Uno dice: sì, ma che male c’è dopotutto? Può essere un’idea. Certo, i vertici raggiunti dagli amici veri non si raggiungeranno e probabilmente nemmeno si avvicineranno, ma intanto si proverà a immaginare gli avi dei vari Mascetti, Melandri e Sassaroli scoprendo come nacquero le prime zingarate. Ma è questo che vediamo nel film? No. Neri Parenti (e con lui i tanti cosceneggiatori) non si cura affatto di dare un senso al titolo, semplicemente propone una rilettura sbiaditissima e terribilmente moscia di ciò che fu la formula tipica dei tre film. Senza aggiungervi nulla e anzi inevitabilmente arrancando nella disperata e vana ricerca di una copia impossibile. I cinque amici sono De Sica, Panariello,...Leggi tutto Ghini, Hendel e Placido, nessuno dei quali (De Sica compreso purtroppo) regge minimamente il paragone con gli originali: immersi in una paccottiglia fiorentina d’epoca fotografata da Tovoli con toni troppo accesi che accentuano l’artificiosità delle ricostruzioni, i cinque giocano ad emulare ciò che sarebbe stato meglio rileggere con più furbizia senza indulgere in volgarità gratuite di rara scontatezza o nella riproposizione pedissequa ma privata totalmente della spinta originaria. D’altronde è l’intero film a pagare una prevedibilità terribile: chi conosce la serie storica sarà quasi sempre in grado di capire quali saranno le reazioni e financo gli scherzi architettati con poca fantasia dai cinque. Si fosse almeno tentato di percorrere la via comica (quella che Parenti in fondo meglio conosce). Macché: non si ride mai, non c’è ritmo e ascoltare la “prima supercazzola” (corale) su cui si chiude il film mette solo immensa tristezza per l’ennesima dimostrazione di quella che risulta come una pallida imitazione fatta da chi non aveva decisamente i mezzi per tentarla. Mal assemblati, poco complici, lì proprio per onor di firma, i cinque si dividono equamente il set coi soli Panariello e Hendel in grado di convincere almeno per la cadenza toscana. Ma è qualità da poco, se poi per il resto anche loro si dibattono stancamente in balia di una sceneggiatura da cinepanettone malriuscito lontanissima dalle ambizioni che furono della trilogia di Monicelli e Loy. Quasi una goliardata paratelevisiva in toni da decamerotico fuori tempo massimo, in cui gli scherzi risultano di rara puerilità, in linea con l’insieme. Dei cinque non si salva nessuno, anche perché quando l’affiatamento non c’è è difficile funzionare bene anche singolarmente: Placido inutilmente pomposo e fuori luogo è il simbolo del fallimento, De Sica imbrigliato svilisce le sue qualità, Hendel e Ghini seguono gli altri anonimamente, Panariello risulta a tratti perfino antipatico. Il resto del cast sono in gran parte facce toscane mal utilizzate (dal solito Ceccherini, almeno vivace, a Paci, la Enrichi e un Benevenuti forse unico a svettare col suo Lorenzo il Magnifico), contorno ovvio di un’operazione che, visti i risultati, era meglio fosse rimasta nel cassetto. Non è tanto l’ardire di volersi confrontare con uno dei grandi classici della nostra commedia a infastidire, è l’averlo voluto fare senza avere in testa uno straccio d’idea che non fosse quella di riprendere l’identica formula per riproporla attraverso chi un confronto ad armi pari non l’avrebbe potuto reggere comunque.
Del vero Amici miei ci sono solo il titolo e la locandina. Si fosse chiamato "Zingarate nel 400" si sarebbero fatti meno danni; e invece no, in assenza di idee nuove si è cercato di rivisitare un film di culto senza però riuscirci. Il cast non regge minimamente il confronto, gli scherzi risultano artificiosi e in certi casi volgarmente imbarazzanti. Si sperava di vedere l'antenato del Mascetti o magari un avo del Perozzi, ma alla fine troviamo solo personaggi piatti senza un perché (Panariello e Placido su tutti). A salvarsi il solo Ceccherini.
