Vortex - Film (2021)

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Non per tutti, a cominciare dalla scelta di imporre per l'intero film uno split screen che per la maggior parte del tempo segue la vita di lei (Lebrun) e, nell'altra metà dello schermo, quella di lui (Argento). Solo dall'entrata in scena del figlio (Lutz) e del nipote (Dheret) la suddivisione comincia a mostrare qualche piccola variazione; ma al centro della storia resta l'anziana coppia malata: lui soffre di cuore, lei di demenza senile galoppante. E se lui mantiene ancora le abitudini di sempre, scrivendo quello che pensa possa diventare il suo prossimo libro (titolo: "Psyche"), lei risulta essere pressoché ingestibile: un tempo psichiatra, vaga per la casa...Leggi tutto senza una meta, si scrive ricette mediche che il farmacista sa di non dover seguire, non riconosce quasi nessuno, a tratti si rende conto della propria situazione e chiede di morire, apre il gas e lui se ne accorge all'ultimo momento. Eppure nemmeno arrivati a questo punto, compreso quanto la situazione stia precipitando, lui sa prendere una decisione, né si sente pronto - come suggerisce il figlio - a rinchiudersi in una clinica con la moglie.

Noè sceglie di impostare il film attingendo massimamente dal quotidiano, senza indulgere in alcuna spettacolarizzazione, filmando quasi documentaristicamente le giornate inevitabilmente piatte dei protagonisti. E se lei occupa la sua parte di schermo senza quasi mai parlare, muovendosi avanti indietro tra i corridoi e le stanze pensando a chissà cosa, lui è la perfetta replica del Dario Argento che conosciamo, che discorre al telefono con amici e colleghi descrivendo la propria visione del cinema ("Un sogno dentro un sogno" ripete, citando il titolo di una celebre poesia di Edgar Allan Poe), si lascia andare a frasi talora fumose, spesso solo accennate, riuscendo tuttavia a dare perfetta credibilità al suo personaggio, un'aderenza giustificata dal fatto che non deve certo sforzarsi per mostrare ciò che tendenzialmente è.

Straordinaria anche la performance di Kylian Dheret, più vera del vero nel rendere al meglio tutte le sfumature di chi con tutta evidenza soffre di una malattia comunissima raramente portata al cinema in modo tanto impietoso e lugubre. Alex Lutz è il figlio a sua volta d'indole artistica, documentarista di poche speranze e con un passato in clinica psichiatrica, dal quale però pare essersi rimesso mostrando ora una certa assennatezza.

Qualche discreta invenzione registica (anche nell'uso dello split screen naturalmente, reso fruibile dal fatto che la porzione dedicata a lei è quasi sempre muta), ma nel complesso è la pesante cappa di tristezza e di ineluttabilità a gravare sul film calibrandone la potenza evocativa, con un Dario Argento attore sorprendente capace di reggere la cinepresa puntata costantemente su di lui: sarà un po' che vedere messo a nudo uno dei più ammirati autori del nostro cinema vuol dire permetterci di spiare nel suo intimo, come se potessimo coglierne scaglie di talento (memorabile quando siede davanti alla tv a vedersi VAMPYR) anche laddove l'apparenza è quella di un anziano come mille altri. L'appartamento parigino ingolfato di libri e locandine fa da set ideale in cui seppellire l'eclettismo e il genio di chi anche all'estero ha saputo conquistarsi schiere di fan. Due ore e venti di "real life" così non sono facilmente digeribili da tutti, ma se ci si riesce a calare nel clima angosciante che Noè bene riesce a restituire, se ne esce soddisfatti, anche al di là di qualche divagazione superflua inerente il figlio.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/09/21 DAL BENEMERITO DEEPRED89 POI DAVINOTTATO IL GIORNO 23/07/23
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Deepred89 2/09/21 00:00 - 3709 commenti

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Noé spiazza i fans realizzando un un dramma da camera sulla vecchiaia e sulla morte spesso in split-screen con riprese dal sapore amatoriale, tematicamente in zona Amour, ma più lento, realistico e iettatore. Il fulcro dell'interesse è concentrato però, almeno per buona parte degli spettatori italiani, sulla performance di Argento, praticamente sempre in scena: dizione balbettante e francese di livello ultrabasico, ma quello che vediamo è proprio il vero Argento, quello che conosciamo, inserito in tale inedito contesto domestico. Il che dà un sapore straniante e a suo modo unico.
MEMORABILE: I fogli gettati nel water.

