il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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358714 commenti | 68106 titoli | 26832 Location | 14126 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Una boccata d'aria (2022)
  • Luogo del film: La casa di campagna in cui abita Lillo (Calcagno)
  • Luogo reale: SP 23, Castellammare del Golfo, Trapani
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  • Film: Confidenza (2024)
  • Multilocation: Viale Aurelio Saffi 93
  • Luogo reale: Viale Aurelio Saffi 93, Roma, Roma
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Giulia Fragiglio

    Giulia Fragiglio

  • Carmela Pecoraro

    Carmela Pecoraro

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Jj berzeli
Grande spreco di attori: Damon e la Cruz deludono, ma la colpa non è loro. Il film è quello che è, plasticoso, colonna sonora melensa, slow motion e dissolvenze buttate là casualmente. Alcuni dialoghi funzionao (si veda quello con la zia all'uscita del carcere), mentre molti altri sono finti e supponenti, probabilmente presi di peso dal libro di McCarthy. Irritante la visione manichea del protagonista, più buono di Madre Teresa con il semplice Blevins (giustiziato sommariamente ma pur sempre omicida) ma cattivissimo col poliziotto. Brutto e a tratti involontariamente ridicolo.
Commento di: Rebis
La Borgogna, un rifugio per anime ferite e impenitenti, evasi dalla vita ed ex ergastolani. Sulle orme di Chabrol, stemperato il cinismo, Ozon si immerge nei colori autunnali della campagna francese per dissolvere il poliziesco in un caleidoscopio di domande che rendono superflue le risposte. Si schiera dalla parte dei personaggi, tutti colpevoli di innocenza, pronti a spergiurare sulla falsità pur di proteggere il loro amore. Film limpido, pacificato, di assoluta perfezione formale, abitato da un cast impeccabile.
Commento di: Anthonyvm
Mentre accompagna i due figli a scuola in auto, affarista workaholic riceve una chiamata da un misterioso dinamitardo che ha piazzato una bomba nel veicolo. Classico thriller di tensione con folle ricattatore e vittima-burattino piegata ai suoi voleri, tra corse in città (una fredda Berlino), esplosioni, incomprensioni con la polizia, fino a rivelazioni scomode ed esami di coscienza. Tutto già sentito e anche meglio, dato che forzature e incongruenze (senza contare la scarsa likability dei personaggi) frenano parte della suspense. Solo un passabile riempitivo per serate disimpegnate.
Commento di: Pinhead80
Siamo a Leeds nel 1888 e Louis Aimé Augustin Le Prince decide di immortalare un giovane suonatore di fisarmonica. Pochissimi istanti bastano a dare l'idea del movimento e in un certo qual modo anche del sonoro che si immagina attraverso l'espressione felice del protagonista. Siamo proprio agli albori del cinema come lo conosciamo oggi e quest'opera, come altre di Le Prince, rappresenta un pezzo di storia della settima arte. Rispetto ad altri corti del regista questo è, seppur nella sua brevità, più dinamico e in grado di lasciare maggiormente il segno. Davvero interessante.
Commento di: Noodles
Sicuramente a livello visivo è un film che merita. Ottimi gli effetti speciali e le animazioni degli animali, valida la fotografia. La storia non è malvagia ma sembra più che altro indirizzata verso un pubblico infantile. L'adulto forse si lascerà incantare dalla tecnica, anche se oggi appare in parte vecchia, ma la storia potrebbe trovarla piuttosto noiosa anche perché non insegna moltissimo. È più una storia di animali che va bene per i bambini. Buono il cast umano. Un'occhiata la può però valere, anche per la simpatia del rosa protagonista, anche se non sarà indimenticabile.
Commento di: Trivex
Atmosfera fredda, tesa e cupa, in questo film che cerca di essere “cattivo” e alcune volte ci riesce, altre no. La squadra antiracket agisce in modo tosto perché dall’altra parte ci sono banditi feroci e sanguinari, ma a volte toppa clamorosamente, con incredibili “danni collaterali”. Sceneggiatura poco curata, scene d’azione così così e qualche esagerazione nei conflitti a fuoco in un prodotto in cui i mezzi non appaiono tanti ma sembrano usati nel migliore dei modi. Sabato non è male, ma forse risulta più efficace come gangster che nelle vesti di maresciallo di polizia.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Ben poche ambizioni per l'ennesima commedia sul creativo in disgrazia, in questo caso un autore di programmi di successo che ritroviamo con la barba lunga e l'aria disillusa nello studio di una donna che l'ascolta e sembra volerlo spronare. L'uomo si chiama Giancarlo (Giusti) e, benché sembri ancora sorridente, sente di dover spiegare perché non ha più nulla a che spartire con il proprio passato. A colpi di flashback lo rivediamo più giovane, sbarbato e pieno di vita negli studi televisivi dove dirige una squadra di collaboratori fidati, con cui elabora...Leggi tutto le strategie per la trasmissione di cui è a capo, rivolta a un pubblico in età avanzata cui dare in pasto un po' sempre le stesse cose. Tutto sembra procedere per il meglio; ma allora cos'è successo, in seguito?

