Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
cliccando qui.
Tarabas: Famigliola di coloni deve affrontare l'ostracismo dei vicini per il sospetto di avere in casa una trovatella indiana. Nel mentre, scatena una guerra con la tribù che ne reclama la restituzione. Ideologicamente ondivago, pare riconoscere dignità ai nativi per poi chiudere sui toni consueti del regista (e del western tradizionale). Hepburn poco credibile nel ruolo, sembra vestita Givenchy anche coperta di stracci, mentre il resto del cast è ottimo (specie il patriarca Bickford e la splendida Gish). Tecnicamente impeccabile, non molto interessante.
MEMORABILE: La scena del pianoforte suonato da Lilian Gish in risposta alle musiche di guerra degli indiani.
Galbo: Divertente parodia delle avventure dell'eroe mascherato realizzata da Franchi e Ingrassia che interpretano i nipoti del protagonista (ovviamente siciliani) che si intromettono nella sua guerra contro il governatore. Pur non essendo il migliore film della coppia, I nipoti di Zorro appare godibile in più parti e realizzato con una certa cura per le scene d'azione. Buono anche il cast dei comprimari.
Galbo: La povertà di certo prodotto televisivo italico è purtroppo confermata per l'ennesima volta da questa fiction diretta da Tavarelli. Pur potendo contare su un personaggio sulla carta interessante, gli autori sprecano l'occasione affidandosi ad una sceneggiatura carente e scontata che fa della protagonista una macchietta bidimensionale. Non aiuta la prova della Cortellesi, inadatta al ruolo.
B. Legnani: Le cose notevoli sono le differenze dei nomi rispetto al canone. Qui Marian[ne] è una belloccia un po’ facile (la Novak), il Frate non è vero frate e non si chiama Tuck, perché Tuck è un altro fuorilegge… Operina minima, che mostra lunghe cavalcate nei boschi di Manziana per arrivare a un metraggio decente. Robin Hood è come un fantasma che attraversa i muri: senza problemi arriva armato ai patiboli, entra nei castelli nemici eccetera. Nel finale c'è una divertente trovata, un po' ribalda: un triello con le armi bianche! Il decoro dell'artigiano alla regia vale generoso mezzo pallino...
MEMORABILE: Fra le frasi banali non manca un "Tu non toccarmi, vile traditore!".
Giùan: Uno di quei film il cui solo pensiero della messa in onda (che non necessariamente implica la visione) mette allegria. Su un tema per il quale è nota la "sensibilità" nazionale, Steno e sodali (da ricordare il contributo allo script di Maccari e dello stesso Aldone) apparecchiano un canovaccio le cui situazioni son sfruttate da Totò e Fabrizi con consumato mestiere e fresco divertimento. E poco importa se si deve pagar pegno al consueto schema sentimentale o alla conclusione zuccherosa, il valore bollato di Pezzella e Topponi è tassativo, erariale, pubblico tesoro cinematografico.
MEMORABILE: Lei mi dice deve cacciare questo... e io lo caccio; In ospedale; "...I tempi che Italianiiii!".
Daidae: Passabile. Film con alti e bassi che mi ha un po' deluso nel finale ma che tutto sommato si lascia vedere. Cast ineccepibile: con un Franco Nero in piena forma, la bella Fabian (allora moglie dell'indimenticato Marcel Bozzuffi) direi che fa bella figura, bene anche il resto del cast.
Xamini: Albanese affronta a modo suo una delle tematiche del momento (un momento piuttosto lungo, in realtà); sull'onda di un sotteso "aiutiamoli a casa loro" caldeggiato da una qual certa risma politica, il suo negoziante meneghino che vive in piazza Missori e prende il marocchino da anni nello stesso bar si trova quotidianamente a fare i conti con la questione immigrazione. E decide di risolverla in maniera pittoresca: perché non rapire un venditore abusivo e ricondurlo di forza direttamente al suo paese d'origine? Ne nasce un road movie non sorprendente né travolgente, semplicemente simpatico.
Noodles: Commedia a sfondo vagamente giallo, basata sul parallelismo tra una coppia borghese e una popolana. Ovviamente gli stereotipi si sprecano. Eccessiva la prova della coppia Vitti-Giannini, che in realtà presentano i loro tipici personaggi, mentre si fa preferire quella Cardinale-Gassman, il migliore del film. La storia e i suoi intrecci non sono in realtà affatto male, ma è la resa cinematografica a non convincere completamente. Main Theme che diventa presto tormentone. C'è anche un giovane e già divertente Renato Pozzetto. Si lascia guardare.