Questo prequel forse non serviva; era utile un più classico nuovo capitolo adattato ai nostri giorni, se si voleva fare un sequel. Il cast di personaggi messo su da Parenti vede la coppia cinepanettone De Sica/Ghini che riesce ogni tanto a sfornare anche delle buone battute in toscano, mentre è assolutamente fuori dal film e dal contesto Placido (orrendo il suo toscano!) mentre Panariello e Ceccherini a loro modo funzionano (anche se alcune volte stonano perché troppo artificiosi come personaggi). Regia da commedia natalizia.
Ero partito prevenuto e sono uscito dal cinema divertito e contento. Contento perché il film, pur non essendo all'altezza della vecchia trilogia, è notevole: gli scherzi sono ben congegnati, la storia ha un ritmo vivace e in alcuni momenti non mancano l'amarezza e l'umanità dell'originale. I migliori nel cast sono De Sica e Placido, ma anche Ghini, Hendel e Panariello se la cavano facendomi pensare che in fondo ben venga una nuova trilogia. Ottimo Benvenuti come Magnifico, finale un po' riciclato dal primo ma per me è da vedere.
MEMORABILE: De Sica finto malato; il calcio nel sedere a Savonarola; il nano.
Se già nutrivo delle riserve riguardo al film già in partenza, la sua visione ha confermato quanto immaginato. È un film fiacco e senza mordente che non soddisfa né chi ama i film della trilogia di Monicelli e Loy né i neofiti. In teoria dovrebbe divertire e far ridere, invece nulla di tutto ciò avviene. Gag trite e ritrite al servizio di un cast sottotono e svogliato. Si salva solo Benvenuti nei panni di Lorenzo il Magnifico. Pessimo.
Le cose sono due: o cambiano titolo e danno al film una sua connotazione in stile vacanzinate tipo "Zingarate Rinascimentali" o "L'è tutta 'na burla", oppure il suicidio è servito. Volersi legare questi quattro perdigiorno alla compagnia di guasconi nati dalla mente di Germi è davvero un suicidio. Rispetto a quelli mancano sceneggiatura, approfondimento e storia dei personaggi, coerenza narrativa, reciproca solidarietà, ecc... A livello di film come Le comiche o Le barzellette: lo sconsiglio!
Pessimo film in tutti i casi, sia facendo riferimento agli originali (anzi proponendosi come antesignano), sia con titolo diverso e quindi "ballando da solo". Saccheggiati qua e là film come Il marchese del Grillo, Il Decameron e i vari film in costume con la Fenech (ma almeno in quelli c'era Lei). A ridere sono solo loro, i protagonisti, che se le fanno e se le contano, cercando di sollecitare il riso anche negli spettatori, come le risate fasulle delle comiche alla Benny Hill; niente da fare. Grande tristezza.
Non regge minimamente il confronto ma credevo peggio. Perché si nota una certa cura realizzativa; certo se la cosa migliore di un film che deve far ridere sono le musiche allora qualcosa non va. Gli attori se la cavicchiano, Placido miscasted, Panariello e Benvenuti più in tono. Il problema è quello che gli fan dire, spesso telefonato o greve, ma questa è la cifra stilistica di De Laurentiis. Discreta la prima mezz'ora, poi si scivola verso l'ordinaria amministrazione e il finale con l'antani di Tognazzi in bocca a quei cinque è roba da gogna. **
Stabilito che questo film nulla ha a che spartire con il capolavoro di Monicelli se non un titolo acchiappa-spettatori (peraltro non servito granchè), rimane da chiedersi cosa resti di questa commedia di Parenti. La risposta è facile: operina di nessuno spessore nella quale si è riusciti nell'impresa di sprecare clamorosamente un gruppo di attori più che discreti mettendogli il nulla a disposizione: nè una sceneggiatura degna di nota, nè trovate divertenti, nè tantomeno un minimo di spirito della grande commedia italiana che fu.