Herrkinski 30/06/22 13:24 - 8127 commenti

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Un Noé diverso, quasi compassionevole nel descrivere la vita di una coppia di anziani, lui malato di cuore e lei di demenza senile. L'uso costante dello split-screen è simbolico ma risulta certamente impegnativo da seguire, così come la durata monstre di oltre due ore, a causa di alcune scene tirate davvero troppo per le lunghe, specialmente nella prima parte; il taglio semi-documentaristico è comunque efficace nel suo realismo, il cast - su tutti Argento - offre prove notevoli e l'ultima mezz'ora è emozionalmente e concettualmente molto intensa. Deprimente, ma bello.
MEMORABILE: Le ultime immagini del funerale e della casa vuota.

Schramm 1/07/22 11:36 - 3495 commenti

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Love oltre l'Amour ch'a nullo amato. La necrosi della memetica, d'un sogno che è (ricordo del) cinema-corpo-casa, di una vita che è ricordo obliato di un sogno, coagulati-disgiunti da uno split screen di spietata letteralità. A tutta chiaroscurale pornografia necrospettiva, Noè vara la sua quinta stagione, mitiga il caratteraccio senza tradire se stesso, fa la muta per restare serpe più letale che mai, rende equipollenti crudeltà e misericordia in un convito obitoriale del no del corpo-cerebro, del se parare nex, del Mene Tekel Peres, dell'”insieme, da soli”. Occhi a cuore, spezzato.
MEMORABILE: Francoise Hardy; “Ti ho sistemato la scrivania”; Commoventissimo, Argento attore riscatta i suoi ultimi 20 anni di cinema.

Jandileida 1/10/22 23:42 - 1567 commenti

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Noé per una volta veleggia verso il capolavoro scorticando la vecchiaia, l'Amour, i rapporti familiari, financo il cinema come ragione d'essere con un ardore cinico ma al tempo stesso quasi amorevole: c'est la vie. Lo split screen è una scelta programmatica, anche abbastanza leggibile, ma finisce per donare profondità al film (verrebbe da dire quasi brio), a una via crucis corporale e mentale che nessuno si augura ma che a qualcuno toccherà. Argento ci mette tutto se stesso e anche qualcosa in più. Mesmerico nella rappresentazione del nostro io più intimo, nonostante qualche pausa.

Bubobubo 3/01/23 22:18 - 1847 commenti

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A Cesare settanta volte sette quel che è di Cesare: quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno per cui fatica sotto il sole? E dunque è questo, tutto quello cui si riduce la vita: un battito di ciglia da cui penzolano piccole gioie, grandi tribolazioni e vane ambizioni. Poi, un nome che sfugge, un battito perso per strada, l'alcova che si fa sarcofago, la nera ineluttabilità della fine che spegne ogni colore percepito. Dove Haneke timidamente inseriva una giovane colomba, Noè erige una fredda lapide con foto, nomi e date pronti ad essere spazzati via dal tempo.
MEMORABILE: La mezz'ora conclusiva, inesorabile reificazione della vecchia massima "Le temps détruit tout".

Mickes2 1/02/23 16:40 - 1670 commenti

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Senza dubbio il film più rigoroso di Noè, inaspettato, quasi compassionevole nel descrivere il lento e inesorabile affievolirsi della vita; appesantita, annerita, dallo spettro ormai tangibile della demenza senile. Per quanto ipnotiche e profonde siano alcune sequenze l'impostazione stilistica scelta da uno dei migliori e coraggiosi cineasti dell'ultimo ventennio non graffia e non si incunea come dovrebbe, galleggiando a metà tra empatia e sguardo distaccato.