Paulaster: Loach affronta il tema dello sfruttamento lavorativo come fosse una guerra tra poveri: da un lato gli immigrati, anche clandestini, e dall’altro chi li dovrebbe aiutare ma è senza licenza. La controversa protagonista, che non si cura del figlio, incarna bene lo spirito di chi nasce con la coscienza di classe e perde ogni convinzione davanti al denaro. L'ultima parte con la rivalsa degli sventurati lavoratori è piuttosto dura, come soluzioni. Poco utilizzate le componenti ambientali, come se Londra fosse solo il modello di una situazione più grande.
MEMORABILE: La protagonista assalita in strada; Le domande fatte al ragazzino dalla “polizia”; I dialoghi col padre.
Rambo90: Tre episodi di diverso valore ed entità: il primo è il migliore, delicato e amaro, con un Manfredi perfetto supportato da caratteristi di grande talento (su tutti Garrone); il secondo è una barzelletta tirata per le lunghe, con un Tognazzi bravo ma mal servito da una sceneggiatura davvero vacua e poco interessante; il terzo è il più memorabile e divertente, con un Sordi scatenato nel ruolo di Guglielmo il dentone, spalleggiato da comparsate illustri e dagli ottimi Fabrizi e Valli. Nel complesso un buon film, da vedere almeno una volta.
Modo: La cosa migliore del film sono sicuramente i paesaggi, la sterminata bellezza della natura. Per il resto è un polpettone che non riesce a decollare con un Sean Connery appena sufficiente nella parte di un medico ricercatore. Quando entra in scena Lorraine Bracco la storia acquista maggior respiro restando comunque semplicistica, con qualche spruzzata d'avventura e romanticismo a condire il tutto. Così così.
Saintgifts: Nei western le tracce sono sempre state elementi importanti e gli specialisti per eccellenza, nel trovarle e seguirle, i pellerossa. Qui, fin dall'incipit, le tracce sono trovate e analizzate come meglio non saprebbero fare moderni investigatori, dal protagonista Tab Hunter che scopre in un batter d'occhio chi ha ucciso suo fratello a tradimento. Una giovane Natalie Wood, unica donna del film, interpreta bene la parte di una meticcia battagliera e coraggiosa. Western classico, ma con alcune trovate che lo rendono interessante e piacevole.
Cloack 77: Un film impalpabile, inesistente, superfluo... del tipo: un disperato viene assunto per alleviare le fobie di una donna in carriera, si innamorano, si lasciano, si... Insomma, la solita sciocchezza e il solito “possibilmente interessante” incipit, con Favino disperato su una gru pronto a lanciarsi nel vuoto, sprecato e buttato via così verso il precipizio dell'inutilità. Si può aggiungere ben poco, si può indovinare facilmente il finale, ma soprattutto la frase "portami a vedere le stelle" la credevo vietata “dalla Costituzione”.
B. Legnani: Va in crescendo. L'episodio con Manfredi è lentuccio e prevedibile: carina la metàfora finale dell'inferriata-prigione. Quello con Tognazzi non è niente male, specialmente quando chiede, come ultima cosa, di che sesso è il figlio che gli è nato... Fantastico, spassosissimo, vera pietra miliare, l'episodio con Alberto Sordi (davvero, si vorrebbe che non finisse mai), fino alla celebrata discussione conclusiva sulla foce del fiume Yarmùk (esiste per davvero).
MEMORABILE: Al di là dello Yarmùk, impagabile il metodo di Sordi per non farsi fare la contravvenzione.
Belfagor: Un Bruce Willis che pare uscito da un racconto di R. Chandler cerca la salvezza e il riscatto in una città che è diventata un'enorme trappola. Un poliziesco con chiari rimandi alle pellicole vecchio stile, focalizzato sul decadimento e sulla corruzione personali e morali. Seppur basato su meccanismi collaudati, si distingue per il dosaggio accorto delle scene d'azione e per le convincenti performance del cast. Willis, in particolare, dimostra di dare il meglio quando si libera dagli stereotipi dell'action movie.
Siska80: Avversari sul lavoro, testimoni di nozze per scelta, innamorati per caso. Intercambiabile con qualsiasi altra pellicola americana del genere, è prevedibile in toto nell'intreccio: si inizia coi rapporti tesi tra i due protagonisti (belli e affascinanti come di consueto), per poi passare alle prime timide confidenze reciproche, alle titubanze, al nascere di un sentimento che sembra non dovere avere un seguito e, infine al matematico bacio appassionato nell'ultima sequenza. Il cast se la cava, ma non è il caso di perdere più di un'ora di tempo per seguire la sagra del già visto.
