Impara a conoscere il tuo coniglio - Film (1972)

Ha sempre avuto qualche problema di troppo, De Palma, nel gestire i tempi della commedia, interessato fin dagli inizi più alla tecnica, a uno stile lontano da quella leggerezza che il genere richiederebbe. Qui si ritrova per le mani un copione bizzarro fin dal titolo che vede protagonista Donald Beeman (Smothers), manager di una grande azienda il cui principale (Astin) d'abitudine delega a lui ogni decisione pensando a spassarsela con le segretarie. Frustrato da un lavoro che non lo gratifica, decide di trasformare la sua passione per la magia in un nuovo mestiere. Istruito da un insegnante (Welles) che prima di ogni cosa gli spiega quanto sia importante coltivare il rapporto con il proprio coniglio...Leggi tutto (quello da estrarre dal cilindro), Donald diventa il mago del tip-tap ("Tip tap dancing magician") riuscendo a trovare il suo spazio nel campo dello spettacolo. Al punto che il suo ex superiore, senza di lui finito in disgrazia, si fa assumere come manager per organizzargli gli affari e le tournée. Intorno però a una trama piuttosto standard, nella sua evoluzione, De Palma si diverte a ricamare inserendo tracce della sua arte che qui, come detto, appare superflua quando non fuori luogo. Impostando molte scene sul filo del nonsense, con personaggi che si comportano illogicamente (i genitori che parlano con Donald chiusi con lui nell'armadio!) o inserendosi senza un perché nella narrazione per ricavarsi piccole parentesi esterne al contesto, De Palma piazza come trade-mark qualche split-screen qua e là, riprende gli interni dell'appartamento di Donald dall'alto mostrandone la struttura come se le pareti fossero in sezione, si concede insomma i vezzi tipici del regista che quanto a tecnica ha sempre da insegnare. Intanto però la storia evidenzia una modestia nella sceneggiatura e una povertà nel soggetto che non riescono proprio a renderla interessante; un po' per la scarsa incisività del protagonista (Smothers viene dalla TV), un po' per il fatto che in fondo l'intera vicenda è studiata in funzione della sua ciclicità, attraverso la quale veicolare nel finale un messaggio ben preciso e a dire il vero anche arguto legato al rapporto tra padroni e dipendenti quindi alla difficoltà nell'uscire dal ruolo che la società sembra averci assegnato. Se tuttavia il film nella sua prima parte gioca molto coll'umorismo demenzial-surreale (si veda la lunga scena dell'accordatore di pianoforti che si trasforma in domestico non trovando in casa alcun piano), successivamente si assesta su una mediocrità sfibrante solo qua e là ravvivata da sorprendenti intuizioni, innestate in un segmento principale annacquato troppo spesso da divagazioni che lasciano il tempo che trovano (legate perlopiù alle avventure amorose di Donald). Un De Palma interlocutorio, ancora lontano dal suo miglior cinema e un Orson Welles che si limita a due o tre interventi in cui poco può far valere l'indiscutibile carisma. E il coniglio? Quello c'è e fa da compagno fedele al protagonista, che se lo porta in giro nella gabbietta e lo esibisce negli show (in cui di tip tap si vede poco o niente).

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