Diciamo subito che la cosa migliore del film è il viso scarno e pietrificato di Johnny Halliday. Per il resto la storia è un po' surreale, anche bizzarra nel tratteggiare una figura inedita di giustiziere arteriosclerotico. Ma siamo perfettamente in linea con un certo gusto del cinema orientale. Sparatorie e ammazzamenti quanti se ne vuole... ma nell'insieme l'ho trovato prolisso e stiracchiato; forse qualche decina di minuti in meno avrebbe giovato...
E' un buon gangster movie, dove le armi dettano legge, ma la parola dei veri uomini ha ancora valore, riuscendo quasi a dare dignità a un "mestiere" come il killer. Hallyday se la cava bene (ha la giusta faccia scavata e quasi inespressiva), con memoria calante, il presente da cuoco e il passato... Bravi anche i tre killer assoldati. La scena forse più eclatante (alla discarica) sa un po' troppo di esercizio di stile, nonostante sia di sicuro impatto visivo. Meglio quella al picnic notturno, o nel covo dei feriti. Il boss è più caricatura che uomo e la parentesi mistica era evitabile.
MEMORABILE: Il killer a Hallyday, dopo averlo visto riassemblare la pistola: "Che lavoro fai?". "Il cuoco". "Cuoco un cazzo"; Il cugino del killer, pieno di armi.
Trama essenziale e personaggi puramente iconici come da tradizione leoniana, però con il tipico cinismo del maestro italiano sostituito da una spruzzata di romanticismo virile e crepuscolare alla Peckinpah, oltre agli ovvi richiami a Melville. Se il film funziona è grazie alla bravura di To, che alterna benissimo momenti forsennati e pause liriche, senza cadere nel vuoto formalismo, illuminato dall'espressiva fotografia di Cheng Siu-Keung. Hallyday? Se il vecchio Eastwood aveva due espressioni, lui ne ha una sola e non altrettanto carismatica.
Un buon gangster movie con pochi dialoghi e molte pallottole. La scelta di Johnny Hallyday è azzeccatissima, il suo volto e la sua eleganza sembrano uscite da un vecchio fumetto noir in bianco e nero. Qualche minuto in meno, soprattuto nella seconda parte e "un'aggiustata" alla scena della sparatoria nella discarica, lo avrebbero reso un cult.
Mi è piaciuto abbastanza nonostante la storia presenti qualche "pecca" e quindi a volte certi conti non tornino; però l'azione non manca mai ed alcuni passaggi sono adrenalinici al massimo, evidenziati da bellissime inquadrature. Eccessivo a volte a mio parere l'uso del ralenti. Buono il cast capitanato da Johnny Hallyday.
Costello in trasferta orientale non ha più la faccia d'angelo di Delon giovane, ma quella di pietra di Hollyday, ex killer a riposo con problemi di memoria che, come il protagonista di Memento, è costretto ad annotarsi facce e nomi per non dimenticarli. E' questa menomazione che rende particolare questo noir in cui si alternano momenti di violenza forsennata enfatizzata dal rallenti ad altri di poesia visuale. Raffinata ed elegante la messa in scena, densa di citazioni (dal Mucchio a Macbeth). Accanto a Hollyday, iconicamente perfetto, si ritaglia uno spazio il grande Wong. Bello l'epilogo.
MEMORABILE: "Ma tu chi sei?" "Sono un cuoco" - L'ultima sigaretta dietro le balle di carta - L'affioramento (letterale) dei ricordi
Memento revengere semper per il melvilliano Costello, dalla faccia enigmatica e ben poco angelica, al pari delle sue intenzioni. Francis, caparbio come un mulo e ben poco parlante, lascia che siano bullet ballet ed emorragie a tracciare ascisse e coordinate delle traiettore del fato. Hallyday è una stupenda marionetta che si lascia muovere da fili di rasoio registici che fendono tempi kurosawaiani e respiri-ruggiti Leonini, orchestrati magistralmente da un To baciato dall'empireo come mai prima. Superlativo assoluto, per dire il minimo.
Il regista voleva più spari mentre Hallyday più dialoghi. Peccato che non abbiano dato retta al francese perché l'ironia gira bene mentre i pim-pum-pam coreografati e rallentati dopo un po' annoiano. Belle comunque le atmosfere (la mano di To è felice) e la fotografia, attori bene in parte, magistrali le sequenze degli ultimi 20 minuti. Azzeccata la trovata della memoria a intermittenza che costringe Costello a fotografare ed annotare tutto.
MEMORABILE: La prova della giacca con i fori delle pallottole.