I problemi sono cominciati quando a Giancarlo è morta nonna, una nonna che non vedeva da decenni. Recatosi per dovere a Zagarolo al funerale, vi incontra solo un lontano cugino, Bernardo (Calabresi), che si spende in affettuosi abbracci ricordando i tempi passati insieme. Non basta: lo strano tipo sale in macchina con lui e gli si piazza in casa, dove anche la moglie (Spada) di Giancarlo non sa bene come trattarlo. Bernardo è un campagnolo rozzo e invadente, fissato con "il rito di nonna" ovvero un procedimento attraverso il quale è in grado di sapere cosa la gente pensa della persona alla quale strappa una ciocca di capelli. Il prescelto è ovviamente Giancarlo, che scoprirà in tal modo cosa dicono di lui (per l'appunto) i colleghi, gli amici (che lui chiamava "veri amici") e anche la moglie; e non sono certo parole dolci... Si rifugerà così nell'amore per una ballerina venticinquenne (Castagnotto), che gli presenterà un gruppo di strani personaggi con cui il protagonista si metterà in testa di rinnovare la trasmissione che dirige. Non si rivelerà una grande idea... In attesa tuttavia di capire cosa abbia cambiato totalmente la vita di Giancarlo, ne ripercorriamo le vicende, con il cugino di campagna cui spetta movimentare un'azione che senza di lui ristagnerebbe.

Calabrese, con accento romano/ciociaro, prova a rivitalizzare un Max Giusti piuttosto spento, costretto dalla sceneggiatura a un ruolo da moderno Scrooge appena più addolcito, pronto ad osservare senza esser visto non il passato e il futuro, ma solo un presente assai triste, in cui scopre che successo e denaro non sono tutto, nella vita. I duetti tra di loro qualcosa sortiscono, soprattutto grazie ai soliti tempi comici perfetti di Calabrese (che se la fila con la domestica orientale sciorinando saggi proverbi di provincia), ma la conduzione di Umberto Riccioni Cartese appare piatta e adagiata su temi e situazioni davvero troppo stravisti. Ci voleva almeno un po' di fantasia in più e la ricerca di qualche buona gag che innervasse una storia che procede incolore: da una parte la moglie accusata di tradire Giancarlo che si dimostra matura e stanca delle sue accuse, dall'altra lui che cerca di contenere l'esuberanza del cugino e di capire come riparare alla carenza d'affetto.

In aggiunta: oltre a un Pupo in qualità di ospite stizzito alla trasmissione (si vede in più occasioni), troviamo un conduttore tv senza spina dorsale e un gruppo di amici stufi di essere presi in giro da chi si guadagna il rispetto solo pagando loro le cene. Una commedia uguale a mille altre che non riesce a trovare nel simpatico Max Giusti il mattatore che riesce ad essere in teatro. Il titolo del film è quello dell'omonima canzone di Cesare Cremonini targata 2008 e che si ascolta in un'unica occasione. Platinette, in versione Mauro Coruzzi, è tra i collaboratori di Giancarlo alla trasmissione, Simona Marchini è la madre che il figlio consulta quando cerca di capire cosa voglia il suo pubblico...

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Ottima idea, quella della puntata di un vecchio show televisivo (andata in onda la notte di Halloween del 1977) rinvenuta casualmente dopo che era stata lungamente creduta perduta e che, a quanto ci viene detto, "fece la storia della televisione" (si capirà il perché). Il principio è naturalmente sempre quello del mockumentary, ma applicato per l'appunto alla diretta di una celebre trasmissione (inventata) del tempo. Si parla di "Night Owls", condotta da Jack Delroy (Dastmalchian), ricostruita al meglio come se fosse davvero esistita e in perfetto stile...Leggi tutto Seventies (il 4:3 era d'obbligo), quindi con i costumi di allora, il tipo di personaggi e di troupe che si possono facilmente immaginare. Delroy tuttavia non è un presentatore qualunque: frequenta un misterioso club occulto per soli uomini (con sede in una foresta) e ha perso da poco l'amatissima moglie (Haig) per un cancro ai polmoni.

Dopo una prima parte che riassume le vicissitudini del programma, con la lotta perenne agli ascolti e la rivalità con lo show di Johnny Carson che vede Delroy regolarmente sconfitto e relegato in seconda posizione, si può finalmente cominciare. Il film, interamente ambientato all'interno dello studio dove ha luogo il "Night Owls", si struttura come una possibile autentica puntata, per quanto piuttosto anomala. La trovata è quella di introdurvi l'occulto invitando come primo ospite un medium, tale Christou (Bazzi) e, in rappresentanza degli scettici, l'illusionista Carmichael (Bliss), il quale non perderà occasione per accusare di mistificazione coloro che ritiene dei semplici ciarlatani; come Christou, certo, che invece sembra davvero in contatto con le anime dei defunti.

