Incauto appassionato di film rari si mette sulle tracce di Hills Run Red, una pellicola sparita dalla circolazione. Pare trattarsi di un orribile snuff. Il ricercatore, accompagnato dalla ragazza e da un amico, conosce la figlia del regista. Cineasta idolatrato per il mediocre The dead hate linving! si ripresenta in chiave horror e propone una storia priva di un minimo d''inventiva. Le colline sanguinano è un mix tra Non aprite quella porta (Babyface è evidentemente figlio di Leatherface) e L'occhio che uccide. Tantissimo gore e molta violenza, proposta - è il caso di dirlo - un tanto al chilo.
MEMORABILE: La vittima divisa in due tra gli alberi; le scene snuff che compongono il film; il (pregnante) finale.
Purtroppo, per coloro i quali s'appresteranno a vedere questo film, devo comunicare la funesta notizia: si tratta dell'ennesimo horror che tira in ballo un film "maledetto". "Ma come!" - direte, "Ancora un film innominabile?" - sobbalzerete, "Ma non l'ha appena girato Carpenter col suo Masters of horror?" - verrebbe da dire, "Non è forse uno dei canovacci più abusati del secolo?" - si potrebbe opinare. Eh sì, spiacente, ma questo è quanto. Ancora un film maledetto, un altro regista misterioso, ennesimo killer mascherato. Risaputi gli omicidi. Chi vede, muore.
MEMORABILE: Una delle scene più folli mai viste: il biografo, per intervistare una donna appena conosciuta, la disintossica dall'eroina con un paio di giorni!
Avete presente Non aprite quella Porta? Prendete un quarto della sua efficacia. Avete presente Saw IV? Prendetene il doppio dello splatter. Avete presente Hansel e Gretel? Prendetene l'interpretazione degli attori. Eccovi servito "The hills run red", modesto horror diretto da Dave Parker (The dead hate the living), interpretato discretamente da Tad Hilgenbrink (Disaster Movie) e Sophie Monk (Hot Movie). Splatter a buoni livelli, effetti non sempre ottimi, interpretazioni mediocri e trama risaputa. Almeno c'è una bella maschera.
MEMORABILE: L'incipit tra i titoli di testa, la donna appesa tra due alberi con del filo spinato e lacerata a metà.
Un Blair witch project innestato su Cigarette burns, o se preferite viceversa, che dà maldestramente di tacco a Scream e sciaguratamente di punta a Behind the mask (non si ha decoro nemmeno nello scomodare il sommo Lansdale), senza capire che quella che calcia è una palla da carcerato, che non si solleva di mezzo millimetro dall'arido terreno che percorre, un campo perso che non basta irrorare di emoglobina per far gemmare un rinvigorito fiore all'occhiello dei federati del meta-metacinema ibridato con derive torture e neo-slasher da porta portese. Una sola parola, la più idonea e sentita: puàh!
Sfrontato patchwork di mille ritagli cinematografici di genere, questo mediocre horror ha per di più la sfortuna di pestare i piedi nel soggetto e nella trama a un gioiello come Cigarette burns di carpenter. E ne esce con le ossa rotte, naturalmente. Situazioni e colpi di scena (?) sono tutti ampiamente derivativi e sfiorano ripetutamente il plagio. Gli effetti splatter ormai li sanno fare tutti, e dunque non bastano a tirarsi fuori dalle secche. Già visto tutto, grazie.
Se si vuole vedere Non aprite quella porta, da cui questo film attinge a piene mani, è meglio rivedersi l'originale. Quello che rimane è molto sangue e poco altro. "The Hills Run Red" si ispira anche in minor misura a The Blair Witch Project. Il film non annoia, un certo senso di angoscia viene trasmesso, ma non rimane nulla di veramente memorabile. Recitazione appena sufficiente, niente di nuovo sotto il sole, avanti il prossimo.
Quando si vogliono inserire troppe citazioni, quando si vuole a tutti i costi cercare di scioccare o disgustare, quando si pesca a piene mani tra gli stereotipi del genere, ecco che escono risultati simili a questo (e non è certo un complimento). La sensazione è che il regista abbia voluto mettere fin troppa carne al fuoco e abbia finito per fallire in quello che dovrebbe essere il suo obiettivo primario, ovvero fare un prodotto di intrattenimento valido. Non merita, decisamente.
Tre baldi giovani in un bosco sulle tracce di una copia integrale di un horror. Ovvi rimandi a The Blair witch project e Cigarette burns (con echi de Il bosco 1 di marforiana memoria). Avvincente nella prima parte, riporta ai teen horror di qualche tempo fa con tanto di assassino mascherato, inevitabilmente perde smalto in una parte conclusiva troppo scontata. Bella e prorompente la Monk, cheta ma infingarda la Montgomery. Old style pop corn movie.
Pellicola splatter che richiama molti altri titoli di genere. Il desiderio di un ragazzo di riscoprire un film horror scomparso dalla circolazione genererà molteplici situazioni sanguinolente. L'originalità latita e si punta al sensazionalismo spiccio tra amputazioni e schizzi rossastri, topless di livello.
Secondo me funziona. L'idea della ricerca del film maledetto (identica ammetto al noioso Cigarette Burns) è sfruttata bene e il film scorre veloce (a differenza dell'inceppato BWP) Quando poi si arriva alla fattoria incomincia il granguignol e non si scherza: questa "famiglia" fa sembrare gli Hewitt dei bonari amiconi. Bella la maschera di Babyface, bella e brava la Monk, satanico Sadler, delirante il finale...
