Santocielo - Film (2023)

Evidentemente confortati dal buon successo ottenuto dal precedente Primo Natale, che con la scusa di un ritorno nel passato flirtava con il cristianesimo spegnendo la verace comicità del duo in favore di un approccio più soft e ambizioso, il duo palermitano replica proponendo Picone nelle vesti di un angelo e Ficarra nientemeno che in quelle di... Maria! L'idea infatti si riduce a questo: spedito dall'alto dei cieli sulla Terra per far nascere un nuovo Messia, Aristide (Picone), angelo impiegato allo smistamento delle preghiere, finisce subito in un bar e si ubriaca in compagnia di Nicola (Ficarra), vicepreside sull'orlo...Leggi tutto della separazione con la moglie (Ronchi). Uscito dal locale in condizioni precarie, il primo tocca per errore la pancia del secondo senza guanti protettivi e lo feconda.

Se così la pima parte riguarda il difficile rapporto dell'angelo - che ha perso i propri poteri - con un amico che non si riconosce come tale e si rifiuta di ospitarlo in casa, la seconda comincia nel momento in cui Nicola scopre di essere incinto. L'abituale cinismo che lo contraddistingue si trasforma lentamente nella presa di coscienza di uno stato... interessante; sconvolta dalla notizia trapelata da ambienti ospedalieri, la città comincia a radunarsi sotto la casa dove i due abitano e a guardare Nicola come un vero miracolo in Terra.

Una trama facile facile che intorno a un'unica idea prova a imbastire una sceneggiatura che la regga attraverso lo sviluppo di qualche scena buffa, grottesca o magari sentimentalmente accattivante. Già, perché se il riavvicinamento parziale tra Nicola e la moglie era prevedibile e qualche timida gag la piazza, lascia abbastanza interdetti il rapporto che si viene a creare tra Aristide e la dolce suora interpretata da Maria Chiara Giannetta, costruito su basi spudoratamente sdolcinate a tratti imbarazzanti. I canti religiosi elaborati dai due (Aristide sognava di far parte del coro già in Paradiso), il timido bacio, la recita scolastica, sono momenti che radono al suolo ogni spunto comico e - come troppe fasi del film - si prolungano senza un motivo andando a spalmarsi su una durata eccessiva e ingiustificata che è solo uno dei gravi difetti dell'opera. Un altro è l'aver scelto di smorzare oltremodo la verve dei due siciliani dimezzandone l'impatto comico: Ficarra, da sempre il più vivace, conserva ancora qualcosa (per quanto si contenga visibilmente), Picone scompare in un ruolo di inconsistente spalla lamentosa e intristita, il cui maggiore aspetto comico è rappresentato dall'improbabile parrucca bionda.

Di fronte alla drastica diradazione delle già ridottissime idee anche la regia poco può fare, ritrovandosi perlopiù ad annaspare in un mare di inconsistenza che fa torto a due attori le cui possibilità di far ridere non mancano. Si sceglie goffamente di perseguire la via del buon messaggio cristiano finendo col cadere in una sorta di fiacca parabola con l'attesa infinita di un parto liberatore, anziani paesani che ballano, luci e colori di Natale, la neve e insegnamenti facili facili che annacquano la rustica brillantezza della celebre coppia. Allora era meglio il prologo in Paradiso, con Giovanni Storti nientemeno che nel ruolo di un Dio caustico e zuzzurellone alle rese con un'assemblea che deve decidere se sia meglio, per correggere la via sbagliata intrapresa dal genere umano, un diluvio universale o un nuovo Messia. Una rilettura simpatica e scoppiettante di una riunione al Settimo Cielo che prometteva meglio...

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