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MMJ Davinotti jr
Anno: 1965
Genere: spaghetti western (colore)
Regia: Mario Caiano
APPROFONDIMENTI: La mostra permanente dei 45 giri di Lucius
VOLTI ITALIANI NEL CAST
LE LOCATION
L'IMPRESSIONE DI MMJ
Onesto western diretto da Mario Caiano, coproduzione italo spagnola che vede nel ruolo di protagonista il buon Antonio De Teffè (in arte Anthony Stetten); è Texas Joe, un misterioso pistolero giunto nel più classico dei villaggi del west (saloon d'ordinanza, vecchietto ciarliero, partite di poker, balletti da Belle Epoque...) in cerca di fortuna. Lupe Rojo, il bandito locale con immancabile banda al seguito (gente che si chiama Demon, Murder e altre amenità) lo arruolerà inconsapevole del suo doppiogiochismo. C'è dietro una vendetta vecchia di anni causata dall'evento presentato in apertura. Davvero niente di nuovo, con tanto di sceriffo corrotto,...Leggi tutto un ex avvocato che fa da consulente al bandito sguaiato e un po' ingenuo, donnacce da saloon e un protagonista poco loquace che ama farsi riprendere in primo piano mentre fa lo sguardo da duro. Di notevole ci sono le musiche di Francesco De Masi, il mestiere di Cajano e un paio di scene che sfruttano discretamente il paesaggio roccioso e desertico. Come la prova cui viene sottoposto Texas Joe per entrare nella banda: una sorta di nascondino tra i massi contro un bandito che può disporre di dodici colpi in canna contro i soli due concessi a lui. Per il resto è un trionfo di luoghi comuni (la partita a poker truccata con conseguente sparatoria tra i tavoli), duelli poco originali, battute telefonate. Steffen, tra i tanti pistoleri solitari del nostro western, non è se non altro tra i peggiori: sa calarsi nella parte senza strafare salendo sopra le righe come capita a certi suoi "colleghi". Purtroppo non è abbastanza, di fronte alla mediocrità complessiva in cui è immerso il film.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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- Quello che si dice un buon film:
Il Gobbo, Philippo - Non male, dopotutto:
Reeves - Mediocre, ma con un suo perché:
Marcel MJ Davinotti jr., Homesick, Pessoa
Uno dei migliori western di Caiano, che pressappoco con lo stesso cast girerà anche Ringo il volto della vendetta. Vendetta che fa da motore anche qui: Steffen (eterno vedovo del nostro western) cerca chi gli ha stuprato e ucciso la moglie e si insinua in una banda... Andamento classicissimo, quasi da manuale, sicuramente da vedere. Grande colonna sonora di De Masi e grandi momenti equestri anche non controfigurati!
In ogni western all’italiana si spera sempre di trovare qualche elemento innovatore o eretico rispetto ai severi dettami del genere, qui invece pedissequamente seguiti con bari a poker, vecchietti esagitati e scrocconi, donne malmenate e Steffen in missione vendicatrice autolesionista come Van Cleef nel contemporaneo Per qualche dollaro in più. Il bagaglio tecnico di Caiano fa procedere l’azione veloce e senza intoppi e la masnada non poteva contare facce più giuste del barbaro Fajardo e dell’avvocato inquisitore Dominici. Incantevole la virginea Gilli truccata da messicana.
Cajano dimostra di essrere un regista con un bagaglio tecnico non indifferente. Riesce sempre a mettere la camera nel posto più giusto, regalando prospettive quasi mai banali. Di questo film si possono apprezzare l'intelaiatura ben riuscita ed un cast di bravi professionisti capaci di rendere credibile l'azione. Efficace il finale e generalmente ben girato. La colonna sonora scritta da Francesco De Masi (il musicista italiano che, considerando Thunder e Lone Wolf Mac Quade, ha scritto più commenti western di chiunque altro) è una vera chicca.
Western di Caiano che denuncia fin dalle prime immagini una parentela con i classici americani ma gli sviluppi successivi lo riportano nel limbo dei prodotti italo-spagnoli del genere. La pellicola paga soprattutto una sceneggiatura poco originale e le solite ristrettezze di budget dei prodotti simili, oltre che un ritmo molto rilassato che lascia facilmente prevedere tutti gli sviluppi successivi della vicenda agli spettatori più smaliziati. Cast mediocre in cui chi sa ben recitare si limita a uno svogliato gettone di presenza. Niente di memorabile.
Mario Caiano, uno dei fondatori del western italiano, insiste nel cercare di proporre film che siano simili al modello americano. Qui il ritmo è notevole, la storia interessante e le caratterizzazioni perfette (in particolare Arturo Dominici e Eduardo Fajardo sono due cattivi molto interessanti), ma si capisce perfettamente che non sarà questa la strada vincente dello spaghetti western.
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