Tradito l'originale significato (aiutatore degli ospiti) del termine "prosseneta", oggi inteso come ruffiano e/o mezzano, il titolo si rifà a questa nuova "definizione": infatti nella villa di una nobile coppia - trasformata in "casa d'appuntamento" - sfilan (più o meno nudi) personaggi appartenenti a varia umanità. Rondi è, al solito, regista cerebrale e coniuga l'erotismo (corrente, fosse solo, per le presenze sceniche che vanno da una qui perfetta Stefania Casini alla figliastra Sonja Jeanine) con dialoghi raffinati e mai volgari, antitetici al senso ultimo della pellicola.
Non si può dire che manchino del tutto le idee: il finale, con la Mayniel che evita con lo sguardo la Ferrara, non è male. Il problema è che dopo un 1° tempo così così, il 2° inizia male e male continua, fino al finale, la cosa migliore (Rondi non dimentica di aver co-scritto La dolce vita...). Narrazione prolissa, che mescola il pensiero al sesso, col secondo che predomina sul primo, il quale resta un po’ isolato e un po’ non credibile. Film pretestuoso, insomma, ma con i due attori principali (Cuny e la Mayniel) perfetti per il ruolo. Degli altri i più credibili (o, più banalmente, i più bravi) mi sono parsi la Casini e Quaglio.
La Casini, la Staller, la Jeannine, le due Dionisio... troppa grazia sant'Antonio. Ciò detto, il film non mi ha convinto più di tanto anche se ci sono dei momenti interessanti: ad esempio tutta la parte con Luciano Salce nei panni del capitano Almayer perso nella giungla è divertentissima. Rondi era un regista davvero bizzarro, mi è persino difficile capire se pendesse più dalla parte dell'exploitation o del cinema d'autore. Chissà...
Se doveva essere un film comico, in certi momenti fa ridere. Se lo scopo era di unire erotismo ed intellettualismo, critica sociale e tette al vento, fa comunque ridere, anche se inconsapevolmente. La carrellata di vizi privati e inesistenti virtù dei frequentatori della villa dei conti, prosseneti per necessità economica, il vuoto esistenziale della contessa, l'edonismo alla Des Esseintes de noantri del conte, la diciottenne smaliziata e quella appena arrivata dalla campagna, c'è tutto. Recitato male, per lo più. Perdibile con entusiasmo.
MEMORABILE: "Rompo sempre il bicchiere, dopo aver bevuto", dice l'amico del conte, fanatico di torture sadomaso.
Catastrofe di Rondi, che parte avendo in testa modelli alti (Buñuel?) e sprofonda invece nell'auto-parodistico inconsapevole, con battute e situazioni di un kitsch epocale, da vedere per poterci credere. Atroce anche la musica di Bacalov, si salvano solo (e come potrebbe essere altrimenti?) talune figliole, dalla Casini (che entra in scena leggendo Jacula!) alla sprecata Cicciolina, alla Silvia Dionisio. Esilarante.
MEMORABILE: "Quando bevo rompo sempre il bicchiere"
Erotico raffinato che tramite dei dialoghi mai banali cerca di incalanare il lato trasgressivo in una sorta di deviazione mentale dell'alta borghesia, che sfrutta le ragazze-vittime per soddisfare le voglie di ricchi signori e signore insoddisfatti (probabilmente Rondi vuole esprimere una critica sociale sui generis). Le presenze femminili ci sono, ma le situazioni più interessanti sono spesso trascurate risultando poco riuscite, a parte la parentesi comica con Salce che però perde completamente di vista l'aspetto erotico.
Tipico borghesia-movie anni 70 che lotta per 90' contro il ridicolo finendo puntualmente al tappeto. Gli ingredienti ci sono tutti: dialoghi pretenziosi, erotismo, recitazione teatrale... L'unico episodio salvabile è quello dell'ingenua forestiera, se non altro perché ha un senso ed una forza critica. Mezzo punto in più per l'imbarazzante bellezza della Dionisio. Dove volessero andare a parare questi registi (presunti) intellettuali continua a rimanere per me un impenetrabile, affascinante mistero.