Poi però il clou della puntata sono la parapsicologa June Ross-Mitchell (Gordon) e la sua giovane paziente Lilly (Torelli), sorta di Regan esposta al pubblico ludibrio. La donna ha scritto un libro, "Conversations with the Devil", in cui racconta delle sedute con Lilly, unica sopravvissuta di una setta sanguinaria che adorava Abraxas. La ragazzina, in apparenza placidissima (nonostante uno sguardo inquietante), quando cade in ipnosi viene posseduta da un demone che lei chiama "Mister Guizzo" e che la trasforma letteralmente, anche se l'illusionista insiste a dire che si tratta solo di chiacchiere.

I fratelli australiani Colin e Cameron Cairnes sono abili a far montare la tensione, sfruttando bene lo straniamento che coinvolge sempre più il conduttore, in difficoltà nel capire dove risieda lo stacco tra realtà e immaginazione, incapace di gestire con fermezza una situazione che sembra potergli sfuggire di mano in ogni momento. Piuttosto discutibile invece la scelta di mostrare (in bianco e nero) i "fuori onda" durante gli short pubblicitari, che riprese troppo artefatte e costruite (improvvisi focus su dialoghi privati, controcampi, primi piani) non possono rendere credibili, spezzando un po' ciò che invece si restituisce al meglio con inquadrature tipicamente televisive durante la diretta.

Sempre in attesa che accada qualcosa di straordinario, si riesce comunque ad apprezzare una sceneggiatura che ha tratti ironici, buffi nella figura di un presentatore che sembra sempre più fuori fase e che trova nel supponente, irritante illusionista un perfetto contraltare agli eccessi dei personaggi legati al paranormale. E non delude neanche l'ovvia esplosione soprannaturale nell'ultima parte; semmai a lasciare perplessi è il caos che la segue, i diversi piani di realtà che si sovrappongono a una dimensione onirica destinata a confondere il tutto in un delirio faustiano di dubbio gusto. Però si ha la sensazione di aver visto un horror diverso dal solito e non è poco, un horror che dosa bene gli effetti e non pensa a strafare, convincente nella messa in scena e nel suo pregevole involucro finto-documentaristico.

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Un uomo e la sua amante si guardano negli occhi: la loro storia non può continuare. Lui ha una moglie, lei non accetta di continuare a vivere nell'ombra. Eppure si amano, e quando lui la sta riaccompagnando a casa in auto ancora si scambiano dolci tenerezze, si guardano negli occhi. Invece di guardare la strada. E infatti fanno un bel frontale che spedisce entrambi in ospedale, salvi per miracolo. Lei, April (Leverette), la dimettono quasi subito, lui (Boyd) resta in coma a letto, assistito dalla moglie Susan (Sisinni) la quale, non appena vede April (che sa benissimo essere l'amante...Leggi tutto del marito), la guarda malissimo spedendola fuori dalla stanza.

La giovane protagonista è in crisi: oltre all'incidente sogna pure il padre morto senza che nessuno ancora ci spieghi perché, si abboffa di ansiolitici e un giorno al bar incontra Jimmy (Jebo), un ragazzone col quale fa subito amicizia e che sembra tenere molto a lei. In un'occasione lui le salva pure la vita impedendole di finire sotto un'auto mentre sta correndo in preda al panico; come non concedergli parte del proprio tempo? Le amiche del cuore di April, tuttavia, nutrono qualche sospetto su Jimmy: non frequenta i social e nessuno sa chi sia. E' il caso di indagare sul suo passato.

Conosceremo intanto anche la madre (Lanier) di April, che ci spiegherà che fine ha fatto il marito (quello che compariva negli incubi di sua figlia), tanto per aggiungere un po' di succo a una storia che sembra mettere insieme tanti spunti approssimativi per stare in qualche modo in piedi. La cosa nuoce con tutta evidenza alla credibilità dell'intreccio e rende artificiosi e fasulli i rapporti tra i personaggi: se fin dall'inizio appariva come patetico quello tra April e il suo maturo amante, presto non riesce a rendersi plausibile nemmeno il comportamento di Susan, la quale prova verso April un odio che va oltre quello della moglie preoccupata dagli eventuali futuri ritorni di fiamma con l'amante. Così come sbalestrato pare l'atteggiamento di Jimmy, e tale rimarrà per l'intero film.

Insomma, un collage di figure mal assortite che danno vita a una storia mai in grado di rendersi interessante, priva di ogni tipo di tensione e che, nonostante tale evidenza, viene comunque impostata a mo' di thriller. L'apparenza a dire il vero non sarebbe nemmeno delle peggiori (musiche e fotografia ad esempio non dispiacciono), ma la città di Atlanta, facilmente riconoscibile dai suoi grattacieli, fa da sfondo abbastanza anonimo e il tutto pare preconfezionato e completamente senz'anima, piatta replica di mille altri tv movie di fattura identica, priva di un casting che possa lasciare il segno. La storia si trascina non riuscendo mai a incuriosire, l'azione è ridotta al prevedibile faccia a faccia con pistola in chiusura, la Polizia non mette piede in scena, sangue e violenza sono banditi e per di più madre e figlia si ripetono "Ti voglio bene" "Anch'io" ogni volta che si guardano negli occhi. Si salva una certa professionalità di fondo, ma è davvero troppo poco.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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