Uno dei film più belli, coraggiosi e duri dell’annata in corso. A tratti mette a disagio ed è davvero sgradevole, ma non lo è mai gratuitamente né cerca facili sensazionalismi o di colpire le parti basse delle spettatore. Anzi, visto il tema trattato si mantiene di una sobrietà davvero da elogiare. Merito delle scelte registiche e della sceneggiatura che tuttavia non evitano di centrare il bersaglio e di colpire dritti allo stomaco dello spettatore con almeno un paio di scene che non si dimenticano facilmente. Giustissima Palma d’oro a Cannes.
Romania 1987: un'intera, interminabile giornata trascorsa da Otilia, studentessa universitaria, per aiutare l'amica Gabjita ad affrontare un aborto clandestino (sono decorsi i tempi del titolo). Otilia rendendosi conto che l'amica non è in grado di reggere, si farà carico in prima persona del problema ritrovandosi immersa in una profonda solitudine. Film crudo e sofferto che trasmette pienamente il senso di impotenza sconforto e disagio della protagonista. Da vedere.
MEMORABILE: Il prolungato silenzio dopo l'intervento del dottore; Il disagio di Otilia durante la lunga sequenza a tavola con i genitori del suo ragazzo.
Film non facile. La storia di un aborto clandestino raccontata in maniera cruda; i long take, la camera a spalla... tutto utile a rendere il nervosismo delle protagoniste; lo squallore della situazione è crudelmente fotografato e lo scorrere del tempo è perfettamente e angosciamente reso da un montaggio quasi inesistente. Ottime interpretazioni.
Un giorno che cambia la vita di due persone: una ragazza che deve abortire clandestinamente e la sua amica. Un film crudo, imperniato sulla figura dell'amica, determinata nel portare a termine l'operazione a tutti i costi, con un'ambigua voluttà autodistruttiva. Mungiu imposta quasi tutto il film su lunghe scene (con dialoghi realisti eccellenti) a camera fissa, in una catatonicità da brividi. All'inizio sembra un film di ordinaria amministrazione; quando è finito si rimane a lungo con un indecifrabile sapore amaro in bocca.
C'è un impianto stilistico davvero notevole, il racconto fa riflettere, riesce nell'obiettivo grazie anche ad alcune trovate ben studiate; da premiare la sobrietà e la tranquillità dell'esposizione. Ma i ritmi... La lentezza dell'analisi forse a volte è eccessiva, ricade sui tempi talvolta troppo lenti. È un film sull'aborto ambientato in un preciso periodo storico della Romania (che però non è piu di tanto approfondito).
Un film crudo che mette a nudo l’animo umano, forte nella sua disperazione, solo sebbene complice e ottenebrato nella propria battaglia per la sopravvivenza morale. La storia ci trascina dietro come un passeggero silenzioso che, attraverso un occhio distaccato e obiettivo, osserva l'evolversi degli eventi in un ambiente freddo, squallido eppure familiare. Ottime fotografia e interpretazioni.
Senza alludere esplicitamente al regime dittatoriale rumeno, senza enfasi ed eccessi melò, con una epoché narrativa esemplare, addosso alle psicologie e ai gesti, attraverso una cruda oggettività che inchioda fino all'ultimo fotogramma, Mungiu mostra come la scelta più necessaria e dolorosa possa diventare l'atto più sordido e degradante. Un cinema votato al realismo e quindi "svuotato di cinema" (solo camera fissa, lunghi piano sequenza e nessuna musica), eppure metodico, intransigente nel ricostruire l'invasione e la forza d'urto della politica nel quotidiano. Eccezionali gli interpreti.
Una giornata tetra e joyciana narrata con un realismo direttissimo senza mai essere gratuito. L'occhio della telecamera diventa l'occhio dello spettatore stesso, aperto sulla realtà pura e semplice di un momento doloroso e privato, eppure non vi è un solo fotogramma privo di pietas nei confronti di chi lo attraversa. Quello di Mungiu è un cinema di sottrazione perché non ha bisognio di alcun ornamento per ciò che mostra e in questo risiede la silenziosa potenza della pellicola.
