Dalle Ardenne all'inferno - Film (1967)

Il contesto storico della Seconda guerra mondiale è la cornice per un quadro spy-action che De Martino esegue con la solita perizia tecnica. Oltre alla spettacolarità nelle azioni belliche, cura in modo particolare i profili interiori dei personaggi: scassinatori in rotta con il mondo (l'ardito Stafford), donne ebree sotto mentite spoglie (Bianchi), impavidi partigiani (Celi) e tedeschi integri nell'animo (un magnifico Jürgens). Come d'abitudine nel b-movie italico, non manca qualche parentesi umoristica, qui aperta dai dialoghi tra Ireland e Dawson e dalle battute dello stesso Stafford.

La locandina, come il più delle volte per i film italiani di questo genere e periodo, inganna. Il contesto è sì la Seconda Guerra Mondiale, ma in realtà più che a una storia di guerra ci troviamo di fronte a un racconto di spionaggio, con intrecci di resistenza e qualche piccola battaglia. Il film comunque è ben girato e gli esterni sembrano essere l'Olanda o il Belgio. Buono Frederik Stafford che in questi ruoli ci sguazza, come Jürgens e Celi. Rispetto alla media delle altre pellicole di genere, questa contribuisce ad alzare il valore.

La parte finale del secondo conflitto mondiale fa da scenario a questa buona pellicola del bravo De Martino in cui soldati fuggiti da un campo di concentramento tedesco progettano un furto clamoroso. Bene il cast in cui spiccano il bravo Celi e la bella Bianchi, ottime le scene finali di battaglia e buona la caratterizzazione dei personaggi, così come ottime le musiche del duo Morricone-Nicolai.

Buona sceneggiatura che riesce a spaziare in diverse direzioni e non solo soffermarsi sulle gesta dei protagonisti e sul loro colpo. Colpo peraltro ben congegnato, con riprese subacquee dalla particolare luce. Le battaglie sono spettacolari e ricche di mezzi (non tutti dell'epoca esatta), ma allo stesso tempo troppo "ordinate", con tedeschi che si fanno ammazzare molto facilmente. Tutto il film del resto è un compito svolto fin troppo diligentemente. L'ottimo e credibile cast rende comunque piacevole la visione. Convenzionale la regia.

La cornice è quella bellica, ma la storia tende soprattutto allo spionistico, incentrandosi su un grosso colpo orchestrato da una eterogenea banda in cui c'è chi insegue la ricchezza e chi invece agisce in nome dell'ideale. Finale un pò sottotono rispetto alle permesse, ma la regia di De Martino è tecnicamente valida, e Morricone il suo dovere lo fa sempre. Nel cast brillano soprattutto una Bianchi bella e tormentata, e Jurgens generale della Wermacht la cui integrità morale fa da contraltare alla spietatezza delle SS; Celi poteva essere sfruttato meglio.

De Martino approfitta della Storia per raccontare di un furto milionario di diamanti che i nazisti hanno trafugato in Olanda e realizzato, al solito, rocambolescamente. In più, ad addolcire il racconto, una tenera storia d’amore tra un filibustiere americano e una bionda tedesca di origini ebree. Attori non di prima grandezza (Jurgens a parte) che fanno meglio ancora e scenari con  angolature interessanti aggiungono il resto, regalando più di un momento avventuroso da godere senza mai annoiare.