Sette figli da crescere sono tanti. Soprattutto se si è rimasti vedovi. Il gruppo di ragazzi, per fuggire all'idea dell'orfanotrofio, recupera il cadavere della madre e, pala alla mano, lo seppellisce nel giardino di casa. Quando poi il padre si lascia andare ad improprie dissacrazioni contro memoria della moglie morta... Malinconica e feroce critica sulla disgregazione della gerarchia familiare, con assunto violento (Pamela Franklin punisce il padre facendo uso d'un attizzatoio!). Il protagonsita è immerso in un clima malsano che sembra anticipare futuri titoli a base di piccoli assassini.
Discreto thriller diretto da Clayton il quale, pur non raggiungendo le vette di Suspense, riesce a confezionare una buona pellicola dalle atmosfere azzecate e dal crescendo di tensione abbastanza efficace. Ottima prova del sempre bravo Bogarde, spalleggiato degnamente dalla cricca di ragazzini che si riveleranno meno mansueti del previsto. La storia ha qualche cedimento e non si mantiene sempre all'altezza delle aspettative.
L'inizio è tosto, con i numerosi, giovani figli al capezzale della madre, che tutte le sere, alle 9, dal suo letto faceva suonare un campanello per mandarli a dormire. Poi il tutto prosegue un po' alla Dickens, con un risvolto quasi paranormale (l'ora della mamma). La parte centrale è piuttosto lenta, ma la bravura dei giovani protagonisti sopperisce a qualche evidente lacuna di sceneggiatura. Poi, con la comparsa del padre (altro bell'elemento), il tutto si ravviva, fino ad arrivare al finale, che non fa certo concessioni, restando fedele alla linea della pellicola. Riuscito.
MEMORABILE: "Chi lo dirà, all'inferno finirà"; Il padre: "Siete un bel mucchio di patate bollite".
Con Suspense e Qualcosa di sinistro, il trittico di Clayton sulle oscure, insolubili ambiguità dell'infanzia: qui, il lascito delle figure genitoriali incombe sui pargoli come un conflitto titanico (e totemico) che estingue l'innocenza e forgia adepti al mondo adulto. La repressione pulsionale, l'infrazione alle istituzioni, l'autarchia minorile, fanno capo ad uno schema sociale squisitamente inglese che ha il suo epigono in William Golding. Corale e delicatissimo nella direzione degli interpreti, un film scomodo (e per questo dimenticato), particolarissimo, doloroso nella sua programmaticità.
Drammone vecchio stampo, quasi dickensiano, che alterna tristezza e tenerezza, regalando anche qualche momento inquietante (le riunioni nel "tabernacolo") e malinconico, accentuato dall'ambientazione tardo autunnale. Bravissimi i sette piccoli interpreti, personaggi ben delineati, bravo Bogarde. L'idea di base (la mamma sepolta in giardino e tutto quel che ne consegue) è ben poco verosimile ma non inficia il risultato finale.
Dramma con tinte da fiaba nera incentrato sulla morte, l'infanzia e su un cristianesimo cupo ed opprimente su cui si svolge lo scontro tra l'affetto della famiglia di sangue arroccata nel focolare domestico e la mondanità esterna perturbatrice. La tensione si genera da sé, mantenendosi alta e costante; Bogarde entra in scena solo dopo 50' come orco ambiguo, cinico e dissipatore e non oscura i bravissimi bambini e ragazzini protagonisti - tra loro i presto famosi Franklin e Lester e altri purtroppo mai più rivisti - tutti psicologicamente ben diversificati.
MEMORABILE: Le reazioni dei bambini alla morte della madre; le riunioni nel tabernacolo, simili a vere e proprie sedute spiritiche.
Un film straordinario, che inscena con naturalezza e credibilità una situazione delicata ed estrema. Grande uso della fotografia, dove emergono profondi chiaroscuri e colori dal fascino retrò. La regia di Clayton allinea sequenze drammatiche e di pura atmosfera gotica, traccia un mondo alla deriva e imprime nei volti dei protagonisti una bellezza quasi commovente. Tra il cast spiccano le prove recitative delle giovanissime Margaret Brooks e Pamela Franklin. Chiusa finale da pelle d'oca.
