Un blackout provoca la quasi totale estinzione dell'umanità. Restano pochi superstiti. Cosa succederà? Grande occasione sprecata: lo spunto inziale era molto intrigante, mentre il prosieguo è abbastanza risaputo e banale, finale compreso. Inoltre si parla un pò troppo e ciò diluisce la già scarna tensione. Peccato: resta solo qualche bel momento o poco. Forse non c'era materiale per un intera pellicola ma per un bel mediometraggio o un buon telefilm (magari della serie Twilight Zone).
Film inspiegabilmente piatto e poco emozionante, nonostante una regia solida e uno spunto di partenza che poteva essere intrigante (quei vestiti vuoti disseminati per terra trasmettono una certa angoscia...). Forse il motivo è dato dai personaggi abbastanza sfocati, con cui è difficile solidarizzare (e le interpretazioni poco convincenti degli attori non aiutano), oppure dalla mancanza di un vero e proprio sviluppo drammatico; comunque tolte alcune sequenze di suspense non rimane granchè da ricordare. Anderson ha fatto di meglio.
Ai confini della 7ma strada si rinfocola la fantascienza d'antan, innescata da una regia illuminata, chiarificata (?) da una sceneggiatura-depistaggio (vendetta della natura? Fine del mondo? Lettura psicanalitica?),
in un film che barcolla con savoir-faire fra il "grande esempio di cinema" (il rallenty souleggiante, l'ansiogena colonna sonora, la tensione metronomica) ed il pollice verso per il finale "adamitico" (le mele?!?) oltre che per un soggetto bellamente scippato al mondo delle ombre. Brad Anderson si conferma un regista autentico, di quelli che il tempo non relegherà alle tenebre.
Brad Anderson è uno bravo, ma stavolta non so cosa gli passasse per la testa: firma un film del tutto impotente sul piano visivo, statico e verboso nella sceneggiatura, con protagonisti sempre isterici, enfatici e inclini allo sproloquio costante. A fronte di tutto questo, non c'è una storia che possa riempire il vuoto di attenzione. E' solo un lavoro di atmosfera, ma di un'atmosfera che non è granchè. Gli sbadigli arrivano subito, una volta giocata la carta iniziale che prometteva pur qualcosa, e vanno avanti fino all'imbarazzante finale.
Inizia bene, come iniziava bene E venne il giorno: un evento inspiegabile, terrificante, che lascia i sopravvissuti nell'angoscia. Poi però ben presto, l'interesse vanishing, in quanto la narrazione si accoda ad un pugno di personaggi scialbi, interpretati con scarsa convinzione, con dialoghi fra il fastidioso e il demenziale (vista la situazione). Alcune preziosità visive (le ombre che avanzano sono effetto semplice quanto efficace) non bastano a salvare un film verboso, dal finale fastidiosamente simbolico. Insomma, sotto il vestito, niente.
MEMORABILE: Dialogo in un momento drammatico - Lei "Perchè tutte le altre non funzionano e questa si?", lui "E' una Chevrolet" (pubblicità dis-occulta?)
Pur disponendo di un budget probabilmente risicato (e si vede dai "magri" effetti speciali), il regista Brad Anderson ha talento. La costruzione visiva del suo film è buona, così come la capacità di costruire la tensione. Peccato che la sceneggiatura sia povera e la scelta del cast non entusiasmi. In particolare Hayden Christensen, pur impegnandosi, fornisce una prova piuttosto opaca; appena meglio gli altri attori, compreso il di solito sottovalutato John Leguizamo. Il film è purtroppo un'occasione sprecata.
Non è che a Anderson manchi il talento, tutt'altro e lo si vede nei giochi di luce, nell'atmosfera ma fa un cinema sospeso, di attesa (vedi The machinist o Rumori e tenebre) che non mi diverte. Mi rendo conto di vedere un film "fatto bene" ma mi annoio e aspetto la fine. Qui ci hanno messo la loro anche gli sceneggiatori e per praticamente tutto il film si sta in attesa di capire cosa stia accadendo, poi il film finisce. Legnoso Christensen, sopra le righe la Newton, bene Leguizamo.