Ramino: L'inizio della storia non è male (l'infanzia, il biliardo, l'amicizia con il maestro Novelli) poi, piano piano, sembra rallentare un po' tutto con l'arrivo della escort Ferilli, non proprio indimenticabile... Pochissime le trovate comiche e poco comunicativo il protagonista (memorabili rimarranno i suoi sguardi fissi nel vuoto) che ha comunque al suo fianco delle valide spalle. La decadenza di Nuti è ahimè già iniziata da un pezzo.
Deepred89: Western piuttosto convenzionale ma dotato di un buon - seppur lento - crescendo, che culmina in un riuscito finale suggestivo e fracassone, pure con qualche rapido scorcio psichedelico (gli effetti stroboscopici facevano quasi pensare a una svolta stile Un bacio e una pistola), efficace nonostante effetti speciali non di primissima mano (per quanto meglio di quelli, imbarazzanti, del passaggio sul ponte col cavallo). Cast pieno di volti noti, ritmo snellibile, regia e musiche nella media, qualche difficoltà in apertura, nonostante i bei titoli di testa con soggettiva di un avvoltoio.
Galbo: Il buon mestierante M. Campbell (a cui si devono i migliori 007 dell'epoca moderna) appare a proprio agio in questo divertente film di cappa e spada realizzato (e si vede dal dispendio di mezzi) sotto la supervisione del maestro Spielberg. Belle sequenze d'azione, buone locations e un trio di attori molto affiatato: Banderas trova in Zorro il ruolo della vita e Hopkins e la Zeta Jones fanno da spalle di lusso. Nulla di originale dai tempi del Zorro di T. Power, ma tutto sommato godibile.
Daniela: Trapper ben deciso a rimanere a piede libero deve resistere alle trappole matrimoniali che gli vengono tese da una ragazza intraprendente che vuol accalappiarlo con le buone o con le cattive... Commedia western con una prorompente Parker ed un insolitamente rilassato Taylor, dal ritmo brioso e alcune gag simpatiche, a patto di vederla in originale in cui la famiglia dell'aspirante sposa è irlandese, in quanto nella versione italiana la trasformazione della nazionalità risulta assai bizzarra, considerato il cast: McLaghen che si esprime in dialetto napoletano è un cavolo a merenda parlante.
Vitgar: Argomento molto sfruttato dalla cinematografia mondiale; si pensi ad Almodovar in Donne sull'orlo di una crisi di nervi, ma quanta differenza di originalità, buon gusto e trovate geniali! Qui si vede un filmino, con una regia impacciata e poco ispirata da una sceneggiatura debole e slegata. Simpatica la Finocchiaro, pregevole Elio, spaesato Giovanni.
Galbo: Seconda avventura del ciclo dedicato al commissario Rizzo, stavolta in trasferta nella metropoli asiatica. Benchè divertente e onesto film di intrattenimento (anche stavolta affidato alla regia del grande professionista Steno) il film non riesce a recuperare quella intelligente commistione tra poliziesco e commedia tipica del film precedente e si perde in una serie di scene d'azione spesso piuttosto fini a sè stesse. Comunque gradevole.
Noodles: Troppo miele presente ovunque, un buonismo piuttosto fastidioso e la mancanza della spalla Terence Hill i grandi difetti del film. Di contro, questo seguito ha però forse un numero maggiore di scene divertenti e risulta in parte più vario. C'è poi la possibilità di gustarsi finalmente Ferruccio Amendola che recita e non solo che presta la voce. La scazzottata nella lavanderia è notevole. Film formato famiglia, guardabile, ma tra quelli del gigante buono è comunque uno di quelli non indimenticabili.
Lovejoy: Scialba commediola ravvivata sopratutto dagli interpreti. In particolare da una bella e convincente Cardinale e da un Garrone eccellente come suo solito. Per contro, Sordi che recita in sottrazione è poco convincente, così come lo sono la sceneggiatura infarcita di luoghi comuni e amenità varie e la regia distratta di Zampa. Insomma, si è visto di meglio.
