Parziale delusione questa seconda opera del promettentissimo Du Welz, autore pochi anni fa del grottesco Calvaire. Di quell'ottimo esordio il giovane regista mutua i lenti inseguimenti in ambienti ostili e le atmosfere a metà fra il realismo e l'onirico (ciò significa avere uno stile!). Ma manca qualcosa. A parte il figlio dei protagonisti, scomparso dopo lo Tsunami, manca la brutalità di Calvaire, manca lo scegliere una direzione (ghost story?). Bello l'omaggio (chissà se ricercato) ai bambini "cattivi" di Serrador. Pessima la Beart, limitata dall'inglese.
Pare che l'irreparabilità della perdita sia un coté centrale di Du Welz. Che immerge Calvaire in malmostosa salsa Aguirre, lasciando sì basiti per la capacità di astrazione e sospensione e per la perizia tecnica ottimizzata, ma facendo trepidare assai meno, tara madornale considerato lo specifico: l'insieme non ammorba neanche un po', mai una volta una che la follia e la desolazione rappresentate contagino strazino e stendano al tappeto, e il film inizia ad ammaliare e inquietare davvero proprio a pochi passi dai titoli di coda, lasciandoci almeno due momenti da standing ovation: il piano sequenza aereo e l'aplomb a la Cannibal holocaust.
Per gran parte del film ho avuto un certo senso di smarrimento. Ho cercato più di una volta di capire dove volesse parare il regista. Pensare che tutto si basasse su un lento ed inesorabile percorso dalla disperazione alla follia mi pareva riduttivo. Purtroppo il film è tutto quì. Togliendo il magnifico pianosequenza e la scena finale non ho provato alcuna emozione se non un senso di noia in attesa di una svolta che purtroppo non c'è stata.
Le tematiche accennate in Calvaire (la follia in primis), care, a quanto pare, al regista, qui si fanno più dirette, ma criptiche. La pecca del film risiede nel fatto che non si capisce bene dove voglia andare a parare: un'ora e mezza di marito e moglie che girovagano per la giungla scambiandosi (quando capita) le stesse tre parole di sconforto, allora? Belle le atmosfere, tecnicamente ineccepibile, così come in Calvaire (che mi piacque molto). Segnalo il pianosequenza del tempio. Du Welz ha un potenziale enorme, dovrebbe sfruttarlo meglio.
L'idea del maledetto Tsunami, accanitosi in Indonesia il 26 dicembre 2004, e della disperazione che lo stesso si è lasciato dietro sono uno spunto originale per il controverso Du Welz, che a tratti (radi) incespica qua e là lasciando perplessi sul percorso intrapreso. Perde punti per un brutto finale, che paga probabile pegno al film di Serrador (Ma come si può uccidere un bambino?, '76). Però l'esperienza visiva, il dramma esistenziale (in particolare legato alla famiglia e, più in generale, alla società) e il percorso dei protagonisti -costellato di acqua (cadente e non)- valgono la visione.
MEMORABILE: Il piano sequenza sui ruderi in cui sono accampati i bambini abbandonati ...
Una coppia occidentale perde il figlio durante lo Tsumani: il marito lo ritiene morto, la moglie si aggrappa alla speranza che sia stato rapito. Un boss locale li guida in una spedizione alla sua ricerca. Pur irrisolto sul piano della sceneggiatura ed inferiore al bellissimo e disturbante Calvaire, questa discesa negli inferi lussureggianti ed umidi della follia possiede un suo fascino magnetico e contiene sequenze molto suggestive. Sewell appare stranito (forse per il ruolo), la Beart è straziata e bellissima. Imperfetto ma interessante.
MEMORABILE: le piccole mongolfiere a lampioncino, i bambini che circondano il tempio nella giungla, l'inquadratura dall'alto del "pasto"
Un film che, a mio parere, si gioca tutto attorno all'arroganza di una coppia occidentale che si aggira tra i disperati lamentandosi per il loro piccolo dramma privato. Al contrario di Calvaire il film inizia disperato e poi prende la strada del grottesco, il tutto accompagnato da una scenografia avvolta in una fotografia splendida e ad una grazia registiche che ha dello stupefacente. Un film troppo sottovalutato, ipnotico.