Il grande merito della pellicola è l'aver reso piacevole persino il terzo della trilogia, quel patetico episodio firmato Loy. Qua nessun si salva. Placido, mi duole dirlo, ispira violenza, un po' come la calata toscana ostentata e mal riuscita. Gli scherzi non divertono, anzi. A tratti si potrebbe pensare di esser dinanzi ad uno show del Bagaglino. Ci mancavano giusto Salvi e Boldi e la frittata era fatta. Imbarazzante.
Sinceramente, i remake di classici non mi hanno mai convinto (vedi il Monnezza di Amendola o il Don Camillo di Hill). Ma dopo avere visto questo film ne sono più convinto: questo film non ha nulla che ha vedere con quelli di Monicelli. Nonostante ciò, il film può contare su una buona scenggiatura e su alcune battute piuttosto degne. Comunque è solo un cinepanettone estivo con ben poco da salvare.
Siamo alle solite: il piscio da bere, il cornuto di turno, lo sberleffo verso i gay.. con un'aggravante non da poco; stavolta c'è un riferimento altissimo della nostra commedia, stavolta non bisognava accontentare il pubblico strasazio dei bagordi natalizi; i palati esigevano molto di più e il tonfo, l'autobocciatura, l'autogol, dimostrano la mediocrità di tutti i coinvolti.
Noioso, dall'inizio alla fine: non tengono alto l'umore neanche le migliori battute e lo sbadiglio arriva quasi subito. Nonostante il calibro degli attori, nessuno è veramente ben inquadrato, tantomeno quelli non toscani, che non sono neanche aiutati dalla cadenza (Placido...!!!). Parenti è troppo devoto alle volgarità gratuite dei suoi film da non infilarne qualcuna anche in questo. Ma la cosa peggiore del film sono la scenografia e la fotografia: pessime, che sanno di ricostruito da un miglio di distanza. Impossibile il confronto con Monicelli.
Boccio l'idea di fare un prequel del genere. Non boccio del tutto il film in sè, che si lascia guardare e diverte in qualche situazione (la vicenda del folle Ceccherini). Gli attori per primi sembrano però non crederci molto e recitano in punta di piedi, quasi a portare rispetto agli interpreti del grande trittico che fu. Simpatici cammei di Eros Pagni (il commissario di Profondo rosso) e di Giorgio Ariani, che fu uno dei tanti "Pierini"
Pessimo film che del vero Amici miei conserva soltanto il titolo. La trovata dell'ambientazione medioevale non è male, anzi, poteva uscirne qualcosa di simpatico; purtroppo la recitazione, gli scherzi, i dialoghi non sono all'altezza. Gli attori degli "Amici" son quelli dei cinepanettoni, tanto che a volte il film raggiunge quei livelli. Non fa ridere, non fa sorridere, non fa piangere: praticamente inutile.
Per sfruttare il titolo hanno dovuto aspettare la morte di Monicelli, il quale (conoscendolo) non avrebbe mai ammesso uno scempio del genere ai danni di una delle commedie italiane più riuscite di sempre. Questa sorta di prequel non è degno nemmeno di pulire le scarpe al capostipite. Non solo per la qualità degli attori (di per sè discreti ma sfruttati malissimo) ma perché, come al solito, c'è il taglio da cinepanettone, una regia pietosa e gag volgarissime e abusate che non fanno ridere per niente. Spregevole nelle intenzioni e nei fatti.