Puppigallo: Un De Luigi piuttosto simpatico e più controllato del solito (meno macchietta) è l'unico motivo d'interesse di questa pellicola che, dopo una prima parte caratterizzata da simpatici momenti, finisce per naufragare nella seconda, dove chissà perchè si cerca di dare un certo contenuto con risvolto buonista e accomodante ad un'operazione filmica che poteva risultare riuscita solo se il protagonista avesse avuto sempre a disposizione situazioni, che gli permettessero semplicemente di far sorridere lo spettatore. Mediocre, ma almeno abbastanza vedibile. P.S. La Casta è assai poco sopportabile.
MEMORABILE: De Luigi sale le scale fissando la portinaia della quale non capisce una parola; Il 102enne Leo a De Luigi, mentre lo premia: "Mi son cagato addosso!"
Cotola: Ottimo film bellico che nonostante l'ingente durata (più di due ore e mezzo) mantiene ritmi da thriller dall'inizio, o quasi, sino alla fine. Altamente spettacolare e coinvolgente, raggiunge in alcune scene momenti di tensione davvero notevoli, ed anche se a tratti è sicuramente inverosimile e nel finale risulta un po' risaputo, merita assolutamente di essere visto. Grande intrattenimento e divertimento per una serata mozzafiato.
Vito: Grande commedia diretta da Parenti e interpretata da un Villaggio in forma che si sdoppia addirittura in due. L'attore genovese dà il meglio di sé risultando credibile sia nei panni del patologicamente timido Fracchia sia in quelli del temibile criminale Belva Umana. Ad affiancarlo un bravo Banfi nei panni del commissario Auricchio e i fantozziani Mazzamauro (fan di film horror e fumetti neri) e Reder (in abiti femminili). Da segnalare nella parte di due componenti della banda della Belva i giovanissimi Boldi e Salvi.
MEMORABILE: La scena al ristorante "Da Sergio e Bruno gli incivili"; La madre della Belva che tenta sempre di violentare il figlio.
Pigro: Professore anticonformista insegna ai suoi allievi un modo diverso di confrontarsi con la poesia e con la vita. Questo film dimostra che anche la retorica, quando è ben diretta, può essere un valore aggiunto, perfino quando diventa lacrimosa. La storia di un incontro straordinario con un uomo che sa riempire delle domande giuste la sete degli adolescenti è raccontata con eccellente efficacia, anche grazie a un ottimo protagonista e a bravissimi ragazzi ben guidati. Una bella favola che nasconde una grande verità. Il finale è ormai nel mito.
Minitina80: La vicenda si sposta dall’Egitto alla Cina, ma la “sostanza” (ammesso che ci sia qualcosa che si possa definire tale) non cambia. Il copione è di una vacuità disarmante e lo testimonia l’accozzaglia composta da redivivi, drago a tre teste e yeti! Non si contano i minuti dedicati agli scontri a fuoco oppure ai corpo a corpo, estenuanti e di una noia bestiale. Effetti speciali tonitruanti da far venire solo un gran mal di testa. Perché questo genere di pellicole debbano essere sempre sciatte, malgrado le possibilità, resta un mistero imperscrutabile.
Animalo: Nonostante la sconfitta sia ormai certa, qui Hitler è mostrato come un irriducibile quanto pazzo leader (i soldati continuano imperterriti a eseguire i suoi ordini diretti). Il film è stato allungato tra noiose circonlocuzioni dei vari personaggi e una regia non troppo matura (forse non ancora pronta per un film del genere). La ragione principale per vederlo è la magnifica interpretazione di Bruno Ganz, che mostra un Hitler molto fedele e allo stesso tempo originale.
Galbo: Una giovane avvocatessa si innamora del fidanzato della sua migliore amica. Chi cerca originalità stia lontano da questa commedia brillante americana il cui spunto iniziale è vecchio come il cinema. Altrettanto stereotipate l'ambientazione, le location "modaiole", i caratteri dei personaggi, i dialoghi e quant'altro. Si aggiunga che Kate Hudson ruba spesso la scena alla protagonista Ginnifer Godwin. Inutile.
Rambo90: Ottimo film di Nolan che gioca continuamente fra la realtà ed il sogno. La parte migliore è la prima, dove le spiegazioni di come si rubano e si innestano idee dai sogni lasciano affascinati, la seconda è più banale ma comunque il ritmo non permette la noia. DiCaprio è bravissimo una volta di più, ma anche il resto del cast se la cava bene. Menzione d'onore per le partecipazioni di Tom Berenger e Michael Caine. Bella la colonna sonora.
