Curiosa escursione di Magni che, uscendo dalla usuale Roma papalina, si sposta addirittura in Africa. Una ragazza in crisi matrimoniale va in Etiopia a trovare il padre che non ha mai conosciuto. L'idea di partenza è buona e lo è anche tutta la prima mezz'ora (l'incontro col padre), ma troppo presto il film diventa statico impantanandosi in una serie di cartoline anche un po' fastiose. Il marito è una macchietta. Bravo Franco (ma perché parli romano uno che ha sempre vissuto in Africa non si capisce). Non male la Spaak, coi capelli a posto anche nella savana.
Per uno che non si è cinematograficamente mai avventurato al di là del raccordo anulare, l'escursione in Africa deve essere stato un bel salto spazio-temporale. Per attutire l'impatto Magni si è portato dietro un coattissimo Pippo Franco che con l'Africa c'entra quanto Catherine con i babbuini. A metà fra Bora Bora e Riusciranno i nostri eroi..., dopo un inizio discreto si perde in un nulla cartolinesco di frasi fatte e di tramonti infuocati con musichette da Carosello. Insopportabilmente eterea la Spaak, totalmente assurdi gli altri.
MEMORABILE: Quando il guardiacaccia dice di provare gran pena di fronte ai babbuini che non si evolvono in uomini e Catherine che risponde "Per loro o per noi?"
Magni dirige in Etiopia un film che mi è abbastanza piaciuto, anche se il finale "troppo aperto" non è stato di mio gradimento. Tramonti, animali, musiche adatte... non manca nulla per un bel disegno dell'Africa. La Spaak ci regala sorrisi dolcissimi, Pippo Franco fissato con i coccodrilli invece riempie il film con frasi di vita. Gradevole.
I romantici e bellissimi paesaggi africani fanno da cornice a questo discreto film di Magni. Bene il cast, Stander si spegne quasi subito e non lascia traccia, Pippo Franco non è male nel ruolo serio e la Spaak è ottima. Direi che tre pallini ci stanno tutti.
Storia di introspezione psicologica molto delicata e ottimamente interpretata da una sorprendente ed eterea Catherine Spaak. Ambientazione africana decisamente suggestiva e affascinante con romantiche sequenze dei tramonti e magnifiche panoramiche sul verde lussureggiante delle foreste e sulla sterminata savana, con lunghe scene dal taglio quasi documentaristico. Pippo Franco insolito e in parte, Stander impalpabile, Garriba macchiettistico e un po' insulso. Un Magni atipico da recuperare.
MEMORABILE: Pippo Franco acquattato mentre dialoga col coccodrillo Gualtiero; Tutti i primi piani della Spaak.
Film incredibile, incredibilmente farina del sacco di Magni. La Spaak è tanto bella quanto inverosimile, ma mai quanto la folle macchietta del marito (Garriba) o il personaggio di Pippo Franco, nato in Eritrea e mai spostatosi, che parla romanesco... Pare, davvero, di sognare, al punto che si può quasi sorvolare sul fatto che la moglie ha i capelli a postissimo mentre il marito, lì giunto senza alcunché, sia perfettamente rasato. Pometti accreditata, ma l'unica bianca del film è la Spaak!
Il passaggio dalla Roma dei papi all'Africa colonizzata dagli italiani non giova davvero a Magni, che dirige una storia languida, latrice del banalissimo messaggio del ritorno alla natura, rappresentato dalla via verso la savana, per fuggire dalla corrotta civiltà dei bianchi; l'Urbe è comunque virtualmente presente, attraverso l'irriducibile vernacolo di un annerito Pippo Franco. Fuori ruolo la Spaak, minimo Garriba, credibile Stander.
MEMORABILE: Pippo Franco che parla con il coccodrillo.
Un bel paesaggio da cartolina, tramonti e animali di un’Africa mozzafiato non bastano a salvare le sorti di questo film che scorre lento nonostante la presenza di una suadente Spaak che fatica a coinvolgere lo spettatore. Stesso dicasi per Pippo Franco, che a suon di frasi moraleggianti alla lunga stanca. La regia del buon Magni fa la sua parte, ma la sceneggiatura non ingrana.
