Buiomega71 • 16/02/21 11:05
Consigliere - 26613 interventi Proposta indecente secondo Toback, ovvero una marea di dialoghi fiume da rasentare il logorroico, personaggi (troppi) che si accavallano, montaggio frenetico, improvvisazioni, derive da commedia newyorkese, una sceneggiatura scritta su un foglietto di carta che racconta del nulla e del niente, puramente e indissolubilmente tobackiano nell'intelaiatura e nella narrazione inconcludente, dove pare, un atto d'amore verso la sua città, in una New York difficilmente così ben resa al cinema con naturalezza (bellissimo lo skyline), dove abbraccia le varie culture interraziali e sprigiona passione incondizionata per quella creatura chiamata femmina.
Ma Toback è così, prendere o lasciare, che fa il suo cinema in barba alle convenzioni e ai compromessi (citandosi pure addosso: il sesso al parco e i rapporti tra bianchi e neri di
Black and white, il potere dei soldi di
Per amore e per denaro, le derive da commedia nera di
Star's Lovers, le situazioni metropolitane e le psicologie di
Rapsodia per un killer), ci butta dentro Mike Tyson nei panni di Myke Tyson, che però finge di non essere Myke Tyson ma un pappone che spoloquia al telefono con la sua ragazza, la Campbell che va a farsi un giro al parchetto (mentre il suo ragazzo, poco più in là, in un boschetto, se la fa con tre ragazze "sporche" e sudate) e incontra, per caso Lori Singer che fa Lori Singer mentre litiga con il suo ragazzo di colore, la Campbell che le dice che l'ha apprezzata in
America oggi (il doppiaggio italiano riporta il titolo originale), e la Singer che le confessa che prenderà parte al prossimo film di Woody Allen, eppoi ciao ciao, stammi bene.
Poi ancora dialoghi su dialoghi, per le strade di New York (da antologia quello pseudotarantiniano tra il ragazzo/ruffiano e imbroglione della Campbell con una biondina a cui lui deve dei soldi, dove si parlano sopra), dove gli incontri (non casuali) vanno da rapper neri, a vetusti ricconi italiani, da ebrei che insegnano culture africane (lo stesso Toback che non smette mai di cianciare del nulla) a sbruffonerie cialtonesche da quattro soldi (la figura del ragazzo della Campbell non è poi così dissimile dall'Eric Roberts di
Star 80)
Si vede che a Toback piace quella cosa che fa impazzire noi maschietti (e nel mentre mi venivano in mente le accuse di molestie che hanno coinvolto il regista), perchè ci mette dentro parecchio sesso, dove riesce a far disinibire la Campbell, che abborda ogni maschietto che incontra, che non ha problemi a mostrarsi nuda (il film si apre con lei nuda che si fa la doccia, non disdegnando di masturbarsi con lo sbruffino) e sfacciata, presa in amplessi saffici con Joelle Carter dopo averla filmata con la telecamera (contro la finestra e tra i tendaggi, non poi così differente alla passione lesbo newyorkese di
Miriam si sveglia a mezzanotte) , farsi prendere da dietro dal suo ragazzo sul divano, per poi lasciarsi concupire dal settantenne riccastro (di culto quando lui, prima di fare l'amore, le sfila, con devozione, i sandaletti dai piedini), in una continua promiscuità sessuale che mostra, senza pudori e reticenze, l'altro lato della final girl di
Scream (qui in uno dei suoi ruoli più intensi, dove mette a nudo, in tutti i sensi, sè stessa).
E Toback si immerge nei suoi personaggi e nella sua New York, che stà tra Woody Allen, Quentin Tarantino e Martin Scorsese, tra musica classica, pezzi hip hop, canzonette (la bellissima
Tell Him che accompagna la sequenza in cui la Campbell và a depositare la somma, donatale dal riccastro , in banca) citazioni colte di alta arte, chiacchericci (s)parlandosi addosso, seduzioni rancide e una svolta imprevista, dove la gelida, cinica, subdola e maligna mente femminea mette a frutto una bastardata che lascia basiti, un ghigno muliebre di soddisfazione davanti allo specchio, in un piano diabolico degno della più perfida dark lady del noir (tanto da farti esclamare, a fine film, "ma che gran p*****a!), dove ci scappa pure il morto.
Teatraleggiante nel suo intento (la seconda parte del film è quasi tutta ambientata nel lussuoso appartamento newyorkese della Campbell, magnificamente fotografato da Larry McConkey, e i dialoghi botta e risposta con il riccone italiano sono un bel pezzo di cinema), dove così, a prima vista, pare che Toback si sbrodoli addosso tutta la sua cultura e faccia film che piacciono solo a lui, in realtà c'è una larvata vitalità, un modo di fare cinema personalissimo e senza mezze misure, che può irritare senza dubbio (per la mancanza di una vera sceneggiatura), ma che vive di pulsioni sessuali, di malsani rapporti interpersonali, di piccole morbosità, di truffe e di raggiri, come lo è, spesso la vita reale.
Nei panni della madre della Campbell una ritrovata Karen Allen, e parecchi amici di Toback nel delirante cast (Tyson e il grandissimo Chianese nella parte dell'italiano ricco sfondato e amante delle belle ragazze), in quello che è un non film, ma più una sequela di chiacchiere e situazioni da "strada" all'apparenza senza senso alcuno, finchè la Campbell (spudorata e svergognata) mette in atto il suo perverso e maligno piano usando il suo corpo per amore dei soldi.
Consigliato non saprei a chi, ma pervaso dagli umori di un autore non convenzionale, parecchio ingombrante e prettamente personale (forse troppo).
Grandissima una recensione sul web (forse l'unica che prende in esame il modo di fare cinema di James Toback) che sentenzia "Neve Campbell infinocchia Berlusconi!" (chi ha visto, o vedrà malauguratamente il film, capirà).
Buiomega71