Redeyes: Il pestifero rosso, forte di un buon successo, viene riproposto in stile ribollita, ma con risultati ben peggiori e con nuova sparring partner. Mentre nel primo si faceva qualche risata, qui si sorride solamente. Le due pesti hanno un visetto adatto e nulla più. Per accontentare tutti si inserisce anche una storiella d'amore al fianco di quella genitoriale, ma nessuno ne esce soddisfatto. Tv movie e nulla più.
Markus: Se fosse nato da un'idea italiana, senza remora avremmo potuto parlare di vero miracolo: scorrevole, spassosamente cinico e divertente sul piano sentimentale dal primo all'ultimo minuto, ma siccome di mero copia-incolla del francese Tutti in piedi si tratta... non è giusto dichiararlo. Un po' come lo scolaretto poco studioso che allunga il collo sul primo della classe. La pellicola di Milani è in ogni caso empatizzante, ben realizzata e interpretata - seppur con qualche furberia (i sexy Favino/Leone...) - molto convintamente. Bisogna saper copiare bene e questo è il caso.
Deepred89: Pellicola piuttosto intrigante nelle premesse, spassosa nel suo mettere alla berlina lo spirito da "couchsurfing" e quasi educativa da questo punto di vista, con trovate piuttosto sottili alternate a palesi tentativi di allungare il brodo (il pupazzo), mentre il prevedibile e l'ineluttabile vanno a braccetto. L'ultima mezz'ora, per quanto soffocante e cupissima, non possiede la finezza necessaria e si chiude con una sequenza conclusiva stucchevole, oltre ad aggiungere dettagli (la serialità) che rischiano di far scadere il tutto nell'inverosimile. Cast e confezione notevoli.
Daniela: Quasi contemporaneo all'analogo Dante's Peak, anch'esso catastrofico vulcanifero, può contare su un attore più convincente nella parte del duro della situazione (il sempre affidabile Tommy Lee Jones) e su una location più movimentata, dato che l'eruzione minaccia una grande metropoli e non uno sperduto paesino piedemontano. Però gli altri caratteri sono uggiosi (in particolare, la figlia è irritante assai) e l'epilogo del tutto insoddisfacente, anche dal punto di vista prettamente spettacolare.
Vstringer: Poteva essere bello: pulsioni adolescenziali in salsa siciliana Samperi-style, lo spunto felliniano della bella donna formosa che incanta tutto il paese, il corpo della Bellucci. Invece è un film brutto e sempre in bilico: la Sicilia da cartolina perfetta per il magniloquente commento sonoro morriconiano, il trash reiterato quando il ragazzino cade nei suoi raptus onanisti comprensivi di goffe rielaborazioni cinematografiche ad hoc. Qualcosa si salva: è che Tornatore ci mette il racconto di ipocrisie e viltà di paese, ma al contempo lo soffoca.
MEMORABILE: Il linciaggio di Malena, con le donne scatenate e gli uomini spettatori un po' vigliacchi.
Saintgifts: Un film divertente, che può ricordare quelli girati da Bud Spencer e Terence Hill, altrettanto spassosi. Grande il cambiamento nelle tecniche di combattimento con pugni e calci, dove qui si raggiungono livelli fuori dalla realtà ma che diventano reali (mentre Pedersoli e Girotti distribuivnoa cazzotti e pugni in testa senza troppo volare, ma con la stessa efficacia). In effetti il punto forte sono proprio i combattimenti e magari anche le risate di Walken, che impersona un "benefattore" non capito da poveri irriconoscenti.
MEMORABILE: Alla fine the Rock comincia a sparare.
Xamini: Non veloce, ma ben fotografato e soprattutto misurato nel bilanciare la struttura portante del racconto con i suoi spunti comici. Buona parte di questo merito va alla coppia Ficarra/Picone, decisamente a proprio agio su tutta l'ampiezza del registro e financo (ma non c'era da dubitarne) nei momenti di teatro puro. Ma è tutto il cast a funzionare e un maestro come Servillo si limita al tocco raffinato, ciliegina sulla torta di un buon lavoro complessivo. Che non è esattamente la genesi di uno dei capolavori pirandelliani, ma resta comunque intrisa del suo senso e amore per il teatro.
MEMORABILE: La messa in scena rocambolesca di "Trincea del rimorso".
Lou: Il consueto crudo realismo dei Dardenne questa volta concede troppo alla cronaca e alla denuncia e troppo poco al cinema. Il porta a porta della Cotillard, per convincere i colleghi a rinunciare al bonus in modo da evitarle il licenziamento, risulta drammaticamente ripetitivo e alquanto pesante. Inoltre la scena del mancato suicidio è descritta in modo poco convincente. Resta comunque importante il messaggio di denuncia sociale contro la precarietà del lavoro nei nostri giorni, e il bel finale, non scontato, lascia spazio alla speranza.
