Povero Ichi, ragazzetto traumatizzato da un'infanzia difficile che viene sfruttato da un suo bieco tutore capace di fargli credere che le persone da ammazzare sono tutti suoi ex compagni di scuola che lo prendevano in giro! E così Ichi, con due lame affilatissime montate sulle scarpe, fa a pezzi (letteralmente!) decine di gangster malvisti dal suo "burattinaio"; ma non prima d'aver pianto per un bel pezzo, ossessionato dai ricordi. Un'idea folle che poteva venire in mente solo a Miike, un film costantemente in bilico tra noir (c'è la storia di un boss malavitoso alla ricerca del suo capo scomparso), commedia e horror sanguinario, con puntate nel demenziale (come si può arguire dal soggetto) e una...Leggi tutto cura profonda per la fotografia, la messa in scena, le inquadrature. Sono film indecifrabili, lontanissimi dalla mentalità occidentale, che potrebbe giudicarli inevitabilmente o troppo sciocchi o solo eccentrici sfoghi di registi che dovrebbero puntare a qualcosad di più "esportabile". Lasciano a bocca aperta anche le parentesi erotiche, che giocano sui problemi sessuali di Ichi (fatica ad avere un'erezione) andando quasi a sfiorare l'hard... Troverete tutte le follie del cinema d'oriente in ICHI THE KILLER e vi potrete divertire a vedere qualche bell'effetto splatter (gente che si divide in due, stupri sanguinolenti, torture sadiche, lingue mozzate, arti segati a metà) o magari qualche delirio assurdo, come un uomo che para un pugno... mangiandoselo fino al polso! Il film è comuqnue forse un po' troppo lungo (un'ora e cinquanta) per sopportare intermezzi che, quando manca la follia, annoiano un po'...
Da un manga già abbastanza disturbante ecco un film completamente fuori di testa, che fa anzi della follia, dell'esagerazione (caricaturale, cartoonistica) un metodo, fin dallo sconcertante incipit, e dall'ineffabile scaturigine dei titoli di testa. I giapponesi al cinema (e in generale) sono un popolo strano, e Miike ne è uno dei più eccentrici esponenti: tuttavia l'insieme è un vero spasso, sempre che, naturalmente, uno non sia debole di stomaco. Da non perdere.
Considerato alla stregua d'un capolavoro, Ichi the Killer è titolo che, definire sopravvalutato, è cosa clemente. Una trama che si barcamena tra una banda della Yakuza, capeggiata dal masochista Kakiara contro un'altra non specificata setta, che sfrutta il sadismo di Ichi: una sorta di sadico che gira con una tuta da super-eroe con sovrimpresso il n.1. Roba da riderci sopra, nonostante l'abbondanza di gore (stemperato da un'ironia non si sa ben quanto voluta) e la crudezza che sovrasta ogni fotogramma. Misogino, indifendibile, per niente bello.
Più che un gangester movie una curiosa riflessione su sadismo e masochismo. La lunghezza forse è eccessiva e alcuni passaggi potevano benissimo essere evitati, ma la regia di Miike è strepitosa, con un'infinità di sequenze originalissime e una violenza eccessiva ed efficacissima spesso ai limiti del grottesco. Il cast (che vede anche un ottimo Shinya Tsukamoto) è notevole e le musiche conferiscono un azzeccato effetto straniante. Non per tutti ma originale e interessantissimo e quindi imperdibile.
Grande film delirante e splatter. Miike inserisce in un film di gangster dosi massicce di splatter, come aveva già fatto Lucio Fulci in Luca il contrabbandiere e un'ironia sagace e spiazzante. Un delirio di frattaglie, corpi squartati, violenza estrema e sequenze dure da digerire come il taglio della lingua o una donna pestata a sangue, una riflessione filosofica sul dolore, un film da vedere.
L'amplesso dopo il dolore o meglio dopo la carneficina. Ichi è eccessivo in tutto così come lo è il suo regista. L'elemento conduttore è un sottile filo di sperma attorno al quale si avvita la trama. Corpi dilaniati e mutilati fanno da cornice a una tra le più intense pellicole di Miike, che non risparmia nulla. Non esiste il politicamente corretto. Purtroppo il film è stato censurato più o meno pesantemente, a seconda delle versioni.
Da molti eletto a status di cult movie, per me semplicemente un grottesco fumettone colorato. Se non lo si guarda con il solo scopo di divertirsi, di questo film si riesce a salvare davvero pochino. Senza dubbio uno dei Takashi Miike meno riusciti; i suoi capolavori sono altri (su tutti Gozu, Audition, Imprint). Solo per i fan più accaniti.
MEMORABILE: Il tizio che per punizione viene letteralmente agganciato al soffitto.