MEMORABILE: Il ciak battuto al minuto 79, evidentemente sfuggito all'occhio del montatore: sono sempre bei momenti...
In una villa borghese una coppia di coniugi persegue attraverso un vero e proprio catalogo e una serie di personaggi borderline il proprio sogno: possedere la gioventù. All'avanguardia per i tempi e soprattutto con dei personaggi la cui psicologia risulta efficace, Rondi realizza uno dei suoi film più trasgressivi, dove la trasgressione è stile di vita. La soundtrack raffinata accompagna le immagini mai leziose evitando scivoloni nella volgarità. Se in Inferno di una donna assistiamo ad un pasto erotico, qui è il dessert ad esserlo. Amaro.
Durante la passerella di statuarie venustà (Casini, Dionisio, Staller, Jeanine) si scorge un più complesso discorso d’autore sulla mercificazione del corpo femminile – la spersonalizzazione della donna in un meretricio interclassista su scala industriale – e su una putrida classe dominante che si rigenera suggendo l’anima delle forze giovani, drogate dal culto dell’apparenza e del successo mediatico. Un’opera di Rondi ancora una volta a cavallo tra intellettualismo e sexploitation, che per un giudizio definitivo necessiterebbe però di un recupero nella sua versione originale integrale.
MEMORABILE: L’intimo trasparente della Staller; l’arrivo della Jeanine in moto; il ritorno della “figliola prodiga” Ferrara.
Ammettiamo pure che sia molto noiosa la parte con Salce e la Dionisio, ma come non sbigottire davanti alla bravura tanto cristallina quanto inattesa della Staller (ben altro rispetto alla futura pornostar) e davanti a un finale che sputa come palle di fuoco concetti non veri, non assoluti, tantomeno accettati, ma maledettamente creduti dalla maggior parte del genere umano? Brunello ha sempre trattato con molto coraggio i risvolti più scomodi, più amari, ma anche più reali dell'animo umano e proprio per questo per me è secondo solo a Polselli...
Mi genufletto di fronte a quello che posso definire tra i migliori esempi del genere dei "borghesi annoiati-movies". Dialoghi pretenziosi, atti a giustificare le nefandezze eroticheggianti compiute da ricchi viziati da una vita che non gli ha mai detto "no", in una sfarzosa villa settantiana. Il film va giudicato (con buoni voti) nel senso del trash involontario più puro e non certo per velleità artistiche (anche se tutto sommato all'epoca era un cinema non così di serie B). Sul comparto femminile c’è quanto di meglio poteva offrire l'annata.
Rondi, seppur vittima della propria atroce arroganza che lo spinge a scrivere dialoghi fuori da ogni logica spiegabile con lo scibile umano, mostra una certa qualità registica: in effetti l'interessante regia prende per mano lo spettatore e lo conduce in un vortice confuso ma intrigante di ricatti, perversioni e consumismo. La parola, che genera pure ilarità, purtroppo non possiede la forza comunicativa del messaggio contenuto nelle immagini. Buono.
Tollerando certe pretenziosità e moraline tipiche del periodo va detto che il film è più che discreto, diretto da Rondi con una certa misura e giostrando bene i protagonisti nel descrivere una sfilza di malesseri alto borghesi (quello con la Staller l'episodio migliore mentre Salce rimane troppo in scena) affidati alle cure di ragazze sempre più smaliziate. Un sistema amorale e mercificatorio con tanto di galoppini e una riuscita coppia di prosseneti. Ci sono delle lungaggini, ma Rondi riesce a tenersi bene in equilibrio tra serio e faceto.
MEMORABILE: Odil che legge Jacula nel taxi; Il volo della rondine, combinazione di trash e leggiadria.
