Rancore - Film (2021)

Dopo essere stato premiato come poliziotto dell'anno, un ispettore uccide uno sconosciuto ma, anche se si è trattato di legittima difesa, non fa parola a nessuno del delitto. Perché? E' il primo dei misteri di questo thriller turco che declina il tema della vendetta in modo piuttosto originale, scoprendo le carte poco a poco e riservando verso il finale un twist davvero difficile da prevedere. Non risultano adeguatamente motivate le ragioni del rancore verso il protagonista e gli altri suoi colleghi, ma la suspense è ben gestita e Yilmaz Erdogan offre una buona interpretazione.

Thriller turco dall'avvio intrigantissimo (bellissima la trovata del cadavere appeso ed esposto, un po' Hannibal, un po' Fango bollente) che tiene botta per gran parte della durata. Poi, nel disvelare nel carte, azzarda colpi di scena che non sempre si accordano con quanto visto in precedenza e, analogamente a molti noir recenti che celano vendette nella propria soluzione, cade in evitabili spiegoni lacrimosi. Buon ritmo, regia pulita, notevole interpretazione del protagonista Yilmaz Erdogan, baffi d'ordinanza e portamento alla Lino Ventura.

Dalla Turchia arriva un buon poliziesco, che nella prima parte non ha davvero nulla da invidiare ad analoghi prodotti americani e francesi, creando un bel clima di mistero e una tensione considerevole. Poi con il passare dei minuti alcune lacune di sceneggiatura (soprattutto per quanto riguarda i comportamenti e le motivazioni dei personaggi) vengono impietosamente a galla, ma l'identità del colpevole riserva un colpo di scena piuttosto imprevedibile. Ottima la prova del protagonista, senza infamia e senza lode il cast di contorno.

Poliziesco che assomiglia a un concitato episodio di una delle tante serie televisive. A tener desta l’attenzione è solo l’aspettativa per lo svelamento dell’intreccio (che non coinvolge più di tanto vista l’improbabilità dell’evento che lo origina). Per il resto, a parte il bravo Erdogan, risultano deludenti le interpretazioni: attori anonimi che non riescono a sostenere l’intensità psicologica che i personaggi richiedono, in special modo sul fronte della vendetta. Anche il finale appare forzato, benché lodevolmente non prevedibile. Corretto e nulla più.

Subito dopo la cerimonia in suo onore, un ispettore di polizia (un ottimo Erdogan) uccide per legittima difesa un finto tassista che gli aveva teso un agguato per motivi che saranno via via dipanati e costitueranno l'ossatura di questo poliziesco turco, che nonostante qualche leggera discontinuità, regge e incuriosisce fino ai colpi di scena dell'epilogo. Il regista giostra con maestria una trama complessa che ha come fulcro gli spicciativi metodi polizieschi e la "giustificazione" della vendetta, senza cadere nella routine dei cliché, includendovi anche un risvolto sociopolitico.