Dramma familiare dai risvolti alla Dickens (il tema cardine è quello dell'infanzia perduta) in cui Clayton non riesce a ripetersi sui livelli di Suspense. Si conferma la sua bravura nel dirigere i ragazzini (tutti con una loro personalità ben precisa), Bogarde è altrettanto bravo nell'infondere sgradevolezza al suo personaggio, ma sarebbe stato necessario puntare maggiormente sul versante thriller per vivacizzare una storia con poche frecce al proprio arco e anche poco credibile, se vogliamo dirla tutta. Buone musiche di Georges Delerue.
Quando la mamma malata muore, i suoi sette figli la seppelliscono in giardino e cercano di tirare avanti senza dirlo a nessuno... Fiaba nera che, pur senza raggiungere le vette del capolavoro di Clayton, affascina per il clima di morbosità in cui si mescolano ingenuità infantile, bigottismo religioso, piccole crudeltà, primi sentori sessuali. Bogarde, sempre ambiguo e sfuggente, è perfetto per il ruolo dell'orco seduttivo, ma ancora più bravi sono i ragazzini, con Pamela Franklin in prima fila. Film da recuperare.
MEMORABILE: Le riunioni serali in cui viene evocato lo spirito della mamma morta; Il taglio dei capelli sono punizione
È la storia di un mondo a parte, in cui l’innocenza si scontra con la perversione e i vivi si confondono con i morti. È l’itinerario di piccoli personaggi capaci soltanto di scivolare lentamente dentro un’esistenza che, forse, non è tanto più amara di quanto lo sarebbe un definitiva condanna. Impressionante la bravura dei giovani protagonisti, con una Franklin soave e spiritata che anticipa la spettrale medium di Dopo la vita. Meraviglioso.
Jack Clayton HA DIRETTO ANCHE...
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Tutte le sere alle nove è stato ispirato a Jack Clayton da un romanzo di Julian Gloag.
La moglie del regista, pure attrice israeliana (Haya Harareet), curò le scenografie del film.
A dispetto della buona accoglienza critica, il pubblicò snobbò le sale cinematografiche.
Zender non credi che sia più corretto schedarlo come drammatico piuttosto che come thriller?
DiscussioneZender • 15/12/11 20:09 Capo scrivano - 47824 interventi
Non saprei. Credo che siano corretti entrambi i generi. Nel senso che qualche scena thriller me la ricordo e l'impostazione di alcune sequenze (col padre, la ragazza che parla con lo spirito della madre nel buio...) era proprio da thriller. Il thriller in effetti è un genere un po' strano... Se a te non pare proprio lo passiamo a drammatico.
Sì, è vero, il thriller è un contenitore piuttosto indefinito e sommario di pellicole, spesso c'è di mezzo un serial killer, ma non è una costante: in genere però cerca un approccio empatico con lo spettatore mettendolo in uno stato di allerta, minandone le certezze, dentro un contesto piuttosto realistico... In questo caso credo che il cuore del film sia la sorte dei bambini in balia dell'eredità educativa della madre e di un padre irresponsabile e parassitario. Il film è fortemente allegorico. Direi che gli accenti horror-thriller esprimono più che altro la percezione infantile delle cose, e sono destinati a inquietare lo spettatore in modo solo conseguente, ma la componente drammatica è preponderante. Un po' come succede in Riflessi sulla pelle, che di certo non è un horror o un thriller anche se ne assume le modalità di rappresentazione del racconto proprio per portarci... ad altezza di bambino :)
DiscussioneZender • 15/12/11 21:42 Capo scrivano - 47824 interventi
D'accordo, cedo alla violenza :) Non sarei in grado di rispondere in modo accettabile.
Buiomega71 ebbe a dire: Questo era ora che uscisse, lo aspetto da secoli!
Mai uscito in vhs da noi e praticamente scomparso, da tempo immemore, dai nostri palinsesti televisivi Lo han fatto uscire adesso, perchè la Warner Archivie lo ha recentemente proposto in dvd in edizione restaurata. Una versione col doppiaggio italiano, circola da tempo immèmore. ;-)