il Davinotti

Puzzle di sadiche letture sulla (massmediatizzata) famiglia moderna, condita di inedite provocazioni visive. A fronte della mancanza di una trama più sofisticata, un esercizio di genere di tale portata perde ogni coordinata e si avvicina più alle volgarità serbe che alle oscenità pasoliniane. Siamo noi questi visitatori esiliati sulla terra votati a consumarci nella miseria piccolo borghese o è il regista povero d'idee che deve rifugiarsi nei sotterranei della psiche per sfidare ogni censura e fingersi autore? Forse la terza: le tollerabili conseguenze storiche delle camere digitali.

Il capitolo migliore della saga grazie a un intreccio che funziona a meraviglia, un ritmo costante e una parte, quella ambientata nel futuro, perfettamente caratterizzata. Qualche forzatura qua e là non pesa più di tanto perché di suo il film diverte e avvince. Pesa un po' di più l'assenza di Glover, ma il resto del cast se la cava benone, con Lloyd migliore in campo.

Deprimente parodia della parabola hitleriana che decide di non faticarsi una trama, ma di rifugiarsi in una rudimentale struttura da cinegiornale con tanto di inserti d’epoca e voce narrante. Ne esce una piatta rassegna di brevi gag, in teoria più semplici da ideare quando non si è troppo ispirati, ma nella pratica generatrici di battute micidiali che più squallide e telefonate non potevano essere. Celentano, ingabbiato suo malgrado in questo schema, viene completamente disinnescato. Inutile quindi sdoppiarlo, poiché, si sa, qualsiasi numero moltiplicato per zero dà sempre zero.

Ottimo spunto di base, regia tutto sommato solida di Schumacher e superlativa prova di Carrey. Purtroppo a una prima parte abbastanza intrigante, malgrado una sceneggiatura non sempre centrata, che tiene incollato lo spettatore al video, fa seguito una seconda con un finale abbastanza fiacco e un colpo di scena poco sorprendente. Peccato perché la messa in scena è valida e non manca qualche buono spunto.