l'hype era tanto finché non ho realizzato che l'autore era il fruit chan di micidiali zavorre da ernia come
public toilet, ma ormai troppo tardi.
attraversato un tunnel, i passeggeri di una corriera dovranno, mi si perdoni la battutaccia, attaccarsi al tram nello scoprire che hong kong non esiste più.
la lettura è duplice: c'è quella di un genere sci-fi palesemente e ampiamente omaggiato a colpi di scenari desertici (epidermicamente non può non venire subito in mente il langoliers di kinghiana memoria), sapientemente restituiti con un uso dei pieni e dei vuoti da urlo, accadimenti nello splendore del weirdorama (combustioni spontanee, apparizioni inquietanti, corpi che esplodono o diventano tutt'uno con l'asfalto e via delirando in un crescendo di bizzarrie assortite addivenendo anche a siparietti musical, citazioni fumettistiche, aria da cartoon); tolto il doppio fondo del genere c'è la sgomitata allegorica della cina non più vicina neanche a se stessa, di un'identità geopolitica hongkonghese andata definitivamente in malora, che rintocca per tutte le due (avete letto bene: due!) ore del film.
anche se questo secondo aspetto non prevale fortuniddio quasi mai sul primo, e anche se chan cerca di muoversi tenendo toni leggeri e sottili, quasi frivoli uscendosene con trovate visive inattese, l'amalgama di generi e di linguaggi crea troppe aritmie ritmiche, finendo con l'irritare e l'impressione è di ingerire peperoni al catrame con contorno di 2 chili di pappardelle sul cinghiale.
non so quale sia il vostro rapporto col regista e che ne direte voi, ma io non ce l'ho davvero fatta e sono arrivato al finale (peraltro irrisolto e apertissimo, dato che il film si ferma a circa metà del libro da cui è tratto: ma col crincio che mi sorbetterò l'eventuale sequel!!) con il fiatone di chi ha salito le scalinate della torre di pisa in piena estate.
a voi roma.
Ultima modifica: 26/07/15 20:55 da
Schramm