Troppo facile e, soprattutto, troppo comodo. Uno si sciroppa un'ora e trenta di gente che scompare nel buio, di superstiti che tirano a sopravvivere tra un generatore ballerino e una torcia a rischio spegnimento, compresi i fari di un'auto e non c'è una spiegazione che è una, neanche sul perchè la notte sia sempre più lunga? Non esiste, proprio come le persone sparite. Per i primi trenta minuti ci può anche stare; e un minimo di tensione e di atmosfera viene creata, ma poi ci vuole dell'altro, o lo spettatore si sente preso per i fondelli. Della serie "Beccati questo e fattelo bastare". "No!".
MEMORABILE: Ciò che attende nel buio e che, purtroppo, resterà tale; "Io esisto!".
Clamoroso passo falso di Brad Anderson, che dopo un inizio di carriera interessante sembra avere il fiato corto. L'idea non è oroginale sebbene qua e là affiori la tendenza del regista a discostarsi dai clichè del genere. Il film rimane un fumoso (e ahinoi poco riuscito) horror metafisico.
Come lasciar cadere nel vuoto un'ottima idea che poteva essere sviluppata decisamente meglio. C'è suspence che rapisce lo spettatore ma fino ad un certo punto, poiché più si va avanti più interrogativi senza risposta si accumulano. Il tutto è giocato sul confine, spesso indefinito, tra varie dimensioni (inclusa quella onirica), però si ingenerano anche svariate incongruenze... come il fatto che il moto accelerato della Terra avrebbe dovuto causare come minimo dei cataclismi! Si può tralasciare.
MEMORABILE: Il cavallo, che appare dal nulla e per i fatti suoi sgranocchia le mele alla faccia dei superstiti.
Lo stile è quello di Session 9, ma Anderson qui è molto più impreciso e didascalico. La tensione non ha soluzione di continuità, ma le motivazioni delle scomparse umane non sono ben sviluppate e piuttosto confuse. La scenografia è convincente, le recitazioni discrete e aleggia, sul film, un clima da Ai confini della realtà. La solidarietà umana sembra il tema "nascosto" e questo giova - minimamente - ad una produzione altrimenti poco avvicente e (quasi) del tutto incomprensibile. *1/2
Il film parte molto bene, giocandosi con giuste dosi la suspance e il budget minimalista e dando l'ottima impressione di una pellicola d'altri tempi, basata sul ruolo degli attori invece che sugli effetti speciali. L'entusiasmo rientra in parte nel proseguo della vicenda, quando appare chiaro che poche spiegazioni saranno date e alla vicenda viene appiccicato un finale poco incisivo. Anderson è un ottimo regista, che bene rende l'angoscia, ma per ora il suo Session 9 è un capolavoro ineguagliato.
Improvvisamente le persone cominciano a sparire ingoiate dal buio; i pochi rimasti cercano di sopravvivere nascondendosi nella luce. Ennesima variazione sul tema dei sopravvissuti assediati da un pericolo; peccato che lo svolgimento sia ordinario e senza sussulti, con una buona messa in scena ma debole nel costruire la tensione e anonimo nella definizione dei personaggi. A visione ultimata le buone idee disponibili sembrerebbe bastare giusto per un corto e a parte il suggestivo incipit poco altro rimane nella memoria.
A Anderson le forze motrici dell'Assenza, dell'Ombra, dell'Eco, della Fantasmaticità continuano a mandare in cabriolet al punto da elevarle qua a catastrofe planetaria. E se sono da una parte lodevoli il sottrarle al plasma come al viziaccio di una rassicurante ratio, dall'altra va detto che il pedale della catastrofe resta pigiato solo per metà, senza mai toccare il fondo: a tutto quanto di truce, perfido e terrifico avrebbe potuto rendere davvero spaventosa l'opera è applicata una tara troppo gravosa per non renderlo antalgico. Apocalisse sì ma con Nesquick. Direi che non ci siamo.