Furetto60: Fiacca commedia rosa, protagonista la brava Capotondi purtroppo sacrificata sull’altare di una sceneggiatura scontata e priva di mordente. L’ambientazione in ambito musicale poteva costituire un buono spunto, ma quella che dovrebbe essere il pezzo forte, la canzone dell’ex marito che entusiasma gli ascoltatori, in realtà è una canzonetta insignificante. Mi sarei atteso un minimo di impegno in più anche in tal senso.
Herrkinski: Strani fenomeni cominciano ad accadere al figlio di una ex-cultista, che farà di tutto per proteggerlo assecondandone la natura diabolica... Un po' deludente questo nuovo lavoro del talentuoso Kavanagh, da cui era lecito aspettarsi qualcosa di più; la trama pesca a piene mani da cose come Baby killer e Il presagio, così come il finale (con relativo twist) recuperato da vari satanic-movies da Rosemary's baby in avanti. Qualche efficace scena splatter, una fotografia cupissima (fin troppo), dialoghi sommessi spezzati da rumorosi jump-scare; tutto già visto altrove e meglio.
Rambo90: La saga del poliziotto Dooley e del suo cane Jerry Lee arriva al capolinea: Belushi è ancora in parte e riesce a piazzare due o tre battute buone, ma il divertimento è sempre più rivolto a un pubblico infantile, così come le scene action scontano molto il budget ridotto all'osso. Come passatempo può anche funzionare, ma la freschezza del primo capitolo è lontana.
Domino86: Buona pellicola che porta un adolescente all'interno di un ambiente non consono alla sua età ma forse necessario per ciò che prova. Sicuramente le scene sono inverosimili in quanto le situazioni sono create ad hoc ed è tutto molto idilliaco, cosa che purtroppo nella realtà non avviene. Resta il fatto che la pellicola, proprio per questo, è godibile e pone di fronte a diversi spunti di riflessione.
Reeves: Melodramma forte, che racconta le classi popolari e mette in luce le contraddizioni (il protagonista, ormai senza speranza di riscatto, fa il crumiro durante uno sciopero). Pietro Germi racconta come ci fosse un'Italia terza, non marxista e non reazionaria, che lui raccontava meglio di chiunque. Grande successo di pubblico, ottima interpretazione dello stesso Germi.
Yari: Una bellissima Cinzia Roccaforte diventa prigioniera di un killer che vuole costringerla a sborsare una ingente somma di denaro per liberare sua sorella. Il film è al limite dell'hard, con scene di sesso molto spinte stile D'Amato, la storia è un pretesto per ammirare i nudi della Roccaforte e della Petrova. Recitazione di basso livello, i dialoghi sono riempitivi per allungare la durata della pellicola, come quando gli amici di Emy parlano intorno al biliardo. Si salva il finale, non cosi scontato.
MEMORABILE: La scena di sesso nella vasca da bagno.
Rambo90: Davvero brutto. Non che l'originale fosse un bel film, anzi i difetti sono praticamente gli stessi. Trama troppo elementare, personaggi poco interessanti e un'ironia che non funziona mai, ma che anzi irrita per lo squallore di certe battute. Diesel sembra crederci meno di 15 anni prima, il cast di contorno è ai minimi storici, tra star asiatiche che menano le mani in brutte coreografie e la Collette troppo fredda per risultare incisiva. Un pochino meglio la seconda parte, grazie all'azione massiccia ma evitarlo è meglio.
Pigro: Dopo Hanging Rock le scomparse misteriose si addicono al deserto australiano, come quella di due ragazzi che getta scompiglio, ma soprattutto sospetto e odio, dentro la famiglia e tra quest’ultima e il villaggio affacciato sul nulla. Il film gioca tra l’atmosfera sospesa sulla vertigine degli orizzonti minacciosi, il dramma intimo di genitori squassati dall’evento e dalle rivelazioni, il ritratto di una microsocietà perfidamente egoista. Molta carne al fuoco, magari appenna accennata, ma senza sbavature. Buona performance di Kidman.
Galbo: Commedia che fa della mancanza di originalità il suo punto d'orgoglio. I riferimenti a pellicole del recente passato si sprecano. Non solo la citatissima Pretty woman ma anche Il matrimonio del mio migliore amico. Tutto riproposto senza la minima personalità ed originalità con la sceneggiatura che vorrebbe fare bere allo spettatore anche l'implausibile. Da salvare forse giusto la protagonista che avrebbe meritato un copione migliore.