Non così male come credevo, anzi da un certo punto di vista è sorprendente: escludendo infatti la scandalosa fotografia iper calda e abbagliante, l'opera non si discosta molto dal valore (ormai mediocre) della commedia italiana di recente realizzazione. Nessun attore brilla prticolarmente e tutti recitano con il pilota automatico inserito. Sostanzialmente paga il fatto di essere un prequel di una delle saghe più riuscite. **
C'è solo una parola per questo film: vergogna. Per chi ha avuto l'idea di girarlo, per chi l'ha scritto, per chi ha fatto il casting, per chi l'ha diretto, per chi l'ha interpretato: vergogna. Un obbrobrio con quattro salme come protagonisti, più De Sica al suo peggio. L'unico che ci mette qualcosa è Ceccherini (e ho detto tutto). Un'operazione di una stoltezza senza pari. Savonarolianamente, al rogo.
Un presunto prequel della trilogia che fu, in realtà una becera operazione commerciale, peraltro fallimentare, che annovera tra le sue fila un cast altisonante ma condotto e gestito in maniera scadente. Le trovate scherzose sono trite e ritrite, tra scambi di persona e allusioni sessuali di bassa lega. Il finale poi evidenzia una notevole forma di ruffianeria (vedi la supercazzola) che genera solo tristezza.
Un film nato morto tra anatemi e boicottaggi preventivi da social network. Eppure Parenti la fa fuori dal vaso solo un paio di volte scomodando la definizione di genio e chiudendo in modo presuntuoso con una triste e inopportuna supercazzola. Preso così com'è è un lavoretto onesto, una sorta di espansione dell'episodio rinascimentale di A spasso nel tempo. Il livello è simile con gag triviali e scappatelle sparse ovunque. Si naviga a vista una beffa dopo l'altra senza mai divertirsi sul serio. Nessuno dei protagonisti lascia il segno.
Rispetto ai consueti cinepanettoni è quasi un kolossal (si vede che De Laurentiis puntava forte sul marchio), ma anzichè essere un valore aggiunto l'opulenza scenografica appesantisce un film già di suo non proprio riuscito. Come pure l'utilizzo del fiorentino non valorizza gli autoctoni e soffoca in parte la comicità dei romani. Inutile dire che fino all'arrivo di Christian il film annaspa visibilmente; poi, dopo un non esaltante ingresso in scena, comincia a dettare i ritmi e perlomeno si ride, ogni tanto. Comunque credevo peggio...
Prequel di Amici miei ambientato in un'altra epoca e occasione decisamente sprecata. Il cast poteva fare scintile e invece di ritroviamo di fronte a una storiella bolsa e a tratti noiosa. Qualche scena divertente c'è, ma niente di memorabile. C'è anche spazio per un momento triste quando muore uno dei protagonisti. Niente di che.
Piatto, sgradevole e tutt'altro che divertente... e non è tanto il fatto che quest'obbrobrio cinematografico sia un insipido cinepattone in costume a fare rabbia. È l'aver voluto ricercare a tutti i costi un legame con la trilogia germiana per ovvi fini di marketing. Ennesima dimostrazione di un Parenti che continua imperterrito a massacrare il cinema nostrano. Del cast si salvano giusto Hendel e Panariello. De Sica pessimo. Se non altro il dvd si può usare come sottobicchiere...
Non solo il film sbiadisce se confrontato con i due originali (e col terzo, più modesto, capitolo) ma fallisce anche come commedia a sé stante: Parenti pesca ora nella prevedibilità, ora nella scatologia più triviale, buttando alle ortiche quella comicità acre e dissacrante che era il caposaldo della serie e sprecando il talento dei cinque attori protagonisti che, in altre circostanze, avrebbero fatto ridere parecchio. Pessima anche la ricostruzione storica, con la fotografia che tradisce quanto sia posticcia la Firenze medicea.
Non prendiamoci in giro: pur con tutta la buona volontà non si può salvare questo pasticcio cinematografico che vorrebbe riprendere lo spirito della trilogia originale ma finisce per ridurlo al livello di un qualsiasi cinepanettone, in questo caso pure senza senso. Già col terzo capitolo si notava la stanchezza, ma almeno il cast e la regia c'erano ed era comunque un'altra cosa; qui invece non c'è nulla, è solo un pretesto per attirare spettatori con l'imbroglio. Dimenticabile senza appello.
