Ambientato qualche anno dopo il primo, il film riprende le gesta del babbo Natale più alcolizzato e sessuomane del mondo. Inutile dire che il genere è lo stesso anche se, ovviamente, va a perdersi l'effetto novità che tanto aveva colpito nel lontano 2003. Questa volta l'obbiettivo del colpo è un'associazione di beneficenza non del tutto pulita. Tante parolacce, scene di sesso e volgarità varie ma nonostante tutto ci si diverte ancora ed è comunque una favola di Natale un po' alternativa. Da vedere sotto le feste in compagnia. Lo consiglio.
Tardivo e superfluo sequel che non possiede nulla, ma proprio nulla di ciò che aveva reso memorabile il primo film. Se i primi minuti fanno sorridere per una pura questione affettiva, presto ci si rende conto che ciò che manca sono la regia di Zwigoff e la sceneggiatura di Ficarra & Requa e il nuovo umorismo che punta continuamente sul sesso e sulla volgarità gratuita finisce presto per far scaturire una noia mortale. I personaggi secondari sono totalmente inconsistenti e dimenticabili e Kathy Bates sprecata. Francamente non se ne sentiva il bisogno.
Durante un tentativo di suicidio, riceve una proposta ladresca da parte dell'ex socio nano e dalla mamma (bastarda anche lei), così ci ripensa, anche perché nel frattempo è pure ricomparso il cicciottello non più bimbo ma sempre bisognoso di affetto... Volgarissimo al pari del primo capitolo ma senza l'effetto novità che gli aveva fatto guadagnare un punto esclamativo oltre le due palle natalizie d'ordinanza. Spiace vedere Thornton sprecare così il suo talento e pure Bates conciata da simil-punk tatuata non fa poi tanto ridere.
Un sequel (guardacaso) orribile. Se il primo film, con la sua critica aspra a certo buonismo, era stato dirompente, questo passa dalla licenziosità del turpiloquio - funzionale nel 2003 - all'arbitrarietà dell'abuso. Del primo capitolo non rimane niente, è solo un esercizio di pura volgarità. La coppia Thornton-Cox rimane efficace, ma la storia dirà subito dove andrà a parare. La Bates dimostra completezza e competenza recitativa anche in un ruolo per il quale non è proprio tagliata. Kelly passa da candido angioletto a scemo del villaggio.
Se già il primo episodio era stato deludente e a parere dello scrivente sopravvalutato, questo secondo è tranquillamente evitabile. Manca infatti la carica corrosiva e anticonformista che "ammantava" il personaggio, qui sostituita da un "antibuonismo" stereotipato e studiato a tavolino. Forse coscienti del limite dello script, gli autori hanno cercato di rimpolpare il parco attori con qualche new entry, ma a deludere è in questo caso sopratutto il protagonista, autore di una prova scialba e dimentico dei suoi recenti exploit televisivi.
Questo sequel aggiunge, all'assurdo rapporto di Thornton col ragazzino, quello disfunzionale con la madre (una fantastica Bates), rendendo il quadro generale assolutamente grottesco. Si punta molto sul sesso (Willie diventa "sturachiappe") e anche quello è sporco, disperato, maledetto, consumato nei cessi, sui bidoni dell'immondizia. Essendo l'idea della dissacrazione natalizia sufficientemente affrontata da Zwigoff, Mark Waters punta la sua iconoclastia sulla famiglia e lo fa in modo decisamente efficace. Più che "bad" questo Santa è "sad".
MEMORABILE: "Cosa vuoi?" "Minecraft, Halo 5, Guardians, Rise of the Tomb Raider, Call of duty, Assassin's Creed..." "Non ho idea di cosa cazzo tu stia parlando".
Non solo come in tutte le "seconde parti" perde l'originalità che contraddistingue un primo capitolo ma in questo caso perde pure l'influenza dei Coen Bros. che nel primo producevano. E così la sceneggiatura non riesce a fare di meglio che aggrapparsi a una volgarità di bassissimo livello, il più delle volte totalmente gratuita. Inutili gli innesti di nuovi personaggi come la Bates e la Hendricks come per nulla convincente l'evoluzione del rapporto tra Willie e Thurman. Evitabilissimo.