È un film che non ho goduto appieno, forse perché non si sposa perfettamente con i miei gusti. A tratti l'ho trovato ottimo e ben fatto, avvincente, in altri passaggi piuttosto noioso (forse incide anche la lunghezza della pellicola). Sicuramente oltre che delirante è anche piuttosto divertente, a tratti (certo bisogna gradire un dato tipo di umorismo).
Patetico film in cui come al solito l'imbonitore Miike fa leva sul sensazionalismo per far gridare al miracolo adolescenti frustrati e sedicenti cinefili senza speranza. Riassumere questa lunga (130 minuti!) ed inutile pellicola è un'operazione che lascio volentieri a qualcun altro, mi limito a bocciare questo film (volontariamente) grottesco e (involontariamente) squallido. Un pallino.
MEMORABILE: I vari sbudellamenti (probabilmente realizzati da Giovanni Mucciaccia di Art Attack).
Film molto discusso questo di Miike, è la storia di un elemento Yakuza che potrebbe andar bene per una pubblicità di pillole psichiatriche. Un insieme di scene violente atte a scioccare lo spettatore ma con una sceneggiatura di livello medio basso che non aggiunge nulla di nuovo al tema ed anzi se possibile toglie. Recisioni di lingue e capezzoli femminili, liquidi seminali in bella mostra, bagni d'olio bollente, squartamenti a metà e ragazzi psicopatici in una confezione di qualità ma irrimediabilmente vuota. Crudo, pacchiano e amato da Eli Roth.
Delirante commistione di yakuza-movie, splatter grottesco, tendenze cartoonesche, regia virtuosa e intelligente disamina sul sadismo/masochismo più estremi (incarnati nei due protagonisti/poli opposti). Miike frulla e rimescola, non senza alcuni tocchi di humor, dall'alto di una padronanza tecnica che ha dell'incredibile. Ottime le caratterizzazioni dei personaggi, interpretati in maniera egregia (con la chicca di un ottimo Tsukamoto). L'impatto è tosto, all'insegna però della più assoluta libertà d'invenzione.
Se tecnicamente e visivamente il film è ricco di momenti che possono fare felici amanti del gore, dello splatter o del bizzarro tout court (categorie in cui pure mi metto), d'altra parte soffre di una sceneggiatura incoerente e mal scritta/spiegata, che male regge e che non giustifica la lunghezza eccessiva del film. E il film perdipiù termina lasciando un senso generale d'incompiuto e d'incompleto, senza essere riuscito a sviluppare i mille rivoli toccati e non senza confusione.
È sempre un problema commentare i film di questi folli registi giapponesi. Il cinema orientale, nelle sue varie sfaccettature, forse è difficile da comprendere ed apprezzare per buona parte di noi occidentali. Miike non fa eccezione: questo suo lungometraggio pecca di prolissità (2 ore e passa sono davvero eccessive qui), ha una sceneggiatura un po' labile, dialoghi e urla manicomiali, splatter a profusione, sado/masochismo tipicamente made in Japan. Ma anche tecnica sopraffina, attori di buona caratura, alcuni tocchi geniali. A me è piaciuto!
Assolutamente un capolavoro del cinema giapponese. Ultraviolenza a profusione in un visionario, ma quanto mai azzeccato film di quel grande maestro che risponde al nome di Takashi Miike. La sfida a distanza (per non parlare di quella finale) tra Ichi e Kakiara è fantastica. Oltre alla già citata ultraviolenza non mancano neppure sesso (molto particolare) e ironia, quindi tutto in pieno stile Miike.
MEMORABILE: Il taglio della lingua. La tortura inflitta da Kakiara.
Miike in assoluta libertà creativa, gira un film che non presenta elementi di profondità come Audition o Visitor Q, ma che - proprio per il suo essere "disimpegnato" - mostra in maniera paradigmatica e autentica l'essenza del suo cinema. Il buon Takashi può sciogliere le briglie della sua immaginazione conturbante e visionaria senza alcuna remora e il risultato è pirotecnico. Memorabile il personaggio di Kakihara, Giano bifronte sadomasochista e maschera tragicomica degna di un Pierrot malato e nichilista. Un film che si odia o si ama.
