Durante degli scontri muoiono un poliziotto e uno studente. La polizia incastra un attivista, ma il figlio del giudice istruttore sa la verità... Thriller politico alla Pirro, che mostra alla perfezione come i vituperati "eccessi" di Petri fossero invece il vero plusvalore delle sue opere. Qui, malgrado i validi interpreti, il film annaspa per una regia corretta ma piatta, e per gli imbarazzanti schematismi (non parliamo poi del finale). "Non le sembrano frasi retoriche, convenzionali?", dice Balsam a un certo punto. Vale anche per il film.
Non è un brutto film, per carità. Soprattutto visto adesso, rende bene l'idea del clima della contestazione studentesca degli anni '70, è recitato bene da tutti gli attori (il cast - d’altronde - è stellare) e anche la trama non è male. Pecca però di una certa lentezza e di uno schematismo eccessivo nella ricostruzione della psicologia dei personaggi (il poliziotto cattivo, lo studente idealista, il magistrato dubbioso). Il finale paga pegno all'ideologia dell'epoca.
Ideologico e militante, ben girato e strutturato, magari latita l'azione, ma le buone caratterizzazioni degli attori (bravi tutti!) riescono a far dimenticare certi difettini di base. Molto interessante il "dubbio" di Martin Balsam: per amore del figlio o per la giustizia ?
Ispirata agli scontri di Valle Giulia e alla poesia ("Il Pci ai giovani") che ne trasse Pasolini (equiparando studenti e poliziotti a vantaggio dei secondi), una riflessione che parte da un "pareggio" dei morti. Grande interpretazione del commissario di Colizzi: non lo psicopatico Volonté di Indagine ma un ganzo carrierista ben più verosimile. Panoramica giovanile un po' superficiale, ma non inesatta: alla polizia violenta e ignorante vengono contrapposti contestatori settari, arroganti e moralmente ambigui. Datato ma da vedere.
Bolognini non delude neanche stavolta. Pur trattandosi di lotte politiche e manifestazioni, per le posizioni molto particolari di Ranieri e Balsam, il film assume la potenza di un giallo e non mancano le sorprese finali. Evidente la sete di giustizia e la voglia di chiarezza (che in Italia, per forza di cose, non ci saranno mai). Livello generale più che buono. Sul gradino più alto Balsam e Colitti.
MEMORABILE: La discussione sul ruolo della madre dopo circa 20 minuti.
Versione low-fi e incline al semplicismo delle pellicole politico-civili di Petri e Damiani. Un film che trova nei virulenti tumulti della contestazione giovanile buoni motivi per riflettere sulle contrapposizioni socio-generazionali e sul conflitto dei ruoli (qui incamerato nelle scelte "paterne" e illegali del procuratore Balsam). Massimo Ranieri, solido nella sua rabbia anti-sistema, rivela prepotente tutta la consapevolezza di reggere il coltello dalla parte del manico. Bolognini è un ottimo regista e pur nella scolasticità del disegno psicologico esprime la sua con efficace naturalezza.
MEMORABILE: Il radicalismo classista e omertoso del gruppo di giovani contestatori.
Già dal titolo si capisce a quali anni appartenga questo film e il film stesso non ha oggi altro valore se non quello di appartenere a quegli anni, nel senso che ne rappresenta un documento interessante e fedele. Ma se è vero che il dilemma del personaggio di Balsam (peraltro bravo, com'è brava la Cortese nel ruolo di sua moglie) sarebbe potenzialmente appassionante, la regia è davvero troppo didascalica, i dialoghi troppo espliciti, la mancanza di un sottotesto troppo lampante. E gli attori giovani (Ranieri in primis) troppo inespressivi.
Lo script di Pirro (e Liberatore) rinuncia parzialmente ai capogiri grottesco-anarcoidi dei film di Petri, detonando la miccia del disordine socio-politico dei ’70 in un gruppetto di famiglia in un interno, di cui Bolognini abbozza con elegante sottigliezza (all’interno del genere) tare, crepe, cedimenti e contraddittorie aperture. Così se lacunosa è l’analisi della temperie di quegli anni, emozionante resta l’indagine dei rapporti tra i personaggi, con un Balsam dai riverberi durrenmattiani, Ranieri d’aspra cupezza e una maternalmente esasperante Cortese.
MEMORABILE: Il grande Randone in auto segnala a Balsam in maniera impietosamente burocratica di aver scacciato di casa suo figlio, reo di star “dall’altra parte".
I problemi e le lotte giovanili contrapposti alla violenza della polizia negli anni di piombo ben fotografati da Bolognini, che si avvale di un ottimo cast dove non sfigura Ranieri. Poca azione tranne l'incipit ma dialoghi serrati e un complicato rapporto padre/figlio contribuiscono a raggiungere un apprezzabile risultato.
