Che fanno i nostri Supermen tra le vergini della jungla? - Film (1970)

Terza avventura dei Tre Supermen, questa volta impegnati in Africa per contendere una miniera di uranio ai russi. Complicano la faccenda indigeni avidi e vergini bone ma con strane usanze... Uno dei peggiori della serie, con ampio uso di stock-shots del continente nero, e un livello di gag da avanspettacolo anni '40. Cast misto, che mette insieme Supermen del primo (Harris) e secondo (Martin) episodio, e promuove Borgese che diventerà inamovibile.

Coproduzione italo-ispanica di ben poche pretese stilistiche e ancor meno chances artistiche. Albertini riprende il tema dei "superuomini" già affrontato nel brutto 3 Supermen A Tokio (1967) cercando di ampliare il campo di azione (la banale e dicotomica lotta tra bene/America e male/Russia) inserendo qua e là qualche fanciulla discinta in virtù della localizzazione esotica (si fa per dire). Curiosa, ma nulla più, la presenza di Jungla, ovvero la giovanissima (all'epoca 25enne) Femi Benussi, emblema corporale delle amazzoni e "personaggio" che sembra adombrare legami con il precedente Tarzana.

Registrato durante un passaggio televisivo notturno su Italia 1, sono riuscito a portarlo a termine e non so come, vista la notevole noia (a volte il tasto FWD serve eccome!). Trattasi di una comicità di bassa lega e decisamente superata. Privo di idee e sopratutto di mezzi.

Film comico avventuroso che fa ridere solo là dove la comicità diventa involontaria, è l'unico capitolo che ho visto (ad ora) dei 3 supermen e penso rimarrà l'unico: i tre attori sono davvero pessimi (i cachinni di Borgese poi sono insopportabili) e non basta la presenza della Benussi a tenere svegli. Il ritmo ci sarebbe pure, sono le idee ad essere di seconda mano e la regia non è certo eccelsa.

In effetti, fare un film peggiore di questo è impresa ardua e neppure le belle vergini della giungla capitanate dalla Benussi riescono a sollevare le sorti di questa miserevole avventuretta - forse la peggiore - dei tre sedicenti supermen. Comunque, occultato fra le pieghe della comica, è un trionfo del "politicamente scorretto": razzismo verso gli africani e mostrizzazione dei russi visti come irrimediabilmente cattivi, quando negli spionistici del tempo fra americani e sovietici finiva spesso a tarallucci e vino in nome della "distensione".