Afrodite dea dell'amore - Film (1958)

Bonnard dà vita a un film drammatico che strizza l'occhio al peplum, perché l'ambientazione è Corinto nel 67 d. C. Proprio perché non si tratta di un vero e proprio peplum il film ha ben poco da dire; infatti la trama non suscita molto interesse, dato che in fin dei conti si assiste semplicemente a uno scialbo dramma amoroso in cui gli attori (seppur di rilievo dal punto di vista dei nomi) non riescono assolutamente a conferire vigore ai personaggi interpretati. Si salva la fotografia, ma il resto è noia.

Per la sua rigida dicotomia tra mondo romano (pagano) e mondo cristiano sembra tratto dalle pagine del catechismo più stolido o dal volantino di un becero gruppo d'azione cattolica, e l'anacronistico "Hoc signo vinces" posto in epigrafe non fa che gettare benzina sul fuoco. La vicenda si restringe alla fine in una semplice storia d'amore e gelosia con un buon senso della narrazione e dello spettacolo e talune riuscite figure, quali l'ancipite Tunc, il bieco macchinatore Donnini e il probo militare Serato. La Gerace fa prove di cecità per I pugni in tasca.