Il contesto sociale dei sanguinosi scontri tra studenti e polizia si connette alla dimensione politico-civile - la fragilità del sistema giudiziario - e a quella intimista dei conflitti generazionali, senza tuttavia che nessuna di queste riesca a prevalere e a infondere all'opera vera profondità drammatica spingendola al climax emotivo. Da parte sua, Bolognini dirige con fermezza e gli attori marciano nella giusta direzione, soprattutto nelle dialettiche tra i due commissari (l'anziano e prudente Ferro e il protervo Colizzi) e tra il padre magistrato Balsam e il figlio contestatore Ranieri.
MEMORABILE: Il magistrato Balsam che ammette di non sentirsi più di giudicare.
Spaccato degli anni di piombo e della contestazione firmato da Bolognini alle prese con un genere apparentemente non nelle sue corde. In effetti retorica e stereotipi qua e là affiorano, ma il mix tra impegno civile e analisi dei rapporti genitori/figli funziona, i dialoghi sono molto ben scritti e l'impronta ideologica non sfocia nella faziosità: se le istituzioni non sempre ispirano fiducia (vedi l'odioso commissario di Colizzi), i contestatori restano ingabbiati nel loro arrogante schematismo. Eccellente il cast, bravo come sempre Morricone.
Film dai contenuti "anomali" per Mauro Bolognini, il quale sembra non lo amasse particolarmente. Evidentemente il tema trattato, molto in voga in quel periodo, non era nelle sue corde. Eppure la grossa quantità di retorica presente non sminuisce la qualità del prodotto. Anche il cast sembra piuttosto azzeccato; Martin Balsam, abituato a ruoli di spalla, qui dimostra appieno le sue capacità attoriali. Non male.
Buon film che si inquadra nel periodo caldo dei primi anni Settanta, ben interpretato dall'ottimo cast:; ci sono un giovane Massimo Ranieri e i rodati Pino Colizzi, Martin Balsam, Valentina Cortese e Turi Ferro. Ottime le musiche, di valore fotografia e ambientazioni. Tra i film di quel periodo, nel suo genere è senza dubbio uno dei titoli più interessanti.
Denuncia della brutalità delle forze dell’ordine e dell’opacità del potere giudiziario che non lesina critiche ai giovani contestatori, visti nel loro sterile e ideologico settarismo. Tuttavia il punto di forza della narrazione è la cronaca di un dramma familiare all’insegna del conflitto generazionale, che richiede comprensione più che autorità. Fulcro del film è Balsam, nel duplice ruolo di magistrato e padre. Ranieri mostra lodevole impegno, Colizzi vigore e Randone autorevolezza.
MEMORABILE: I dialoghi di Fabio con i genitori; Il tirapugni; “I morti sono due e due devono essere gli assassini”.
Spaccato del mondo della contestazione di sinistra dell'epoca, con un ottimo Balsam e un efficace Ranieri (nonostante la dizione). Buon cast di contorno, fra cui spiccano Valli e Diberti, mentre la Cortese inveve è penalizzata da una parte tremenda. Budget basso. La storia inizialmente intriga, con un paio di scene tese e vibranti, poi tutto scema fra snervanti canzoncine da comune, un rapporto padre magistrato-figlio delinquente prevedibile e via dicendo. UItima parte sciatta anche come regia, come se fossero finiti i soldi. Il 50% del film lo fa la colonna sonora di Morricone.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Nel 2009 è uscito in Francia un dvd in digipack per la SNC nella collana "Les Maitres italiens". Video anamorfico rimasterizzato in alta definizione di buona qualità che presenta solamente un po' di grana nelle scene più scure e audio italiano mono restaurato. I sottotitoli francesi sono opzionabili. Gli extra presentano un' intervista in francese a Jean Gili (storico del cinema) che parla di Bolognini, i trailer dei titoli di collana e note di produzione. Su Amazon.fr lo trovate a 11,46 €.
HomevideoXtron • 12/10/12 15:37 Servizio caffè - 2151 interventi
Nel cast metterei anche Gino Milli, fa la parte del contestatore che muore negli scontri a inizio film.
DiscussioneAlex75 • 15/05/20 16:45 Call center Davinotti - 709 interventi
Tra i "non accreditati" ci sono Stefano Oppedisano (il testimone che precede il sacerdote, e che si presenta come Giovanni Oppedisano) e Maria Monti (la cantante del locale "alternativo", che comunque viene citata nei titoli di coda, come interprete della canzone "Scappa fratello scappa"
MusicheAlex75 • 15/05/20 16:53 Call center Davinotti - 709 interventi
La canzone dei titoli di coda "Un po' per giorno", cantata da Massimo Ranieri, sul tema composto da Morricone. Questo brano non figura in alcun disco dell'artista napoletano.