First kill - Film (2017)

Un padre porta il figlio a caccia, assistono a un omicidio e rimangono invischiati in una storia di rapine e poliziotti corrotti. Pura routine, girata però con un discreto senso della messa in scena e del ritmo. La trama è stravista ma si lascia guardare, grazie alle belle ambientazioni boschive e a qualche momento action discreto. Christensen se la cava e sembra crederci, Willis offre l'ennesima marchetta svogliata, meglio dei due Anthony al quale la sceneggiatura offre l'unico personaggio più sfaccettato.

Destinato a “palati” poco esigenti, un thriller boschivo (l’ambientazione non è male, anzi è tra le cose più riuscite del film), che parte dallo scontato cliché del rapporto tra padre macho e figlio problematico. Interpretato da un Bruce Willis in versione “alimentare”, ha dalla sua la non malvagia prova di Christensen e di Ty Shelton, ma tutto il resto è troppo scontato, finale compreso. Per chi si accontenta.

Broker con figlioletto bullizzato lo porta a caccia nelle campagne natie per irrobustirne il carattere: la cura funzionerà? Filmetto insignificante in cui nulla si salva: la trama nelle parti migliori è derivativa (vedi il rapporto fra il rapinatore in fuga ed il bimbo rapito) e lo sviluppo tanto telefonato che, paradossalmente, l'epilogo stupisce per la sua prevedibilità. Quanto alla recitazione, siamo ai minimi sindacali: se Willis inanella l'ennesima marchetta al termine di una gloriosa carriera, Christensen dopo i fasti stellari continua a scavarsi professionalmente la fossa. Perdibile.

Caccia all’uomo nei boschi, tra bottino di rapina, rapimento di bambino, criminale buono e polizia cattiva. Insomma, un frullato di luoghi comuni, banalità, retorica americana del padre di famiglia giustiziere e tanta confusione. L’aggravante su un prodotto così dozzinale è la palese superficialità recitativa degli attori. Invece pesa favorevolmente una discreta realizzazione tecnica e soprattutto la scelta registica non scontata di puntare moltissimo sui primissimi piani, inseguendo l’intensità dei volti (che però non c’è).

Un papà cronologicamente poco probabile si mette nei guai e, cosa peggiore, mette nei guai il figlioletto. Ma c'è un gioco sporco da risolvere, e i poliziotti ne fanno parte. Wow! L'ambientazione selvatica soccombe di fronte a un plot irrecuperabile in cui le presenze femminili sono tutte disgraziatamente combinate. Willis e il bambino si sfidano inoltre in una gara di imbarazzo con pochi precedenti, a cui si abbina un inspiegabile e terribile doppiaggio che completa un quadro già disastrato di suo. Definirlo action potrebbe fuorviare alimentando illusioni vanissime. Per carità.

Perfetto film in salsa b-movie in cui Willis compare solo per la pagnotta e Christensen continua la sua parabola discendente. Discreta solo la fotografia, che riesce comunque a trasporre alla meno peggio l'ambientazione boschiva. Per il resto sceneggiatura non solo telefonata ma anche pasticciata dal momento che sono tanti i vuoti narrativi e le incongruenze che accompagnano la pellicola. Frutto, molto probabilmente, di un montaggio pessimo che per esigenze di tempo ha dovuto tagliare esplicativi importanti lasciando invece parti stucchevoli come il rapporto ladro/sequestratore.