Ichi vs. Kakihara, ossia un killer patetico e riluttante che va in giro ad affettare la gente vestito da personaggio di picchiaduro contro un boss yakuza dal look bizzarro che fa il sadico ma in realtà vorrebbe solo incontrare qualcuno che lo menasse a morte per soddisfare il proprio delirante masochismo. Troppo lungo, troppo efferato, troppo cosparso di sangue e budella, eppure è proprio l'eccesso che lo salva, così è troppo "oltre" per liquidarlo con disgusto, ma confesso che non so se mi piace il fatto che mi sia piaciuto
MEMORABILE: L'auto-punizione con la perdita del gusto dolce - la bocca estensibile - Jijii si toglie la buccia
Beh, Takashi Miike è un regista che distinguo dalla pluralita dei colleghi nipponici per un elegante gusto dell'eccesso, razionale a volte, pazzo in altre occasioni. Qui, la storia quasi normale è affrontata presentando personaggi improbabili, caratterizzati dall'uso consapevole della violenza ed attrezzati per esplicitarla esageratamente. Il resto è normale routine cinematografica, con qualche buon espediente saltuario, oltre la media. Comunque, il nostro Miike conosce il proprio mestiere e mette alla luce senza dubbio un buon film.
Difficile definire una tale pellicola (tratta da un manga), che disegna due personaggi decisamente schizzati (Ichi che ha bisogno dell'imbeccata per esplodere e il biondo, con "leggeri" problemi alla bocca, che non necessita di stimoli esterni per dare il peggio; e il bello è che sogna di farsi massacrare di mazzate). In più, anche quelli di contorno tanto normali non sono (i fratelli, l'insopportabile ragazza che parla anche in inglese e il burattinaio di Ichi). Detto ciò, la sceneggiatura quasi non esiste e il meglio viene raggiunto quando i due entrano in azione. Comunque, non male.
MEMORABILE: Il biondo si priva, a modo suo, dei dolci; Il pugno in bocca; Il povero torturato appeso ai ganci; Ichi e la ragazza pestata; La furia del culturista.
Tecnicamente perfetto, ma stilisticamente folle. La lunga durata non aiuta a digerire i fin troppo assurdi effetti splatter, che alla fine tendono a non stupire più. Trama intricata e che volge verso il filone demenziale, tipico delle sceneggiature giapponesi con un humour dai risvolti sanguinari. Personalmente non l'ho gradito perché esclusivamente incentrato sul piacere di vedere brandelli di carne e affettati umani di vario genere e nient'altro.
Tratto da un manga di Yamamoto è un film violento e grottesco dove si contrappongono due personaggi: Kakihara, giovane boss della yakuza che ha indubbiamente la personalità più interessante e il suo sadomasochismo è all'origine delle scene più cruente e di un'efferatezza sopra le righe. Ichi the killer è un ragazzino odioso e patetico, così come finiscono per essere i suoi crimini. Altri personaggi grotteschi e violenti fanno da contorno a questo delirio giapponese.
Entusiasmante capolavoro ultraviolento del grandissimo Takashi Miike! Qui la percezione visiva ed emozionale è ottima: le torture, gli omicidi fanno quasi provare dolore fisico anche a chi guarda. Il protagonista è notevole nella parte, a tratti anche infantile. Alla fine forse rimane un velo di tristezza, pensando alla triste esistenza dei personaggi. Indimenticabile.
Pazzoide, malsano, violentissimo (spesso in modo del tutto gratuito ma comunque fumettistico) come solo i film di Miike sanno esserlo. A tratti queste caratteristiche possono anche divertire, ma alla lunga l’effetto saturazione può portare anche alla noia, così come gli eccessi continui dietro i quali non c’è sostanza e si nasconde solo tanta fuffa. Non brutto e nemmeno tedioso (però qualche minuto in meno avrebbe giovato) ma certamente non adatto ad anime sensibili e pubblico occidentale tradizionale che mal digerirà certi scarti di tono.
Primo incontro con Miike molto deludente. Dalla distorta cultura giapponese – distorta come la realtà fissata dalla regia – nasce questo manga dai toni cruentissimi che si incentra sulla contrapposizione fra due killer con personalità opposte (ognuno con migliaia di problemi socio-psicologici, oltre che fisici). In questa pellicola fortemente splatter con tendenze trash c'è tanto, anzi troppo, raffigurato in modo grossolano. Una violenza inutile permea l'intera opera ma, tanto per fare un paragone, siamo lontani dalla classe di Tarantino.
MEMORABILE: Il fumo di sigaretta che fuoriesce dai tagli sulle guance di Kakihara.
L'opera riassume alla perfezione tutta la summa della poetica miikiana, fatta di invenzioni narrative geniali che si alternano a cadute di stile e di tono improvvise. Incredibilmente, nonostante la durata sia corposa, il nostro sa mantenere vivo l'interesse con scene ultra-splatter che fanno da contraltare a momenti più riflessivi che sfiorano la poesia (il tormento masochista di Kakihara). L'eccessività e la gratuità di alcune sequenze rendeno la pellicola non adatta a tutti i palati. I fan del genere andranno in brodo di giuggiole.