Nando: Road movie europeo poco originale in cui i luoghi comuni emergono con preponderanza. Discreto il ritmo grazie soprattutto alla presenza del solito monumentale Rubini, tuttavia il resto del cast è livellato verso il basso, toccato dalla scadente partecipazione di Roja, l'anello debole di Romanzo criminale. Giovanilistico e scontato.
Saintgifts: Un Medio Evo rappresentato in una certa maniera, a mio avviso per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, nel senso di accontentare un po' tutti (e come spesso succede in questi frangenti, non accontentando nessuno). Qualcosa di interessante c'è, come il ruolo della chiesa, la sua costante arretratezza e, se mi è permesso, ipocrisia; e il tema dominante, antico (che si affianca al denaro che fa la guerra), ovvero la donna. Le due facce dell'amore, secondo la donna: quello passionale, fisico e quello sentimentale, entrambi veri.
Saintjust: A differenza della volgare comicità che sembra andare per la maggiore (Una notte da leoni, Bruno), Apatow ci consegna una commedia carina e divertente, piena di cosine da ricordare. Lo stralunato Carrell è perfettamente nella parte così come i suoi colleghi. L'argomento sesso è trattato con ironia e leggerezza, il ritmo è più che discreto e la sceneggiatura fa il suo lavoro. Pessimo il doppiaggio della Keener. Non un capolavoro, ma decisamente molto meglio delle mille commedie sguaiate o melense che circolano ultimamente.
MEMORABILE: "Non ti scorderai facilmente di... Beth!"; Quando giocano a "perché sei gay?"; Lo speed date.
Ruber: Filmetto tv abbastanza sciapo e uguale a tanti altri; quindi con una sceneggiatura scritta alla velocità della luce e senza dare un minimo di carattere ai personaggi. Due sorelle di cui una finita in carcere per l'uccisione della madre anni prima, uscendo cercherà la verità. La poca tensione viene lasciata solo ad alcuni momenti che da soli non riescono a tenere su un thrillerino da due soldi, con attori da low budget che si muovono come manichini senza dare alcun spessore ai loro personaggi.
Undying: È un Sergio Martino meno convinto (per non dire minore), quello che firma l'ennesima parodia ad episodi e questo va a discapito della comicità che appare più sopita a causa del segmento (il peggiore) con Renato Pozzetto. Il cast è di qualità e il collante degli episodi segue il trend di Zucchero, miele e peperoncino e 40 all'ombra del lenzuolo: l'aula di tribunale. Pippo Franco è divertente quando circondato da nudisti che turbano la pudica moglie (Adriana Russo) e Banfi è, come sempre, il vero mattatore dietro alla bellezza della Fenech...
Lucius: Un insulso nonfilm. La trama è solo un pretesto per ammiccare e provocare il povero padrone di casa alle prese con due adolescenti vogliose di sesso. Certo un'occasione per ammirare Moana Pozzi, ma il film non esiste. Uno script talmente povero di idee da restare basiti. Un ibrido di nessun valore, che alla fin fine si riduce a esser peggio di un porno tagliato.
Tomastich: Se con Forza d'urto il regista Craig R. Baxley aveva portato il classico action-movie a livelli sbalorditivi (intesi come potenza visiva, scelta del cattivo), con questo thriller para-televisivo c'è poco da esultare. Il cast - tra cui uno spento Sheen - non aiuta assolutamente a far girare una trama che non regge e che non dà spunti a sottotrame che potevano essere d'aiuto.
Hackett: Storie di poliziotti al limite in una città dura come New York. Fuqua torna al genere e allo stile che gli aveva dato popolarità e lo fa con un reticolo di storie di derelitti col distintivo, uomini mangiati da dentro da un lavoro che logora. Ottimo il cast e la fotografia.
Daniela: Padre e figlio, entrambi dal basso Q.I., ingaggiano un poliziotto killer per far fuori la rispettiva ex moglie e madre al fine di riscuoterne l'assicurazione sulla vita. Prevedibilmente, va tutto storto. Molto meno prevedibile, il "come" va storto... Commedia nera fitta di dialoghi interrotti da scoppi di violenza, che intriga e spiazza fino al sanguinoso finale "sospeso". Nel cast, tutto eccellente, spiccano gli straniti Church e Temple, ma la sorpresa è McConaughey che, nel ruolo più bastardo della carriera, si rivela essere un attore con le contro-cosce di pollo. Goduriosissimo.