Confezione impeccabile, costruzione geometrica delle scene di violenza, luci al neon intermittenti, ralenti e danze di pallottole... sì, è decisamente un film di Johnnie To, imperdibile per la maschera imperscrutabile di Hallyday e per almeno due sequenze di sparatoria: quella al chiaro di luna, perfetta nella scansione dei tempi e nel gioco delle luci; e la resa dei conti nella discarica, in cui il regista si permette di citare Peckinpah e Shakespeare, Il mucchio selvaggio e Macbeth. Cinema di pura forma, ma che eleganza, che mestiere!
Non brilla per originalità (pur con la particolarità del sicario smemorato) ma fa ottimamente il suo sporco lavoro. Merito della regia di To che sfrutta al meglio un plot già visto dando vita a soluzioni visive molto belle ed interessanti e
a delle scene d'azione davvero ben girate e con un pregevole senso del ritmo e della
tensione.
MEMORABILE: Le scene d'azione ma in particolare quella in cui i sicari delle due fazioni si
nascondono dietro delle balle di carta.
Demolitore e maieuta, To (superando il nume Kitano) consegna ai posteri il noir definitivo riassumendo, smontando e reinventando la tradizione precedente e poggiando le fondamenta per quella futura: il tragico è dimesso dal comico, la vendetta è un gioco con la vita in palio e la morte in pegno, l'epilogo catartico è schivato con un ghigno beffardo. Tra procelle di proiettili e danze di trapasso al ralenti (con la Natura ad assistere disinteressata), il regista cinese non ha rivali al mondo nemmeno sotto il profilo tecnico. Capolavoro.
La perfetta conoscenza del mezzo permette a To di dipingere un intensissimo noir esaltante nella forma ed elegantamente impercettibile nella sostanza. In effetti la sceneggiatura predilige un dialogo elementare per facilitare la comunicazione fra il protagonista e i tre killer assoldati (l'imperfezione dell'inglese risulta molto realistica, soprattutto quella del killer più robusto). Fortunatamente non risulta essere un esercizio di stile fine a se stesso. Da vedere in originale.
Per l'ennesima volta To smonta e rimonta il suo giocattolo preferito e ancora una volta fa centro. La faccia di Halliday marchia il film dall'inizio alla fine rendendo il personaggio di Francis Costello una maschera tragica, perfetta per questa storia di vendette e tradimenti che a volerne proprio parlare male non è originalissima, ma si tratta di cercare il pelo nell'uovo. Inutile parlare dell'aspetto tecnico: se conoscete To sapete che lui viaggia solo in prima classe.
Il protagonista smemorato cerca vendetta per la famiglia di sua figlia e ingaggia tre sicari per uccidere gli assassini e il mandante. Peccato che il mandante sia il loro datore di lavoro... Niente di originale nella trama e nel modo di raccontare, ma la realizzazione è superlativa, con cura superba di ogni dettaglio, una fotografia eccellente ed almeno un paio di scene che sono una gioia per gli occhi. Più forma che sostanza, è indubbio, ma che forma!
MEMORABILE: La ricostruzione della strage all'inizio e la sparatoria nel parco.
La storia è esile esile e si potrebbe perdere nei primi dieci minuti, ma fortunatamente non succede. Una regia accorta, dei buoni protagonisti ed una scenegiatura che disegna dei personaggi un po' fuori dagli schemi aiutano questo buon action a sollevarsi dalla media. Belle alcune trovate visive nonchè l'idea della smemoratezza del protagonista, che lascia la questione in un limbo, tra memoria, istinto e dovere.
To costruisce un noir elegante nella messinscena, estetica della violenza, con una splendida commistione tra registri. L'autore cinese si destreggia benissimo tra polar francese e gangster movie nella metropoli illuminata da luci al neon, rallenti calibratissimi, pallottole che sfrecciano in un tripudio visivo formalmente smagliante. Costello è protagonista di un viaggio malinconico in bilico sui ricordi e sul passato, coadiuvato da una triade di antieroi peckinpahiani su una sceneggiatura dosata in un'alternanza riflessiva e adrenalinica senza tregua.
Malavitoso francese in pensione con un problema di memoria si associa a tre killer locali per vendicare la famiglia sterminata da una gang a Macao. Il terzo film di To mi conferma che non siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Trama piuttosto risaputa, l'idea della perdita di memoria e delle Polaroid sfacciatamente rubata a Memento, le solite coreografiche sparatorie hongkonghesi. Il tutto senza molto costrutto e con un finale telefonato. Bravo Halliday e carismatico Anthony Wong, grande faccia da cinema già visto in Infernal affairs.