MEMORABILE: Kakihara toglie i piercing e la bocca si trasforma in un arma dolorosa; Il sogno di Kakihara; Ichi che viene costantemente plagiato da Jiji.
Le parti più riuscite sono sicuramente quelle comiche, perché la maniera cinica e fredda di Miike di ironizzare sulla violenza è davvero pregevole. A riuscire meno è la narrazione in sé, destrutturata dal regista, ma non per questo innovativa o controcorrente. Si assiste fondamentalmente a un massacro tra personaggi sadomasochisti che cercano empatia tra di loro tramite la violenza. Il resto non esiste e, per questo motivo, anche l’eccessiva durata non sembra giustificata.
Una serie di cruente efferatezze tenute insieme dalla colla del sensazionalismo. Miike non ha storie da raccontare né possiede una vera poetica, solo un fumetto da riprodurre: si limita, perciò, a scioccare lo spettatore rilanciando continuamente la posta degli effettacci. Alla fine si rimane sazi di tante orge sanguinolente non scattando mai la forza del melodramma o dello stoicismo. L'eccesso, tuttavia, almeno stavolta, paga: alcune sequenze sono azzeccate e Asano è un grande vilain. Sopravvalutato, però, così come il regista.
Se Visitor Q lascia a bocca aperta per la sua capacità di virare tragedie cosmiche nel grottesco più assoluto, Ichi the Killer ne è la controparte ultraviolenta - di una violenza così fumettistica e parossistica da scatenare inevitabilmente, anche in questo caso, il riso sfrenato. Raccapriccio e scompiscio si prendono la mano sin dal primo minuto e danzano ai piedi del monte Fuji: lo stile cade come corpo morto di Kakihara cade, ma è un volo dolce, la cui plasticità viene smorzata dal solo finale aperto (un po' attaccato con lo scotch, sembra).
Gangster, horror, comico-surreale, thriller? Il Nipponico crea ultraviolenza da pelle d'oca, l'iperuranio dolorìfero del "santommasochismo": ogni trafittura è un aculeo rovente su per il nervo ottico della sopportazione audiovisiva; ogni exèresi capitozzante è un vulnus irreparabile nella fontanella bregmatica della memoria; e ogni goccia di sperma è concime per crampi elisi di un parto squarciante senza epidurale possibile. Trafóra le carni svuotandole dagli umori migliori, rèseca sibiloso ogni lingua lasciandoci attoniti senza favella. Penitenziàgite: il regno degli inferi di Miike è vicino.
MEMORABILE: Il titolo del film che emerge da una pozza di (vero, stando ad alcune fonti) liquido seminale; Le torture inflitte all'uomo sospeso agli uncini...
Tratto da un manga, il film racconta la storia di due psicopatici assassini, uno un capo Yakuza di nome Kakihara e l'altro uno sfigato maniaco sessuale di nome Ichi, che ammazzano e sbudellano chi capita loro a tiro. Non c'è una vera e propria trama in quanto il film è più che altro un susseguirsi di torture e sbudellamenti uno più violento dell'altro, di conseguenza il divertimento è assicurato. L'unico vero difetto è forse l'eccessiva durata, ma questo non compromette il valore del film.
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HomevideoZender • 21/01/08 12:12 Capo scrivano - 47813 interventi
In disco singolo (senza extra) o in disco doppio esce infine anche da noi per la Yam/Dyn l'1 febbraio 2008 ICHI THE KILLER, il classico di Miike.
Audio: Ita.DS
Video: 16:9/Ws
Extra: intervista al regista + interviste al cast + Making of + Dietro le quinte + Biografie + Filmografie + Photo Gallery + Trailer originale giapponese, europeo e italiano.
Edizione coi fiocchi, anche se il doppiaggio italiano lascia alquanto a desiderare. Capisco che è tratto da un Manga, ma le voci femminili sembrano uscire da Candy Candy...
Per il resto il DTS è eccellente ed il vano extra esagerato, perché il film è quel che è.
La sua latitanza nella versione italiana lo ha portato verso lidi di "culto", ma è una bella ... porcata.
Narrativamente parlando, che in fatto di regia Miike è un talento.
CuriositàDaniela • 13/07/10 14:04 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Il personaggio-chiave di Jijii, il manipolatore occulto dello psicopatico Ichi di cui si serve per sterminare tutta la banda di Kikihara, è interpretato da Shinya Tsukamoto, regista, fra l'altro, del celebre Tetsuo.
Non solo la tragedia immane che ha colpito il Giappone, ma si aggiunge la scomparsa di Takashi Miike. Il regista di Gozu è dato per disperso dopo il terribile tsunami dell'11 marzo, di lui non si hanno più notizie.