MEMORABILE: Il filo tirato e l'espressione di Church; La polfellatio, difficile da scordare anche volendo; La preghiera che precede l'ultima cena
B. Legnani: Le cose notevoli sono le differenze dei nomi rispetto al canone. Qui Marian[ne] è una belloccia un po’ facile (la Novak), il Frate non è vero frate e non si chiama Tuck, perché Tuck è un altro fuorilegge… Operina minima, che mostra lunghe cavalcate nei boschi di Manziana per arrivare a un metraggio decente. Robin Hood è come un fantasma che attraversa i muri: senza problemi arriva armato ai patiboli, entra nei castelli nemici eccetera. Nel finale c'è una divertente trovata, un po' ribalda: un triello con le armi bianche! Il decoro dell'artigiano alla regia vale generoso mezzo pallino...
MEMORABILE: Fra le frasi banali non manca un "Tu non toccarmi, vile traditore!".
Vitgar: Bel film appassionante e denso di contenuti. La sceneggiatura si avvale di Andrea Barbato, mentre Emidio Greco conferma la sua qualità nello stare dietro la mdp. Ottima l'ambientazione, volutamente scarna e tagliente. Cast di attori di alto livello: Volontè sempre grande con una azzeccata espressione amaramente sprezzante. Emblematico il finale. Sicuramente consigliato.
Rambo90: Bella ricostruzione del periodo della caccia ai comunisti, diretto da un sorprendente Winkler (il produttore di Rocky) con molta cura per l'ambientazione e per il clima che attraversava gli studios hollywoodiani in quegli anni. Immenso Robert De Niro, bravi la Bening, Wendt e Scorsese in un raro ruolo da comprimario (è il regista comunista Joe). Buone la colonna sonora e la fotografia, ritmo altalenante ma sicuramente un film notevole.
Saintgifts: La famiglia napoletana (irlandese, come si sa, nell'originale) è quella dei Cacace: Victor McLaglen a capo ed Eleanor Parker (Placida Cacace detta Piè Veloce, dura e testarda come un'irlandese), che si innamora di Robert Taylor, scapolo impenitente e che tale vorrebbe restare. Al di là della grande improbabilità che all'inizio del 1800 ci potessero essere napoletani nel Far West (sembra che sia iniziata nel 1852 l'emigrazione italiana), il film è una commedia abbastanza divertente su come accalappiare forzatamente un marito. La Parker molto brillante.
MEMORABILE: Una peculiarità: in questo "western" non ci sono cavalli; tutti vanno a piedi, indiani compresi.
Reeves: Un film che illustra la parabola discendente del povero Lionel Stander, blacklisted americano venuto in Italia per ruoli quasi sempre di terza scelta. In questo caso cerca di fare coppia alla Hill/Spencer con Riccardo Salvino; i risultati sono pessimi perché non si ride mai e le uniche scene spettacolari sono tratte da un altro film, Quien sabe?. Siamo alla fine del western, e si vede.
Skinner: Una buona confezione e ricostruzione storica per un racconto di immigrazione e miseria del classico italiano in America. Accanto a buone notazioni storiche, quello che infastidisce è da una parte il tono melodrammatico quasi patetico, dall'altro l'utilizzo da parte del regista delle più viete convenzionalità nella descrizione dell'italiano. Fu un flop, ma per un lustro fu un mattone nel palinsesto notturno Mediaset (dove andava in onda ogni tre mesi).
Enzus79: Deludente. Se non fosse per qualche momento di buona suspence sarebbe da giudicare come "boiata pazzesca". Robert De Niro oramai è abbonato a ruoli per lui "imbarazzanti" e di conseguenza non incide più. Discreto il resto del cast. Il regista spagnolo Rodrigo Cortes ha fatto di meglio in passato (vedi Buried).
Il ferrini: Legal-comedy che può vantare un cast stellare, compreso quello secondario (vedi il PM Pino Locchi, indimenticabile voce di molte star), ma anche su un ottimo livello di scrittura. Alcune battute ("Gino aveva la carezza lunga") sono infatti memorabili, così come alcune gag, soprattutto della focosa e disfunzionale coppia Vitti-Giannini. Gassman impeccabile come sempre, Pozzetto divertente anche se marginale. Il colpo di scena finale è largamente intuibile ma non pregiudica il divertimento. Bel film.