Citadel - Film (2012)

Il contesto dei bassifondi irlandesi come covo sociale, un nido di bestie abbandonate al proprio destino dove ignorare o sopprimere il degrado è l’unica possibile via d’uscita. Robusto e di mestiere questo lavoro dell’esordiente Foy, un viaggio ansiogeno e sincopato dentro la paura degli spazi aperti, l’agorafobia, che inghiotte e non risputa, che non fa ostaggi ma solo prigionieri; debellabile solo attraverso amorevoli e decisi aiuti esterni e quando in ballo c’è la propria di famiglia, la dignità e la rabbia vanno di pari passo.

Thriller-horror di marca irlandese con spruzzate di sociologia. Realizzato con un budget molto basso (ma non è un male) e si vede: specialmente nei primi due terzi, si punta sulla psicologia e sulle atmosfere che sono ben realizzate e riuscite grazie ad una buona fotografia. Nell'ultima parte c'è più azione con puntatine nel vero e proprio horror. Alla fine ne è venuto fuori un intrattenimento abbastanza godibile e piacevole, ma senza esagerare, dai risultati più che accettabili. Non male, dopotutto.

Giovane donna incinta assalita da un branco di adolescenti va in coma e muore, la bimbetta sopravvive ma il padre - che dal fattaccio soffre di crisi di panico e aerofobia - dovrà lottare per difenderla da "loro"... Infatti è Them il principale riferimento di questo horror irlandese, anche se i demoniaci bastardelli qui non si accaniscono contro una coppietta in mezzo al bosco ma infestano un quartiere suburbano di raro squallore. Il protagonista assomiglia a Frodo, Cosmo fa il prete dinamitardo, la fotografia è livida, le scenografie assai efficaci, il film è discreto ma poco originale.

Un horror che punta molto sulle atmosfere angoscianti e ansiogene delle periferie metropolitane, covo di violenza insensata ed alienazione sociale. I teppisti-demoni che sconvolgono la vita del protagonista sono di facile lettura metaforica, ma tutto sommato, il risultato non è da disprezzare, perchè la regia riesce a mantenere una tensione ansiogena senza pause, e qualche scena di orrida efficacia completa il quadro positivo. Non male.

La peculiarità non è certo il suo forte e aleggia una discreta implausibilità di fondo, ma al di là di ciò m’è sembrato un signor film: la fortissima sensazione di degrado urbano e sociale si affianca a una mirabile costruzione della tensione, con tangibili palpitazioni di pericolo e insicurezza che si alternano con potenza al tema dell’agorafobia, mentre chi ha bambini piccoli avvertirà un trasporto emotivo supplementare non indifferente. Foy ha poi diretto quella sciagura di Sinister 2: paiono due registi diversi. Sinceramente angosciante.

Davanti a certi horror andrebbe ubicato il monito "pericolo caduta metafore". Si cabrinigreenizzi l'Irlanda, se ne destituisca il babau Ambrosoli rendendo gli stessi locatari plurimi candythem e l'immortale erba cattiva diventa un fascio d'orchi. La si faccia disinfestare da un agorafobico cui hanno seccato la mogliera, un bimbo cieco (occhio non vede...) e un prete Mario Brega mode. In fede, quel granulo di originalità il plot la dispenserebbe pure, ma non trova valorosi alleati quali regia compatta, acting trascinanti e graficità temeraria. E con un solo ingrediente niente torta.