Occhiandre 22/02/23 22:47 - 158 commenti

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Gli adepti del doppio schermo (tv + cellulare in contemporanea) troveranno un omologo nello schermo splittato che presenta i personaggi singolarmente e da una diversa prospettiva. Il continuo rimbalzare fra i due rende lo spettatore autonomo nella scelta di quale delle due parti seguire, col risultato che il film ha infinite possibilità di combinazione di "montaggi". Altra particolarità lo stacco al nero fra inquadrature e scene, quasi come una punteggiatura. La recitazione di Dario Argento suggerisce la convivenza di gioia e dolore mentre la Lebrun è ottimamente spaesata e fatua.
MEMORABILE: L'inizio col pranzo in balcone; L'amore del protagonista maschile per la moglie malata; La casa stipata di memorie ormai confuse e stranianti per lei.

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  • Discussione Schramm • 30/06/22 21:39
    Scrivano - 7694 interventi
    herr, puoi accendere il calumet della pace e passarmelo. contrariamente alle aspettative a me è strapiaciuto (la troverai forse una bestemmia in chiesa, ma anche più di amour - ma mi sembra più affine a the father che a haneke). proprio una bella bombetta. non ce n'è, zio gaspar sempre una garanzia.

    se mai preparati a non digerire il pallinaggio superiore al tuo... XD

    deep, hai avuto la fortuna di vederlo a cannes? :O 
    Ultima modifica: 30/06/22 21:49 da Schramm
  • Discussione Deepred89 • 1/07/22 01:36
    Comunicazione esterna - 1601 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    herr, puoi accendere il calumet della pace e passarmelo. contrariamente alle aspettative a me è strapiaciuto (la troverai forse una bestemmia in chiesa, ma anche più di amour - ma mi sembra più affine a the father che a haneke). proprio una bella bombetta. non ce n'è, zio gaspar sempre una garanzia.

    se mai preparati a non digerire il pallinaggio superiore al tuo... XD

    deep, hai avuto la fortuna di vederlo a cannes? :O
     

    No, visto al festival Nowy Horyzonty di Breslavia, lo scorso agosto.
  • Discussione Schramm • 1/07/22 16:34
    Scrivano - 7694 interventi
    Deepred89 ebbe a dire:
    Schramm ebbe a dire:
    herr, puoi accendere il calumet della pace e passarmelo. contrariamente alle aspettative a me è strapiaciuto (la troverai forse una bestemmia in chiesa, ma anche più di amour - ma mi sembra più affine a the father che a haneke). proprio una bella bombetta. non ce n'è, zio gaspar sempre una garanzia.

    se mai preparati a non digerire il pallinaggio superiore al tuo... XD

    deep, hai avuto la fortuna di vederlo a cannes? :O
     

    No, visto al festival Nowy Horyzonty di Breslavia, lo scorso agosto.
    beh, tantissima invidia. film come questo su maxischermo sono una gran bella bombetta e un privilegio.

    sbaglierò, ma quest'opera acquisterà un diverso e forse più acuto senso impatto effetto valore rivista quando darione (grat grat) non sarà più tra noi.

    Ultima modifica: 1/07/22 16:35 da Schramm
  • Discussione Herrkinski • 1/07/22 17:43
    Consigliere avanzato - 2632 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    herr, puoi accendere il calumet della pace e passarmelo. contrariamente alle aspettative a me è strapiaciuto (la troverai forse una bestemmia in chiesa, ma anche più di amour - ma mi sembra più affine a the father che a haneke). proprio una bella bombetta. non ce n'è, zio gaspar sempre una garanzia.

    se mai preparati a non digerire il pallinaggio superiore al tuo... XD
    Alleluja! Ce l'abbiam fatta ad avere un Noè sul quale quasi concordiamo haha...
    Su Haneke, ammetto di essere rimasto parecchio indietro e dovrò fare un corso di aggiornamento al più presto. The Father me l'ha sicuramente ricordato per la tematica, anche se la messinscena è talmente diversa che faccio fatica a paragonarli; dicono cose simili per certi versi ma in maniera differente. Ho preferito The Father perchè è più "film", con un ritmo meglio bilanciato e attori di livello, ma quello di Noè ha altri pregi.
    L'effetto documentario, con riprese essenziali, spesso a camera fissa e una fotografia illuminata naturalmente, aumenta il senso dello "spiare" nella vita della famiglia e dona un realismo notevole, così come la prova di un Argento che mai mi sarei aspettato risultare così naturale e vulnerabile davanti alla mdp.

