The gore gore girls - Film (1972)

Il film più intrigante dell'intera produzione diretta dal padrino del gore si distingue per un impianto prettamente cinico (quando non misogino), percorso però da venature ironiche e sdrammatizzanti: il sarcasmo è confinato nell'interpretazione di un commissario (con physique du role) sbadato e pasticcione, che biascica frasi degne di un fumetto pulp. La violenza, al suo estremo, stempera nel divertissement a causa dell'insistita ferocia, mal gestita dal reparto trucco (da un capezzolo reciso esce sangue misto latte: il tutto color marrone!).

Il protagonista (un investigatore gentleman) è un mito assoluto. Ma c’è anche un tenente demente e un po’ psicopatico (all’ennesimo, fastidioso flash di un fotografo, lo segue con l’affilata arma del delitto). In più, ci sono scene splatter di raro sadismo (il primo omicidio, la testa spappolata, il sedere maciullato, il ferro da stiro). Il tutto condito con dialoghi spesso gustosi (sottotitolato). Peccato però che ci siano troppi spogliarelli (manco integrali) che ne rallentano il ritmo, diluendo l’azione. Colonna sonora inclassificabile.

Il gore estremo di Lewis è applicato in un contesto molto simile a quello del giallo italiano – siamo nel 1972, l’anno che segnò il boom di questo genere – che vede una lunga catena di omicidi messi a segno da un imprendibile serial killer con la mente segnata da un trauma. Questo fiume di sangue è arginato da un massiccio humour (più o meno nero) copiosamente elargito dalla figura del poliziotto rude, sarcastico, misogino e pure in vena di ammiccamenti allo spettatore. Curioso.

Sanguinoso e divertente splatter di Lewis. Tolte le recitazioni ovviamente penose, il film risulta essere violentissimo (potrebbe ben gareggiare con i moderni splatter) tra sederi maciullati e teste di donne aperte come cocomeri. Una sana orgia sanguinosa che non potrà non piacere all'amante del genere. Astenersi deboli di stomaco. In definitiva un mito!

Curioso filmetto del padre del gore, che cerca lo shock dello spettatore attraverso l'uso di trucchi amatoriali ma comunque efficaci: deturpamenti con pestacarne, debulbazioni, recisioni dei capezzoli e perfino una "stirata" in pieno viso! Quando ho approcciato la visione non ero come un verginello davanti alla prima "rima pudendi" ma l'effetto di straniamento c'è stato ugualmente, soprattutto rapportando ciò che si vede al tempo in cui fu fatto. Fineurs si astengano, tutti gli altri invece un'occhiata dovrebbero darla.

Sanguinacci e fesses: ecco una piattaforma programmatica chiara e precisa! Lewis ammannisce le portate di sempre sub specie di giallaccio slasher, con omicidi splatterrimi ineffabilmente accompagnati dalla Marcia di Radetzky e investigatore gagà dal linguaggio aulico. In breve, preso come vanno presi i film di H. G., uno spasso cui avrebbe giovato un taglio di qualche minuto.

A dir poco agghiacciante l'accanimento del maniaco sulle sue povere vittime, ma il thriller più nero è tenacemente contrastato dall'allegria della musica e da macchiette quali l'investigatore privato, il reduce del Vietnam e il direttore della catena di night-club. Il divertimento è assicurato e perfino il finale squarcia il velo, con la descrizione dettagliata del corso delle indagini e del movente dei crimini, ma cala subito dopo un altro sipario onde celare qualcosa che ormai da troppo tempo era nell'aria...

Il giallo secondo Lewis, che porta all'estremo la tradizione misogino-sadica del thriller all'italiana (c'è anche un killer con guanti neri), in un tripudio di omicidi gore ferocissimi (alcuni dei quali anticipano pure Profondo rosso). Il tono è evidentemente parodistico (specie per quanto concerne i personaggi, dal cinico detective dandy alle femministe racchie), ma raramente le gag divertono e l'intera sezione investigativa (colpevole la nota regia piatta di Lewis) annoia, così come i brutti spogliarelli. Sleaze alle stelle, ma è troppo poco.