Viaggio nell'inferno verde nel cuore di tenebra della follia. Apocalypse now, il cinema di Herzog e di Boorman, il nostro cannibal movie (in primis Cannibal holocaust), questi i numi tutelari di Du Welz, che gira da Dio (supportato dalla magnifica fotografia di Benoit Debie), con agghiacciante finale che riecheggia Il profumo della signora in nero. Umido, spettrale, allucinato e agorafobico; pazzia, natura incontaminata e ferinità si amalgamano alla perfezione. La tribù dei bambini ghiaccia il sangue e la foresta dell'orrore resta nella pelle. Ipnotico.
MEMORABILE: Le risate dei bambini selvaggi nella capanna; I bambini che appaiono alla Beart avvolti nella nebbia; L'avanzare dei bambini verso Sewell nel finale.
Un film che amo molto; non per la storia, che è piuttosto banale, ma per scenografia e fotografia. Anche se la prima parte può apparire noiosa e lenta, per me è solo una preparazione verso un crescendo di sensazioni visive e uditive. Poche parole e tanta emotività. Du Welz riesce a leggere bene l'animo umano in preda alla follia.
Il regista belga trasferisce i temi della perdita e della ricerca in terra tailandese. La disperazione dei due protagonisti trova riscontri e similitudini con la catastrofe dello tsunami, che ha avvilito, annientato e lasciato profondi solchi nell'animo della popolazione locale. Natura profonda e selvaggia, tanto da portare alla follia (quasi un tema herzoghiano). Nel complesso piacevole, a volte monotono e troppo sonnacchioso, ha un grosso sussulto verso l'ultima parte, quando si sprofonda nel più primordiale dei luoghi. Finale non proprio all'altezza.
Incubo dai contorni sfumati, quasi soffusi, che riesce a tenerti incollato sulla poltrona nonostante una sceneggiatura che non punta su ritmo ed eventi, ma incentra tutto sul dolore e sulla follia. La presentazione è meno violenta di Calvaire, più magica ed intima, ma si infila ugualmente sotto pelle. Peccato, davvero, per la deriva cannibalistica del finale, forse necessaria, ma comunque un po’ stonata rispetto al resto. Comunque un bel colpo.
Du Welz prova a creare un lavoro diverso dal folgorante Calvaire, fagocitando molteplici influenze: dal Signore delle mosche (la tribù di bambini) ad Aguirre e Mosquito coast (la folle battaglia con la natura selvaggia e l'ignoto), passando per certe cose di Noè (i temi della famiglia, della perdita e dell'ineluttabilità del destino, su tutti Irreversible) e finendo con squarci da cannibal-movie. Il risultato, seppur irrisolto, ha un fascino innegabile, perlopiù dovuto alle selvagge atmosfere della giungla nebbiosa e inospitale, ben fotografata.
MEMORABILE: La notte di delirio sull'isola; Il finale.
E' incredibile come il film, pur non contando su un ritmo serrato e pur sembrando non partire mai per davvero (succede poco per circa un'ora), abbia la capacità di affascinare, attrarre e di invischiare lo spettatore fin quasi dall'inizio alla fine, regalando un parte finale bella ed un epilogo (con echi serradoriani) che mette i brividi. Du Welz si conferma talentuoso e regala un paio di momenti da urlo (da mozzare il fiato il piano di sequenza con il tempio ed i bambini), ma anche la fotografia di Benoit Debie è da stropicciarsi gli occhi. Deludente la prova della Béart.
MEMORABILE: Il piano di sequenza coi bambini ed il tempio. Più in generale tutto gli ultimi minuti.
Interessante nelle intenzioni, non altrettanto nella resa. Impianto narrativo non pervenuto, cosicché il film finisce per girare a vuoto su se stesso soffocato dalla straripante dimensione onirica. Sulla lunga distanza la visione risulta sfinente (almeno quanto una Béart mai così monoespressiva) e nel finale, edipico, si scopre che il tutto si risolve in un Apocalypse now feat. Il signore delle mosche. Rapsodico, cerca di reggersi sui singoli momenti, ma lo salvano giusto le inquietanti ambientazioni.
Malamente irrisolto. E' evidente la volontà di puntare a un horror autoriale d'atmosfera (viene in mente Il profumo della signora in nero), ma dopo un inizio che sembra interessante la storia perde via via sempre più forza, fino ad arrivare a un finale a effetto discutibile, che lascia parecchie perplessità. Anche la fotografia annacqua nella mediocrità, risultando piuttosto banale nel tema "Sud-Est asiatico perduto". Rimangono alcune atmosfere riuscite, soprattutto nella prima parte del film.