Come già accaduto con Dino Risi per I mostri oggi si è aspettato che Monicelli fosse morto per procedere alla sacrilega appropriazione indebita, incuranti dell'ostracismo dei fan che avevano annunciato il boicottaggio con largo anticipo. Spiace doversi accodare a un coro che speravamo prevenuto, ma Parenti e soci firmano davvero un oltraggio che travisa del tutto la goliardia originale, senza minimamente coglierne la "disperata vitalità". Brutta anche la cornice decamerotica, con De Sica e Placido assai in difficoltà col toscano.
MEMORABILE: L'irritazione crescente a ogni citazione manifesta (l'adagio "Che cos'è il genio?", la supercazzola finale...)
Film che lascia il tempo che trova. Il cast è di gran qualità come la fotografia e il repertorio dei costumi, ma il tutto è assemblato e orchestrato a mo' di recita scolastica di Carnevale. Il colorito sottofondo cinepanettoniano e le untuose colate di salsa decameronesca rendono la visione simpatica e appetitosa per non più d'un quarto d'ora. Non è classificabile come prequel, dato che non omaggia anzi quasi manca di rispetto alla memoria dell'inossidabile trilogia di Loy e Monicelli. Assolutamente scartabile.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Zender ebbe a dire: Comunque anche la sceneggiatura a parer mio è veramente terribile...
Personalmente non l'ho trovata così tremenda, l'episodio di Ceccherini funziona abbastanza bene. Di solito Marcel è più generoso nella valutazione, non capisco cosa l'ha deluso tanto. Alla fine non mi sembra così inferiore a molte altre commedie italiane dell'ultimo periodo. Per me è stata oltremodo bastonato e criticato
DiscussioneZender • 20/06/12 19:26 Capo scrivano - 47813 interventi
Glielo chiederò. Io personalmente l'ho trovato veramente pessimo, un tentativo (che dire velleitario è un complimento) di recuperare idee ottime riciclandole in un contesto da cinepanettone che c'entra come i famosi cavoli a merenda. Uno dei pochi casi in cui trovo davvero offensivo l'accostamento all'originale. Battutacce da osteria... Forse l'unico che non mi ha disgustato è stato Benvenuti il Magnifico.
Vuoi dire che come sceneggiatura ecc è peggio di Operazione vacanze?
DiscussioneZender • 20/06/12 19:58 Capo scrivano - 47813 interventi
Budget completamente differenti, operazione completamente diversa; qui si potevano vagamente intuire ambizioni molto meno basse. Il film di Fragasso è un'allegra boiata che punta dritta e decisa al trash, questa no. Anche perché se paghi un cast così hai il dovere di sforzarti di più.
DiscussioneRambo90 • 7/12/14 16:36 Pianificazione e progetti - 436 interventi
L'ho rivisto oggi e se possibile vorrei cambiare il mio pallinaggio da 3,5 a 3... ero stato un po' troppo generoso appena uscito dal cinema
DiscussioneZender • 7/12/14 17:54 Capo scrivano - 47813 interventi
Ok, annientata la generosità :)
DiscussioneGeppo • 5/03/16 21:39 Call center Davinotti - 4285 interventi
Ci ha lasciati all'età di 74 anni Giorgio Ariani, il protagonista di questo film.
Chiaramente la carriera di Ariani è stata ben più vasta dell'estemporanea divagazione pierinesca del 1982; molto attivo a teatro, Ariani è stato anche l'ultimo doppiatore di Ollio, nonché apprezzato caratterista scelto spesso da vari registi(spesso toscani come Benigni, Parenti, Benvenuti e Pieraccioni) come interprete di personaggi dalla spiccata toscanità.
Ciao Giorgio.