Io sono nulla - Film (2016)

Si possono apprezzare il taglio sperimentale del film e il desiderio del regista/sceneggiatore Fabio Del Greco di azzardare una difficile compenetrazione tra il suo girato e un gran numero di filmati (perlopiù stock-footage) prelevati dalle "banche dati" di mezzo mondo (time-lapse, riprese belliche di repertorio, altre di matrice naturalistica...), ma se si valuta poi il risultato le note felici non sono moltissime. Vasco (Montez), il protagonista, un palazzinaro romano che vive nel lusso ma già piuttosto chiuso in se stesso (o almeno questa è l'impressione che dà), vive la triste esperienza di chi, arrivato in alto anche grazie a pericolose connivenze, si trova...Leggi tutto a dover fare i conti con la criminalità organizzata. Politico e imprenditore di successo, riceve una telefonata in cui qualcuno dall'aria non propriamente onesta pretende un incontro con lui in spiaggia. Lì Vasco viene preso di mira dall'uomo, che gli spara da dietro le dune facendolo stramazzare sulla sabbia. Seguono una corsa in ospedale, i tentativi di rianimazione e poi il buio. Passano tre anni prima che l'uomo torni in vita, e quando lo farà si ritroverà in una condizione di totale spaesamento; incapace di riprendere in mano le redini del suo impero, si affiderà alle cure di un medico indiano (lo stesso Del Greco) e intraprenderà grandi viaggi che lo porteranno dall'India a New York in cerca di se stesso. Quello che però colpisce è che il film racconta pochissimo con le parole preferendo di gran lunga la narrazione per immagini, ponendo il protagonista al centro di situazioni a dir poco bizzarre spesso ai confini (sovente superati) del ridicolo, come quando lo vediamo (l'uomo è in età parecchio avanzata) vestito da indigeno correre lancia in resta in un boschetto, fermarsi in più occasioni a parlare con un albero che chiama per nome o sedersi mezzo nudo tra fumi indiani, costantemente con l'aria di chi quasi non si rende conto di dove sia (sensazione che però - per quanto meno accentuata - dava a dire il vero anche prima, quando avrebbe dovuto al contrario suggerire l'idea dello speculatore senza scrupoli). Vasco diventa un semplice recettore di quanto gli accade intorno: un sole che tramonta, un palazzo costruito in un attimo (due dei tanti time-lapse), le onde, i nubifragi, le bombe atomiche (!) in un clima cataclismatico che non si capisce se legato a quello che sta accadendo o meno. Se poi aggiungiamo che il film, oltre che sorretto da una regia non proprio trascendentale, ha il grave difetto di essere illuminato da una fotografia (di nuovo di Del Greco) digitale piatta di fatto inesistente, si capirà come i dubbi superino di gran lunga le note positive. Talvolta si resta ad assistere impotenti a scene che francamente dicono poco o nulla, quando non capita che muovano proprio alla risata involontaria; un po' per il look buffo del protagonista, con i baffoni e i ricci bianchi, un po' per la raffazzonata operazione nel suo complesso. Se infatti le sequenze "oniriche" potrebbero individuare qualche scusante nella scelta di affastellare riprese a metà tra il documentario e il surreale, c'è da rilevare la grossolanità di quelle precedenti l'agguato, in cui invece la facile denuncia dell'arrivismo e della sopraffazione, della speculazione e del compromesso con le mafie, è affidata a una conduzione deficitaria... Preso atto dei limiti imposti dal budget, si può premiare l'originalità di base, non molto altro.

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