    SEGUONO (FORSE?) SPOILER

    Fa uno strano effetto vederlo impegnato in un ruolo del genere e mi chiedo come si sia sentito; in fondo è un po' come fare le prove generali del proprio trapasso, quindi dev'essere emozionalmente disturbante, a meno che non risulti un esorcizzare la paura della morte. Che poi è un discorso che poteva valere anche per Hopkins in The Father, ma Noè ha quella capacità di mostrare tutto con una naturalezza disarmante che per forza di cose risulta sempre un pugno nello stomaco; non c'è mai il finale poetico o sospeso o la romanticizzazione della realtà, ha questo desiderio di mostrare tutto e fino all'ultimo, come a dire "questa è la realtà, che ti piaccia o no, e adesso te la guardi". E lo sappiamo tutti, ma l'ultima parte è davvero da groppo in gola, pregna di quel pessimismo nichilista del regista (notoriamente e fermamente ateo, se servisse sottolinearlo) ben esemplificata dal breve e lapidario scambio di battute tra padre e figlioletto al funerale ("I nonni adesso hanno una nuova casa?" "No. Le case sono per i vivi"), financo le polaroid della casa progressivamente svuotata, che mi hanno lasciato una tristezza immane.

    FINE PROBABILI SPOILER

    A livello puramente tecnico, la prima ora risulta un po' troppo tirata per le lunghe, qualcosa si poteva probabilmente sforbiciare anche perchè il film è pesantuccio; sull'uso dello split-screen, forse non era necessario per l'intero film e risulta un po' una scelta stilistica forzata, che non aiuta la visione specialmente quando i due frame mostrano azioni diverse, dovendo tra l'altro leggere i sottotitoli.
    Forse è il film più scarno e meno cinematografico di Noè, visivamente povero, ma vista la tematica è una scelta che ci può stare.