Non amo il genere torture porn, lo trovo superficiale e troppo elogiato, ma era da tanto che non veniva prodotto un film d'exploitation come The Hills Run Red. La trama, il finale slasher e gli attori hanno tutti il mio rispetto, perché alla fine ti convinci che è questo il So Bad It's So Good definitivo. Peccato che sia stato distribuito unicamente come Direct-to-Video, espediente che non dà modo a tanti film di raggiungere la giusta notorietà.
Se non si crede ai teorici e alti propositi meta-cinematografici e citazionisti e li si prendono come meri pretesti di visibilità, resta la cruda ma gustosa sostanza: uno slasher sanguinolento alla Non aprite quella porta, con secchiate di sangue, tette senza risparmio, il killer mascherato che si divide tra boschi e fattoria. Sotto quest’ottica, il film mantiene appieno ciò che promette ed è anche fatto bene. Vale però la premessa: che sia solo e unicamente un grandguignolesco e divertito nuovo Leatherface.
Al giorno d'oggi non bastano più cascate di sangue e tette che fanno capolino da un'inquadratura su tre. E dopo Incubo mortale si è posta una eccellente pietra tombale su pellicole che trattano di film maledetti e/o perduti. Script asfittico, personaggi inconsistenti e 30 minuti (su 77) in cui non succede nulla. Poi Parker piazza un calderone di cose e situazioni già viste mille volte con rimandi ai soliti classici. Di tutta la baracca si salvano l'evocativo titolo e la sequenza open credits, il resto si può gettare senza rimpianti.
MEMORABILE: La citazione direttamente da Lansdale del drive-in Orbit; La bionda (da leccarsi i baffi) che si disintossica in un batter di ciglia.
Se Hooper con il suo capolavoro ha creato un filone, la strega di Blair e il gioiellino carpenteriano di Masters of horror hanno le medesime colpe nell'ispirare Dave Parker e questa pellicola. Partenza old-style con i classici teenagers avvezzi a sesso, tradimento e divertimenti assortiti si barcamenano alla ricerca della pellicola maledetta. Il prosieguo, pur con un po' di violenza gratuita e qualche svolta prevedibile, sale di giri per buttarla in caciara tra cliché e ribaltamenti degli stessi. Divertente, ma derivativo.
MEMORABILE: La maschera di Babyface e la sua identità; La vittima appesa agli alberi; La citazione del Drive-in di Lansdale; L'eredità durante i titoli di coda.
Ragazzi sulle tracce di un misterioso e inquietante vecchio film di cui c'è solo il trailer (alla Venerdì 13). Interessante il soggetto metacinematografico che per tematiche può rimandare a 8 mm. La confezione è buona (a parte qualche fintissimo SFX in CGI), gore a fiumi e violenza non così gratuita ma asservita al concetto del rapporto tra cinema/arte/realtà/pubblico/regia. Ambientazione boschiva pregevole (come i nudi della Monk) e lo sforzo di elevarsi sopra le righe è apprezzabile. Una maggior organicità della sceneggiatura del film-fittizio avrebbe fatto la differenza.
Slasher leggermente fuori dai canoni grazie all'inserimento di una parte meta-cinematografica, ma in realtà poco innovativo e anche abbastanza scontato nei vari colpi di scena. La base di partenza è Incubo mortale, ma nel frullato delle citazioni ci finisce un po' di tutto (Lansdale compreso). E probabilmente il citazionismo esagerato e la cura di alcuni particolari salvano in corner un film non brutto ma che lascia poco. Discreto e funzionale lo splatter, buono il finale amaro, nella media il cast (Sadler migliore in campo, la Monk è bellissima).
MEMORABILE: "Puoi anche cantare se ti fa sentire meglio"; L'Orbit; La locandina del film in italiano nella casa.
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CuriositàBrainiac • 10/11/09 16:43 Call center Davinotti - 1465 interventi
In un fotogramma appare un finto-manifesto del film in italiano, dal nome :"Le colline sanguinano".
Girato per la maggior parte delle riprese, che sono durate 24 giorni, in Bulgaria.
Al film si è interessato Bryan Singer (I soliti sospetti), che ha convinto la Warner a produrlo.
Brainiac ebbe a dire: In un fotogramma appare un finto-manifesto del film in italiano, dal nome :"Le colline sanguinano".
(...)
E' spiegabile: Il regista Dave Parker nel suo The dead hate the living! (2000) omaggia apertamente il cinema di Lucio Fulci in più occasioni.
Anche questa inattesa apparizione è da intendere come omaggio al cinema italiano Anni Settanta/Ottanta.
Altri omaggi più o meno nascosti:
a Joe Lansdale (quando si cita il drive in Orbit), mentre nel pre-finale si citano due piccioni con una scena (ambedue occhieggiate a precisi endings): la festa in maschera di soli cadaveri de Compleanno di sangue e la crisi isterica davanti al risultato finale che chiosa Il seme della follia.
DiscussioneBrainiac • 31/12/09 15:57 Call center Davinotti - 1465 interventi
Scusa esimio Zender,
secondo me sarebbe più consono riportare il titolo italiano "Le colline sanguinano", visto che sta circolando così.
Cosa ne pensi?
Ciao, MCO
DiscussioneZender • 15/06/11 12:20 Capo scrivano - 3 interventi
Dico che ad averlo saputo prima lo avrei messo subito. Ovviamente il titolo italiano ha la precedenza su tutto. Cambiato, grazie.
CuriositàRaremirko • 26/07/14 01:50 Call center Davinotti - 3862 interventi
Il nome e la maschera dell'antagonista sono prese dal videogioco Manhunt (2003), dove una divisione degli Innocentz, che indossa per l'appunto maschere da cherubino, si chiama Babyfaces.