Non malvagio ma avrebbe potuto essere ben di più, non fosse per l'eccessiva pretenziosità dell'insieme e per dei dialoghi troppo spesso prolissi, vuoti e che sfociano nel ridicolo. Tuttavia globalmente regge abbastanza bene, il "divertimento"
non manca e si arriva alla fine senza i patimenti di altri film del regista. In ogni caso meglio le parti corali che quelle tra i clienti e le belle figliole che soddisfano le loro perversioni. Cast ricco e pieno di "chicche": renderà soddisfatti gli amanti delle pellicole di quell'epoca.
MEMORABILE: Uno dei clienti: "Rompo sempre il bicchiere dopo aver bevuto".
Non male questo film di Rondi. Una commedia erotica diversa dalle altre; c'è più amarezza rispetto a quello che circolava nei filoni erotici, quasi sempre leggeri, anche se poi a ridere si ride comunque. Diciamo che il diverso sta nella critica sociale molto palese a chi si accinge alla visione della pellicola. Gli attori se la cavano bene, sia Cluny, sia la Mayinel, che Salce (con qualche riserva). Delle splendide bellezze presenti nel film, la Dionisio, la Casini e in parte la Staller (Cicciolina) offrono buone prove, la Jeannine un po' meno (poco espressiva).
Il film tenta di sedurti, di comprarti: un po' ci riesce, ma solo un poco. Per quanto suadente sia la voce del preparatore di cocktail, alla fine l'ebbrezza dura poco e non lascia postumi. Il vizio e la dolce vita praticati sono poca roba, alla fine non si osa oltremisura (e forse è un bene che sia così). Comunque il tema è adeguato al trend del suo tempo e la regia non è male; inoltre gli attori sono quasi tutti adatti al ruolo. Si, "quasi", perché il momento tra la Dionisio e Salce personalmente l'ho trovato brutto e inutile (e il voto si abbassa).
Nella gravida (numericamente) quanto sterile (qualitativamente) messe di titoli ascrivibili al genere eros-thanatos-perversione borghese, non si può evitarne la visione senza rendergli l'onore delle armi. Rondi non è dotato dell'ineffabile tocco Bunueliano, né della trasfigurazione grottesca di Ferreri, maneggiando non proprio con cura l'episodicità di toni del film. Eppure rende perfettamente la cadaverica carismaticità della coppia Mayniel/Cuny (in un ruolo che deriva, depravandolo, dal suo personaggio in 8 e 1/2), centrando un memorabile finale orgiastico.
MEMORABILE: "L'episodio" con Salce e Silvia Dionisio); La perturbante bellezza (sotto la pelle da centaura) di Sonja Jeannine.
Pretenzioso e datato. Involontariamente comico. Logorroico. Tuttavia imperdibile per chi (come me) ammira le varie Dionisio, Staller, Casini... Per il resto la solita solfa - cucinata male - sulla borghesia anni '70. Sconsigliato se non si ha il culto per le suddette attrici. Nella sequenza finale un sassofonista si spertica con il suo strumento a un passo dai protagonisti (rintronandoli, anche...) e il tutto risulta goffo tanto da chiedersi se sia stato davvero il regista a volerlo lí o se ci si é trovato per caso... Bah!
Discretamente noioso oltre che pretenzioso e manieristico. Il problema mi sembra che stia nella ricerca dell'intellettualismo a tutti i costi, della frase ad effetto, della scena che stupisce e questo comporta una rilevante perdita di naturalezza. Restano comunque una buona regia, una convincente fotografia e un cast di attori ben amalgamati.
Una coppia di nobili decaduti si specializza nel compiacere le perversioni di amici eccentrici cui affittano la loro villa e procacciano, ovviamente, anche la materia prima: da tale canovaccio scaturisce un kammerspiel a episodi, naturalmente diseguali, di un intellettualismo prettamente verboso in cui sia l'erotismo che la crudeltà appaiono più parlati che altro. Eppure non è privo di un suo fascino. Il vituperato episodio con Salce insoddisfatto che corregge gli errori della prostituta durante la loro messa in scena pare in effetti il più centrato.