Johnnie To firma un "revenge movie" esplicito fin dal titolo, vera e propria dichiarazione d'intenti. Giganteggia nella parte del protagonista Johnny Hallyday, fortissimo e nello stesso tempo fragile personaggio in cerca di vendetta per la famiglia brutalmente massacrata. Se la sceneggiatura è per certi versi minimale (senza che questo sia necessariamente un difetto), il film è pregevole per le soluzioni visive adottate e per la grande padronanza del mezzo da parte del regista, che realizza al meglio le scene d'azione.
Il volersi a tutti i costi vendicare senza però ricordarsi più del motivo per farlo. Un noir lento e surreale, alla ricerca continua della perfezione estetica nelle inquadrature perdendo di vista il ritmo necessario per coinvolgere lo spettatore appassionato del genere. Hallyday, maschera notevole, funziona.
Le vendette si moltiplicano e si innestano l'una nell'altra fino a farne dimenticare i motivi scatenanti e il significato della parola stessa. Se l'aspetto tecnico e visivo, non proprio originale e forse troppo insistito, è di buon spessore, non da meno è la descrizione dei caratteri e dei rapporti. La scelta di Hallyday è mirata, per la giusta faccia e per la nazionalità. La fusione tra gangster cinesi e il vecchio "cuoco" smemorato francese funziona e nello stesso tempo rispetta le diverse caratteristiche, segno che la cultura cinematografica di To è grande.
MEMORABILE: "...che senso ha la vendetta, quando ha dimenticato tutto".
Un noir dalla confezione pregevole, girato con indubbia eleganza e al quale Hallyday presta un'efficace maschera di sicario stropicciato e smemorato. Ma le magagne sono superiori ai pregi. Se la sceneggiatura essenziale non è necessariamente un difetto, lo sono invece la lentezza del ritmo e i dialoghi eccessivamente scarni; potevano alzare il livello le sequenze d'azione, ma a sorpresa To stavolta non si distingue neppure in quello che è il suo proverbiale marchio di fabbrica. Piatto e deludente, a conti fatti.
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Questa nuova fatica del grande Johnnie To dovrebbe(il condizionale è più che d'obbligo)uscire nei nostri cinema il 30 Aprile 2010 in concomitanza tanto per capirci con Iron Man 2.La distribuzione è a cura della Fandango e penso sarà abbastanz limitata.IL riferimento di questa pellicola stando a qunto dichiarato dallo stesso regista è Frank Costello di Melville.Speriamo bene...
Ehm, mi spiace dirlo ma il titolo era già stato inserito da me tempo fa. Ora c'è un doppione, se vuoi puoi anche togliere il mio, non importa. Il commento posso riscriverlo, vedi tu...
DiscussioneZender • 1/05/10 13:32 Capo scrivano - 47814 interventi
Ma no, succede molto spesso Greymouser. Semplicemente ho spostato il commento inserito dal Puppigallo all'interno della tua scehda (che aveva la precedenza). Purtroppo dipende dal fatto che l'avevi giustamente inserito col titolo internazionale perché all'epoca in Italia non era uscito, e cercandolo come Vendicami il Puppigallo non l'aveva trovato. Ci manca solo che ti dovessi riscrivere il commento... Tutto a posto.
Salve a tutti,
sono di Ravenna..ho cercato in provincia..addirittura anche nelle sale cinematografiche bolognesi ma nessuna traccia di vendicami. Non doveva uscire il 30.04?
DiscussioneZender • 11/05/10 12:39 Capo scrivano - 47814 interventi
Infatti è uscito, in molte città. Evidentemente a Ravenna e provincia han deciso incautamente che non era il caso di proiettarlo. Mi dispiace...
HomevideoGestarsh99 • 22/02/11 00:36 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Formato video 2,35:1 Anamorfico
Formato audio 2.0 Stereo Dolby Digital: Originale
5.1 Dolby Digital: Italiano
Sottotitoli Italiano NU
extra Making of
Trailer
Intervista con il regista
Johnny To a Roma
DiscussionePol • 25/10/11 21:11 Servizio caffè - 185 interventi
Caro Didda, dal tuo commento evinco che l'hai visto in lingua originale! BRAVO! :)
Dovrei vedere un pezzetto in italiano per capire come hanno giostrato la faccenda delle lingue diverse. So di essere pedante, ma se ci sono film che perdono tantissimo con il doppiaggio sono proprio quelli multilingua: sinceramente sentire tutti i tedeschi che parlano come Ratzinger o i francesi che parlano come Clouseau mi va bene in un film con Banfi, in un film "serio" mi mette 'na tristezza...
Ma quando dici "il killer più robusto" ti riferisci al mito vivente Lam Suet?
Si lui.Veramente bravissimo!L'ho visto sul tuo Dvd, quindi non c'era la possibilità di cambiare lingua.
Sul discorso multilingua sono completamente d'accordo con te.