Tredici anni dopo torna alla ribalta il Babbo Natale più improbabile della storia del cinema. La maschera è sempre quella del grandissimo Billy Bob Thornton, che non sembra affatto a disagio nei panni di un ubriacone dedito a qualsiasi tipo di perversione e furfanteria. La sceneggiatura, come era lecito aspettarsi, è farcita di una enorme quantità di volgarità che alla lunga stancano. Detto questo devo ammettere di aver riso parecchio e di aver gradito la "scorrettezza" di alcune scene.
Poco da aggiungere rispetto al primo capitolo. Stessa dose di cinismo, volgarità varie e black humor, ma la sceneggiatura si arrampica più sugli specchi e fatica a riproporre la morale del primo film. Comunque il tutto scivola via velocemente e le risate indubbiamente non mancano, mentre Thornton, Cox e Kelly dimostrano di essere ancora in parte ben supportati anche da una Bates mai così laida. In definitiva meno freschezza ma divertimento comunque assicurato.
La prima pellicola poteva avere anche un suo perché, ma questo sequel, con aggiunta di "mammina" più disgustosa del figlio, proprio no. Tra un insulto e l'altro perde già colpi in partenza, nonostante il rubicondo ex bambino-putto, con la sua infinita ingenuità, almeno sia ancora passabile (non male quando lo trova impiccato e gli domanda "Come hai fatto a intrappolarti così?"). Il risultato è quindi un pessimo film, che cerca inutilmente di vivere della già poca luce riflessa del primo.
MEMORABILE: "Quando indosso il costume mi sento come Giuseppe Garibaldi quando si è messo l'uniforme e è andato a uccidere tutti quei c.... di austriaci".
Cambio di regia per questo sequel (non più prodotto dai Coen) che perde colpi. La scurrilità del Babbo Natale politicamente scorrettissimo è all'altezza del primo, idem per il nano/elfo aiutante e la Bates/mamma (a volte si arriva al disgusto); altrettanto lo sono le pittoresche scenette di sesso; ma di risate non se ne fanno di certo a volontà e le dinamiche tendono a far sì che la sceneggiatura si trascini (ricalcando anche il predecessore). Thornton incarna ancora bene il ruolo, ma il troppo a volte stroppia e fermarsi al primo era più che sufficiente. Potrebbe deludervi.
Secondo capitolo del personaggio Willie Soke: ladro alcolizzato, egoista e volgare. La storia non coinvolge più di tanto e si ricorda più per le battute del protagonista (ottimo Thornton) e del compagno nano. Il personaggio interpretato dalla Bates (seppur brava) convince davvero poco. I titoli di coda sono una trovata piuttosto cinica. Merita tutto sommato una visione.
A natale puoi bestemmiare come non hai fatto mai. Torna Frankie, con tutti i suoi santi all'inferno. E con lui l'idea che famiglia amicizia amore dio valori e tradizioni siano solo capitolati di cui diffidare o da schernire con sommo risentimento. Del pari chi vela il pandoro con l'arsenico si chiama pur sempre Waters. Thornton vale ogni novena e la Bates è più portentosa che mai, ma si ride un po' meno: vuoi il pigro ricalco formulaico, vuoi il sospetto che dietro tanta blasfemia e cattivismo s'imboschi la melliflua contropartita della redenzione, come dire “abbiamo solo scherzato".
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DiscussioneRaremirko • 13/10/19 23:46 Call center Davinotti - 3863 interventi
Inferiore al primo (ma neanche di troppo), ma comunque vedibile; troppo cinico e volgare, sino ai titoli di coda, conta su un cast ottimo ed una trama esile.
Il primo innovava e dissacrava, questo poco aggiunge tanto è vero che si può guardare a sè stante.