Fiamma che non si spegne - Film (1949)

Padre e figlio carabinieri accomunati dalla stessa sorte di amore, dedizione alla patria e morte nel contesto delle due guerre mondiali. Ispirandosi al sacrificio di Salvo D'Acquisto, Cottafavi dirige un film che si muove coraggiosamente nella cinematografica terra di nessuno tra melò (l'amore puro, l'immanenza del destino, i valori della famiglia) e neorealismo (l'attenzione agli umili, la tensione poetico-morale). Sì retorico, ma condotto con una vivacità di invenzioni ed una forza di sentimento che coinvolgono, facendo affiorare lacrime e sorrisi.

Notevole pellicola di Cottafavi, che celebra la figura di Salvo d'Acquisto e l'arma dei Carabinieri con il suo stile, originale e molto lontano dagli schemi del coevo melodramma all'italiana. Se in certi momenti sono evidenti le influenze del cinema americano, il gangster movie su tutti (la sparatoria al deposito ferroviario), il film mantiene una sua originalità fino allo splendido finale, chiaramente retorico ma efficacissimo. Valida la squadra di attori, con Gino Cervi che ruba la scena a chiunque ogni volta che appare.

Al giorno d'oggi non è facile giudicare equamente un film del genere. La regia di Cottafavi è tecnicamente buona e anche gli attori forniscono prove convincenti (soprattutto Cervi, per quanto Cortese non sfiguri affatto in un ruolo che in futuro verrà ricoperto anche da Massimo Ranieri). Ma la retorica, evidente fin da (bel) titolo, nel finale sconfina addirittura nel patetico, e poi va benissimo rendere omaggio all'Arma dei Carabinieri e alla figura di Salvo D'Acquisto, ma l'impressione è che si sia stati troppo indulgenti nei confronti del recente regime nazifascista.