Potente film rumeno, capace di trattare un argomento scottante quale la difficoltà di abortire nella Romania degli anni ottanta, in maniera delicata senza comunque risparmiare nulla allo spettatore. Un caso in cui è proprio la realtà a essere più difficile da mandare giù di qualsiasi stupida finzione. Una messa in scena azzeccata nella sua essenzialità, due attrici brave, dialoghi lunghi ma mai banali o noiosi. Meritata palma d'oro a Cannes, da vedere assolutamente.
Un film duro e privo di fronzoli, con tecniche di ripresa fredde ed essenziali. Ambientato nella Romania del 1987, narra di una giornata interminabile di due studentesse universitarie che si trovano a dover fronteggiare una situazione di immane difficoltà dettata dalla necessità che una di loro riesca ad abortire clandestinamente. Senza mediazioni, pudori o perbenismi, il realismo del film permette una cronaca asettica e terribile di ciò che le due donne si trovano a dover affrontare. Si tratta davvero di un film che colpisce profondamente e violentemente.
Qualcosa del cinema rumeno c'è da salvare. Questo film racconta di una storia drammatica che colpisce al cuore per alcune sue scene veramente struggenti e crude. Otilia si riconosce come un'amica che vorrebbero tutti. Belle le interpretazioni, buona la regia.
Vien da toccarsi la pancia, come se si potesse in qualche modo placare il malessere che è entrato. Pellicola di una crudezza disarmante, con una forza ed un rigore espressivo dei suoi piani-sequenza strabordante. Anche nei dialoghi, fitti, continui, messi li proprio per restituire ancora di più il peso di quei momenti di vita. Senza alcun compiacimento o facili ricatti, Mungiu racconta la storia di due amiche, due donne alle prese con un aborto clandestino nel quinto mese di gravidanza.
Film che tratta d'aborto e d'irresponsabilità in un paese tradizionalista e duro che non sa comprendere i propri figli. La regia di Cristian Mungiu (piena zeppa di inquadrature statiche) riesce a trasmettere perfettamente il senso di disagio e difficoltà provato dalle protagoniste (in tal senso è esemplare la splendida sequenza della cena). Dialoghi essenziali e mai fuori posto, per una pellicola che scava in profondità arrivando al cuore. Bravissima Anamaria Marinca.
Funziona tutto in questo film di Mungiu: dall'atmosfera opprimente e asettica delle stanze e del regima dittatoriale rumeno alla mancanza di musica che valorizza maggiormente i dialoghi e gli interminabili momenti vissuti dalle due amiche (anche se temporalmente brevi). Con precisione chirurgica Mungiu ci presenta un film che vive dell'orrore dell'evento particolare e occasionale, trasformato in una procedura meccanica. Non c'è salvezza né perdizione per le protagoniste, ma solo ferite che non possono essere rimarginate. Bellissimo.
MEMORABILE: Arriva il momento di pagare il dottore...
Una storia di dolore universale (l'interruzione volontaria di una gravidanza) ambientata per caso in Romania (ma sullo sfondo si percepisce il clima politico e sociale oppressivo del regime) in un film dal taglio iperrealistico diretto da Cristian Mungio. Il cuore del film è il rapporto tra i due personaggi principali, l'una protagonista, l'altra testimone consapevole e dolente. Stilisticamente notevole, il film è positivamente segnato dalla prova delle due attrici.
Con un approccio quasi in stile nouvelle vague Mungiu racconta una giornata drammatica in modo scarno, essenziale, senza inutili orpelli ma con grandissima efficacia. Camera a spalla che segue i protagonisti, o fissa nella stanza, lunghi piani sequenza, dialoghi e silenzi ricchi di significati. Recitato (e una volta tanto anche doppiato) ottimamente, soprattutto dalla brava Marinca. Tutto funziona bene e non si riesce a fare a meno di sentire il senso di desolazione che pervade tutto il film. Colpisce e coinvolge. Grande esempio di cinema.
MEMORABILE: Le istruzioni del "dottore" sul dopo e la successiva realizzazione; la sequenza a tavola.