Contano più le brezze di solitudine, la disperazione incredula di una fine prossima e inevitabile, la sensazione contagiosa di alienazione e smarrimento oppure i frequenti capitomboli della sceneggiatura, un abulico Christensen fuori parte e la colloidale confusione di intenti? Propendo per la scelta emozionale e plaudo a quell'aura di oppressione che si deposita sul groppone. Quando l’omaggio diventa però scopiazzatura (nell’incipit La notte della cometa è quasi plagiato), allora i dubbi aumentano. Ondivago ma fascinoso.
Cala la notte, un blackout e chiunque non è illuminato da una luce autonoma sparisce nel nulla; subito si scopre che la causa di tutto sono delle fameliche ombre. Film che comincia non bene, benissimo ma che poco a poco finisce per afflosciarsi in un nulla di fatto, ed è un vero peccato. Il problema è che, se si escludono i primi 30 minuti, il film è piatto e noioso. Ciliegina sulla torta un finale di rara banalità che rovina anche quel poco di buono che si era visto fin lì.
Visivamente e concettualmente affascinante, ma piuttosto rozzo nella caratterizzazioni dei personaggi e nello sviluppo della vicenda. Anderson dirige bene ma la sceneggiatura, dopo un avvio folgorante, va calando senza degnarsi nemmeno di dare qualche spiegazione strada facendo. Comunque alcune discrete sequenze di tensione ci sono e il cast non è male, compreso il sempre vituperato Christensen.
La stoffa Anderson ce l'ha, e lo aveva già dimostrato togliendo il sonno a Christian Bale ma anche in Siberia, stavolta però lo script non è dalla sua parte. O meglio, lo sarebbe per una puntata di Ai confini della realtà, ma a volerci tirar fuori un film si rischiava e infatti il risultato non è pessimo ma neanche memorabile. L'idea del buio che inghiotte le persone è buona e fa riflettere su quanto sia ormai vitale l'energia elettrica, il tentativo invece di inserire risvolti religiosi (i dialoghi con la madre sulle anime e il finale in chiesa) è totalmente da bocciare. Modesto.
Inspiegabile come il regista da insonnia patologica e di maramaldi manicomi (due cult indiscutibili) abbia apposto la firma su questo progetto. Vi è indubbiamente del mestiere registico, giacché un paio di sequenze vengono indovinate, ma il soggetto esaurisce nei primi venti minuti la sua carica ansiogena (causa ripetitività delle manifestazioni o le inspiegabili incongruenze sottese alla minaccia). Da segnalare, inoltre, una sceneggiatura incerta, asfissiata da personaggi poco interessanti e dialoghi fuori fuoco. Finale tanto rapido quanto esausto.
MEMORABILE: I primi dieci minuti; La sequenza di Leguizamo nel corridoio, con le luci che si spengono progressivamente.
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DiscussioneBrainiac • 23/02/11 11:35 Call center Davinotti - 1464 interventi
Daniela ebbe a dire: Greymouser ebbe a dire: Lo spero per te, e lo spero per Anderson. Infatti, è tanta la stima che ho di questo regista da indurmi a sperare che qualcuno, magari proprio tu, riesca a trovarci qualcosa che a me è sfuggito. :D
Caro Greymouser, sperasti invano...
Visto ieri sera, l'inizio non è male ma il resto del film l'ho passato a zittire i ragazzi che dileggiavano pesantemente la patetica inettitudine dei pochi sopravvissuti (cielo, le collanine fluo... rendila pazza dalla disperazione, ma non farle vantare i vantaggi delle collanine fluo).
Stroncate, stroncate pure il povero Brad: quando scomparirete tutti sarò l'unico a sghignazzare tutto bardato con la cassa di collanine-flou che ho appena ordinato su Ebay!
DiscussioneGreymouser • 23/02/11 12:59 Call center Davinotti - 561 interventi
Fra l'altro, mi è capitato di vedere, qualche giorno fa, "Transsiberian", che era l'unico lavoro di Brad Anderson che non conoscevo ancora. E mi è piaciuto così tanto da rendere ancor più sconcertante - per me - l'ultima prova di questo validissimo regista.
Il fatto è - ritornando a "Vanishing" - che non si può girare un intero film su un unico spunto di partenza (che potenzialmente è gravido di buoni sviluppi) senza più sapere dove andare a parare e avvitandosi su uno svolgimento monotono e senza prospettive (a meno di non voler considerare come esito positivo il patetico finale).
