L'esordio di Herzog nel lungometraggio conferma alcune caratteristiche dell'autore tedesco: la voce narrante, la ricercatezza tecnica (la fotografia in bianco e nero è perfetta), l'approccio particolare... Siamo in Grecia e alcuni soldati vengono trasferiti in una fortezza dove passano il tempo in vari modi. Un esperimento in cui il cinema diventa poesia con diverse scene davvero toccanti (la lettura delle epigrafi, il finale con i fuochi d'artificio, lo zingaro...) valorizzate da una regia pasoliniana. Da gustare con calma come un caffè...
Notevole esordio nel lungometraggio da parte del mitico regista tedesco; il film, attualissimo e che pare non esser invecchiato di un sol giorno, non è poi così lento e si fa apprezzare sotto tutti gli aspetti (regia, fotografia, dialoghi, regia, storia). Il cinema di Herzog si nutre di se stesso più che di citazioni e già solo questo suo primo film è praticamente un sunto di tutti i principali temi. La pazzia come risposta a una situazione assurda. Molto buono, anche a una seconda visione.
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