Du Welz alza il tiro rispetto a Calvaire e pur confermandosi autore di horror "umanista", lontano da efferatezze e gratuità solipsistiche, gira un film narrativamente "grave", dunque sbagliato. Le due linee portanti del racconto (l'affliggente respingimento del lutto della madre e l'alterità del paesaggio naturale e umano birmano/thailandese) non trovano armonizzazion cinematografica sospendendo il film in una (pur suggestiva) terra di nessuno tra l'Herzog estremo e il Bertolucci decadente. Carico a salve il personaggio della Beart, intriga il viscido Gao.
MEMORABILE: Le lampade di carta che si librano in cielo; Sewell "consuma" il corpo della Beart assolutamente inerte e assente.
Una madre crede di riconoscere in un video il figlioletto travolto mesi prima da uno tsunami in terra thailandese e induce il riluttante marito a mettersi sulle sue tracce, affidandosi a inquietanti mercenari conoscitori di una realtà tragica presente nella giungla dell'arcipelago. Una narrazione che vorrebbe suscitare emozioni ma che si perde quasi subito nei meandri delle turbe psicologiche e derive oniriche tra le nebbie e le pioggie incessanti di luoghi ignoti. Di orrifico c'è ben poco se non due o tre scene di un finale insoluto. Béart imbambolata e inespressiva, meglio Sewell.
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DiscussioneDaniela • 9/07/12 12:10 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Ho già commentato Vinyan tempo fa, punteggio 3 pallini, pronta a correggere al rialzo dopo la seconda visione qualora risultasse che la prima era stata troppo influenzata dalle aspettative legate a Calvaire oppure dal mio francese arrugginito (l'ho visto in originale non sottotitolato, magari nel frattempo sono usciti i sub)
Daniela ebbe a dire: Ho già commentato Vinyan tempo fa, punteggio 3 pallini, pronta a correggere al rialzo dopo la seconda visione qualora risultasse che la prima era stata troppo influenzata dalle aspettative legate a Calvaire oppure dal mio francese arrugginito (l'ho visto in originale non sottotitolato, magari nel frattempo sono usciti i sub)
Calvaire è uscito da noi per la Gargoyle (in italiano credo)...
Attendo impaziente una tua possibile rivalutazione allora...Il tuo commento su Vinyan l'ho letto eccome! ;)
DiscussioneDaniela • 9/07/12 12:54 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Grazie delle informazioni - alla prossima!
PS: fammi un fischio quando commenterai Calvaire, sono curiosa di conoscere il tuo parere, ok?
Daniela ebbe a dire: Grazie delle informazioni - alla prossima!
PS: fammi un fischio quando commenterai Calvaire, sono curiosa di conoscere il tuo parere, ok?
Senz'altro Daniela, sarai la prima...E grazie a te! :)
Buiomega71 ebbe a dire: Herr, vedo che non hai ancora commentato Vinyan. Visto che sei reduce di Green Inferno la visione sarebbe d'obbligo
Du Weltz arriva prima (in tempi poco sospetti) a omaggiare il nostro "cannibal movie", e lo fa in maniera cupa, introspettiva, onirica e incubotica
Da vedere, Herr, senza tante scuse :)
Zendy, per cortesia, alzami il pallinaggio a ***! grazie Assolutamente sì Buio, è già un po' che devo vederlo e mi dimentico sempre. Credo me l'avesse consigliato anche Daniela tempo fa. Tra l'altro Calvaire m'era piaciuto molto...
Caro Buio,
il tuo consiglio viene a proposito. Mi hai risolto la serata: cercavo un film per il dopocena ed ecco che mi hai fatto venire una gran voglia di vedere questo.
Grazie! Mi ha risparmiato almeno una trentina di minuti di incertezze e dubbi del tipo: mi vedo questo o quello? E se alla fine fosse meglio vedere quell'altro ancora?
Cotola ebbe a dire: Caro Buio,
il tuo consiglio viene a proposito. Mi hai risolto la serata: cercavo un film per il dopocena ed ecco che mi hai fatto venire una gran voglia di vedere questo.
Grazie! Mi ha risparmiato almeno una trentina di minuti di incertezze e dubbi del tipo: mi vedo questo o quello? E se alla fine fosse meglio vedere quell'altro ancora?
Coty, non potevi fare scelta migliore...
Spero che questo nuovo "cult buiesco" ti soddisfi come ha incantato il sottoscritto...
Ah, se ti può consolare, le stesse incertezze su "cosa mi vedo ora?" le ho anch'io (troppi film da vedere e così poco tempo)