Posso ben immaginare, cara Daniela, i commenti dei tuoi poco indulgenti figlioli :)
P.S. per BRAINIAC: sei davvero una persona previdente. Pensi che possa andar bene anche uno stock di San Cristofori fosforescenti, di quelli che alcuni appendono ai lunotti delle macchine? :D
DiscussioneBrainiac • 23/02/11 13:37 Call center Davinotti - 1464 interventi
Eheheh, sì sì, ma personalmente preferisco le lampade di plastica che piegano e diventano fluorescenti come quelle di una vecchia pubblicità Anni Ottanta ("...e illumì-na i pesciolini") .
A me il film è piaciuto tantissimo, molto retro nel suo genere di fantascienza ingenuotta.
Pur essendo un film chiaramente "sbagliato" (ma mi sbilancio: è nei film sbagliati che si vede un regista) possiede momenti di grande suggestione (l'incipit, il segmento del juke-box), una fotografia extra-lusso e movimenti di macchina suadenti. I dialoghi non li ho trovati così scemi e verbosi, anche se credo di essere l'unico, già stroncatissimo da Nocturno (che gli rinfacciava la verbosità che avete rilevato anche voi) il film ha raccolto frotte di pernacchie su tutti i siti specializzati (su Bloodydisgusting lo prendono a merluzzi in faccia).
Evvabè, io e il simpatico Brad ce ne faremo una ragione, non tutte le Sessioni escono col buco! ;)
DiscussioneDaniela • 23/02/11 13:38 Gran Burattinaio - 5937 interventi
Brainiac ebbe a dire: [
Stroncate, stroncate pure il povero Brad: quando scomparirete tutti sarò l'unico a sghignazzare tutto bardato con la cassa di collanine-flou che ho appena ordinato su Ebay!
;)
E mentre tu Brainiac te ne stai lì bardato con le tue collanine flebilmente luminescenti, ecco che vedrai avanzare una figura imponente, aureolata di luce, che ti tenderà una mano dicendoti: "Vieni con me se vuoi vivere!"...
sarò io con il mio stock di torce dinamo a carica manuale
DiscussioneBrainiac • 23/02/11 13:55 Call center Davinotti - 1464 interventi
Daniela ebbe a dire: Brainiac ebbe a dire: [
Stroncate, stroncate pure il povero Brad: quando scomparirete tutti sarò l'unico a sghignazzare tutto bardato con la cassa di collanine-flou che ho appena ordinato su Ebay!
;)
E mentre tu Brainiac te ne stai lì bardato con le tue collanine flebilmente luminescenti, ecco che vedrai avanzare una figura imponente, aureolata di luce, che ti tenderà una mano dicendoti: "Vieni con me se vuoi vivere!"...
sarò io con il mio stock di torce dinamo a carica manuale
Affare fatto, poi però, dato che ci s'avrà gli adeguati accessori, si va tutti e tre in disco (eccoci in una plausibile ricostuzione):
DiscussioneGreymouser • 23/02/11 16:36 Call center Davinotti - 561 interventi
Daniela ebbe a dire: PS per Grey: Domani sera mi vedo Transsiberian
Ottimo, vedrai che potrai rivalutare il buon Anderson ben altrimenti che in "Svanishing" :)
p.s. Sempre per BRAINIAC: accetterei l'invito in discoteca solo per ringiovanire così tanto... ;)
DiscussioneDaniela • 3/03/11 12:16 Gran Burattinaio - 5937 interventi
Greymouser ebbe a dire: Daniela ebbe a dire: PS per Grey: Domani sera mi vedo Transsiberian
Ottimo, vedrai che potrai rivalutare il buon Anderson ben altrimenti che in "Svanishing" :)
p)
Con qualche giorno di ritardo, ma visto, finalmente... e molto apprezzato, speriamo che dopo la sbandata "disco-vanishing", il regista torni sul binario giusto.
Con qualche giorno di ritardo, ma visto, finalmente... e molto apprezzato, speriamo che dopo la sbandata "disco-vanishing", il regista torni sul binario giusto.