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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

L'addio al cinema di John Huston è di quelli che scuotono la critica, pronta ad incensare la quintessenzialità di un film che già nasce bene sotto il nume tutelare di James Joyce, autore del racconto dal quale Tony Huston (figlio di John) ha tratto la sceneggiatura. Nella Dublino del 1904 un gruppo di amici e parenti si ritrova per una cena in grande stile. E’ l'occasione per ricordare il passato, celebrare i "morti" che più hanno avuto un significato nella vita dei protagonisti, mentre tutt'intorno l'aria di festa si stempera tra signori che han bevuto troppo e discussioni politiche ritenute poco opportune. A parlar male di film cosí...Leggi tutto c'è sempre da perderci, perché si finisce inevitabilmente col collocarsi tra coloro che vengono considerati incapaci di apprezzare il buon cinema. La verità è che tra esibizioni al piano, improvvisate performance vocali di vecchie signore, dialoghi che paiono confondersi tra loro in un fastidioso cicaleccio e ostentata assenza di un minimo di storia che possa dare un po' di movimento all'insieme, THE DEAD sembra la cronaca di una festicciola di cui ci sia poco o niente da raccontare. Se si esclude il drammatico, intenso finale con Anjelica Huston (figlia di John, naturalmente), il resto vive di momenti stimolanti persi però nel mare magnum di una verbosità eccessiva e di una compiaciuta ricerca di una delicatezza fin troppo leziosa. Dal punto di vista formale il lavoro di Huston è impeccabile, ma manca un vero coinvolgimento e i tempi rallentati, quasi cristallizzati, dopo la prima mezz'ora si fanno sentire...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 7/08/06 DAL DAVINOTTI
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Galbo 8/12/07 17:49 - 12419 commenti

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Film (apparentemente) piccolo nelle ambizioni ma che si rivela grande nella realizzazione che si compie attraverso una profonda e sensibile riflessione sulle varietà dell'amore compiuta durante un pranzo tra amici irlandesi nei primi anni del '900. Il film è un commosso congedo del grande regista John Huston e un omaggio all'Irlanda dei suoi avi. Attraverso una vicenda apparentemente piccola, la bella sceneggiatura (opera del figlio del regista, Tony) tratta di temi universali con molta delicatezza e un grande cast. Poetico.

Cotola 2/08/08 19:33 - 9087 commenti

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Straordinaria trasposizione cinematografica di uno dei racconti più belli di Joyce il cui spirito rivive perfettamente in pellicola grazie alla sobria, ma magistrale, regia di Huston ed alla bella sceneggiatura scritta dal figlio Tony Huston che trasmette al meglio il senso di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato e di ciò che non c'è più ma resta dentro di noi. Il tutto impreziosito da un cast di attori semplicemente magnifico. Una perla di rara bellezza che merita di essere riscoperta e poi vista e rivista.

Saintgifts 26/03/10 00:15 - 4098 commenti

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La trasposizione cinematografica del racconto di James Joyce, anche se firmata da John Huston, regista che stimo moltissimo, non mi sembra che renda giustizia al lavoro letterario. Il quadro che ne esce è che sotto all'elegante apparenza dei vestiti, delle buone maniere e dell'aria intellettuale che pervade l'ambiente, ci siano solo pavoneggiamenti fasulli e bevitori accaniti. Il personaggio più vero è il marito che scopre amaramente di non essere nulla per la moglie (Angelica Huston), che si confessa in una scena finale molto sopra le righe.

Belfagor 6/06/11 19:51 - 2690 commenti

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Huston si congeda dal cinema con questa splendida trasposizione della novella di Joyce, nella quale riesamina la vita e la morte, la paralisi e l'angoscia dell'uomo moderno, l'impotenza di fronte al destino e naturalmente la sua terra d'origine: l'Irlanda. Di rara armonia, è un film dove non accade quasi nulla, nel quale tutto è affidato all'introspezione, allo sguardo realistico e minuzioso per i dettagli. Il monologo finale è allo stesso tempo una delle migliori conclusioni di sempre e il sentito addio da parte di un artista.
MEMORABILE: Il monologo finale.

Paulaster 6/05/16 09:46 - 4459 commenti

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Omaggio alla cultura irlandese nel contesto di una festa privata tra danze, canti e recite. Ben girato negli spazi ristretti, grazie a una fotografia calda dà quel senso di dolce pacatezza e voglia di conversare forbiti. Piccoli difetti nel ruolo dell'ospite sbevazzone e ultima parte scollegata col resto, anche se il discorso finale risulta essere un congedo dignitoso e riflessivo sulla natura umana. La Huston fa la differenza, anche se non è che abbia i tipici tratti d'Irlanda.

Gippal 20/04/17 15:59 - 89 commenti

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Un realismo che diventa presto poetico, centellinandosi, sparpagliandosi, rinnegandosi, alla fine si afferma in tutto il suo splendore. Delicato come un bacio di rosa primaverile, elegante come un vestito haute couture, lascia la stessa impressione di un Modigliani: se prima non vedevi, se gli occhi erano celati, alla fine li scorgi, anche se per un solo istante. Cogliendo un po' più l'essenza. E ti tocca, ti tocca in un'ora che scorre, avvolgendoti, impreziosendoti.

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