infastidisce di certo. Girato in modo magnifico da Alfred Hitchcock (numerose le scene da ricordare), il film non si fa apprezzare però per le musiche: mediocri.
Un ex militare irascibile e violento finisce incastrato come serial killer; dovrà provare a dimostrare la sua innocenza mentre si sottrae alla cattura. Difficile parlar male di Hitchcock ma il film pare molto datato, visto oggi. L'ambientazione in una Londra anni 70 dove tutti sembrano preoccupati solo di dimostrarsi sessualmente liberati sembra un po' fuori luogo e un po' il punto di vista di uno che con quel mondo ha pochi punti di contatto. Francamente risibile la trama, con i suoi sviluppi. Anche i siparietti fan poco ridere. Modesto.
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DiscussioneAlex75 • 7/04/16 17:38 Call center Davinotti - 709 interventi
Non conoscevo il progetto Kaleidoscope e mi rammarico che non sia andato in porto. Sarebbe stato interessante vedere come Hitchcock avrebbe rappresentato situazioni ultraviolente e morbose (queste ultime, peraltro, già intraviste in altri film) mantenendo eleganza e rigore formale; Frenzy, in ogni caso, è una bella consolazione, anche se mi dispiace che sia rimasto un unicum, nonché l’ultimo thriller di Hitchcock (Complotto di famiglia, pur essendo molto avvincente, mi è parso un divertissement, più commedia che giallo).
Lo strangolamento di Brenda ha impressionato molto anche Patricia, la figlia di Hitchcock, la quale per anni ha vietato ai propri figli di vedere il film del celebre nonno.
DiscussioneDaniela • 12/12/16 18:35 Gran Burattinaio - 5925 interventi
Luras ebbe a dire: Lo strangolamento di Brenda ha impressionato molto anche Patricia, la figlia di Hitchcock, la quale per anni ha vietato ai propri figli di vedere il film del celebre nonno.
Eppure Patricia doveva averci fatto il callo agli strangolamenti. Dopotutto ne L'altro uomo, è fissando proprio lei che Bruno Antony (interpretato da Robert Walker) cade in trance ripensando al precedente delitto ed inizia a strangolare lentamente una donna seduta accanto a lui ad una festa (Norma Varden).
Per chi volesse rivedere la sequenza in oggetto:
https://www.youtube.com/watch?v=7UEDoJsTMq4
Luras ebbe a dire: Lo strangolamento di Brenda ha impressionato molto anche Patricia, la figlia di Hitchcock, la quale per anni ha vietato ai propri figli di vedere il film del celebre nonno.
Non per nulla è il mio Hitch preferito in assoluto :)
Buiomega71 ebbe a dire: Luras ebbe a dire: Lo strangolamento di Brenda ha impressionato molto anche Patricia, la figlia di Hitchcock, la quale per anni ha vietato ai propri figli di vedere il film del celebre nonno.
Non per nulla è il mio Hitch preferito in assoluto :)
Buiomega71 ebbe a dire: Assolutamente, molto, ma molto, di più di PSYCHO
Per me è al primo posto, poi "La finestra sul cortile" e poi Frenzy.
HomevideoRocchiola • 24/01/19 11:25 Call center Davinotti - 1236 interventi
Eccellente il bluray Universal, uno dei migliori di Hitchcock. L’immagine presentata nel corretto formato panoramico 1.85 è pulita, nitida e ben dettagliata. L’audio italiano è presentato in un DTS 2.0 di buon livello, piuttosto potente e pulito, soprattutto nel commento sonoro che per la prima volta dopo molti anni non è del fido Bernard Herrmann, sostituito per l'occasione da Ron Goodwin che ha fatto comunque un ottimo lavoro!!!