    Film comunque da prendere con le pinze se si hanno genitori anziani in condizioni simili e più in generale se si ha un brutto rapporto con la vecchiaia e con la fine inevitabile. O semplicemente se si è in un pessimo mood...
  • Discussione Schramm • 2/07/22 19:08
    Scrivano - 7694 interventi
    Herrkinski ebbe a dire:
    Alleluja! Ce l'abbiam fatta ad avere un Noè sul quale quasi concordiamo haha...
    beh no dai ci sarebbe anche seul contre tous...
    Su Haneke, ammetto di essere rimasto parecchio indietro e dovrò fare un corso di aggiornamento al più presto. The Father me l'ha sicuramente ricordato per la tematica, anche se la messinscena è talmente diversa che faccio fatica a paragonarli; dicono cose simili per certi versi ma in maniera differente. Ho preferito The Father perchè è più "film", con un ritmo meglio bilanciato e attori di livello, ma quello di Noè ha altri pregi.
    si chiaro l'affinità con the father è tutta squisitamente tematica mentre con amour inizia ad essercene anche di stilistica e umorale. con la differenza che noè, che non ha perso pelo della pornografia (dei sentimenti e della necrotizzazione-spoliazione corporea, e di quella casa che è metafora-sdoppiamento del corpo, e del cinema che le mummifica ambedue essendo a sua volta casa museale di corpi, di sogni) né vizio della stronzaggine (come neanche, in pari, in sguardo visceralmente compassionevole) riesce a trapanare più a fondo facendo uscire la punta dalla parte opposta proprio grazie a
    L'effetto documentario, con riprese essenziali, spesso a camera fissa e una fotografia illuminata naturalmente, aumenta il senso dello "spiare" nella vita della famiglia e dona un realismo notevole
    che peraltro segnano un ennesima derapata formale rispetto a tutto quanto fatto. certo dovuta anche alla malattia che l'ha allontanato da tutto il cotè psichedelico e dalla survoltazione stilistica (apparentemente dato che la forma rimane qui estenuantemente immutata), ma che non di meno lo ha reso ancor più hardcore nell'analizzare la caducità del corpo e della psiche, della famiglia, dei rapporti, della memoria, insomma di ecoscandagliare oltre il fondo quel disfacimento e quella mortalità che spetterà anche a noi che, temporaneamente privilegiati, la testimoniamo (il film avrebbe dovuto contenere come consueta didascalia "la vita è una festa che verrà presto dimenticata", poi spostata come presentazione nella brochure di cannes)
    così come la prova di un Argento che mai mi sarei aspettato risultare così naturale e vulnerabile davanti alla mdp.
    ribadisco solo che con la sua prova attoriale, toccante oltre ogni più rosea previsione, si fa perdonare gli ultimi 20 anni di prove registiche.
    e ribadisco anche che sono certo che nel rivedere il film tra una dozzina d'anni quando argento non sarà più fisicamente tra noi (sottolineo l'avverbio, perché argento è eterno da un pezzo) cambieranno molte delle carte in tavola. sono abbastanza certo che noè aveva in qualche modo cinicamente calcolato quest'aspetto biforcuto e mutaforme del film. e sarebbe certo interessante interpellare dario su che effetto gli ha fatto un ruolo che lo mette così totalmente a nudo.
    E lo sappiamo tutti, ma l'ultima parte è davvero da groppo in gola, pregna di quel pessimismo nichilista del regista (notoriamente e fermamente ateo, se servisse sottolinearlo)
    ma a suo modo anche molto tenero, si veda quello slancio proemico delicatissimo, quasi truffautiano, con la hardy - oltre a quella sorta di richiamo palindromico sul finale (irreversible?)
    se il film è tirato per le lunghe è perché, come sopra, noè non rinuncia alla sua vis pornografica, qui applicata anche al più banale dettaglio della più banale quotidianità - che così banale, come vedremo già attorno al decimo minuto, non è (da lì, chi conosce bene haneke e l'amore di noè per questo regista, è facile sentir scampanellare l'allarme)
    sull'uso dello split-screen, forse non era necessario per l'intero film e risulta un po' una scelta stilistica forzata, che non aiuta la visione specialmente quando i due frame mostrano azioni diverse, dovendo tra l'altro leggere i sottotitoli.
    secondo me tutt'altro; forse è un po' didascalico e letteralizzato - lo split screen qui serve essenzialmente a rimarcare la separazione tra i corpi e tra le vite, ma anche tra i corpi e le cose, tra i corpi-attori e il cinema ed è giusto che, per quanto tautologico, sia così snervante; in tal senso mi è parso assai meno estetizzante che in lux aeterna. se l'avesse tolto o usato solo per metà avremmo avuto un film totalmente diverso, specie verso il finale laddove

    SPOILER
    alla morte di argento continua a divedere lei da uno spazio non vuoto, ma riempito dal nero
    FINE SPOILER

    e comunque, se ci fai bene caso, ne fa anche un uso scaltramente cruciverbale, in alcuni punti i due corpi divisi sembrano ricomporsi come due ponti levatoi americani che si richiudono, semplicemente per il fare, a disparità di spazi e contesti, la stessa identica mossa o posa.
    Forse è il film più scarno e meno cinematografico di Noè, visivamente povero, ma vista la tematica è una scelta che ci può stare.
    al di là delle contingenze che gliel'hanno imposta (sono abbastanza sicuro che se non l'avesse colpito l'ictus, questo film sarebbe stato un bel po' diverso) è comunque una scelta lodevole, che segna quasi probabilmente una nuova fase del suo fare e intendere cinema.
    Film comunque da prendere con le pinze se si hanno genitori anziani in condizioni simili e più in generale se si ha un brutto rapporto con la vecchiaia e con la fine inevitabile. O semplicemente se si è in un pessimo mood...
    in tal senso non mi sono sentito personalmente ammorbato o toccato (non ho paura della vecchiaia o della fine, più di qualcosa di permanentemente invalidante - anche rispetto a chi mi sta vicino) però sì, rilancio il monito: chi queste preoccupazioni/fobie le cova o ha situazioni familiari affini forse è bene che si tenga alla larga da questo film, che non è certamente da vedere neanche se si è depressi per altri motivi..

    Ultima modifica: 3/07/22 15:39 da Schramm