Le dindon - Il tacchino - Film (2019)

Le dindon - Il tacchino
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Le dindon
Anno: 2019
Genere: commedia (colore)
Note: Tratto dalla pièce omonima di Georges Feydeau.

Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Secondo adattamento cinematografico (dopo quello del 1951 ad opera di Claude Barma) della farsa in tre atti di Georges Feydeau risalente al 1896 e che a teatro conta un grande numero di rappresentazioni, non solo in patria. Jalil Lespert aggiorna il tutto retrocedendo fino agli Anni Sessanta, resi in buona parte dai costumi, dal look dei protagonisti e dalle scenografie degli appartamenti, dal momento che di esterni ben pochi se ne vedono. La trama è di quelle tipiche da pochade, in cui l'incontro tra mogli, mariti e amanti genera equivoci a catena, scuse, ripensamenti, rivalse... Ad aprire le danze è Edouard (Gallienne), traditore seriale della moglie che segue Victoire (Pol) fino...Leggi tutto a casa, nella quale si introduce furtivamente braccando la donna e dichiarandole il proprio amore. Lei è stupita, risentita e chiama a presenziare alla scena il marito notaio René (Boon), che tuttavia Edouard già conosce e col quale si instaura da subito uno strano rapporto, per certi versi quasi complice. Si scoprirà poco dopo che pure René ha un'amante (Sherman), che gli piomba in casa a sua volta inseguita da un marito (McCallany) infuriato certo di aver scoperto che lei lo tradisce. Intrecci al limite del grottesco che se supportati da una sceneggiatura brillante avrebbero anche potuto funzionare. Al contrario il tutto è talmente portato all'eccesso che ogni dialogo finisce col risultare artificioso, innaturale, talmente studiato da inibire la risata. Nel continuo sovrapporsi di situazioni e veloci scambi di battute si perde il gusto di seguire la storia, anche perché a tanta esagitazione non corrispondono battute brillanti in grado di dare un senso alla costruzione vertiginosa che assomma improvvise entrate in scena di nuovi personaggi pronti a ricoprire gli altri di domande, considerazioni, richieste... L'improvviso trasferimento dalla casa a un alberghetto dove René si reca con l'amante pedinato dalla moglie decisa a sorprenderlo in fragrante, poi, non prelude a un cambio di registro in positivo ma piuttosto all'identica reiterazione del medesimo tipo di gag stanche e sterili viste fin lì. Solo l'apparizione di una coppia totalmente estranea che bazzica l'albergo (un militare con moglie sorda a carico) mette un po' di pepe ricorrendo alle prevedibili battute in cui lui parla e dice quel che vuole di fronte a una moglie che capisce regolarmente fischi per fiaschi. Insomma, per quanto il cast reciti senza particolari sbavature, non riesce mai a rendere viva e davvero ficcante l'ironia dei dialoghi, che si arena nelle paludi della pochade più povera di idee senza riemergerne mai. Di tanto in tanto qualche scambio funziona, ma sono talmente pochi in relazione al numero infinito di botta e risposta, che risulta impresa improba appassionarsi alle vicende narrate. In particolare irritano per puerilità gli interventi di McCallany, metà in lingua inglese come quelli della Sherman, americani in trasferta. Più lunare e con qualche freccia al suo arco il personaggo cui Gallienne conferisce estro artistoide, mentre Alice Pol gioca - come l'intero cast femminile, a dire il vero - a fare la simpatica ad ogni costo, concedendosi nel finale una lunga scena in giarrettiere che ne esalta il fisico. Il tipo di umorismo scelto è comunque chiaramente figlio della provenienza “arcaica” della fonte.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/10/21 DAL BENEMERITO DIDDA23 POI DAVINOTTATO IL GIORNO 23/02/22
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Didda23 6/10/21 10:22 - 2429 commenti

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Discreta commedia francese, basata su una pièce di Feydeau che poggia su un discreto ritmo e su una certa brillantezza nei dialoghi (pur non sfociando nel comico puro, talune trovate sono alquanto divertenti). La breve durata compatta il tessuto narrativo evitando sterili tempi morti. Un cast nel complesso corretto, capeggiato dalla bravura di Boon, nonostante non in formissima come in altre occasioni. Una pellicola piacevole, nonostante la poca originalità della pochade (trattasi - infatti - dell'ennesima variazione a tema tradimento). Regia modesta.
MEMORABILE: L'adorazione del quadro di Pollock; Le sveglie sotto al letto; La resa dei conti a casa di Ernest (Ahmed Sylla).

Daniela 17/12/21 01:07 - 12673 commenti

I gusti di Daniela

Rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1896, la commedia farsesca di Feydeau ha avuto varie trasposizioni cinematografiche, generalmente fedeli nel riproporne l'intreccio a base di tradimenti coniugali veri o solo minacciati, bugie ed equivoci. Avviene anche in questo caso in cui viene ambientata in epoca contemponea in un tentativo di svecchiamento che però ottiene l'effetto opposto, facendo apparire la piéce datata e stucchevole. Non aiuta la recitazione sopra le righe del cast in cui anche Boon, solitamente simpatico, appare annaspare. Poco divertimento, molta noia. 

Markus 19/02/22 16:05 - 3692 commenti

I gusti di Markus

Una pochade tratta una pièce ambientata a... Paris. Scioglilingua a parte, una mera messa in scena d'un testo fine '800 ricostruita - ed è forse l'unico elemento caratterizzante della pellicola - negli Anni '60. Il film semplicemente tradisce ogni aspettativa ridanciana dello spettatore, trasportato in una commedia che ubriaca di parole senza mai - ed è questo il vero dramma - scaturire un solo ghigno in tutta la durata. Un film malriuscito sotto il profilo registico, che regge solo in virtù degli attori impiegati e il sex appeal di Alice Pol.

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