Tempo di raccolta - Corto (1967)

Il documentario riesce a gettare un'amara luce su una passata forma di sfruttamento femminile: la raccolta delle olive in Calabria. "Il reclutamento avviene sulla piazza principale del paese", afferma la voce narrante, andando così a creare un neanche tanto celato paragone con l'antica tratta degli schiavi africani. Il destino sarà crudele con queste povere donne private molto spesso anche della figura maschile (il marito è a volte emigrato al nord): le attende infatti l'arteriosclerosi e nei casi peggiori il ricovero nell'ospizio del comune.

In tempi di caporalato e sfruttamento del lavoro nero, impressiona particolarmente rivedere questo report di cinquant'anni fa firmato dal solito, puntualissimo Di Gianni. Riposti momentaneamente nel cassetto gli strumenti dell'indagine antropologica, il focus si sposta sulla figura della raccoglitrice di olive, arcaico residuo di un'organizzazione lavorativa feudale ancora non automatizzata: sono donne-lavoratrici, donne-massaie, donne-mamme e mogli e soprattutto donne-schiave, sovrasfruttate sino alla pensione o alla malattia. Tetro.

Le foglie dell’ulivo sono amare: lo sanno bene le donne che ne raccolgono i frutti senza tutele ed esposte alle malattie. Bellissimo documentario corto, che del tempo di raccolta individua immediatamente e con vivace potenza il lato umano, quello dello sfruttamento del lavoro femminile e del caporalato. Un notevole zoom sulla realtà calabrese, vista dalla parte delle lavoratrici e delle pensionate, che con dolore e dignità affrontano incombenze che nell’età del boom hanno ancora dinamiche arcaiche. Importante.