Opera tanto ineccepibile moralmente da inibirne la disamina prettamente cinematografica. Rispetto ad altri suoi connazionali (Pintilie, Mihailanu, Porumboiu), Mungiu rinuncia alla metafora grottesca sui terribili anni Ceaususcueiani, puntando invece crudamente l'occhio della mdp sulla carne viva delle tare socio-culturali lasciate dal regime, col paradossale risultato di dar respiro universale al suo argomentare. Notevole rarefazione ambientale (il grigiore kieslowskiano di interni e strade che assomigliano a vicoli ciechi) e la prova delle protagoniste.
Tesissimo per tutta la sua durata, questo film racconta di un aborto clandestino in Romania negli anni '80, ma ci dice anche tanto di un regime e della società in maniera quasi subliminale, con un insieme di piccole cose, abitudini, dialoghi apparentemente slegati dalla vicenda principale. Lo stile è iperrealistico, ma non toglie che sotto ci siano molteplici strati dati dalle diverse interpretazioni e dalle chiavi di lettura della vicenda.
Da un soggetto semplicissimo un film denso e raggelante, ambientato nella Romania degli anni '80; girato con efficace realismo (a volte esasperato, ma con motivo) e mezzi da (quasi) montaggio in macchina. Sceneggiatura precisa, regia con idee chiare: notevoli piani sequenza, corretto uso della mdp fissa o a mano, spettrale fotografia senza artifici, cast che non fa una piega (bravissima la protagonista)... Non ci si stacca dallo schermo!
Una studentessa universitaria si sottopone a un aborto clandestino col supporto di un'amica, nella Romania degli anni che precedono il crollo del regime comunista di Ceausescu. Il crudo realismo di Mungiu lascia attoniti e impietriti, di fronte al racconto impietoso di uno squallore quasi insostenibile. Nella scena clou nella camera d'albergo a colpire non è tanto il fermo immagine sul feto abbandonato a terra, quanto il contesto desolante della situazione e l'umiliante resa delle ragazze di fronte alla amoralità dilagante.
Ragazza viene aiutata ad abortire clandestinamente. La cornice è il regime di Ceausescu dove tutto è spoglio e senza apparente speranza (a volte ricorda Kieslowski) e anche il popolo sembra si adatti alla situazione. Mungiu dirige sbattendo in faccia la realtà, utilizzando dialoghi scarni ma con senso del ritmo. La gravida è un po' ingenua e con un filo di pancia sarebbe stata più credibile; co-protagonista perfetta nel ruolo ingrato di vittima.
MEMORABILE: I dialoghi al bancone dell'hotel; Il getto del feto in un altro caseggiato; I militari in hotel.
Con l'aiuto di un'amica, una ragazza che ha deciso di interrompere la gravidanza si rivolge a un tizio che oltre ai soldi pretende altro... E' ambientato negli ultimi anni del regime di Ceausescu ma racconta una storia a carattere universale. Rispetto ad altri film che hanno affrontato il tema dell'aborto illegale, l'opera colpisce per l'asciutezza e il rigore nella messa in scena, spietata fino alla crudeltà tanto da risultare a tratti quasi insostenibile ma proprio per questo in grado di trasmettere allo spettatore la sofferenza e l'umiliazione affrontate dalle due protagoniste.
MEMORABILE: Il discorso pieno di sottintesi del porco nella stanza d'albergo.
Racconto aspro che non lascia scampo quanto a desolazione e tematiche trattate. In primo piano un aborto clandestino; l'ambientazione fredda e cupa e le pretese di chi è chiamato ad effettuarlo gettano una luce sinistra su tutto. Ad appesantire, l'assenza di musiche e la lentezza, a tratti eccessiva, di ripresa. Colei che cerca di agire come un ancora di salvezza, l'amica Ottilia, è a sua volta coinvolta nell'affaire e deve pure sorbirsi una cena psicolgicamente probante. Interpreti tutti in tono, regia che verrebbe da dire spietata.
MEMORABILE: La cena dove la mdp fissa i due ragazzi sempre più ostaggio.
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Originariamente realizzato come episodio per il film cumulativo Racconti dell'età dell'oro (sulle leggende urbane dell'ultimo periodo del regime di Ceausescu) il film di Mungiu, per la radicale diversità di tono, è stato successivamente trasformato in un lungometraggio autonomo.