MEMORABILE: I botta e risposta tra Salce e la Dioniso che non ha imparato la poesia a memoria: "Benedetto colui che può suggèrla"... "Sùggerla, ignorante!"
Film noioso e pomposo che spreca le sue due principali frecce al suo arco: una splendida colonna sonora e atmosfere molto curate ed efficaci. Non bastano, perché la noia è gran protagonista visto che il filo narrativo si esaurisce subito e i dialoghi pretenziosi ed esagerati non fanno altro che peggiorare il tutto. Il cast se la cava tutto sommato molto bene, con un buon Alain Cuny che però si fa preferire in altre pellicole e la sempre brava e bellissima Silvia Dionisio. Buone anche le scenografie. Sa veramente di occasione sprecata, perché qualcosa di meglio si poteva fare.
Per certi versi si stratta di un bordello-movie (come se ne facevano tanti in quel periodo) appesantito da uno script prolisso e ridondante che vagheggia inutilmente aspirazioni letterarie. Qualche guizzo nel finale mostra una certa personalità che rivela la mano di Rondi, ma giunge fuori tempo massimo a spettatore già abbondantemente esausto. Cast in cui i cavalli di razza vengono fuori nonostante il copione (con qualche piacevole sorpresa) ma ci si annoia abbastanza, soprattutto negli incontri fra escort e clienti. Nulla comunque che possa valere la visione, per i non appassionati.
MEMORABILE: La buona prova della Staller, grazie anche all'ottimo doppiaggio.
Terrificante erotico-con-idee che sprofonda nella noia a causa di scene interminabili, dialoghi pretenziosi e una lettura delle perversioni talmente banale e scontata da suscitare in più di una occasione la risata non prevista. Interpreti contenuti per cercare di elevare il tono, ma il risultato è una recitazione ingessata soprattutto da parte di Alain Cuny e di Juliette Maynel.
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Almeno io non mi riferivo al fatto che Mattei possa essere definito trash. Mi lascia perplesso la frase "magari ci fossero ancora oggi i film di Mattei". Sinceramente rimpiango altri registri, soprattutto i grandi autori della cinematografiaa italiana. Mi piacerebbe vedere una bella commedia come quelle di una volta.
DiscussioneFauno • 7/04/12 10:21 Contratto a progetto - 2743 interventi
Allora Didda, hai rivisto gli ultimi 20 minuti di film? Hai meditato?
Rondi per me è un altro intoccabile. Almeno quattro capolavori li ha sfornati e mi delizierà sempre. Mi son preso la soddisfazione di fare di persona i complimenti al critico Gianluigi per il suo defunto fratello. A quel tempo Ingrid si trovava in una pessima versione e Tecnica di un amore solo in spagnolo...FAUNO
Fauno ebbe a dire: Mi son preso la soddisfazione di fare di persona i complimenti al critico Gianluigi per il suo defunto fratello.
Che ti ha risposto?
DiscussioneFauno • 7/04/12 15:31 Contratto a progetto - 2743 interventi
Successe a Lido di Venezia nel 2004, c'era una rassegna di B-movies voluta da Tarantino. Io c'ero andato per vedere IL DIO SERPENTE, e ci son potuto entrare perchè una delegazione ci rinunciò, visto che non era proiezione pubblica.
Gianluigi era convinto che io i complimenti li facessi perchè avevo appena visto il Demonio; nella realtà volevo arrivare a Tecnica di un amore, ma quel che mi disse era che i produttori eran falliti e per allora c'era poco da cercare. Su Brunello mi disse che effettivamente non aveva avuto la fortuna che avrebbe meritato, mi ringraziò del pensiero carino e mi diede la mano. Come anche quando parlai al telefono con Polselli il risultato fu il medesimo...le persone che vanno per la novantina non le puoi affaticare molto a fare troppe domande. Però sono sempre due bei ricordi. Ciao Buono. FAUNO.