Breve noir (dura appena 74 minuti) le cui premesse narrative
ed attoriali (pezzi da novanta come la Lupino e Ryan) vengono
mortificate soprattutto da una certa insipienza registica che
non riesce a "vivificare" gli spazi chiusi in cui gira, generando poca tensione. Colpa anche di situazioni non così
imprevedibili (almeno allo "smaliziato" spettatore moderno)
alcune delle quali sono anche goffe e poco verosimili. Il film è comunque dignitoso e tutto sommato godibile, almeno per
chi ama il genere.
Lei lo contatta per fargli pulire la casa, lui si dimostra uno squilibrato con più di un trauma alle spalle. Thriller d’annata sconsideratamente caduto nell'oblio ma capace di generare una tensione che cresce progressivamente fino a sgonfiarsi in un finale abbastanza originale (per quanto, vista la patologia del villain, nemmeno così singolare). La regia si dimostra concisa (ma non sbrigativa) e, sfruttando abilmente il ristretto spazio entro cui si muovono i personaggi (una bella villa), riesce a infondere un notevole senso claustrofobico.
Un uomo afflitto da disturbi mentali che gli provocano amnesie e crisi di violenza sequestra una vedova di guerra che lo aveva assunto per le pulizie... Thriller quasi interamente ambientato all'interno di una casa che riesce a mantenere una tensione quasi costante grazie soprattutto all'interpretazione credibile di Lupino e alla capacità di Ryan di far affiorare nel disegno del suo personaggio inquietante e minaccioso tratti in grado di suscitare pietà. L'epilogo brusco può lasciare perplessi ma non è incoerente con quanto visto in precedenza.
MEMORABILE: Lupino in secondo piano, in primo piano le palle dell'albero di Natale con il riflesso di Ryan che scende le scale
Stringato come da tradizione RKO (76 minuti), un thriller di impostazione teatrale il cui punto di forza risiede nell'interpretazione di Robert Ryan, uno psicotico da manuale che tuttavia riesce anche a suscitare compassione; brava anche la Lupino, per quanto il ruolo della vittima non consentisse chissà quali voli pindarici. La regia non sempre riesce a garantire l'adeguata tensione, mentre l'epilogo risulta spiazzante ma dotato di una sua coerenza con quanto visto fin lì. Funzionali le musiche di Leith Stevens.
MEMORABILE: Il finale.
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