Semplicemente folle. La trama non solo non è particolarmente interessante, ma è condita da dialoghi assurdi che vengono pronunciati da personaggi incredibili (il marito, interpretato da Garriba, raggiunge vette di sconclusionatezza difficilmente riscontrabili in altre pellicole). La vetta dell'incongruenza però la si raggiunge con Pippo Franco, il cui Getulio è nato in Eritrea e di lì mai si è mosso, ma parla col suo (per l'attore) romanesco perfetto. La cosa migliore è la fotografia (peraltro molto "cartolinesca") di Di Giacomo. Chissà cosa passava per la testa di Magni...
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HomevideoGestarsh99 • 31/05/11 11:01 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Disponibile in edizione dvd dal 06/07/2011 per Titanus:
DATI TECNICI
* Lingue Italiano
* Schermo Anamorfico 16:9
* Audio Dolby Digital 2.0
Purtroppo, come quasi tutti i dvd 01 che ripropongono buona parte del listino Titanus, questo dvd NON E' anamorfico.
Il formato video è 1,78:1 letterbox.
Nell'incipit si vede la Spaak scrivere la lettera d'addio al marito, al... cospetto di Ugo Foscolo (Ultime lettere di Jacopo Ortis) (grazie a John trent per il fotogramma)...
...in una scena del tutto identica a quella che rivedremo - ambientata nella stessa stanza alla villa dell'Olgiata - sette anni dopo in Il tango della gelosia:
B. Legnani in curiosità ebbe a dire: Nell'incipit si vede la Spaak scrivere la lettera d'addio al marito, al... cospetto di Ugo Foscolo (Ultime lettere di Jacopo Ortis) (grazie a John trent per il fotogramma)...
...in una scena del tutto identica a quella che rivedremo - ambientata nella stessa stanza alla villa dell'Olgiata - sette anni dopo in Il tango della gelosia:
John trent ebbe a dire: Mi sono preso la briga di scovare io il fotogramma che diceva B.Legnani.
E' la stessa identica stanza, complimenti!!!
Grazie a JT.
Non che io sia il primo della classe, per carità, ma sarebbe curioso sapere che % di spettatori ha capito, vedendo uno dei due film, il riferimento Lettera-Ortis-Foscolo.
D'altra parte ogni film ben fatto ne ha tanti. Ne LE IENE, quando appare Madsen e poi si abbassa, dietro si vede copia de "Il martirio di San Sebastiano", mi pare del Mantegna. Mica un caso...
DiscussioneZender • 20/07/13 08:14 Capo scrivano - 48448 interventi
Divertentissima scoperta in effetti, bravo Buono (e grazie a Trent per il fotogramma)! Portata in curiosità e modificato anche il vecchio post nel Tango. Lo speciale è un po' troppo legato al luogo per questa che è una curiosità, che tuttavia diventando "doppia" acquista già una sua bella visibilità. Quanto all'omaggio avevo dei dubbi all'inizio (te li avevo esposti nella discussione generale del Tango), ma a questo punto mi verrebbe da pensare che Steno ha colto l'omaggio qui più evidente e ha voluto a sua volta omaggiarlo celebrandone la finezza.
La fine e divertente "citazione foscoliana" scoperta da B.Legnani (che vedendo la pellicola mi era, in verità, completamente sfuggita) è sicuramente la cosa migliore di una pellicola, a mio avviso, totalmente fallita.
La Stampa del 14 Agosto 1973, presenta l'imminente realizzazione del film, dando ampio spazio al fatto che l'interprete principale sarà Mariangela Melato.
L'attrice verrà successivamente sostituita da Manuela Kustermann, che a sua volta (a lavorazione ampiamente iniziata) venne rimpiazzata dalla Spaak (la troupe dovette rigirare tutte le scene già realizzate con l'attrice precedente) generando le proteste della SAI (Società Attori Italiani) (vedi L'Unità del 30 Marzo 1974).