Le nuove avventure di Pinocchio - Serie animata (1972)
Le nuove avventure di Pinocchio (serie animata)
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Durata: 52 episodi
Titolo originale: Kashi no Ki Mokku
Anno: 1972
Genere: animazione (colore)
Regia: Seitaro Hara, Tandanari Okamoto
Note: Celebre la canzone d'apertura italiana :"Naso di legno, cuore di stagno bu-rat-tino..."
LE LOCATION
TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/09/07 DAL BENEMERITO HOMESICK
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- Davvero notevole!:
Mco, Giùan - Non male, dopotutto:
124c, Puppigallo - Mediocre, ma con un suo perché:
Il Gobbo - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
Homesick, Ciavazzaro, Fabbiu - Gravemente insufficiente!:
Redeyes
«Pinocchio, ma dove vai? Pinocchio, che cosa fai? Pinocchio, la fantasia è solo una bugia"...». Con questa celeberrima sigla si introducevano le nuove avventure del burattino di legno, stravolte in modo tale che il povero Collodi si starà ancora oggi rivoltando nella tomba: la magia, il sentimento e il valore etico del capolavoro originale vengono qui sostituite da inutili storie violente e crudeli, tipiche dello stile delle Tatsunoko Productions.
Inenarrabile serie d'animazione che narra le avventure di Pinocchio in 52 episodi, caratterizzata però da un'animazione scadente e da storie che sfiorano il limite del ridicolo distruggendo il libro originale di Collodi. Un'occasione sprecata, peccato.
Il Pinocchio giapponese stravolge l'essenza del Pinocchio Collodiano; disegnato molto spesso in maniera grossolana, è un cartone non molto riuscito che di recente ho rivisto solo per nostalgia, ma che quando ero piccolo era un appuntamento fisso su una rete locale. In particolare regnava spesso un certo cinismo, per cui Geppetto era spesso maltrattato e Pinocchio molto depresso (con musichette malinconiche in sottofondo); la Fatina gli appariva con luci psichedeliche e lo aiutava trasformandolo in ciò di cui aveva bisogno.
Strampalata serie giapponese in cui Pinocchio ("Mokku" nell'originale) diventa protagonista, parecchio suo malgrado, di una favola horrorifica. Se pure infatti spunti macabri e sadici serpeggiano nel capolavoro di Collodi, gli amici del Sol Levante si fanno prendere la mano, confezionando vicende di una cupezza e crudeltà a volte quasi insostenibili per i teorici destinatari del cartone. Ora ha un certo fascino bizzarro. Indovinatissima però la sigla italiana: "Naso di legno, cuore di stagno burattino... "
Senza entrare nel merito della qualità grafica dell'anime in questione, voglio evidenziarne l'elemento più incredibile: era cupo, triste, tenebroso e persino orrorifico! Non solo è stravolto il racconto di Collodi ma si è creato un burattino che doveva affrontare dee della neve malefiche, vampiri e mostri vari. Il nostro doveva continuamente affrontare torture psicologiche e fisiche. Assurdo!
È l'anime di Pinocchio che, negli anni '80 e '90, le nostre tv locali mandavano in onda di continuo. Un personaggio cupo e distante dal burattino della favola di Collodi, ma pur sempre per bambini. Un Geppetto che invecchia diventando da padre a "nonnetto", un Mangiafuoco che non si pente, anzi rapisce Pinocchio per una tournèe in tutto il mondo, il Gatto e la Volpe che, assieme al topo, diventano buoni, streghe, vampiri, burattini crocifissi... Meno male che erano rimasti fatina e grillo.
MEMORABILE: La canzone "Pinocchio perché no?"
Rivisitazione Pinocchiesca che lascia un po' perplessi, spiazzante. Come prodotto d'animazione non è completamente riuscito, con un andamento decisamente altalenante. Eppure, rispetto ad altri cartoni, c'è un qualcosa di cupo, di assai poco fanciullesco, quasi di sinistro che aleggia su ogni singolo episodio. Non è propriamente una produzione per bambini, perchè ci sono scene anche forti (le gambe di Pinocchio divorate dal fuoco e trasformate in neri tizzoni, con lui che urla). Singolare e per questo meritevole di un'occhiata.
MEMORABILE: La sigla "Naso di legno, cuore di stagno, burattino, quando diventerai bimbo come noi?...Con le mie scarpe, di zuppa e pan bagnato, il vestitino...".
Ricordo indelebile dei pomeriggi della mia infanzia, questa versione coloratissima e (molto) liberamente tratta dal capolavoro collodiano mantiene negli anni inalterato il suo fascino. Praticamente il nostro è portatore di valori buoni e insegnamenti didattici da non sottovalutare (salvaguardia dell'ambiente...) e le tematiche affrontate non lasciano nulla al caso. Talvolta un po' crudo nelle sue rapprentazioni, ma per i ragazzini di oggi tutto ciò al massimo fa sorridere. E poi quella canzoncina...
Irrinunciabile pilastro anime nella fanciullezza di molti grazie alla sua capacità ambivalente di tradire la lettera e ottemperare lo spirito dell'opera collodiana, seguirne lo scheletro mutandone la forma in maniera polimorficamente perversa. Eccoci così di fronte a un cartone avanguardistico sia dal punto di vista dell'animazione (si stenta a credere sia un lavoro del 72) che sul fronte del contenuto (le sue atmosfere dark-horror son paragonabili al solo Bem), con forti (perfino scioccanti) valenze di esorcizzazione delle paure. Delirante ed alternativo. Non per tutti i gusti.
MEMORABILE: "Ma perché per noi no? Che ne so...".
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